Una persona a me molto vicina mi ha parlato di un bellissimo libro :
LA BAMBINA CHE SCRIVEVA SULLA SABBIA

COPERTINA DEL LIBRO IN QUESTIONE
Sarebbe il seguito di TRE TAZZE DI TÈ.
Non ho ancora letto i libri in questione. Mi ha colpito però il fatto che un uomo ha cambiato la propria vita e s’è messo a disposizione del prossimo per permettergli di andare a scuola e di imparare le cose più elementari.
Nel villaggio dove l’istruzione permise a una « scolara » di diventare ostetrica, non ci furono più decessi per mancanza di assistenza al parto.
Per noi l’istruzione è talmente ovvia per cui moltissimi bimbi vanno a scuola malvolentieri. Già quando andavo a scuola io, l’istruzione era un obbligo che faceva dimenticare il piacere di imparare.
Prima di ritornare a quei due libri, non posso fare a meno di ricordare gli anni in cui « dovevo » andare a scuola.
Per prima cosa è necessario puntualizzare quello che dicono i « Grandi ».
La chiamano SCUOLA DELL’OBBLIGO ; vuol dire che si DEVE andare a scuola, che si DEVE imparare e che si DEVE quindi frequentare. E tutto ciò che si DEVE suona di per sè molto male.

Senza parole
In certe latitudini la popolazione cerca di evitare tutto ciò che è obbligatorio.
Nei miei primissimi anni di scuola a dettar legge c’era un individuo di nome Benito e di cognome Mussolini. Andavamo a scuola dalle suore, le quali, oltre a garantire la moralità, seguivano gli intendimenti delle leggi e ci aiutavano ad essere dei buoni cristiani.
Innanzitutto era proibito parlare il dialetto. In secondo luogo, oltre ad imparare a leggere, scrivere e far di conto, ci insegnavano ad aver fede.
E ricordo molto bene come ci stimolavano ad aver fede. In che modo ?
Ve lo spiego cominciando col dirvi che questa scuola aveva un grande e bellissimo parco che dava direttamente sull’Aurelia (le auto che circolavano a quei tempi erano veramente poche). Attraversata l’Aurelia, oltre un sottopassaggio sotto la ferrovia, avevamo il mare e una bellissima spiaggia a disposizione. Da quella spiaggia dovevamo raccogliere delle pietre piuttosto grosse e portarle in un certo punto del parco. E fin qui tutto bene.

La scuola dove le suore stimolavano la nostra fede
Ciò che però è opinabile era la stimolazione della fede : »Se avrete fede quelle pietre potranno diventare pane ». Naturalmente cercavo con tutte le mie forze di avere fede ; tutti i giorni, o, per lo meno, molto sovente andavo a vedere se le pietre erano diventate commestibili…
Ho altri ricordi di me scolaro o, più tardi, studente. Quello che, in questo momento, maggiormente ricordo, e che mi permetterà di estrapolare una morale, risale ai tempi in cui frequentavo la quinta ginnasio.
La scuola era in un vecchio edificio e le classi erano al pianterreno. La scuola era mista e trovandosi al confine con un bel parco ricco di piante, era possibile che si infiltrasse nell’edificio un minuscolo topolino.
È facilmente immaginabile cosa avrebbe potuto succedere se, a un certo momento, questo animaletto fosse uscito dalla tana e avesse iniziato a gironzolare nella classe.
Accadde durante un intervallo. Le fanciulle mie compagne di scuola agitatissime strepitavano per vera o falsa paura e il topolino fu reso defunto (non ricordo assolutamente per mano di chi e in che modo).
Fin qui nulla di tragico dato che, con la morte del topolino, tutto avrebbe potuto ritornare nella massima tranquillità. La tragedia cominciò quando il sottoscritto, prese il topolino per la coda e lo sollevò dirigendosi verso la porta dell’aula dove le ragazze stavano per uscire dopo lo « scampato pericolo della belva ». In quel frangente, mentre varie voci femminili urlavano più o meno terrorizzate, entrò la vicepreside.

In questa costruzione era il Liceo Classico - Oggi sede di un Museo Navale
Non ricordo assolutamente quale fu il gran finale, posso solo dirvi che quella donna che si vide a pochi centimetri dalla faccia un topolino morto, dopo essere riuscita a non svenire, ritornò sui suoi passi e, per quel giorno, sparì dalla circolazione.

TOPOLINO
Quella donna, piccola e autoritaria, era anche la professoressa di italiano. Quella donna se la legò al dito e mi negò ogni tentativo atto a dimostrarmi studioso e diligente. Che fatica riuscire ad arrivare al primo liceo classico !
Ho dovuto fare il liceo classico perchè, fin da bambino, avevo deciso, chissà perchè, di studiare medicina. Eppure non ci sono medici in famiglia!
Non sono mai andato a scuola volentieri e… anche se mi impegnavo mi sentivo sempre dire che mi mancavano le basi.
Queste basi, che sono state il mio incubo fino all’agognata maturità, chi doveva darmele ? o io bimbetto avrei dovuto andare a spasso con una lanterna alla Diogene con la scritta CERCO LE BASI ?

Diogene - Da Enjambement Poesia e Cultura
Gli insegnanti sono solo insegnanti o dovrebbero essere anche degli educatori ? Dovrebbero far amare la materia che insegnano ? Dovrebbero far risaltare i lati positivi di ciò che vanno pedestremente propinando ?
Nella mia infanzia, per la scuola, ho sofferto veramente molto. Non ero cretino o ritardato. Eppure, in fin dei conti, facevo quella figura. Erano, le mie, sofferenze gratuite ?
Sia chiaro che sto scrivendo di quando ero scolaro. Non ho la possibilità di conoscere la reale situazione attuale.
Ci ritornerò perchè ho altri aneddoti da raccontare.
Voglio ritornare al libro che mi ha stimolato a scrivere questo Articoletto. Quanti giovani, in paesi meno sviluppati del nostro, vogliono imparare !
Quanti giovani molto intelligenti, in paeselli lontani da tutto e da tutti, vogliono poter sviluppare il loro quoziente intellettivo e sono invece costretti a piccoli lavori con palese « sfruttamento ». ! È quanto accade anche nelle nazioni prese in considerazione da quei libri.
L’autore di questi libri va aiutato. La costruzione di scuole riduce, in certi paesi a rischio, la SOFFERENZA GRATUITA che i Governanti, miopi e non, prediligono.

Quarchedundepegi
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