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Archive for gennaio 2011

Proprio ieri su questo sito:

http://www.italia-news.it/italia-c3/sciopero-treni-24-ore–sabato-29-e-domenica-30-gennaio-56665.html

ho letto:

(IAMM) Domani, sabato 29 e domenica 30 gennaio 2011, potrebbero verificarsi dei disagi nel trasporto ferroviario a causa di uno sciopero di 24 ore indetto dal sindacato autonomo ORSA. Le Ferrovie dello Stato, con comunicato ufficiale, fanno sapere che “circoleranno in modo regolare oltre il 90% dei treni a lunga percorrenza in occasione dello sciopero nazionale del personale ferroviario proclamato dal sindacato autonomo ORSA, dalle ore 21 di sabato 29 alle 21 di domenica 30 gennaio.
Per quanto riguarda infine i convogli regionali, si ricorda che la domenica non sono garantiti i servizi essenziali della fasce orarie a maggiore mobilità pendolare, dalle ore 6 alle 9 e dalle 18 alle 21.
Per le informazioni, Trenitalia attiverà da venerdì 28 gennaio alle 21 il numero verde gratuito 800.89.20.21.
Sul sito ufficiale FS è possibile visionare Il Programma sciopero sabato 29 gennaio ed Il Programma sciopero domenica 30 gennaio

Ma gli italiani o si sono abituati agli scioperi che fanno ormai parte integrante del folklore locale, o sono diventati delle pecore e non reagiscono più a nulla.

Se infatti lo sciopero desse veramente fastidio e non fosse solo folkloristico, l’annuncio ci comunicherebbe anche la ragione dell’astensione. Siamo degli utenti e abbiamo diritto di sapere… o no?

Il “mugugno” sembra diventato, dopo il calcio, lo sport nazionale… seguito a ruota dai “furbetti”.

Intanto chi non può reagire in nessun modo continua a soffrire.

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A stimolarmi questo articoletto è questo blog:

http://volevofarelaprincipessa.wordpress.com/2010/12/16/lettera-di-una-manifestante/

Che commentai in questo modo:

Mi ha colpito la tua frase:

“Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città”

Sembrerebbe perfettamente giusto, quasi legittimo; ma con che diritto? Nel bloccare la città hai pensato a quante innumerevoli “sofferenze” hai creato intorno a te.
Pensa semplicemente a quell’auto che non ha potuto raggiungere la farmacia col medicamento salvavita? Pensa all’ambulanza col malato malato che, per raggiungere l’ospedale ha dovuto girare quasi a vuoto prolungando già forti sofferenze. Pensa a quel lavoratore che non ha potuto raggiungere il posto di lavoro e creato disagi a ripetizione. Il blocco della città, che sia Roma o Gallarate, Como o Enna è un sopruso violento che non potrà mai considerarsi “legittima difesa”.
È peggio di uno sciopero dei mezzi pubblici e mi fa soffrire molto.
Ci si potrebbe mettere d’accordo.
Non voglio continuare perchè non ne vale la pena e non serve a nulla.

A chiunque è possibile accedere al blog e leggere le risposte.

Perchè questo articoletto? Perchè le “rivendicazioni” mi hanno, un paio di volte, leso in modo consistente, e perchè potrebbe essere interessante prendere in considerazione le tante sofferenze “gratuite” che scaturiscono da Rivendicazioni apparentemente assolutamente legittime.

Nei paesi cosiddetti liberi esiste la possibilità di reagire con scioperi (astensioni dal lavoro) se non ci si trova d’accordo col datore di lavoro.

Se non ci si trova d’accordo col datore di lavoro dovrebbe essere possibile, anche tramite i sindacati, addivenire ad accordi intelligenti. Se una delle parti si irrigidisce l’accordo diventa impossibile e si arriva a soluzioni, o involuzioni, drastiche.

Questo uno dei quadri che può portare a uno sciopero. Ci sono poi gli scioperi causati dal fatto che ci si dimentica che si dovrebbe rinnovare il contratto collettivo di lavoro. E questo accade, il più delle volte, per colpa del datore di lavoro o addirittura dei Governanti. Si sente di scioperi perchè il Contratto di Lavoro è scaduto da tot mesi.!.!.! Ma come si fa a lasciar scadere un contratto? Se addirittura anche LA COSTITUZIONE è fondata sul lavoro, perchè si permette una lacuna di questo genere? Ma non è colpa grave lasciare “in bilico” un certo tipo di lavoratori? Se dovrebbe essere punito chi ruba, perchè non vengono perseguiti gli artefici di certe “dimenticanze”.

E certe “dimenticanze” portano anche a scioperi di grande consistenza.

Ci sono poi gli scioperi politici. Li chiamano “SCIOPERO GENERALE” con manifestazioni nelle grandi città con “arruolamento” di gente che non c’entra niente trasportata con treni speciali (Quest’ultima non è una battuta ma una realtà vera – È bello fare un po’ di turismo in compagnia e per giunta gratuitamente).

UNA MANIFESTAZIONE DEGENERATA

Questi scioperi hanno delle strane motivazioni. Sovente solo di principio. Si direbbe che i sindacati vogliano sostituirsi ai Governanti o suggerire loro come devono comportarsi.

Ci sono poi le Manifestazioni, come quelle studentesche. Alcune pacifiche che disturbano un po’ il traffico, altre anche violente che si fanno sentire anche con “ferro e fuoco”.

UNA CONSEGUENZA DI UNA MANIFESTAZIONE

Negli anni 60, prossimo all’agognata laurea, dopo anni di sofferenze per arrivare alla Maturità e anni di studio fra le varie cliniche universitarie e pile non indifferenti di libri, decisi che dopo la laurea qualche soldino, finalmente guadagnato mi avrebbe permesso di sorridere e vivere indipendente. Sapendo, per esperienza d’altri, che la remunerazione (o giusta mercede) nell’esercizio della professione nella quale bisogna imparare tutto dal punto di vista pratico, in Italia era praticamente impossibile, ebbi la possibilità di rivolgermi alla Confederazione Elvetica.

Avevo il vantaggio di avere, grazie a mia madre, dei parenti in Svizzera e di conoscere un poco la lingua tedesca. Per questa ragione, sei mesi prima della prevista laurea, con una 500 rossa gentilmente in prestito, partii alla volta della Svizzera tedesca alla ricerca di un posto di lavoro. Setacciai un certo numero di ospedali finché, grazie anche a una lontana cugina, trovai un buon posto in un ospedale universitario per una data ben precisa purché fossi laureato. La mia gioia fu veramente grande, per cui il mio impegno verso il gran finale del percorso universitario si ritrovò carico di aspettative. Sapendo che il neolaureato svizzero aveva maggiori conoscenze pratiche, c’era in me una certa titubanza e preoccupazione.

Sapevo che ce l’avrei fatta! Il primo di aprile (non ittico) dell’anno dopo avrei dovuto cominciare a veramente lavorare e imparare con un salario. Avevo fatto i conti senza l’oste… ovvero senza la possibilità di sciopero degli assistenti universitari. Per farla breve, uno sciopero, per me assurdo ma per loro sicuramente validissimo, mi costrinse a veder procrastinata la mia laurea. Fui costretto a scrivere a Zurigo, comunicare l’assurdità della mia non ancora laurea, per cui (e avrebbe potuto andare peggio) iniziai a lavorare con quindici giorni di ritardo.

A cosa servì quello sciopero proprio non lo so. L’esperienza mi dice che finchè ci saranno i Baroni che fanno il “bello e il cattivo tempo” nessuno sciopero potrà portare dei vantaggi (sto parlando dell’Università). Solo sofferenze.

Un’altra volta, quasi recentemente, quando avevo quasi definitivamente abbandonato l’Italia (non la Famiglia) a causa di disaccordi con alcuni apparati burocratici della nostra stupenda Nazione, essendo pendolare settimanale, stavo tornando col treno a casa dalla mia Famiglia (moglie e figli). Il treno, tipo questo

Uno dei tanti EUROCITY

con la differenza che era un’Intercity che andava da Basilea a Nizza passando dal Gottardo, Chiasso, Milano e Genova. Quel giorno avevo, come ogni settimana, finito il mio lavoro e, coi miei panini, ero salito gioiosamente sul treno coll’aspettativa, un po’ di ore dopo, di poter respirare l’aria del mio mare. Purtroppo mi annunciano lo sciopero dei treni in Italia. Il treno sarebbe partito ugualmente da Chiasso ed era previsto che raggiungesse la destinazione in Francia. Rimango confortato sul treno che viaggia regolarmente verso Milano.

Le targhe tipo quella che vedete erano, normalmente, esposte all’esterno del vagone. Quel giorno l’itinerario era da Basilea a Nizza. Se qualcuno avesse girato la targa avrebbe letto come stazione di partenza Nizza e stazione d’arrivo Basilea. Chi non è più un ragazzino conosce sicuramente queste cose.

Quando il treno arriva a Milano con a bordo anche viaggiatori stranieri, non obbligati a conoscere l’italiano, mentre si attende fiduciosi la partenza del treno per Genova, l’altoparlante del treno annuncia che, causa sciopero il treno non avrebbe proseguito la sua corsa per Nizza come scritto sui cartelli appesi alla fiancata dei vagoni, ma sarebbe tornato indietro. I soliti addetti cambiano il locomotore, girano il cartello esterno, ci si ritrova a spiegare agli sprovveduti che non capivano l’italiano che il treno sarebbe tornato in Svizzera e, malgrado giuste proteste (i viaggiatori, fra l’altro, avevano pagato il biglietto) e qualche lacrima dopo meno di un’ora il treno riattraversa la frontiera e rientra in territorio elvetico.

Rimasi naturalmente in quel vagone. Non era mia intenzione andare a spasso per Milano alla ricerca di un letto senza sapere quando avrei potuto ripartire. Era per me più logico andare a riutilizzare il mio letto “svizzero” dopo aver avvertito telefonicamente moglie e figli. La componente più bella di tutta questa storia è che gli svizzeri non sapevano che quel treno era quello che era passato di lì un paio d’ore prima diretto a Nizza. Erano convinti trattarsi del treno che, come ogni giorno, arrivava da Nizza. La componente comica (si fa per dire) fu il riuscire a convincere il controllore del treno svizzero che il mio biglietto era stato utilizzato solo fino a Milano e che, essendo io su quel treno per forza maggiore (o per violenza degli scioperanti) non sarebbe stato giusto farmi pagare un altro biglietto. Arrivato alla stazione di Lugano chiesi inutilmente il rimborso del biglietto. Effettivamente avevo “consumato” per qualche ora il sedile del vagone.

SCIOPERO TRENI - MILANO ROGOREDO

Quello sciopero e l’incapacità dei funzionari delle ferrovie italiane di gestire la situazione mi disturbarono non poco.

Bisogna aggiungere che ognuno di noi “viaggiatore”, ogni volta che compra un biglietto stipula un contratto con le ferrovie. Ha dei doveri ma anche dei diritti. Di fronte a uno sciopero i diritti svaniscono?

Ognuno di noi, per ragioni varie, ha visto “disturbata” la propria vita a causa di scioperi o manifestazioni. Questo articolo, scaturito da un articolo sicuramente legittimo, vorrebbe spezzare una lancia in favore di tutte quelle persone innocenti che, nell’arco degli anni, hanno sofferto e pianto a causa di scioperi.

Ci sono quelli politici con motivazioni ideologiche che hanno la presunzione, oltre che di rompere le scatole a milioni di cittadini, di sostituirsi a un legittimo governo. E questi proprio non li capisco. Mi sembrano al di fuori di una realtà potabile nella quale si desidera utilizzare la materia grigia che ogni sindacalista dovrebbe avere. Sono infatti, se non ricordo male, voluti dai Sindacati. È un modo come un altro per far politica senza averne gli attributi.

Ci sono poi gli scioperi motivati e apparentemente giusti; come quelli che stimolano un contratto di lavoro scaduto da svariati mesi. Ma perchè non si trova prima un accordo? Perchè ci si dimentica di guardare il calendario? Non si può rinnovare il contratto prima che scada? Non si può perchè manca la volontà, ovvero la buona volontà.

I contendenti diventano dei disonesti da codice penale. Arrivare infatti a scioperi assurdi distrugge la vita di molti onesti cittadini che sudano e si affaticano per sbarcare il lunario.

Per non parlare di cittadini sofferenti in viaggio per parenti anche sofferenti.

SCIOPERO MEZZI PUBBLICI - ANSA

Dice un proverbio:”A MALI ESTREMI, ESTREMI RIMEDI”. In tutti i campi questo proverbio è valido. Esistono scioperi quasi necessari, nello stesso modo come esistono bugie necessarie.

QUANTI SCIOPERI DEGLI ULTIMI DIECI ANNI HANNO PORTATO VERAMENTE VANTAGGI MALGRADO INIMMAGINABILI SOFFERENZE?

QUANTI SCIOPERI AVREBBERO POTUTO ESSERE EVITATI SE IL BUON SENSO E L’ONESTÀ AVESSERO POTUTO ESSERE PRESENTI?

Anche i medici hanno scioperato. Mi sono sempre astenuto.

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Da un po’ di tempo si vedono in Ticino (CANTONE TICINO – SVIZZERA) i manifesti relativi al FESTIVAL DELLA COMICITÀ.

Mi è sembrato interessante e ve lo sottopongo integralmente.

Eccolo:

Spero vi faccia sorridere!

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Dopo aver letto l’articolo di Loretta:

http://lorettadalola.wordpress.com/2011/01/22/misteri-gotici/

Mi sovvenne che, anni fa, a Colonia comprai questa cartolina.

COLONIA 1945

Tutt’intorno alla Cattedrale era solo distruzione. Mi trovai a pensare all’esistenza di un miracolo o, che è la stessa cosa, di qualcosa di soprannaturale.
L’anno dopo conobbi un ingegnere nativo di Colonia, e chiaccherando gli comunicai il mio punto di vista.
Mi disse che l’edificio non crollò grazie alle soluzioni ingegnieristiche addottate durante la costruzione.
Può darsi che qualche lettore possa dire la sua.

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Tempo fa trovai per caso questo blog :

http://suibhne.wordpress.com/2011/01/05/come-si-reagisce-alle-adulazioni-ovvero-nel-mezzo-dellesame/

Mi incuriosì e continuai a leggerlo anche se non mi sembrava abbastanza interessante. Aveva però degli adentellati con Genova; ed essendo io genovese…

Qui si parla della scuola.

Nei commenti, a una mia domanda del perchè avevano copiato la risposta fu:

perché non aveva voglia di studiare.

Mi son trovato a pensare e a ricordare quello che avevo precedentemente scritto e quale fu il mio stato d’animo.

Anch’io non avevo voglia di studiare. Mi avevano tolto la possibilità di arrivare ad apprezzare il gusto e il piacere di apprendere? O non mi avevano mai dato questa possibilità? O, da quando andai in Prima Elementare (che sarebbe più giusto chiamare alimentare a causa della giusta fame di apprendimento) era più importante la disciplina e il non parlare dialetto? A quei tempi infatti, secondo i dettami mussoliniani, bisognava italianizzare tutto. Forse che l’intendimento più importante della scuola passava in secondo ordine e l’interesse allo studio se ne andava per i fatti suoi? E, se poi, col passare degli anni, può instaurarsi anche un desiderio di ribellione, come si fa a pensare che uno abbia voglia di studiare?

Già nella scuola media avevo deciso, chissà perchè, di fare medicina. Per iscriversi a Medicina era indispensabile la Maturità Classica o Scientifica.

Ma, se la voglia di studiare non c’era più, dato che bisognava andare avanti, rimaneva un’unica strada: COPIARE E FARSI FURBI. E, vi garantisco che, nel limite del possibile ci sapevo fare.

Oggi però, purtroppo solo oggi, chiedo agli addetti ai lavori:”Perchè non aiutate il vostro “cliente”? Perchè non gli fate amare la materia che dovreste insegnargli? Perchè lo punite quando dovreste punirvi o processare i vostri predecessori?

Ho usato la parola “cliente”. Lo scolaro con la sua famiglia è un cliente dell’insegnante!

Nello stesso modo come il paziente, o se preferite l’ammalato, è un “cliente” del Medico o della Struttura Ospedaliera nella quale si presenta, lo scolaro e lo studente sono dei clienti degli Insegnanti e delle Scuole.

La scuola dell’obbligo che dovrebbe essere gratuita viene, o dovrebbe essere, sovvenzionata dalle imposte che ogni cittadino “di buona volontà” paga. Il “cliente” obbligato ad essere tale dovrebbe avere il diritto di trovare una scuola accogliente dove gli “addetti ai lavori” hanno interesse a propagandare la loro”merce“, renderla appetibile e degna di essere approfondita.

da MAvero

Ho trovato molto interessante il Blog che vi ho proposto. Mi ha fatto ricordare l’indecente rapporto che avevo con la scuola, nonchè la scarsa considerazione che avevo come fannullone.

Nessun commento tiene conto della “dignità” dello scolaro.

Quante volte, noi adulti ci offendiamo perchè vediamo calpestata la nostra dignità. La dignità di chi va a scuola e dovrebbe imparare anche a essere onesto, domani sarà adulto; se umiliato nell’amor proprio di “cliente scolaro” anche da adulto riuscirà, perchè non stupido, a utilizzare la furbizia e diventare un “dritto” che, come tale, distrugge il “commercio”.

A scuola era obbligato a copiare; da adulto crede sia giusto “fregare il prossimo”.

NAVIGANDO PER BLOG TROVIAMO UNA INNUMEREVOLE QUANTITÀ DI PERSONE SCONTENTE A CAUSA DI SOPRUSI E DISONESTÀ ALTRUI.

SARÀ FORSE LA DISONESTÀ FRUTTO DEGLI “INSEGNAMENTI” DELLA SCUOLA?

AI POSTERI L’ARDUA SENTENZA?…

O AI MIEI LETTORI?


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Scorrendo velocemente “L’Illustrazione Ticinese” che ricevo regolarmente, mi sono imbattuto in questo titolo:

TITOLO DELL'ARTICOLO

L’ho letto. Articolo senza particolari pretese ma interessante (nel senso che desta interesse).La risposta dell’articolista è positiva.

A questo punto ho cominciato a pensare; i miei pensieri sono andati al Blog che da un anno abbondante mi evita, con certezza matematica, l’utilizzazione della parola noia. Anche prima non mi annoiavo mai e avevo sempre qualcosa da fare. Ora però, grazie anche ai già menzionati “Autobiografi”, il mio pensiero è molto più frequentemente in attività e raggiungo con maggiore facilità quelle circonvoluzioni cerebrali dove sono “assopiti” pensieri e ricordi.
Il Blog mi obbliga e mi permette di mettere per iscritto pensieri remoti e mi aiuta a collegarmi con quella rete virtuale che nasconde una quantità inimmaginabile di possibili lettori o “acquirenti” di certe sopite conquiste.
Il ricordo è una conquista. L’acquirente (virtuale fino a un certo punto) è il “collega” più o meno lontano che accetta, e acquista più o meno inconsapevolmente, alcuni miei pensieri e, a sua volta, si trova inconsciamente a mettere in subbuglio le proprie circonvoluzioni cerebrali.
Mettere a disposizione di altri certi propri ricordi, oltre a stimolare i ricordi altrui, crea dei rapporti di quasi “complicità” che, in ultima analisi può rasentare l’amicizia (se preferite colla a minuscola).
Alle volte è proprio lo scrivere e la ricerca della parola più opportuna, uno stimolo meraviglioso a rammentare, ovvero a far riesumare motivi negativi o positivi.
Andare al passato diventa terapeutico. Mettere a fuoco avvenimenti lontani può aiutarci nella nostra programmazione.
Ritornando all’articolo che ha stimolato l’Articoletto, vi mostro con piacere sorridente questa bellissima vignetta trovata nella Settimana Enigmistica.

DA "LA SETTIMANA ENIGMISTICA"

Se, grazie a Internet, si può arrivare a sentir battere il cuore più forte, sembra proprio che sia possibile una vera e costruttiva amicizia.
Addirittura, qualche volta mi son trovato, dopo aver letto un articolo o un commento, a pensare di prendere il telefono per comunicare meglio nell’interessante rapporto che si era venuto a creare.

Sarà interessante leggere cosa ne pensano i miei cari lettori e “amici”.

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Come ho già avuto occasione di scrivere, accade sovente che, da un nonnulla la mente si colleghi inconsapevolmente con avvenimenti che potrebbero essere lontani o molto lontani.
Questi collegamenti, il più delle volte, sono positivi se si accetta di avere uno spirito costruttivo.
C’è un proverbio che suona così:”NON TUTTO IL MALE VIENE PER NUOCERE”. E questo può anche significare che un brutto ricordo, permettendoci il collegamento con:”OGNI MEDAGLIA HA IL SUO ROVESCIO”, aiuta la riesumazione di avvenimenti positivi.
Indipendentemente da avvenimenti belli o brutti, ho recentemente letto questo blog:

http://chiaratizian.wordpress.com/2010/11/30/banalita1/#respond

da cui ho estrapolato queste frasi

“ci sono delle cose che vale la pena fare, anche da soli.”

una città che vuoi visitare,…

Però le stesse cose in compagnia sono meglio,
Non ho potuto fare a meno di ricordare che qualche anno fa, perchè l’avevo deciso, andai gioiosamente a visitare Colonia

LA CATTEDRALE DI COLONIA DALL’INTERNO DELLA STAZIONE FERROVIARIA

e Lubecca in Germania.
Già da anni desideravo vedere la Cattedrale di Colonia. A mia moglie non interessava. Andai da solo. Trovai maestosa la Cattedrale di Colonia. Non ebbi alcun interesse verso l’acqua di Colonia ma trovai affascinante come non l’avrei mai immaginata l’altra acqua che scorre a Colonia: il Reno.

IL RENO DA UN PONTE A COLONIA

Non avevo mai visto un fiume scorrere in quel modo. Ciò che mi stupì maggiormente e quasi mi bloccò “ipnotizzato” fu quella grande massa d’acqua che scorreva quasi, solo quasi, vorticosa. Fui rapito dall’ampiezza del letto del fiume e dai vaporetti, nonchè dai barconi che trasportavano ogni genere di mercanzia.
Ero solo; avevo potuto “coronare” quel sogno: vedere quel meraviglioso “momumento” della cristianità.

La mia foto che mi fa piacere condividere con voi è stata scattata dall’interno della stazione ferroviaria. Mi sembra particolarmente suggestiva.


La foto del Reno è stata scattata dal punto di mezzo del ponte che lo attraversa. La trovo ugualmente suggestiva con quell’omuncolo saltellante.

Mi si potrebbe obbiettare che ci sono fiumi maggiori, che in Europa altri fiumi possono fare la concorrenza al Reno, e così via. Per me però quel fiume fu una specie di rivelazione. Ebbi la possibilità di godermelo per un paio d’ore tranquillamente senza essere disturbato da chicchessia. Era la mattina di una tiepida giornata estiva; il cielo era tendente all’azzurro con delle tonalità particolari a quelle latitudini. La popolazione di Colonia e vicinato, la sera prima, e le primissime ore della mattina, aveva festeggiato con abbondanti libagioni la festa del Fiume. Dormivano ancora tutti.

Due anni dopo andai a Lubecca. Una meravigliosa città della LEGA ANSEATICA.

Già molti anni prima volevo andare a visitare quella “perla” del nord. Lubecca è stata definita uno dei posti più belli e più magici d’Europa. Questo è L’Holstentor.

L’HOSTENTOR

È uno dei monumenti più celebri di tutta la Germania.

Dovunque è possibile vedere, almeno in fotografia, le bellezze di questa città.

Camminando per le sue strade ammirando i suoi monumenti, l’animo ne riceve un piacere unico. Si possono inoltre vedere, nel centro della città, degli scorci inimmaginabili come questo che sono riuscito a immortalare. Mentre sbirciavo attraverso un portone, una gentile signora attempata, mi aprì il portone stesso e mi invitò a entrare. La mia gioia fu veramente particolare.

NEL CENTRO DI LUBECCA.

C’è a Lubecca una “peculiarità” importantissima che non bisogna dimenticare.

L’esistenza di una rinomata “Pasticceria”, conosciuta a livello internazionale, che produce marzapane e torte per tutti i palati.

Durante la mia permanenza, il tempo, considerata anche la latitudine, non fu dei migliori. Fu piacevole rifugiarsi in quella “Pasticceria” e consolarsi con una fetta di torta. NIEDEREGGER è il nome di quella “Pasticceria” e questo un piccolo “assaggio”:

DALLA PUBBLICITÀ NIEDEREGGER

Chiaratizian ha scritto: Però le stesse cose in compagnia sono meglio,

Per questa ragione, dopo quei viaggi mi ripromisi di ritornare sul “luogo del delitto” con mia moglie.

Sapevo non essere facile.

L’occasione di un viaggio fino al nord della Germania per un programmato imbarco su una nave da crociera, mi permise di visitare Colonia e Lubecca prima di raggiungere la nostra nave.

Mi fu possibile far ammirare a mia moglie la maestosità del Reno e le infinite bellezze di quella Lubecca di cui vi ho parlato.

Abbiamo anche potuto apprezzare insieme la bontà delle torte Niederegger.

Questo articolo scaturisce da quello di Chiaratizian. Scrisse poche parole… ma sacrosante. Se vi capita di ricordare… cercate di reagire nel modo migliore.

Scrivere questo articolo mi ha fatto gioire immensamente. Grazie a Chiaratizian!

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Nell’Articoletto 17 sviluppai in parte la paura dello scolaro terminando con un ricordo veramente amaro e cioè il titolo di un tema che mi distrusse: PERCHÈ AMO L’ITALIA.

La Guerra, quella Guerra Mondiale che distrusse vite umane in ogni angolo del pianeta e che ci dimostrò, forse per la prima volta, che a far le spese di un conflitto non sarebbero stati solo gli eserciti ma soprattutto gli inermi civili, era finita da poco più di un anno.

A quei tempi, coll’Aviazione che arrivava dappertutto nessuno riusciva più a sentirsi tranquillo e, in qualunque momento, era possibile sentire sulla propria testa il rombo di un aereo unitamente alla “musica” del mitragliamento.
Accadde a mio padre che solo per pura fortuna, o grazie a coincidenze particolari, riuscì a rincasare dal lavoro. Era ancora sul tram quando il suono dell’Allarme consigliò al manovratore di fermarsi. Mentre la maggior parte dei viaggiatori scendeva e si dirigeva correndo verso i “rifugi” poco lontani, mio padre, che vide sopra la propria testa il primo aereo in picchiata, preferì scendere nello scantinato di una casa diroccata e pericolante da un precedente bombardamento.

il bombardamento più sanguinoso, più perverso, più inutile della storia... QUELLO DI DRESDA

Cercò di considerare la “stabilità” dei muri ancora esistenti e attese, con calma apparente, che la “musica bellica” si allontanasse.
Quando, sano e salvo, riemerse dalle profondità dello scantinato si rese con raccapriccio conto che tutti quelli che avevano tentato di raggiungere il rifugio, erano tragicamente morti sotto le bombe sganciate da quel primo aereo in picchiata.

Accadde all’amico medico di mio padre. Lo incontrò vicino alla fermata del tram. Erano in periferia; il medico, che era poi un cattedratico dell’Università doveva andare in centro. Anche per lui il mezzo di locomozione normalmente usato era il tram.
A questo punto può essere necessario ricordare al lettore che a quei tempi fatti di paure, privazioni, stenti, morti e sofferenze, incontrare un buon conoscente col quale poter scambiare quattro chiacchere, era l’equivalente oggi di una allegra cena con amici. Quei tempi terribili obbligavano ogni giorno a “lottare” per sopravvivere.
Noi bambini non ci potevamo rendere conto di quanto potesse essere difficile e problematico arrivare al giorno dopo. Per noi era la normalità… Eravamo cresciuti in questa normalità…
Mentre mio padre chiaccherava amabilmente con quel medico, ecco arrivare il tram. Il medico si congeda e sta per salire sul tram, quando mio padre, riesce insistentemente a prolungare le chiacchere. “Ma prenda il prossimo tram. Di questi tempi è così difficile e raro potersi scambiare pensieri positivi!”. Il medico accettò e salì sul tram seguente.
Quando mesi dopo i due ebbero occasione di incontrarsi, le prime parole che quel medico disse a mio padre, furono:”Lei mi ha salvato la vita!”. Naturalmente mio padre “cascò dale nuvole” e chiese spiegazioni. “Ricorda quel giorno in cui ci trovammo affabilmente a chiaccherare e lei mi “impedì”, per continuare la nostra conversazione, di prendere il primo tram? Ebbene quel tram si trovò “vittima” coi suoi occupanti di un improvviso bombardamento nel quale morirono molte persone”.
Naturalmente mio padre fu felice di apprendere una siffatta positiva coincidenza.

Quella Guerra da poco finita, finì grazie anche, o probabilmente grazie all’intervento dei partigiani. L’operato dei partigiani non era innocuo e neppure all’acqua di rose. In certe situazioni fu determinante per il futuro dell’Italia. Era però, in molte occasioni, fonte di “attriti” fra gli italiani, di tale intensità, per cui l’odio faceva da padrone e infiammava gli animi più del patriottismo.
Le fucilazioni sommarie di appartenenti alle fazioni opposte erano all’ordine del giorno e i cadaveri sparivano nel nulla, si diceva negli alti forni.
Nessuno sapeva che Yalta aveva segretamente decretato in che zona di influenza sarebbe finita l’Italia.

I GRANDI DELLA TERRA NEL 1945

Nenni e Togliatti avevano ricevuto il Premio Stalin e Genova aveva, se non vado errando, un sindaco Comunista.

Il sottoscritto, dopo l’esame d’ammissione, fu mandato a scuola dai Gesuiti che, anche se deputati a predicare l’amore, non andavano molto d’accordo coll’ideologia marxista.

Ero approdato alla prima media dopo aver “riparato” il tema di italiano. Dalle suore ero passato ai Gesuiti perfettamente allineati all’onestà e alla carità ma sempre a fare i conti con “ENTRATE e USCITE”.

Non vi so dire se fu per necessità economiche o per superficialità, il prof mio di lettere era alle prime armi. Ce la metteva tutta ma aveva sicuramente scarsa esperienza e aveva dimenticato di considerare che i suoi alunni erano usciti da poco da una guerra devastante… anche per gli animi e la coscienze.

Un ragazzino della mia età che aveva visto o sentito di morti assurde e che si era trovato a convivere coll’odio che animava quelle coscienze, che dapprima fasciste avevano “dovuto” convertirsi, come poteva considerare la terra nella quale viveva?  Può solo essere soddisfatto se può continuare a mangiare decentemente e se non è costretto da assurdi divieti. In poche parole se può assaporare un poco l’essenza della libertà.

In questo contesto, già allucinato e terrorizzato dall’incapacità di fare i temi, mi ritrovai a dover fare un tema così: PERCHÈ AMO L’ITALIA.

Non sapevo neppure cos’era esattamente l’Italia. Ne conoscevo un po’ la geografia grazie alle gigantesche carte murali delle aule.

Forse quelle carte, fra l’altro, includevano ancora la VENEZIA GIULIA fino a Pola!

Che ne sapevo se amavo l’Italia! Dovevo amarla? Cos’era l’Amore dopo tanto odio?

LA PAURA

Mi prese intensa e paralizzante la PAURA. Quell’incompetente prof mi aveva costretto, ancora una volta, ad aver paura per uno stupido tema. Per fortuna che la paralisi (la paura paralizza) mi permise di salvare quelle cellule cerebrali che mi consigliarono di mimare un malessere.

Un malessere, vero o falso, onesto o diplomatico, non importa di che tipo, mi salvò da un pessimo voto.

Era il voto la parte più importante della scuola… non era la possibilità di apprendere!

La possibilità di apprendere dovrebbe essere parte integrante della scuola. Bisognerebbe inculcare negli insegnanti la priorità di essere interessanti con le loro materie. Insegnare tanto per farlo o, ancor peggio, tanto per averlo fatto può creare paure e resistenze tali per cui nulla riuscirà a dissiparle.

Mi sono sempre trascinato la “paura” per ogni esame.

Possano gli insegnanti crearsi un punto di vista diverso nel valutare l’alunno svogliato, fannullone o menefreghista!

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L’ESTONIA fino al 1991 faceva parte integrante dell’Uione Sovietica. Appunto dal 1991 ha riconquistato l’indipendenza, dopodichè è entrata a far parte dell’UE e da oggi, la moneta circolante è l’Euro.

LA MONETA DA 2 EURO

LA MONETA DA 1 CENTESIMO

Da provincia “schiava” sottomessa all’Unione Sovietica, non solo ha riacquistato la propria indipendenza, ma, malgrado crisi di tutti i generi ha un’economia validissima.
BENVENUTA!

UNO SCORCIO DI TALLINN

Chissà che qualcuno da noi che piange per la crisi e non per la disonestà con la quale ci governa non abbia voglia di imparare qualcosa!

L’anno è cominciato!

SPES ULTIMA DEA?

UNA BUCA DELLE LETTERE DELLE POSTE ESTONI

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