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Archive for gennaio 2010

SOTTOLINEARE 4

Ho comprato un bilancino da cucina. C’era scritto Made in P.R.C.
Un bilancino che sembrerebbe di produzione tedesca.
Vado per curiosità a vedere cosa significa P.R.C. e scopro trattarsi nientepopodimeno che di, certo lo sapevate già, REPUBBLICA POPOLARE CINESE.
Nulla di tragico. Però, non sopportando l’ipocrisia di certi imprenditori, avendo deciso di non acquistare più prodotti MADE IN CHINA, mi sono accorto di esserci cascato.
Mi hanno fregato alla grande!

Per fotografare questo bellissimo uccello "a reazione" non ho dovuto andare fino in Cina

Quanti poveri cinesi sono obbligati a soffrire, mentre noi “occidentali” ci riempiamo le tasche in nome dell’ingordigia globalizzata.
Forse va bene anche ai cinesi. A tutti o solo ai capi?

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ARTICOLETTO 3

ARTICOLETTO 3

Quei nipotini che hanno stimolato in me poesia, serenità e gioia di vivere, ogni tanto mi permettono di ricordare…………………….
Una bella domenica d’inverno, dato che il pediatra era assente, accompagnai mia figlia col nipotino più giovane al cosiddetto Pronto Soccorso. Il bimbo stava male ed era febbricitante.
Questa situazione finita bene e senza tragedie mi ha fatto ricordare cosa accadeva in casa mia quando noi bimbi avevamo la febbre.
Per prima cosa era impensabile portare fuori di casa un bimbo febbricitante. Era normalissimo considerare la visita a domicilio del medico curante.

È proprio in questa casa che il medico "affumicava" e curava con amore.

Naturalmente il medico non veniva subito; alle volte si doveva aspettare qualche ora. Quando arrivava ,ricordo perfettamente come si sedeva sul letto, chiaccherava coi miei genitori e, per prima cosa si accendeva tranquillamente una sigaretta. Poi, con calma, dopo essersi ben riscaldato le mani, mi visitava con grande meticolosità. Non era una visita frettolosa; sentivo la vicinanza di un individuo quasi amico di famiglia. Mentre mi visitava e, naturalmente mi toccava, sentivo il calore delle sue mani e l’energia affettuosa che emanava. Quando quel medico andava via, dopo essersi lavato accuratamente le mani (per lui c’era sempre pronto un asciugamani pulito), si aveva l’impressione (o era una realtà (?) di stare già meglio. Lasciava una prescrizione e veniva avviata la guarigione. Dato che gli antibiotici non esistevano ancora bisognava avere pazienza e far passare tranquillamente i giorni lasciando spazio alla benevolenza della natura.
Questo ricordo crea in me una intensa grottesca ilarità e un profondo dispiacere.
Parliamo prima della grottesca ilarità. Se vi riesce cercate, come se fosse una diapositiva, di trasportare ai giorni nostri la scena del medico con la sigaretta in mano seduto sul vostro letto di ammalato mentre inonda la stanza di fumo e vi “costringe” al fumo passivo. Siete riusciti a immaginare la scena? Bene. Ora trascinate nella diapositiva una di quelle persone che ha “creato e coltivato” il business del NON FUMO riuscendo, con la scusa del cancro, a obbligare molti governi del globo terracqueo a vietare il fumo come se fosse la peggiore calamità del pianeta. Non credo che resisterebbe qualche minuto senza svenire. In ogni caso la parola inorridire sarebbe troppo poco. Più di una persona inorridirebbe, anche se non impegnata in prima persona nella campagna del NON FUMO. Potremo approfondire l’argomento della lotta al fumatore.
Veniamo ora al profondo dispiacere. Dispiacere nel constatare che, oggi come oggi, sono estremamente rari i medici che vengono a domicilio con quell’amore e quella comprensione che ho cercato di descrivere. Quei medici che, con la sigaretta in bocca chiaccheravano coi familiari, conoscevano la famiglia, le abitudini familiari e le condizioni abitative. Potevano curare con cognizione di causa. Il tempo era relativo. Alcune volte si concedevano pure un caffè o un bicchierino. Assieme alle conoscenze scientifiche c’era quella comprensione che permetteva l’esistenza della vera professionalità. Il “dispiacere” è grande perchè oggi si visita a “minuti” (almeno in Svizzera). 5 minuti alla volta! Avete mai visto una fattura di un qualche medico? Siete curati a minuti……… Dov’è andata a finire la professionalità?
Rabbrividisco e veramente inorridisco all’idea di doversi vestire per essere trasportati nella sala d’aspetto di un medico. Che freddo! Dov’è andato a finire l’Adagio per cui si consigliava il riposo e il caldo del letto?
Ancor più grottesco è il pensiero dei colpi di tosse che s’incrociano, gli incontri dei vari virus che fanno la conoscenza di microbi fino a quel momento sconosciuti con patto di alleanza e promessa di aiuto reciproco in caso di belligeranza.
Mentre scrivo, il “famigerato H1N1” non è ancora arrivato. Però vi consigliano di non entrare in ospedale nel caso di “tosse facile” e, se su un mezzo pubblico, starnutire nascondendo la faccia nella piega del gomito. Si arriva ad evitare la stretta di mano e il reciproco saluto assomiglia quasi al saluto mussoliniano.
Addirittura, udite udite, per combattere la pandemia verrà istituito una specie di call center per curare telefonicamente.
Ma dov’è finito quello straordinario Amore che curava e guariva?

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SOTTOLINEARE 3


La recente catastrofe umanitaria di Haiti ci obbliga, una volta di più a mettere l’accento sulla responsabilità dei governanti. È impossibile riuscire a immaginare la sofferenza di quelle popolazioni.
E pensare che 3 dei 4 ospedali sono stati rasi al suolo dal sisma. Quindi, quei “poveretti” sopravissuti e feriti si troveranno a vivere soffrendo in modo semplicemente terribile.
Queste sofferenze di durata sicuramente interminabile, nell’attesa di quegli aiuti che arriveranno molto tardi, se arriveranno, sono sicuramente in parte “gratuite”. Se infatti la “politica” del passato fosse stata più “onesta”, in questo terribile terremoto le sofferenze della popolazione sarebbero ora minori sia per quanto riguarda la qualità, sia per quanto riguarda la quantità.
Le sofferenze di chi si presenta al nostro “Pronto Soccorso”, in definitiva, sono poca cosa… E allora bisogna guardare chi sta peggio?

Credo proprio di no! Qui, in quest’Europa dove crediamo di essere tanto in gamba, parliamo sempre di economia, di PIL, di costi della salute, ma continuiamo a “risparmiare” sulla pelle di chi soffre e chiede aiuto.

Queste foto sono state scattate più di cento anni fa. Fu un terremoto devastante.

I Governanti avrebbero potuto imparare qualcosa.

I nostri Governanti hanno imparato qualcosa?

La Storia dovrebbe insegnare!

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Ringrazio per il commento di Sabrina.

Una cosa è certa: credo che, nel limite del possible, sia doveroso muoversi per evitare sofferenze inutili e sottolineare certe ingiustizie gratuite di chi è preposto a lavorare per noi.
Particolarmente mi rivolgo alla Sanità e ai Servizi Pubblici.

E’ giusto e utile ridere!

Vedi allegato:

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È arrivato e passato il Santo Natale. Dicono che a Natale siamo tutti un po’ più buoni e quindi siamo tutti più sereni… e speranzosi!

La speranza ci spinge a essere ottimisti nei riguardi del funzionamento dei mezzi pubblici. Speriamo di soffrire meno?

Come avete potuto leggere nelle
CONSIDERAZIONI 3
Ho scritto all’Azienda dei servizi pubblici di Lugano (TPL). Naturalmente non mi hanno risposto. Non mi aspettavo una risposta. Mi trovo però a fare alcune ulteriori considerazioni. Credo che queste considerazioni siano estensibili a tutti i disguidi di o da mezzi pubblici. Quel “disguido”, per cui mi sono trovato a dover attendere, mentre nevicava, un Bus circa 40 minuti anzichè massimo 10, non dovrebbe accadere specialmente se la nevicata fu annunciata in modo quasi preciso. I dirigenti del traffico avrebbero dovuto prendere i necessari provvedimenti. Certo se l’utente si trova a dover attendere il mezzo qualche minuto in più non è la fine del mondo. Se l’utente deve attendere molto, sotto la neve, forse si ritrova infreddolito e potrebbe anche dover ricorrere a cure non previste…
Se poi non è più giovanissimo o ha superato l’età dei sessantacinque anni? O ha dei problemi di salute?
Se ha dei problemi di salute se ne stia tranquillamente a casa, potrebbero dire i suddetti dirigenti, ma se i problemi di salute sono tali per cui può tranquillamente muoversi, anche perchè potrebbe averne la necessità, quei dirigenti che hanno incassato il prezzo del titolo di trasporto, fanno finta di niente e si guardano bene dallo scusarsi. A questo punto non mi rimane altro che chiedermi: “Se I dirigenti hanno sbagliato, perchè deve essere l’utente a pagarne lo scotto?”

Ho trovato una definizione di scotto:

Quel che si deve dare in cambio di qualcosa

Se paghiamo il prezzo di un titolo di trasporto dobbiamo avere in cambio l’essere trasportati secondo determinate “promesse” che troviamo sugli orari. Se le “promesse” vengono disattese dovremmo aver diritto ad un risarcimento di quanto pagato per il titolo di trasporto. E perchè non un risarcimento dei danni subìti? Perchè “chi non è interessato a fare il proprio dovere ma reclama a fine mese lo stipendio” può praticamente, al massimo (come accade nelle Ferrovie Svizzere), scusarsi per il “disguido”?
Non vogliamo assolutamente esagerare se consideriamo certi “disguidi gratuiti” al limite del codice civile o addirittura penale. Per “gratuiti” intendo i diguidi causati da imperizia dirigenziale o da insufficiente manutenzione.
La sofferenza del viaggiatore non deve essere sottovalutata. Da una semplice “sofferenza” causata da un “disguido gratuito” si può arrivare al ricovero.

E allora?

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