E, ancora una volta, questi miei meravigliosi nipotini (forse un giorno vi mostrerò una loro fotografia), mi ispirano e mi fanno ricordare…
Devo aggiungere che nel ricordo che vi racconterò c’è anche un collegamento alla seconda guerra mondiale.
Qualche settimana fa…
Una bella domenica si va a cena in casa dei nipotini. Loro apprezzano molto il budino di vaniglia che fa la Nonna. Che poi se lo si gusta con un po’ di panna momtata è una vera goduria.
La Nonna decide di portare il budino di vaniglia; la panna verrà montata al momento. Per andare dai nipotini in macchina, bisogna lasciare il budino nello scodellone; l’importante, dato che nelle curve potrebbe scivolare via, è muoversi con delicatezza.e affrontare le curve con una delicatezza ancora maggiore.
Questo “andare” mi fece tornare alla memoria i viaggi serali per sfuggire ai bombardamenti.
All’estrema periferia della città c’era una località apparentemente tranquilla che non avrebbe dovuto essere meta di incursioni aeree.
Se la serata si annunciava metereologicamente serena, senza nubi o con poche nubi, cresceva la possibilità delle incursioni aeree. Il mio papà, che poteva essere considerato benestante, aveva a disposizione, se necessario, una macchina della ditta dove lavorava. Lui non guidava la macchina e allora c’era a disposizione anche l’autista. La macchina non era di lusso; era una semplice Balilla, non ricordo se a due o a quattro porte; in ogni caso sufficiente per poter raggiungere la località “tranquilla” per passare la notte senza il pericolo di ricevere una bomba in testa.

CREVARI
All’imbrunire, tutti in macchina. Due adulti e tre bambini più l’autista. Si stava un po’ schiacciati, ma per quei tempi era un gran lusso. Naturalmente le cinture di sicurezza non esistevano ancora e i sedilini per bambini sarebbero stati lo spunto per una barzelletta. Il lusso stava anche nel fatto che c’era benzina a disposizione. La ditta per cui lavorava mio papà, era, in un certo senso, alle dipendenze dello stato. In poche parole lavorava per la Guerra. Quella parte di Guerra che cercavamo di sfuggire.
Una componente molto importante di questo viaggio era la cena. Nella casa dove saremmo andati a passare la notte, avremmo anche cenato. Mia Mamma portava una brocca con la minestra. Faceva parte della cena. Il viaggio non era lungo, ma, specialmente nell’ultima parte, la strada era molto dissestata e c’erano diverse curve. Se non si faceva abbastanza attenzione la minestra usciva e, oltre al fatto che avrebbe sporcato i vestiti e i sedili della macchina, ci sarebbe stata meno cena.
Da dove si arrivava con la macchina, per raggiungere l’abitazione “nostro dormitorio” , bisognava camminare ancora circa un quarto d’ora.
Naturalmente, una volta arrivati, si cenava e poi si andava a letto.
Di questi sfollamenti notturni ci sono due punti importanti che vanno sottolineati.
Il primo punto piuttosto grottesco è che a pochi metri dalla casa nella quale andavamo a passare la notte, le truppe tedesche installarono un robusto “Riflettore” antiaereo. Quella casa diventò quindi molto pericolosa.

RIFLETTORI
Il secondo punto, che penso molto importante dal punto di vista umano. L’autista che ci portava rocambolescamente era dipendente della ditta per cui lavorava mio padre. Era sempre a disposizione e non credo che ricevesse uno stipendio anche per “portare a spasso” una famigliola che aveva paura delle bombe. Non ho la possibilità di informarmi, ma a quanto ne so, lo faceva per quella solidarietà a quei tempi stupendamente vera e non rara..
Non credo esistessero rivendicazioni salariali di tipo sindacale.
Purtroppo, e dico proprio purtroppo, accadde che, dopo il 25 aprile 1945, molti dirigenti della zona, che avevano precedentemente “abusato” della loro posizione, furono fatti “sparire”. Mio padre rimase vivo. Quasi sicuramente perchè, con stratagemmi particolari e innocue bugie, riuscì a eludere determinate pretese dell’Esercito Tedesco occupante e in particolare delle SS, La conseguenza fu che nei momenti più terribili e foschi dell’occupazione nazista, a nessun dipendente di quella ditta fu “torto un capello”.
LA GUERRA FINÌ E QUELLA SOLIDARIETÀ ANDÒ IN VACANZA!
Recentissimamente ho saputo che PNF, ossia Partito Nazionale Fascista veniva detto, da chi era obbligato a fregiarsi del distintivo, anche:
PER NECESSITÀ FAMILIARE.
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