Nel settembre del 2016 misi online l’Introduzione e il Primo capitolo:
Mi fermai perché avevo pensato che poteva essere buona cosa cercare un editore disposto a stampare e divulgare. Non posso dire di aver cercato molto; c’è qualcosa che mi trattiene.
Recentissimamente l’amica Rosa di Genova ha riesumato il PRIMO CAPITOLO.
Ergo, ho pensato di mettere online il secondo capitolo… poi… poi vedremo. Rimango dell’idea che i gradini vanno fatti uno alla volta.
Questo il SECONDO CAPITOLO:
Il cardiologo
La cittadina dove Livia e Claudio rimangono per un po’ di giorni è molto bella e aiuta, col clima marino a ritemprarsi… fino a un certo punto però.
Ha infatti un’ampia passeggiata a mare che permette non solo di camminare senza fretta respirando a pieni polmoni l’aria pulita da cui ci si trova circondati, ma anche di ammirare un mare fonte di vita e captarne i colori che, a seconda del momento della giornata, cambiano in continuazione.
Livia con Claudio ne approfitta per tentare di riprendersi. Purtroppo l’extrasistolia la disturba molto per cui quando cammina deve rallentare molto il passo e deve sedersi frequentemente. Se poi deve fare anche pochi gradini, l’affanno fa capolino, quasi violentemente, e deve fermarsi.
Claudio non sa più cosa fare. Purtroppo Livia è sempre sofferente e questa bradicardia con extrasistolia continua ad infastidirla. Decide di telefonare alla dottoressa Canapa e chiedere il suo pensiero: “Scusa Giacinta se ti disturbo, ma non so più da che parte voltarmi. Qui la situazione è sempre la stessa; il polso sempre uguale, se non peggio. Avrei pensato di dare a Livia, tanto per cominciare, mezza compressa del betabloccante Concor 2.5; cosa ne dici?”
La dottoressa è sempre molto gentile e disponibile: “Mi sembra un’ottima idea.” risponde “L’indicazione è quella giusta.”
Nel ringraziarla, Claudio pensa: ”Questa donna è un po’ una mosca bianca. Si comporta in modo veramente collegiale… anche se è molto occupata accetta di rispondere e, fuori orario, acconsente di essere chiamata sul cellulare. È sempre peggio! Sempre meno medici sono rintracciabili “fuori orario” e, se in orario è impossibile avere un colloquio o bisogna sottostare agli interrogatori di acide e impersonali segretarie.”
Claudio si sente sollevato e dà la mezza pastiglia a Livia che sembra ne abbia subito un piacevole beneficio. Sembra solo. Il miglioramento dura poco perché sparisce l’extrasistolia, ma la frequenza diventa bassissima: 30 pulsazioni al minuto!
Claudio si spaventa e, mentre aspetta che la situazione ritorni almeno come prima: “Prima o dopo l’effetto sparirà!”, è sempre lì a tenere il polso di Livia.
Se c’era una cosa che sapeva fare Claudio, era quella di sentire il polso di una persona. 20 lunghi anni in sala operatoria quando i monitor non c’erano e si doveva controllare la situazione anestesiologica col polso, coll’apparecchio della pressione a mano e coll’osservazione della pupilla.
Onde far comprendere anche “agli addetti ai lavori” qual era la routine del medico anestesista negli anni 60, sarà bene descrivere per sommi capi cosa doveva fare un anestesista durante un intervento della durata, per esempio, di 2 ore. Può essere interessante anche per il profano che, non raramente, crede che il compito dell’anestesista si riduca a un’iniezione endovenosa di “dormia”.
Quante volte Claudio si è sentito dire: “Mi raccomando dottore, me ne dia tanta (di dormia); non voglio svegliarmi durante l’operazione.”
Oppure, e questo Claudio lo sentì nella Svizzera francese, quando un paziente si recò presso l’abitazione dell’anestesista che sostituiva per pagare l’onorario di un’anestesia; avrebbe detto testualmente: “Vengo a pagare l’iniezione.” E avrebbe aggiunto: “Però costa cara l’iniezione!”
Claudio aveva imparato i rudimenti dell’anestesiologia nelle cliniche universitarie di Zurigo. Aveva imparato che la precisione era importantissima.
Orbene, un buon anestesista, anche se aveva a disposizione un respiratore automatico, doveva, ogni 10 minuti, misurare la pressione arteriosa e il polso… e doveva scriverli; se poi qualcosa non seguiva la norma o aveva il sentore che si dovesse stare con le antenne ben tese, controllava quello che faceva il chirurgo e rimaneva con le dita incollate sul polso del paziente; doveva poi controllare le pupille ed eventualmente far sì che l’occhio rimanesse chiuso (per evitare la cornea perdesse la necessaria umidità). Ogni tanto passava la mano sulla fronte del paziente per controllare eventuali sudorazioni anomale. Se poi era necessario poteva anche dover trasfondere sangue o altri liquidi… endovena. Non sempre aveva un respiratore automatico a disposizione, per cui, oltre a tutto il resto, aveva il compito di ventilare il paziente a mano… con un pallone!
Il suo primario dovere era però quello di conservare uno stato ottimale di narcosi e rilassamento muscolare controllando la necessità di iniettare i giusti medicamenti nella giusta quantità per permettere, alla fine dell’intervento, un sereno risveglio con ottima respirazione autonoma.
Secondo Claudio, l’anestesia è un’arte, non è un mestiere. Un anestesista, che maneggia medicamenti molto potenti, deve saper capire un attimo prima cosa si deve fare; deve avere una quota piuttosto alta di sensibilità ed elasticità per cui, se per trenta minuti non deve fare quasi niente, di colpo deve riuscire, se necessario, a fare trenta cose nello spazio di pochi secondi o minuti… dopo averne intuito la necessità.
Claudio l’aveva imparato in tedesco… e poi s’era trovato altrove col bagaglio della precisione, ma soprattutto s’era trovato solo. Sì, perché l’anestesista è spesso solo… e deve decidere da solo… tutto solo.
Claudio sapeva che il polso ha da dire la sua, e dopo quella preoccupante “bradicardia” senza extrasistolia aspetta che tutto ritorni come prima… soprattutto senza eventuali altri danni.
Sì, perché i medicamenti possono produrre dei danni!
Per fortuna il comportamento del cuore torna ad essere come prima e i due, Livia e Claudio, fanno “armi e bagagli” e abbandonano l’aria di mare per l’abitazione abituale nel Canton Ticino in Svizzera; sanno però che bisogna fare qualcosa, tanto più che avevano prenotato una settimana in un albergo a Merano… per Livia molto utile per potersi un po’ veramente riposare, non dovendosi in continuazione occupare delle faccende domestiche.
Del Centro Cardiologico non possono più fidarsi e hanno bisogno di sapere se devono disdire l’albergo in Alto Adige.
Claudio chiede aiuto al bravo cardiologo Dr. Bardelli. Non c’è ma telefonerà. Infatti telefona e, sembra un gioco di parole, fa telefonare per un appuntamento.
È già passato più di un mese da quando è iniziata questa storia!
Si pensi, magari solo per un attimo al fatto che questa donna ha cominciato ad essere disturbata da più di un mese e, pur essendosi recata subito nell’altisonante “centro”, ora deve rivolgersi a un cardiologo privato.
Livia, con Claudio, si trova ora nella sala d’aspetto del Dr. Bardelli, e ci restano per quasi un’ora, esattamente 55 minuti prima di essere chiamati.
“A parte il piccolo particolare che c’era un bel caldo torrido” si chiede oggi Claudio “per quale ragione un medico deve far aspettare così a lungo i pazienti che si rivolgono a lui? Se vien dato un appuntamento, si possono capire i cinque minuti, anche dieci, ma non un’ora. È una questione di organizzazione, di rispetto e di educazione; tutto questo indipendentemente dall’eventuale urgenza.”
Bisogna dire che il Dr. Bardelli è molto gentile e, oltre a fare molti esami a Livia, la visita pure con scrupolo e attenzione. Fra visite, esami, misurazioni della pressione arteriosa, elettrocardiogramma normale e sotto sforzo con camminata sul tapis roulant, Livia può risalire in macchina per tornare a casa con Claudio due ore dopo.
Il parere del Dr. Bardelli fu molto importante, perché Claudio e Livia avevano programmato di partire proprio il giorno dopo per una settimana di relax a Merano. Il parere del cardiologo fu positivo; disse infatti che non c’era nulla di grave e che non bisognava preoccuparsi. Disse solo che la pressione era un po’ alta, per cui prescrisse del Magnesio in bustine e un medicamento di nome Atacand.
Claudio è fiducioso; ha sempre avuto un buon rapporto coi cardiologi. Sì perché, facendo l’anestesista, più volte s’è trovato con situazioni difficili al limite dell’operabilità; proprio in quei casi la collaborazione col cardiologo fu importante.
Claudio non era così bravo come tanti altri anestesisti che sapevano tutto anche dal punto di vista cardiologico. Sì, l’anestesista lo sapeva fare, ma, quando usciva dal suo campo preferiva affidarsi agli specialisti… e questo lo tranquillizzava e, in un certo senso, gli dava maggiore sicurezza. L’anestesista, anche quando si trova a lavorare inquadrato in un organico con altri colleghi, nel momento in cui lavora, è solo, e, da solo deve risolvere il problema che si presenta… quando uno meno se l’aspetta.
Dopo la lunga visita, Livia è rimasta abbastanza soddisfatta, ma, potremmo definirla “prudente”. Ha preso atto della prescrizione, ma grazie a internet e al bugiardino è andata a verificare le controindicazioni del farmaco. Ha notato che, essendo lei stata “facile” a bronchiti e broncopolmoniti, quel medicamento avrebbe potuto scatenare o “aiutare” ulteriori problemi. Si rifiuta quindi di prendere quel medicamento e continua ad “accettare” le gocce che le dà Claudio dopo averla testata.
A certi livelli è possibile fare dei test perfettamente innocui che danno una certa sicurezza e tranquillità. In che modo? Con una “kinesiologia spicciola”… così l’ha definita Claudio.
Che gocce sono quelle che Claudio dà a Livia? Sono gocce omeopatizzate “ideate” dal Dr. Roberto Bruzzone che Claudio ben conosce.
come proseguirà? sarà scritto nel terzo capitolo suppongo, certo che l’omeopatia aiuta 🙂
Proprio così cara Mi,
Una storia interessante con lieto fine… malgrado i medici.
Buona serata.
Quarc
Non vedo di leggere il seguito!
Il seguito esiste… ma ancora non l’hai potuto leggere.
Buona notte.
Quarc
malgrado i medici…direi malgrado la medicina ufficiale, malgrado gli interessi commerciali in farmacologia…
siamo legati ad personale destino
Cara Kore,
Hai detto giustissimo. Avrei dovuto dire i medici indottrinati dalla Medicina Ufficiale; è la Medicina Ufficiale quella che ho omesso nel commento.
Buona notte Kore.
Quarc
Molto interessante Quarc, un abbraccio, 🙂
Mi fa piacere cara Laura.
Contraccambio l’abbraccio… e buona notte.
Quarc
Notte bella anche a te, 🙂
non concordo sull’omeopatia soprattutto in caso di exstrasistole – di quale tipo
atriale, ventricolare, sinusale?- e di affaticamento del paziente dopo una semplice camminata.Le cardiopatie sono patologie che, per me, vanno prese in seria considerazione. Ma a ciascuno il proprio parere, lo sai quarc come la penso…ciaoo e buona giornata
Grazie cara Viki,
So perfettamente quanto sai essere categorica.
Sarebbe terribile se la pensassimo tutti nello stesso modo.
Buon pomeriggio.
Quarc
P.S.: La storia di Livia non è ancora finita.
e io continuerò a leggerla, ciaoo ❤
Benissimo cara Viki,
Ben svegliata. Ti auguro un’ottima Domenica.
Quarc
❤ ❤ ❤
Tre cuoricini fanno sempre piacere.
Grazie.
Quarc
ti seguo si …con il libro in mano….stavolta… buona vita dottore 🙂
Cara Rosa,
BUON GIORNO e grazie.
Buona lettura.
Quarc
😄😄ciao Quarc, allora depegi deriva dal dialetto genovese? O sbaglio? 😉
Cara Ciliegina,
Proprio non sbagli. Penso tu conosca bene la Liguria.
BUON GIORNO.
Quarc
Abbastanza! Avrai capito che sono una zingara, mi sposto sempre, non ho radici, sono come il muschio 😄😄
Perbacco cara Ciliegina,
Ma non lo sai che è proibito usare la parola zingara?
Sei perdonata. BUON GIORNO…
Quarc
😁😁😁 grazie!
È stato un piacere.
Quarc
Buona giornata anche a te 😉
In attesa del terzo capitolo… ma ci farai aspettare tanto? Io spero di no, le storie ti prendono per mano, puoi fermarti un po’ ma poi è bello continuare a camminare mano nella mano.
Sulla medicina per ora non mi esprimo, mi interessano di più il racconto e l’intreccio.
Ciao Quarc
Cristina
Cara Cristina,
Posso solo ringraziarti per quello che hai scritto… anche e particolarmante per il fatto che sei interessata al racconto.
Non ti farò aspettare tanto.
Buon pomeriggio.
Quarc
Purtroppo ormai abbiamo fatto della medicina una nuova religione, guai ad ammettere che come in tutte le cose si possono commettere degli errori e soprattutto che non esiste un unico punto di vista!
Comunque, da quello che leggo il libro è più che pubblicabile!
Cara Rain,
Io so che il libro è pubblicabilissimo. Il problema è trovare un editore che lo sappia distribuire.
Forse non sai che scrissi già un libro… che pagai profumatamente ma che fu distribuito malissimo. Quindi, piuttosto che mal distribuito preferisco non vederlo stampato.
In ogni caso, ti ringrazio per quello che mi hai scritto, che mi ha fatto piacere.
Buona notte.
Quarc
La distribuzione è sempre un problema, ci vogliono gli agganci giusti per entrare nel giro… hai provato a vedere sul sito “Il rifugio degli esordienti”? Ci sono vari contatti di case editrice catalogate per tema
Appunto cara Rain,
Di fronte a un problema, o mi ci butto a capofitto o… aspetto tempi migliori o la buona stella o…
Posso provare a vedere il sito che mi hai detto tu, ma, non sono un esordiente, ma non sono neppure uno scrittore. Il libro che ho scritto è piaciuto e, su Amazon due persone… che non conosco se non attraverso il blog, mi hanno lasciato scritto qualcosa di molto bello…
Non sono ammanigliato, ma non lo sarò sicuramente mai; anzi, il libro del quale hai potuto leggere la prefazione e i primi due capitoli, dovrebbe far arrabbiare molti miei colleghi… se distribuito bene.
Chi vivrà vedrà… intanto sto conoscendo in te una persona… che ringrazio.
Buona Giornata.
Quarc
Quello è solo il nome del sito, in realtà è utile per chiunque voglia muoversi nel mondo editoriale… fammi sapere se ti è utile.
Tempi migliori temo che in questo campo non ne verranno mai… il segreto è trovare la casa editrice giusta per quello specifico libro!
Cara Rain,
Sei molto gentile. Guarderò e ti dirò… ma sul tuo indirizzo.
Hai ragione, i tempi migliori non verranno forse mai. Ho aggiunto un “forse”… perché voglio continuare ad essere ottimista. È il mio difetto.
Grazie e… ciao.
Quarc
Io in quel mondo ci vivo e… niente, ormai si tira a campare!
Quale mondo? quello editoriale?
Buona serata.
Quarc
Si, ahimè per le mie povere tasche vuote!
Cara Rain,
Mi dispiace veramente. Spero proprio che tu possa arrivare a riprenderti.
Buona notte.
Quarc
Ho scelto questa strada consapevole delle conseguenze economiche, tranquillo! Comunque se hai bisogno di qualche dritta chiedi pure!
Ma sì cara Rain,
Ci credo. Ognuno si sceglie la propria strada. La tua è sicuramente ottima, anche se all’inizio avrà qualche asperità da superare.
Grazie per la tua offerta… che tengo presente.
Buona Domenica.
Quarc
Questo che ho letto mi conferma che la medicina attuale ha suddiviso il malato in sezioni e ogni specialista sa tutto per quanto riguarda il suo campo e quasi nulla per il resto. Peccato non ci sia una coordinazione fra i vari settori e le varie specializzazioni così, spesso, anche i medicinali non tengono conto delle interferenze quando ci sono parecchie patologie nello stesso paziente. Il medico di base, che dovrebbe essere il coordinatore di tutto, finisce per essere lo scribacchino che trascrive le ricette, senza nemmeno porsi domande.
Cara Neda,
…e non sempre lo specialista sa “tutto” circa tutto quello che dovrebbe sapere.
Grazie per quello che hai scritto.
BUON GIORNO.
Quarc
Buona giornata Alessandro. Grazie a te.