Mi piace scrivere qualcosa in favore del francobollo.
Il francobollo è un piccolo pezzetto colorato che, più di un secolo fa, è stato inventato per far spedire le lettere, cioè per dimostrare l’avvenuto pagamento della tassa necessaria per quel servizio. Col tempo, quel “pezzettino di carta”, è diventato sempre più bello e ha cominciato a raccontarci delle storie.
Questo è il primo francobollo. Il famoso PENNY BLACK.
Dall’uscita del primo francobollo ogni Regnante si è trovato a figurare sui francobolli del proprio stato o della propria Colonia.
Oggi se dovete telefonare, non dovete neppure ricordare il numero. Basta richiamare una memoria e, clic, alcuni istanti dopo arriverà il segnale giusto. Un tempo il segnale era solo di libero o di occupato. Ora ve ne dicono di tutti i colori e qualche volta risponde la persona alla quale avete telefonato.
Guardate questo francobollo da 25 lire (4 francobolli uguali – una quartina). Fu emesso nel 1970 per commemorare il completamento della rete teleselettiva nazionale. Fino a quel momento per telefonare a qualcuno che risiedeva in un comune diverso da quello di partenza, bisognava chiamare un operatore, comunicare il numero e il comune desiderato e attendere pazientemente di essere richiamati. L’attesa poteva durare anche qualche mezz’ora e, quando finalmente potevate parlare col numero desiderato, dopo tre minuti, l’operatore vi chiedeva se volevate continuare la conversazione oppure no.
Il francobollo vi mostra un mezzo dischetto telefonico stilizzato.
Il dischetto telefonico coi numeri è facilmente visibile in questa fotografia. Quando arrivò la teleselezione nazionale bisognava selezionare il numero della “zona” prima del numero di nostro interesse. Fino a quel momento l’Italia era divisa in zone di appartenenza, ovvero esistevano società che gestivano regioni ben precise. Da Nord a Sud le cinque società telefoniche erano: STIPEL, TELVE, TETI, TIMO e STET. Solo nel 1965 furono unificate dalla SIP (Società Idroelettrica Piemontese) che, per l’occasione, diventò Società Italiana Per l’esercizio telefonico.
Quando si doveva telefonare si immetteva il ditino nel numero, lo si faceva girare fino al fermo, si faceva poi il numero seguente, il seguente ancora e finalmente si sentiva la linea libera o occupata. Si ripeteva il numero sempre nello stesso modo quasi a far arrossare il dito. Se poi la “linea” era occupata si rischiava di impazzire.
Arrivarono poi i telefoni SIRIO coi tasti. Telefonare divenne più facile; tanto più che si poteva ripetere il numero con un unico tasto.
Non si dimentichi che i telefonini assolutamente ancora non esistevano. Se qualcuno era fuori casa e doveva telefonare, solo per le telefonate urbane poteva usare il telefono a gettone. Si doveva fare il numero e, solo dopo la risposta si doveva schiacciare quel piccolo tasto in alto che faceva scendere il gettone e allora ci si poteva parlare. Non ricordo se c’era un limite di tempo oppure no.
Sempre col dischetto erano apparsi anche dei comodissimi e bellissimi telefoni da “comodino”. Erano anche molto simpatici e occupavano poco posto. Ce n’erano proprio di tutti i colori. Si chiamavano ERICOPHON.
Naturalmente dall’apparecchio a gettone, si passò velocemente all’apparecchio a gettoni e alle cabine telefoniche con le porte basculanti tipo Saloon. Dopodichè arrivarono le schede telefoniche che stimolarono i collezionisti.
Recentissimamente ho trovato questo articolo:
http://pinoscaccia.wordpress.com/2011/05/29/addio-vecchia-cabina/
che dimostra un’era in declino.
OGGI SI VIAGGIA SOLO COL TELEFONINO E CI SI INTOSSICA DI ONDE INVISIBILI
Siamo partiti con un francobollo. Quante cose può farci ricordare un semplice francobollo.
Anche lui scomparirà. Nessuno più scriverà e nessuno più aspetterà l’agognata lettera.
Ma che bello ricordare i tempi che furono anche attraverso la storia dei francobolli e del telefono!
Io non sono poi così vecchia, ma il telefono a disco lo ricordo bene così come non potrò mai dimenticare le cabine telefoniche e i cari vecchi gettoni. Infatti, poiché le telefonate interurbane una volta costavano parecchio e io avevo un moroso che stava in un’altra città, avevo avuto il divieto, da parte dei miei genitori, di telefonare da casa. Partivo alle sette di sera (c’erano le fasce orarie e dopo le 18 costava la metà), con il carico di gettoni, e andavo alla Sip, che stava proprio dietro casa.
Le schede telefoniche, invece, le ho sempre odiate: raramente riuscivo a farle funzionare! Ma per certe cose sono negata. 😦
Ricordo anche le file interminabili davanti alle cabine quand’ero in vacanza al mare. Con l’arrivo del cellulare è stato tutto più semplice, anche se la tecnologia ha un prezzo, anche per la salute. Io onestamente non credo a quello che dicono circa le onde elettromagnetiche da cui siamo comunque tempestati in ogni dove. Certo, bisogna fare attenzione a non portare addosso il telefonino e a non lasciarlo acceso di notte, appoggiato sul comodino a venti centimetri dalla testa. E poi è anche vero che bisognerebbe usarlo per un tempo limitato. Io talvolta mi dimentico della sua esistenza e nemmeno lo accendo. Poi, però, sento le proteste di marito e figli che mi cercano e io non rispondo.
Il francobollo? Temo anch’io che avrà vita breve.
@Marisa
Grazie per il tuo piacevole contributo. Oggi si dà per scontata la possibilità di telefonare estraendo dalla tasca un telefonino. Chi non l’ha vissuto non immagina le difficoltà per comunicare a distanza!
Questo post è molto interessante!
@Psycho-Trutzy
Mi fa piacere.
Che nostalgia,forse per i tempi andati.Ma ti ricordi anche il telefono duplex,la famiglie per risparmiare avevanon un tel
in due ma alle volte era motivo di lite.
Ciao Quar.
PS Ancora possiedo sia dei francobolli nelle buste,sia diversi gettoni.
@Gibran
Ricordo perfettamente i telefoni duplex. I tempi sono cambiati! È proprio meglio? La gente gioisce di più? C’è maggiore serenità?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Ciao!
Le collezioni: non ho mai capito se sono fini a se stesse o se sono un libro dei ricordi. Tu che dici?
@frz40
Ci sono moltissimi tipi di collezioni. La maggior parte sono fini a se stesse. Semplicemente il gusto di mettere insieme. Ho conosciuto una signora che collezionava statuette di gufi. Ne aveva di tutti i tipi. Qualche anno fa, proprio qui a Lugano era esposta una collezione di scatole e di imballaggi.
Ci sono poi i collezionisti di quegli oggetti che possono diventare una forma di investimento, come francobolli o monete. Ogni collezione, se fatta con passione, può diventare un libro dei ricordi.
Oggi come oggi la collezione più sicura è quella di sterline oro o marenghi!
mio padre in stazione aveva un telefono nero con una manovella a fianco, per chiamare, bisognava rotearla e faceva un bellissimo trillo, quanto mi piaceva farlo, soprattutto di nascosto…potenza e FASCINO della trasgressione! Ora, vivo al cellulare che mantiene caldi i miei rapporti umani! ciao un abbraccio
@Loretta
Quante cose ti faccio ricordare!
Vedrai cosa ho in preparazione!
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