Quando sei su una “sicurissima” nave da crociera, ti trovi in mezzo all’Oceano Atlantico e le onde raggiungono anche l’altezza di dieci metri, si pensa solo al fatto che si potrebbe soffrire a causa dell’ondeggiamento dello scafo, per cui va benissimo se non si ha nausea e non si vomita. Non solo la nave ondeggia con rollio, beccheggio e qualche spiacevole “imbarcata”, ma chi si trova tranquillo in cabina, magari sul letto, sente in continuazione scricchiolii dei mobili e delle pareti, colpi forti come se venissero dal di sotto e qualcuno bussasse, sensazioni violente di sbandamento sicuramente a causa di forti onde contro lo scafo; per non parlare di sensazioni di sollevamento con repentino sprofondamento e movimenti ripetuti sussultori accompagnati da spinte laterali senza preavviso. Se poi ci si decide di mettersi in movimento per raggiungere i piani alti della nave, la camminata è molto simile a quella dell’ubriaco, per cui è impossibile camminare diritti e, dopo aver sollevato il piede e la gamba per fare un passo, il piede sembra debba rimaner sollevato, e quando toccherà terra, lo farà in un punto diverso dal previsto. Se poi si decide di mangiare qualcosa, bisogna fare molta attenzione ai repentini sbandamenti della nave ed essere ben pronti ad afferrare le suppellettili che sono sul tavolo dato che potrebbero scivolare via.
Se poi lo sbandamento sarà particolarmente forte, si potrà vedere volare per terra anche qualche umano che, seduto al tavolo, non ha avuto l’accortezza di tenersi saldamente al tavolo stesso… che per fortuna è fissato al pavimento.
Fa una certa impressione, per fortuna raramente, sentire la nave “scrollata” con tale violenza per cui ci si trova a sperare che la costruzione sia stata fatta alla perfezione; sembra infatti che la nave stia andando in pezzi.
Dopo la partenza dalla Groenlandia, fu proprio così per 4 giorni… e 4 notti. Proprio a causa del mare decisamente mosso che fu saltato uno scalo in Canadà e fu in forse il secondo scalo ad Halifax.
Non avrei mai immaginato di mettere i miei piedi sul suolo groenlandese, e tanto meno avrei immaginato di farlo trasportato da una nave da crociera.

Qaqortoq
La bellezza affascinante del villaggio “multicolore”, su una terra brulla spruzzata di neve con strade parzialmente ghiacciate in una giornata col cielo terso e azzurro intenso è… semplicemente indimenticabile. Per fortuna esiste la possibilità di “rivedere”, per ricordare, con le fotografie. E, con le fotografie si può anche immortalare la buca delle lettere nella quale, fra l’altro, s’è imbucata la cartolina per parenti e amici.

La buca dall’Ufficio Postale
Proprio così! Arrivammo di buon mattino nella rada di Qaqortoq, un villaggio inuit nel sud della Groenlandia. Era ancora ottobre, ma la temperatura attorno ai 5 gradi sotto lo zero, ci consigliò giustamente di ben coprirci, tanto più che il tragitto dalla nave alla terraferma fu su un Tender (motoscafo molto capiente per 50 e più persone, coperto e con due motori ma con aperture laterali che lasciano passare l’aria… gelida). Anche se il tragitto durò solo circa 10 minuti, arrivando infreddoliti si viene attirati da un edificio che vende un po’ di tutto per quanto riguarda i “souvenirs”, artigianato locale, ecc. … e cartoline. Non siamo solo noi! C’è la ressa delle grandi occasioni. Gli abitanti del villaggio che di colpo vengono assaliti da qualche migliaio di curiosi. Sì, in fondo siamo dei curiosi, ma loro sono, o, per lo meno sembrano contenti.

La bandiera della Groenlandia dal 21 giugno 1985.
Compriamo un paio di cartoline e delle calze del luogo con la bandiera della Groenlandia… regalate quasi tutte ai nipotini. Per i francobolli ci dicono dove si trova l’ufficio postale; proprio quello che volevo!
Ci sono pure delle bancarelle all’aperto gestite da Inuit: compriamo un cristallo e lo paghiamo. Il simpatico Inuit che mi ha venduto il cristallo, dopo avermelo consegnato ha voluto darmi la mano… col sorriso! Che bello! L’ho fotografato.

L’Ufficio Postale
Andiamo alla ricerca dell’Ufficio Postale e siamo stupiti del fatto che sulle strade ci sono relativamente molte macchine. Ci sono molte persone che attendono l’apertura dell’Ufficio. Decidiamo di passare un po’ dopo. Fa bel freddo, e vediamo con piacere la macchina della posta… che fotografo con gioia.

Il furgone della posta
Nel piccolo percorso verso la posta, abbiamo la fortuna d’incontrare una piccola “carovana” di bambini dell’asilo: Dei bellissimi bambini del luogo, che, ben ordinati, accompagnati da attente maestre, vanno giudiziosamente a coppie verso il mare.

La cartolina che mi sono spedito. Bimbi Inuit e bandiere della Groenlandia.
L’Ufficio Postale apre alle 10 e ci sono già molte persone in coda che aspettano. Siamo già abbastanza intirizziti; andiamo alla ricerca di un ambiente caldo dove poter avere un caffè o, per lo meno, una bevanda calda. Non lo troviamo.

Il numerino
Nel frattempo apre lo sportello della posta… modernissimo e coi numerini. Ho tenuto il mio numerino. Proprio come i nostri in Svizzera. C’è solo una grande differenza, e cioè che sono scritti in una lingua difficile da capire… per noi naturalmente!
Va benissimo! Prendiamo il nostro numerino e, per la prima volta sono contento di dover aspettare alcuni minuti nell’attesa del nostro turno. Stare al caldo e sentire le mani che riprendono una temperatura normale… è una goduria! Sì perché non sopporto il freddo, specialmente alle mani, e questo da quando feci, anni fa, la chemioterapia. Ormai è tutto apparentemente passato. Secondo le statistiche mediche, ammesso che le statistiche siano valide, sono ormai fuori. Dovrei essere come guarito… nel senso che il cancro non dovrebbe più venirmi nello stesso posto. È chiaro che potrà venire da qualche altra parte. Bisogna sempre essere pronti… o far finta di niente.

Il francobollo della Groenlandia… obliterato!
Di ritorno a casa, trovo con gioia la cartolina col francobollo timbrato: timbrare (che significa in questo caso obliterare) i francobolli fa parte dell’efficienza del servizio postale.
Per il mio cervello tarlato di collezionista di foto di buche postali delle lettere, è veramente unico aver potuto fotografare una buca della Groenlandia, ed esser riuscito a spedirmi una cartolina. Non credo infatti che mi capiterà di ritornarci e difficilmente qualcuno mi spedirà una foto da quell’enorme isola americana. Eh sì. Anche se la Groenlandia è nell’orbita della Danimarca, fa parte dell’America.

L’Ufficio postale di Qaqortoq
Posso fotografare l’ufficio postale… (è quasi un “addio”) dall’altra parte… prima di continuare la passeggiata nel villaggio… malgrado il freddo.

L’altra buca della Groenlandia.
Non possiamo passeggiare troppo a lungo, anche perché dovremo presto metterci in coda per ritornare sulla nave che ci porterà in Canada.
Ma che bello! Trovo un’altra buca… e la fotografo.
Sembra piccola, ma la grandezza è uguale all’altra. Il problema fu che la temperatura era stabilmente sotto lo zero, per cui, prima di fotografare bisogna togliersi i guanti, fare in modo che con le mani ugualmente fredde la macchina fotografica non scivoli per terra e scattare la foto… mentre chi era con me già lontana era. Bisognava quindi far presto.
Vorrei fare una piccola considerazione: “Non potrei vivere in una terra così fredda. Devo però dire che la cortesia e la gentilezza delle persone incontrate fu meravigliosa.”
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