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Archive for novembre 2009

CONSIDERAZIONI 2

Per un po’ di tempo non ho potuto scrivere. Non c’ero; ero assente. Sono ritornato e ho considerato la poca “affluenza” al Blog. Certo ce no sono moltissimi e tutti molto utili o con intendimenti positivi.

Come ho digià scritto, spero che il mio Blog possa aiutare le condizioni dei sofferenti. I sofferenti di oggi e sopratutto i sofferenti di domani.

I sofferenti di oggi difficilmente potranno trarre vantaggio da quanto sto cercando di fare. Per i sofferenti di domani il ragionamento potrebbe diventare positivo.
Chi sono i sofferenti di domani? Sono una parte di quelle persone che oggi gode ottima salute e che potrà trovarsi, suo malgrado, imbrigliata nella sofferenza (e non solo quella fisica).

Sono i sani di oggi quelli che possono reagire.

Finchè una persona sta bene, ovvero gode di ottima salute, può addirittura arrivare a sentirsi un piccolo padreterno, e agendo egoisticamente, essere totalmente disinteressato alla sofferenza degli altri. Quando questi personaggi sono “toccati” dalla sofferenza, molto sovente “piangono amaramente”, si sentono i più sfortunati sulla faccia della terra, ecc.

È il “sano” che può e deve reagire. È lui quello che ha più energie e, aiutando gli altri, finisce coll’aiutare se stesso.

trenino svizzero - Un po' di colore

Vorrò scrivere molto presto cercando di descrivere lo stato d’animo di chi si trova a vivere, sofferente, lunghe soste nell’anticamera del cosiddetto PRONTO SOCCORSO.

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Considerazioni 1

Scrivo, sto scrivendo e scriverò nel tentativo, sicuramente ottimistico, di migliorare le condizioni dei “sofferenti” per malattia o infortunio. Non voglio aver la presunzione di curare, spero solo che il comportamento degli addetti ai lavori in campo sanitario arrivino ad essere più responsabili…….
Oggi “comandano” i soldi; bisogna risparmiare. Bisogna risparmiare anche sul personale. Questa non è medicina. Questa è economia. Proprio negli ospedali si può evitare gli sprechi ma si deve, dovrebbe diventare categorico, lavorare per alleviare le sofferenze (e non solo quelle fisiche).

Scrivo pensando alla Svizzera e all’Italia (che conosco e amo). Non posso parlare dell’Europa e del resto del mondo (che non conosco personalmente).

Guardando la televisione, considerando l’azione di certe persone (non mi sento di definirle) che distruggendo la propria vita “producono” morti e feriti, mi sono soffermato a pensare a quegli ospedali che devono accogliere molti feriti “gratuiti” o come conseguenza di ideologie.

 

brucia tutto

Esplosione terroristica

Quali sono le condizioni di quei poveri innocenti feriti? Come sono gli ospedali? Come riescono a essere organizzati? I telegiornali non ne parlano. La situazione deve essere sicuramente terribile. Quante sofferenze!

 

Per il momento fermo qui le mie considerazioni.

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ARTICOLETTO 2

Da quando scrissi l’articoletto precedente, quel “meraviglioso nipotino” ha abbondantemente compiuto i quattro anni e si è avviato piacevolmente verso i cinque. E’ cambiato molto; in più ha cominciato a fare “combutta” col fratellino due anni più giovane di lui.
A tutt’e due ho voluto fare un regalino.
L’esperienza mi aveva insegnato che si può andare in crociera, non solo senza stressarsi, ma approfittando della crociera per rilassarsi e godere il piacere di essere vivi.
Il regalino che ho voluto fare loro, è stato proprio quello di invitarli, naturalmente coi genitori, in crociera, approfittando del mio anniversario di matrimonio.
Ho scelto un periodo dell’anno con la temperatura mite. Il mese di maggio. Era anche il mese in cui mi sposai. Coi due nipotini, anche il secondo è da considerare “meraviglioso”, andammo in treno ad imbarcarci. Già il treno fu particolarmente piacevole.
Oggigiorno se volete far felice un bimbo, dovete portarlo su un mezzo pubblico (Bus, Tram o Treno). Svariati anni fa per i bimbi era una gran festa se potevano andare in auto. Oggi, quasi quasi “nascono” in macchina e diventa una festa poter salire su un Bus cittadino.
Dal momento dell’imbarco, fino al momento del ritorno avevo la grande speranza (quasi certezza) che tutto sarebbe andato nel modo migliore. Questa speranza-certezza era la conseguenza di interventi operatori subiti in precedenza.

Quando mi operarono la prima volta, ebbi a credere che, nello spazio di qualche settimana, tutto sarebbe ritornato come prima, se non meglio. Fu necessario ricredersi perchè le complicazioni erano sempre dietro l’angolo. Complicazioni non terribili ma sufficienti per sconvolgerti 24, 48 o 72 ore di vita (magari con ricovero).
Su quella bellissima nave ero coi nipotini. Se si è con loro non si può star male! Dove andrebbe a finire la poesia? Il gusto di camminare sentendo la loro manina che, stringendo la nostra, ci rinnovano fiducia e si muovono con sicurezza? La nostra mano dà loro sicurezza!
Anche noi adulti abbiamo bisogno di sicurezza e di sicurezze!

Dopo essere salito a bordo prima della partenza, sembra un controsenso, senti l’esistenza di una piacevole sicurezza. Ragionando in un modo apparentemente (solo apparentemente) assurdo c’è più sicurezza quando salite a bordo di quando vi presentate al pronto soccorso di un ospedale di Lugano (forse è così anche altrove).
Certo. E’ proprio così! Quando salite sulla nave siete serviti, riveriti e se avete dei desideri o delle necessità, cercheranno di aiutarvi. Quando arrivate coi vostri mezzi al pronto soccorso, se non siete sufficientemente bravi a mimare una crisi di tipo isterico, la vostra anticamera silenziosamente sofferente potrà durare anche qualche ora.
Le parole PRONTO SOCCORSO o sono sbagliate o sono una beffa per chi ogni anno paga profumatamente alle Assicurazioni Sociali.

Avevo già avuto l’esperienza di vivere sulla nave con sicurezza, e, proprio per questa ragione ho desiderato gioire in tutta serenità coi nipotini. Giorno dopo giorno, l’impegno sacrosanto del Nonno verso il Nipotino fa dimenticare che l’organismo potrebbe tradirti. E se dovesse tradirti il mare con qualche onda in più? C’è la tranquillità e la sicurezza di cui vi ho parlato prima.

 

in mare

il mare calmo

Il mare non ci tradì! Per una settimana ci trovammo a godere un mare splendidamente “piatto” e una temperatura semplicemente invidiabile. Ogni volta che si scendeva a terra, salvo rarissimi e “indispensabili” capricci c’era, e si imprimeva nell’animo come con una stampante laser, il tocco di quelle manine che ti stringevano e ti dicevano, a modo loro, Amore.
Non dicono che l’Amore muove le montagne?

 

Saro’ grato al lettore che vorra’ scrivermi riprendendo qualcuno degli argomenti trattati.

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Chi ha letto l’articoletto 1 avrà trovato quanto segue scritto in corsivo e in grassetto:

Anche se gli oncologi sono convinti di salvare tante vite, molto sovente prolungano, con sofferenze maggiori, una vita già di per se grama. E’ di tutti i giorni il calvario, suffragato dalla speranza di una vita migliore, che porta giornalmente, o quasi, paziente e parente a calpestare i corridoi dell’oncologia nell’attesa quasi impossibile di sentirsi dire che il tumore è stato debellato.

Nelle due frasi che vi prego di leggere attentamente c’è un ”errore”, da parte del medico, semplicemente mastodontico. Se una terapia oncologica va a buon fine e il paziente non muore, certamente sarà merito dell’oncologo, però questo oncologo che si fregia del merito di aver salvato la vita a qualcuno, scivola in una presunzione decisamente oscena e deprecabile. Curare non fa parte del dovere di ogni medico?
Checché se ne dica anche il chirurgo plastico “salva la vita” a molti suoi pazienti. Dà a loro la gioia di vivere e di convivere nella società. Un brutto naso, vissuto come tale, può portare al suicidio. È un caso limite, direte voi, ma è accaduto.

Sempre nelle suddette due frasi si accenna alle terapie oncologiche che, forse sì, allungano la vita ma permettono grandi e lunghe sofferenze accettate dalla speranza del miglioramento; non della guarigione. Cosa accadrebbe se all’oncologo venisse chiesta la percentuale di possibile guarigione?

Dato che potrei essere in errore mi farebbe piacere leggere la testimonianza di qualcuno.
Il vostro pensiero è molto importante.

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