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LA CHIAMANO LIBERAZIONE
Registrazione del 15 aprile 2018
Personaggi:
L’Albero, Alessandro, Panchina Ingenua, Panchina Petulante e Alberone.
L’Albero: “Come siete strani voi Umani nell’uso delle parole.
Alessandro: “E tu come sei bellissimo con le foglie che stai buttando fuori. Dev’essere qualcosa di fantastico il tuo risveglio primaverile. Perché dici che siamo strani nell’uso delle parole?”
L’Albero: “Perché mi hai fatto vedere il francobollo che parla del Museo della liberazione… usate la parola liberazione come se foste tutti liberi. Ma, per arrivare alla libertà avete ammazzato un mucchio di gente. Certo siete liberi di fare quello che volete, ma libertà non è ammazzare o seviziare.”
Panchina Ingenua: “Ciao Alessandro, vieni a sederti. Sto scaldando i legni… proprio alla temperatura delle tue chiappe. Ditemi per favore cosa significa libertà.”
L’Albero: “Non riesco ad essere empaticamente abbastanza umano da poterti definire il significato di libertà. Certo che un cane sarà “libero” di venire a far pipì sul mio tronco… e questo è naturalissimo; ma se salirà su Petulante e farà le sue cacchettine sui suoi legni, sarà ugualmente libero, ma nuocerà ai legni e a chi vorrà sedersi sulla panchina.”
Panchina Petulante: “Perché proprio sui miei legni?”
L’Albero: “Era un semplice esempio di libertà scomoda… per qualcuno.”
Alessandro: “Mi piace il termine “scomodo”. Rende quella componente della libertà che arriva a limitarla. Possiamo dire che “Libertà è fare tutto ciò che piace… a patto di non nuocere a se stessi o ad altri”.
Ingenua: “Come sei bravo Alessandro! Mi piace la tua definizione. Senti come ho scaldato bene i miei legni? Lo faccio solo per te.”
Alessandro: “Come sei gentile. Proprio un amore.”
Ingenua: “Non posso arrossire perché sono già rossa.”
L’Albero: “Smettila Ingenua di fare la stupidina. Alessandro lo sa che gli vuoi bene… e, anche lui ti apprezza. Tornando al discorso di prima, trovo molto interessante il fatto che gli Umani d’Italia abbiano fatto un Museo per ricordare… e far ricordare quel momento della storia italiana nella quale c’erano ancora le truppe tedesche in una parte del territorio nazionale. È anche interessante il fatto che le italiche poste abbiano commemorato l’esistenza di questo Museo.”
Alessandro: “Ma sì, anche se funzionano male e il disservizio farebbe pensare che per quello che si fanno pagare dovrebbero essere considerate dei ladri, il francobollo potrebbe essere significativo.”
L’Albero: “Abbiamo assodato cosa può significare libertà; ti chiesi però, perché per arrivare alla “Liberazione” fu necessario ammazzare tanti Umani… fratelli… perché facevano anche parte dell’italica gente? Hai detto che non bisogna nuocere a se stessi o ad altri, ma ci furono molte esecuzioni senza processo… e poi erano esecuzioni di persone che avevano fatto qualcosa di terribile? Forse qualcuna, ma l’essere stato fascista non avrebbe dovuto essere stata una cosa terribile… perché a quei tempi bisognava essere fascisti, ovvero s’era cresciuti nel fascismo e se non ci si comportava da fascisti la vita diventava problematica.
È molto interessante considerare il comportamento di voi Umani; come non siete capaci di ragionare, di collegare il cervello ed evitare di comprendere che, a quei tempi, chi si trovava ad avere un’età fra i venti e i trent’anni aveva assorbito come unica “cosa giusta” il fatto che quell’Umano che comandava, chiamiamolo pure Mussolini, non poteva sbagliare ed era giusto morire per Lui e per la Patria. Quel giovane Umano aveva sentito dire, e doveva crederci, che il tedesco era il miglior fratello e che l’americano con l’inglese erano malvagi perché ammazzavano dall’alto con gli aerei e dal mare con bombe sulle città. A quel giovane Umano avevano insegnato che bisognava amare la Patria, e che, se era necessario, si doveva andare anche lontano per dare gloria alla Patria e alle italiche genti che rimanevano a casa per lavorare.
Come fate voi ad inneggiare alla Liberazione, quando, per essere riusciti ad ottenerla avete dovuto aspettare i cannoni degli Alleati e avete dovuto uccidere a più non posso?… e avete anche rubato e impoverito gente onesta delle campagne.
Alberone: “Caro collega, sono proprio d’accordo con te. Vi ascolto da lontano e mi permetto di dire il mio pensiero. Una “liberazione” con tanti morti… anche innocenti, dovrebbe chiamarsi in un modo un po’ diverso. E poi, che tu sappia, in quel Museo, si parla anche criticamente degli eccessi di certi personaggi che si facevano chiamare partigiani?”
L’Albero: “Non lo so proprio. Forse lo sa Alessandro.”
Alessandro: “Non vi so rispondere; ma non credo. Certe vigliaccherie vorrebbero essere messe da parte e dimenticate. Credo che invece sia meglio non dimenticarle. Devo però complimentarmi con te caro Alberone nel vedere le foglioline che tentano di sbocciare dai tuoi rami potati l’Autunno scorso. Ho voluto fotografare i tuoi rami più in alto. Devo farli vedere a tutti… sono proprio carini.”
Alberone: “Lo so caro Alessandro. In questa stagione mi sento tutto muovere dentro. Sento una spinta meravigliosa. È proprio vero quando si dice che la Primavera esplode. Vedrai fra un po’ di giorni quante belle foglie avrò “sputato” fuori dai miei rami. È bello, e sento amore per voi Umani… anche se qualche volta siete proprio un po’ cretini.”
Alessandro: “Le tue asserzioni sono sempre da prendere in considerazione. Non credo che tu dia del “cretino” a certi Umani, tanto per dire qualcosa. Tu hai una panoramica non indifferente su tutto quanto accade nel mondo, dato che, con le tue antenne puoi contattare i tuoi colleghi anche molto lontani, ma puoi anche, grazie al tuo piccolo esercito e le panchine sulle quali sostano molti Umani, ascoltare direttamente i miei simili… che dovrebbero, per definizione essere animali ragionevoli.”
Alberone: “È lì il punto. Non riesco a comprendere come abbiate fatto, voi Umani a considerarvi ragionevoli. Molte, anzi moltissime volte siete il massimo dell’irragionevolezza. Non so se ve l’ha mai detto nessuno, ma, se consideriamo quello che è successo alla fine della Prima Guerra Mondiale, l’Impero Austro Ungarico s’è ritrovato ridimensionato, e, da Impero è diventato semplicemente Austria. Un po’ di anni dopo è arrivato l’austriaco Umano Hitler… sì, perché era nato austriaco… entro i confini dell’Austria e… e cominciò a salire sempre più in alto fino a far ingrandire molto la Germania che diventò la Grande Germania, che fece gioire molti tedeschi, ma fece piangere molti Umani di tutto il mondo. E piansero in tanti… finché, stanchi di piangere e morire, arrivarono a reagire; molti degli Umani di Germania cominciarono a piangere… e a morire… e, alla fine, la Germania, che era così Grande diventò piccola e divisa in più parti. Da quel momento ricominciò a crescere economicamente e sperò, in parte ci riuscì, di dominare a suon di moneta sonante. Intanto, in altre parti del mondo, altri Umani desiderano crescere e, per farlo, ammazzano, pensando di dimostrarsi maestri di democrazia… e così via. E intanto tutti soccombono… e quelli che rimangono non imparano… anche se ogni tanto usano la parola pace.”
Petulante: “Malgrado il mio nome, oggi ho parlato pochissimo. Caro Alberone, tu ci stai ricordando gli ultimi 100 anni degli Umani. Da quello che ho sentito dire, se vogliamo considerare la loro componente cretina, loro si ammazzano da sempre. Non sono come gli animali carnivori che ammazzano perché hanno fame… per sopravvivere; gli Umani lo fanno per primeggiare.”
Alberone: “Hai ragione, primeggiare fa parte del loro DNA, per fortuna non di tutti.”
Alessandro: “Bravo, non di tutti. Anche fra voi vegetali c’è chi vuol primeggiare, o sembra che temiate la concorrenza.”
Alberone: “Cosa intendi?”
Alessandro: “Guarda un po’ i tuoi fratelli. Hanno più foglioline di te… forse perché temono la concorrenza dell’albero vicino così stupendamente fiorito?”
Alberone: “Ti piace scherzare?”
Alessandro: “Sì, è un mio brutto difetto; si parla seriamente e io ci trovo qualcosa che potrebbe far sorridere.
Pazienza. Tornando al discorso di prima, è interessante però che, in concomitanza col sangue che scorreva a fiumi, ci fu qualcuno che seppe ragionare positivamente facendo gioire chi raccoglieva francobolli.
Ho trovato, per esempio questi dell’estremo ponente ligure: Inoltre, in molte zone dell’Italia del nord, hanno soprastampato i francobolli correnti con la sigla CLN che sta per Comitato Liberazione Nazionale.
Esistono anche altri francobolli che non so se ebbero effettivo uso postale. Erano di Luino, “firmati” dal Capitano G. Lazzarini. Questi francobolli parlavano, proprio come dici tu, di MORTE… della necessità di ammazzare.
Alberone: “È vero… loro dovevano ammazzare… e hanno veramente ammazzato. Era per loro una difesa. So però per certo che si chiamavano “Banda Lazzarini”, e, in parte furono catturati e giustiziati dalla GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) di Varese. Il loro capo Giacinto Lazzarini non era cresciuto come la maggior parte dei giovani di quei tempi, e cioè assorbendo necessariamente e obbligatoriamente quanto veniva insegnato dal “Ministero dell’Educazione Nazionale” in cui si esaltava il fascismo e il Duce, ma, con un padre antifascista rifugiato in Canada e una madre francese, arrivò a far parte dei Servizi Segreti statunitensi. Oltre all’attività partigiana, organizzò in grande stile il “trasporto” e l’espatrio di ebrei in Svizzera.”
L’Albero: “Quindi non era uno che voleva solo uccidere.”
Alberone: “Assolutamente no. In un certo senso, se volevano sopravvivere, erano obbligati a uccidere, però, non bisogna dimenticare, quanto fu già detto e cioè che i fuorilegge erano loro e che i Fascisti non potevano essere considerati traditori… perché erano loro dalla parte del Governo allora vigente. Che piacesse o no, e tu Alessandro lo ricordi, chi comandava nella REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA era la “continuazione” dell’alleanza fra il Reich e il Regno d’Italia. Il Re d’Italia aveva continuato la sua esistenza fuggendo rocambolescamente in Puglia, ma l’italiano del nord non poteva non essere suddito della Repubblica di Salò. I tedeschi da ammazzare, non erano, nell’ufficialità, truppe di occupazione, bensì protettori di quell’Umano Mussolini che avevano “rapito… o prelevato” sul Gran Sasso d’Italia. Da Salò, sul Lago di Garda, l’italiano riceveva le necessarie “istruzioni di vita”, le leggi e come doveva comportarsi verso il nemico inglese e americano. Non era permesso dissentire e, tanto meno scioperare. Chi si permetteva il lusso di scioperare rischiava di ritrovarsi in un carro bestiame delle ferrovie e trasportato oltre confine alla mercé dell’alleato tedesco. Chi trasgrediva e “pretendeva” la collaborazione dell’italiano affamato e frustrato da anni di sofferenze, poteva arrivare col suo comportamento ad essere peggiore delle famigerate SS.”
Ingenua: “Ma cosa dici Alberone? Intendi certi partigiani? Come puoi dire che i partigiani che hanno liberato l’Italia dall’occupazione tedesca possono essere stati peggio delle SS? Ma Alessandro, l’hai sentito? Mi sembra un’esagerazione.”
Alessandro: “In un certo senso non ha tutti i torti.”
Ingenua: “Hai delle esperienze personali?”
Alessandro: “Sì, cioè, non proprio personali. Posso far riferimento a quello che è accaduto a mio padre; io avevo 8 anni. Vi porto qui di seguito un passo di un libro da me scritto… e mai pubblicato. Quanto leggerete è realmente accaduto.
S’è accennato al fatto che il papà di Leandro salvò da tortura quasi certa un operaio della fabbrica nella quale era Direttore.
Fu così che l’Esercito Tedesco, ogni tanto… o quasi sempre, la faceva da padrone per cui le perquisizioni erano frequenti. Un bel giorno, nello stipetto di un operaio fu trovata una pistola. Se l’operaio facesse parte della resistenza partigiana o no, Leandro oggi assolutamente non lo sa; quello che è certo è che quell’operaio fu prelevato senza tanti complimenti e portato a Genova nella Casa dello Studente.
Nella Casa dello Studente gli studenti non c’erano; era diventata una sede della polizia Gestapo; c’erano le SS che, senza alcun rispetto torturavano con la massima tranquillità; l’importante era ottenere le notizie di cui avevano bisogno.
La fabbrica nella quale lavorava il papà di Leandro era una ferriera. Il ferrovecchio veniva fuso e veniva prodotto ferro “nuovo”. Erano quindi i rottami di ferro la materia prima della fabbrica.
Come il papà di Leandro seppe che l’operaio era stato prelevato, si precipitò a Genova nella casa dello studente. Grazie al fatto che conosceva la lingua, poteva senza mezzi termini ma educatamente chiedere di parlare con qualcuno dei superiori. Fu introdotto in un ufficio e gli dissero di attendere. Nell’ufficio c’era un tedesco che controllava, per conto suo, varie scartoffie. Era tutto perfettamente tranquillo quando, a un certo punto si sentì uno sparo. Mario, il papà di Leandro, impallidì; il tedesco alla scrivania si fermò nell’attesa di sapere cosa fosse successo. Bisogna dire che il papà Mario sapeva perfettamente che poteva benissimo accadere di non uscire vivo da quella casa. Fece finta di niente e rimase fermissimo in attesa degli eventi studiando naturalmente l’eventuale possibile via di fuga.
Colpo di scena. Arrivò trafelata con un sospiro di sollievo una signorina, un’impiegata tedesca che disse, in tedesco al tedesco: “È caduta una scala!”.
Mario pensò: “Per il momento la vita è salva.”
Finalmente un superiore delle SS arrivò da Mario coll’operaio. La vita di quell’operaio era veramente in bilico; erano i tempi dei partigiani che rompevano abbastanza le scatole alla Wermacht.
A questo punto, con autorità e quasi da arrabbiato come se fosse stato disturbato da un lavoro più importante, Mario si rivolse all’operaio e gli chiese: “Dove ha trovato quella pistola? Era nel rottame di ferro?”
“Certo” rispose, tremante l’operaio.
“E allora glielo dica. Dica la verità. Che bisogno c’è di farla così tragica.” Poi rivolgendosi in tedesco all’SS: “L’ha trovata nel rottame e l’ha messa nello stipetto per consegnarla ai superiori”. Il tedesco accettò la tesi e l’operaio ritrovò la libertà.
Qualcuno potrebbe dire: “Ma che ingenuità quei tedeschi!”. Il fatto importante è che Mario seppe essere autoritario e apparentemente arrabbiato anche se in quel momento se la sarebbe fatta volentieri addosso.
Ma questa non fu l’unica volta in cui mio padre letteralmente salvò la vita dei suoi operai, cioè degli operai della fabbrica che lui dirigeva. Comunque, perché vi ho portato questo passo? Perché, per esempio in questo caso, è chiaro come le terribili SS riuscivano anche ad ascoltare e ad accettare ragionamenti. Non intendo assolutamente convalidare l’operato di certi tedeschi.”
Ingenua: “Che cose interessanti e terribili ci racconti. Dovresti raccontarci ancora di tuo papà.
Alessandro: “Grazie cara… ci vuole troppo tempo; un’altra volta. Ricordamelo.”
L’Albero: “Ci sarebbero ancora da fare due considerazioni. La prima, che ci furono nella storia due casi analoghi in cui si passò dalla dittatura alla democrazia senza uccidere… e alludo a Spagna e Portogallo, la seconda che, nell’Italia del nord-est, non solo certi “partigiani” uccisero per “liberare” l’Italia, ma, si ammazzarono fra di loro, perché non d’accordo su quanto avrebbe dovuto accadere territorialmente una volta arrivati alla cosiddetta pace.”
Alessandro: “Alludi all’Eccidio di Porzûs?”
L’Albero: “Sì, proprio a quella terribile strage.
Alberone: “Anche qui il discorso potrebbe essere lungo. Dovremo parlarne un’altra volta. Sì, in quell’occasione ci fu un importante coinvolgimento della futura Jugoslavia e, da quanto ho potuto captare, dei comunisti italiani.
L’Albero: “Sì, in quel frangente i comunisti italiani facevano una specie di doppio gioco. Volevano governare l’Italia ma prendevano ordini da Mosca. Non si dimentichi che, molto probabilmente, da quanto credo di aver captato, l’Umano Togliatti era cittadino dell’UNIONE SOVIETICA.”
Alessandro: “Sì, credo proprio di sì. Ora vi saluto… devo proprio andare. Ciao a tutti.”
Ingenua: “Ciao Alessandro.”
L’Albero e Alberone: “A presto.”
Caro Quarc,che ci vuoi fare noi umani siamo così un po sbadati un po superficiali e tutti le cose le raccontiamo a modo nostro, libertà verità che confusione,
Buona serata
Ciao Franca.
Cara Franca,
Hai quasi ragione. Tanta confusione… ma anche tanti morti.
Buona serata anche a te.
Quarc
Purtroppo…
Ciao Franca.
Buona notte.
Quarc
#Nice BLOG!!!
Grazie. Thank you.
Good Morning.
Quarc
Complimenti a Mario. Ciao Quarc. 65Luna
Cara 65luna,
Bravissima. Grazie. Sei l’unica che ha capito quanto è stato bravo Mario.
Buon Pomeriggio.
Quarc
Bel pezzo Quarc. Ricordiamo che i partigiani comunisti cacciare i fascisti e i tedeschi non per liberare l’Italia ma per consegnarla al comunista Tito. Ricordiamo che hanno torturato,violentato e ucciso bambine,donne e uomini. Ricordiamo l’eccidio delle Foibe.Ricordiamo che senza gli alleati non avrebbero mai vinto. Ricordiamo che con gli alleati arrivarono i goumiers le cui orribili violenze vengono ancora simpaticamente chiamate marocchinate. Ricordiamo che grazie ai partigiani e agli alleati siamo diventati una colonia americana e schiavi dell’Europa senza più nessuna autorità nel nostro paese. Siamo invasi da clandestini perché l’Europa vuole sostituirci,abbassare il costo del lavoro,avere schiavi. Hanno abbattuto la nostra forza e la nostra economia. Eravamo uno dei paesi più belli,più ricchi e più potenti del mondo. Adesso siamo il terzo mondo,senza più diritti,un paese alla deriva,in mano alle mafie e alla criminalità. Il nostro patrimonio artistico allo sfacelo svenduto al miglior offerente. La nostra agricoltura affossata. Importiamo merda dalla Cina! NOI! Libertà? Nemmeno se sei dell’unico mononeuronale pensiero unico rosso! E poi qualcuno si stupisce se in tanti,sempre in di più,rimpiangono il Duce
Cara Indiana,
Ti ringrazio per quanto hai voluto commentare. Avrai notato che ho cercato di essere il più possibile oggettivo.
Ho una buona conoscenza per quanto accadde in Istria dal ’43 in avanti. Non riesco a sopportare il fatto che, per ragioni semplicemente e oscenamente politiche, non se sapeva quasi niente fino a qualche anno fa. Lo dico perché io c’ero… e, anche se ero bimbo, qualcosa avrebbe dovuto arrivare.
Non so cosa succederà in Italia, ma, mi rattrista sempre di più dover prendere atto che “quattro gatti” continuano a distruggerla.
Ti ringrazio e mando saluti.
Quarc