Quand’ero piuttosto giovane si diceva Canadà coll’accento sull’ultima a; oggi non si mette più l’accento. Chissà in futuro.
Il Canada è uno stato molto vasto, uno dei più vasti del globo. È bagnato da più mari ed è molto legato alla Gran Bretagna ; in ogni caso lo era.
Fui in Canada nel 1999 quando ancora non si sapeva come sarebbe andata a finire coll’elettronica nel passaggio dal 1999 al 2000. Andò tutto bene.
Sì, mi sarebbe piaciuto andare in Canada, ma non avrei mai considerato molto potabile affrontare un certo numero di ore di volo stipato su un aereo.
Fu così che mia figlia, ormai grandicella e studentessa universitaria, andò, grazie a uno scambio coll’università di Toronto, alcuni mesi in quella bella città. Ci andò col suo ragazzo, e noi, suoi genitori non potemmo fare a meno di andarla a trovare. L’autunno era già inoltrato e, se a Zurigo si stava ancora quasi bene, quando arrivammo a Montreal nevicava ; poco, ma nevicava.
Il nostro volo diretta da Zurigo era stato cancellato. Ci mandarono a Bruxelles ; arrivati a Bruxelles, ci stiparono su un aereo delle SABENA.
La SABENA non esiste più, è fallita nel 2001 nello stesso modo come non esiste più la SWISSAIR, che aveva una grossa influenza sulla Sabena; in poche parole, del pacchetto azionario, ne possedeva il 49%. Ora sono sparite tutt’e due. Dalle ceneri della Swissair è sorta la SWISS, ma gli azionisti… sono rimasti per terra e chi possedeva obbligazioni… anche, quasi del tutto. Questo è quello che succede se si ha ingiustamente fiducia in qualcuno (leggi Swissair).
I « nostri ragazzi » ci vennero incontro con una macchina a noleggio, ci prenotarono un bel B&B e ci fu possibile vedere quella città sull’estuario del San Lorenzo. La lingua ufficiale di Montreal è il francese, però è un francese così « strano » per cui, col mio francese era difficile capirsi. Coll’inglese, che non so, ancora peggio.
Fu molto interessante, e lo ricordo benissimo, scoprire una vera e propria città sotterranea con tutti iservizi possibili e immaginabili. Questo permetteva di poter vivere tranquillamente anche durante i rigidissimi inverni canadesi. Il freddo non era ancora intenso; acquistai ugualmente un comodo colbacco, che conservo ancora gelosamente e che mi serve ogni volta che il freddo è veramente freddo. Dopo 2 notti partimmo alla volta di Toronto.

FOTO POSTA IN UN NEGOZIO DI COSMETICI
Conobbi, dopo una sosta in un autogrill, i bicchieroni di cartone con coperchio che ogni buon americano si porta elegantemente dietro, in macchina e per la strada con quella bevanda calda, color marrone chiaro chiamata caffè.
Non sapevo ancora che mi sarei interessato alle buche delle lettere. Amavo sì i francobolli e tutto ciò che girava attorno al servizio postale, ma sempre legato alla funzione dei francobolli. Imparai, per la prima volta, quello che oggi fanno anche qui in Europa, e cioè il risparmio esagerato a discapito dell’utente: vengono chiusi quegli uffici postali che non rendono abbastanza e si colloca il minimo del servizio all’interno di un negozio o di un supermercato.
Per me era tutto nuovo e, anche se non sapevo ancora che avrei fotografato quelle vere, acquistai una « buca salvadanaio »… che custodisco gioiosamente e che lascerò a un qualche nipotino.
Il soggiorno a Toronto, malgrado il freddo, ci permise di godere alcuni interessanti angoli della città, nonché la presenza nei parchi di molti scoiattoli.

LA BUCA SALVADANAIO
Ci fu anche possibile andare a visitare una Casa particolare diventata museo : La « CASA LOMA », e godere lo spettacolo SWINGSTEP con ritorno in tram. Sì, perché a Toronto c’è anche il tram.
L’inverno è molto rigido con temperature abbondantemente sotto lo zero, per cui la vita è molto movimentata nell’immensa città sotterranea, direttamente collegata alla metropolitana e all’ingresso dei grattacieli. Non mancano i ristoranti e le zone per fumatori… sempre più ghettizzati come se fossero degli assassini.
E pensare che il tabacco fu, per la prima volta, conosciuto da Cristoforo Colombo ed era usato a scopo terapeutico. Chissà che ingredienti vengono oggi miscelati al tabacco per dare ai fumatori la dipendenza.

L’ORSACCHIOTTO
Durante un nostro girovagare, acquistammo un simpaticissimo orsacchiotto, che è tutt’ora sulla scrivania di mia moglie ; ricordo cosa disse la commessa quando seppe che l’avremmo portato in Europa : « Ma che bello ! Mi commuove l’idea che questo orsacchiotto vada in Europa. »
Tornammo in Europa col bus fino a Buffalo negli Stati Uniti dopo aver visto le cascate del Niagara; dormimmo lì e, la mattina dopo, con un’auto a noleggio, attraversammo una buona parte dello stato di New York e raggiungemmo Boston da dove un aereo della Swissair ci portò a Zurigo.
A Niagara, anche se il freddo era abbastanza pungente ed eravamo praticamente gli unici turisti, trovai ugualmente l’ufficio postale che, gentilmente mi timbrò una busta… che viaggiò regolarmente fino a Lugano.

LA BUSTA COL TIMBRO NIAGARA FALLS
Fu probabilmente a causa del freddo, se le cascate più famose del Canada e degli Stati Uniti non ci entusiasmarono.

IL TIMBRO D’ARRIVO
Ricordo che trovammo a fatica un ristorante dove poter mangiare. Ricordo che mangiammo Pan-cakes con succo d’acero… non c’era quasi nessuno.
Con un altro bus ripartimmo alla volta di Buffalo negli Stati Uniti. Pensavo che i doganieri salissero sul bus come accade in treno da noi ; no ; fu necessario scendere, portare le valigie in dogana, compilare un formulario, pagare qualche dollaro… senza ricevuta e risalire coi bagagli sul bus.
Tornammo un’altra volta in Canada, e già avevo il pallino delle buche delle lettere. Prima di allora però, un parente mi procurò alcune foto di buche canadesi, proprio di Montreal.

BUCA DI MONTREAL DI FRONTE
Sono buche che ricalcano la buca salvadanaio che acquistai durante il primo viaggio… e furono fotografate senza nessun « risparmio ».

BUCA DI MONTREAL DA DESTRA
Sono molto belle e, probabilmente tutte uguali in tutta la nazione.
Il ricordo di Montreal è, grazie anche a queste buche, molto grande, dato che quella fu la prima volta che misi piede in terra americana. Prima di allora non avevo mai sentito un interesse particolare per quel continente nord americano. Avevo sempre avuto l’impressione che gli americani soffrissero un po’ di « complesso di superiorità », che come tale è sempre patologico. Ho sempre sentito la necessità di ringraziare gli Stati Uniti, in particolare, che hanno avuto molti morti per venire in nostro aiuto e salvarci dalle dittature di Hitler e Mussolini. Oggi non so più se l’hanno fatto per essere « gentili » o perché avevano i loro interessi. È un fatto che, se non fossero arrivati loro, sarebbe stato per noi molto difficile scrollarci di dosso il nazifascismo.
(continua)
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