Poco alla volta vediamo sparire le cabine telefoniche:
https://campionaridiparoleeumori.wordpress.com/2015/03/31/pieta-per-le-cabine/
Un tempo, non molto tempo fa, se si andava in viaggio ci si armava di gettoni telefonici. Poi, un po’ di tempo dopo, ma non moltissimo, i gettoni hanno lasciato spazio alle schede telefoniche.
Appena si arrivava a destinazione o, se nel viaggio si creava qualche intoppo, si andava alla ricerca di una cabina telefonica libera per comunicare coi familiari o coll’amato bene. Ogni tanto, nei parcheggi dell’autostrada, s’incontrava qualcuno che comunicava con uno dei primi telefonini (considerata la mole erano telefononi). e ne faceva volentieri sfoggio.
Ma molto prima ancora, se si voleva comunicare a distanza, prima che inventassero la teleselezione, bisognava chiamare il centralino, comunicare il numero telefonico della località che si voleva chiamare, e… aspettare… aspettare tranquillamente anche delle mezz’ore.
Ma questo non accadeva nel Medio Evo o ai tempi di Mazzini e Garibaldi, accadeva quando io ero già adulto e laureato… e già facevo parte del mondo lavorativo.
Analogamente… nello stesso modo come vediamo eliminare la cabine telefoniche, vediamo diminuire le buche delle lettere, perché, anche se la gente “scrive” ancora, lo fa sempre di più con le E-Mail e le SMS. Non scrive più delle lunghe lettere… da affidare alle poste… che, in un certo senso, custodivano per qualche giorno il nostro segreto.
Quando si scriveva, nell’affidare la missiva alle poste, si appiccicava sulla busta un francobollo onde dimostrare l’avvenuto pagamento della tassa necessaria al trasporto. Se oggi ricevete una lettera, raramente ci sarà sulla busta un francobollo. Anche questi pezzettini di carta cominciano ad essere quasi rari. Non vengono usati quasi più. Non scompariranno mai?
Ho sempre avuto un debole per tutto ciò che ha a che fare col servizio postale. Per questa ragione, andando in giro, ho cominciato a immortalare le buche delle lettere. Dato che anche quelle, come le cabine telefoniche, sono destinate a scomparire, potrò, in questo modo lasciare ai posteri qualcosa della “civiltà” non ancora tutta tecnologica.
Ogni buca fotografata ha una piccola storia o trattiene un piccolo ricordo o fa ricordare il parente o l’amico che mi ha permesso di collezionarla.
Tutto cominciò nel 2008 quando, a spasso per Stoccolma, incontrai due simpatiche buche di due colori diversi… e le fotografai. Da quel giorno si mise in moto in me quella specie di apparente collezionismo che, sempre apparentemente, non serve a nulla.
In poche parole ho cominciato un gioco nuovo… e anche molto simpatico.
Qualcuno potrebbe dire che sarebbe meglio evitare di giocare e, invece, occuparsi di qualcosa di un po’ più intelligente e costruttivo. Può darsi. Guardate un po’ cosa ne pensava un saggio Presidente degli Stati Uniti:
https://quarchedundepegi.wordpress.com/2010/11/28/considerazioni-6/
Credo che avesse ragione.
Malgrado i miei acciacchi, se qualcuno mi vede per la strada o ha a che fare con me, ha l’impressione di interagire con una persona normale. Proprio così: SEMBRO NORMALE.
Mentre collezionavo fotografie di buche delle lettere, finii di scrivere un libro e lo feci anche pubblicare. Qualcuno l’ha “maltrattato”, qualcun altro l’ha amato, qualcuno l’ha pubblicizzato e qualcuno, e questo è importante, dopo averlo letto ha ricominciato ad amare la vita… e ha ricominciato a vivere.
Con questa piccola ma non finita collezione, sto giocando e riesco, in un certo modo, a contrastare le “sofferenze gratuite” che la vita moderna e la malvagità dei nostri simili ci propina. Sorrido un po’ di più… quando sorridere è importantissimo.
Mentre le cabine telefoniche spariscono e le buche si diradano, vi faccio partecipi della mia prima… siglata.
Se ce la farò… ne seguiranno altre… e potranno diventare piacevoli rarità.