ARTICOLETTO 5
Scrissi nell’Articoletto 2:
Oggigiorno se volete far felice un bimbo, dovete portarlo su un mezzo pubblico (Bus, Tram o Treno). Svariati anni fa per i bimbi era una gran festa se potevano andare in auto. Oggi, quasi quasi “nascono” in macchina e diventa una festa poter salire su un Bus cittadino.
Nella città dove sono nato hanno tolto, già da molto tempo, tutti i tram (l’ultimo Tram circolò nel 1966). Fu una di quelle decisioni non da “lungimirante” fatta sicuramente per “modernità”.
Sono sempre i miei adorati nipotini a “dettarmi” una buona parte di quanto scrivo, ovvero a farmi ricordare.
Il nipotino più grande ha appena compiuto 5 anni. Se gli propongo di andare sul BUS è veramente felice. Forse perchè ricorda l’affetto col quale lo portavo col passeggino?
Come sono cambiati i mezzi pubblici cittadini!
Nella città dove sono nato, una buona parte dei tram era senza porte. Se uno ci sapeva fare poteva salire e scendere mentre il mezzo era in corsa. Alcuni Tram erano addirittura aperti da ambedue le parti. Nelle ore di punta il tram viaggiava col “grappolo” umano sul predellino; alle volte, la calca era tale per cui c’era sul predellino il posto per un solo piede. Poteva accadere che ad ogni fermata, si dovesse scendere a terra per permettere ad altri utenti di salire o scendere. In questo modo si faceva riposare il braccio col quale ci si teneva durante la marcia. Queste situazioni, non di tutti i giorni, apparentemente di emergenza, permettevano di giungere a destinazione senza pagare il biglietto. Infatti su ogni tram c’era un bigliettaio che normalmente aveva un posto a sedere sulla parte posteriore del mezzo. Altre volte stava sempre in piedi. Poteva sedersi solo quando l’affluenza di passeggeri era minima o il tram stava raggiungendo il capolinea.
Oggi, quando si vuole salire sul bus o sul tram, la preoccupazione maggiore è quella di procurarsi il biglietto. Quando si sale si dovrebbe avere già il biglietto o l’abbonamento. Che stress! Che belli quei tempi! C’era sempre un bigliettaio che vendeva i biglietti o controllava gli abbonamenti.
Oggi è tutto all’insegna dell’efficenza. Alle volte, se non molto sovente, la ricerca dell’efficenza raggiunge la deficenza.
Le linee erano numerate. La tratta più lunga aveva il numero 1 e il tragitto durava quasi un’ora. La tratta, secondo noi più bella aveva, se non ricordo male il numero 27. Con tante, tantissime curve, attraversava anche tutta la parte alta della città. Per chi non l’avesse capito la città è Genova. Pochi sanno quanto sia bella!
Torniamo ai Tram. Quanto può sembrare assurdo è una scritta che chiunque poteva leggere. Naturalmente c’era scritto VIETATO FUMARE, anche se nei primi anni dopo la Guerra, tutti fumavano tranquillamente. L’altra scritta che farà sorridere i più giovani era: VIETATO SPUTARE.
Come dicevo la gente fumava tranquillamente sui tram, e naturalmente, dato che era proibito non c’erano posacenere, la cenere e i mozziconi venivano gettati per terra. Non solo nessuno brontolava, ma era semplicemente “normale”.
I ragazzini come me, quando potevano, fumavano. Le sigarette costavano troppo, anche se era possibile comperare una unica sigaretta. Certamente! I Tabacchini vendevano anche una unica sigaretta! La soluzione era il tabacco che rimaneva nei mozziconi di sigaretta. A quei tempi non avevano ancora “inventato” le sigarette col filtro, per cui, nel mozzicone rimaneva sempre un po’ di tabacco. Era quel tabacco che aveva fatto da filtro per tutta la sigaretta. Era quindi “gonfio” di nicotina e di catrame… e qualche volta l’umidità di qualche sputo.
Considerando il fatto che noi abitavamo vicino al capolinea di un tram che aveva una percorrenza minima di 42 minuti, dal momento che questo tram, prima di ripartire sostava alcuni minuti (anche perchè tanto il manovratore quanto il bigliettaio avevano bisogno di fare pipì), noi, con tutta tranquillità potevamo perlustrare tutto il pavimento del veicolo e far man bassa di mozziconi. Il tabacco che potevamo “estrarre” dai mozziconi veniva poi fumato tranquillamente, naturalmente di nascosto, con delle piccole pipe di fortuna di nostra “artigianale” produzione.
La nostra preoccupazione maggiore non era quella dei danni tipo cancro polmonare, ma quella di rimanere piccoli di statura. Gli adulti che ci vedevano fumare ci dicevano:”Se fumi rimani piccolo”. Oppure:”Lo sai che se fumi non diventerai mai grande?”.
Sono stato fortunato: Sono arrivato a 1.79!
SPERO CHE GLI IRRIDUCIBILI ASSERTORI DEL NON FUMO, DOPO AVER LETTO IL MIO ARTICOLO NON SIANO SVENUTI!
Simpatico esercizio di memoria che mi hai costretto a fare…sono nata e cresciuta in varie stazioni ferroviarie, i treni sono stati le mie giocattoli, gli ambienti e i luoghi delle stazioni hanno arricchito la mia fantasia, il personale di servizio, in qualità di “zii”(godevo di una piccola condizione di privilegio, essendo figlia del capostazione titolare) , contribuivano ad assecondare le nostre esigenze di bimbi. Quanti assalti al treno…quando arrivava la vaporiera (quella dei film) con tanto di arco e frecce, costruite insieme ai famosi zii…quanti oggetti trovati nei carri merci che andavano a costruire la mia casa delle bambole…quanto spazio aperto ricco di stimoli nei miei ricordi infantili!
Al contrario, le mie figlie, hanno giocato sul cemento (al parco e al mare, quando io le portavo) e ironia della sorte, figlia di generazioni di ferrovieri ho dovuto organizzare un viaggio in treno per fare accompagnare alle mie parole, la realtà. Dunque, un viaggio da Cattolica a Pesaro…ho faticato di più a contenere il loro entusiasmo di essere sul treno del “nonno Guido” che non nel viaggio vero e proprio!
In effetti, oggi l’infanzia viaggia in auto!
Ps: da noi la littorina era un treno che viaggiava in Val Camonica ( la famosa società SNFT società nazianle ferrovie e tranvie che noi avevamo ribatezzato: Senza Nessuna Fretta Trasportiamo!)
Io che guido i treni ed è un lavoro che ho scelto e non ho mai voluto cambiare perchè è la mia passione fin da piccolo, le uniche persone che faccio entrare in cabina di guida anche contravvenendo i regolamenti, sono i bambini. Non potrei mai negare ad un bambino, una visita alla cabina di guida, perchè so che chi lo desidera veramente non è per un puro capriccio.
I bambini poi sono incredibili, io li faccio sedere sulla poltrona a fianco la mia, e poi li “interrogo” e mi diverto tantissimo a sentire le loro risposte. Poi quando permetto loro di suonare il fischio o la tromba vedi proprio l’euforia….
PS Ogni tanto passavo anche da Pegli… :-))))))
Anche a me piacerebbe tanto poter entrare nella cabina di guida. Diventerei volentieri “tanto” bambino. È bello trovare qualcuno che “ha riconosciuto” Pegli. Bravo!
I nipotini vanno molto volentieri anche in treno.
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Cioè raccoglievate sul treno il tabacco rimasto nei mozziconi per poi fumarlo nelle pipe? geniale! Certo che ragazzini lo siamo stati tutti…e nonostante ciò ci meravigliamo delle marachelle dei ragazzini di oggi.
Anche le marachelle servono a crescere.
La scritta -Non sputare- la ricordo anche io seppur non ne capivo il significato fino a che mi fu spiegato che erano vecchie credenze contro gli iettatori e se ricordo bene divenne anche un gesto di sfregio durante il fascismo.
Per fortuna certe abitudini sono state cancellate e certi mezzi di trasporto(treni e bus senza porte, auto con bloccasterzo contro i non patentati) sono stati resi più sicuri
Siamo tornati indietro con queste reciproche letture: piacevole cosa.
Ciao,
Maria Rosaria
Cara Maria Rosaria,
Tu sia la benvenuta nel mio blog.
Erano altri tempi. I mozziconi li raccoglievamo sui tram di Genova al capolinea. Le pipette ce le facevamo noi con le canne.
Buona giornata.
Quarc
Grazie 🙂
Prego. È stato un piacere.
Quarc
bel post, e belle le foto…soprattutto quella di voltri:-)
Grazie Rosa!
Bellissimo Quarc, anche le foto, complimenti, un abbraccio e grazie per il giro interessante che mi hai fatto fare, buona serata, 🙂
Grazie a te Laura,
della tua gentilezza.
Se vuoi sorridere… vai a leggerti questo… che misi anche nel mio libro.
Grazie per l’interesse… veramente.
Quarc