I colori sono, in fondo in fondo delle macchie che ci colpiscono. Possono essere grandi, piccole, minuscole o enormi ; possono essere mescolate o… da sole ; possono essere in moltissimi modi, e, molte volte possono diventare addirittura delle opere d’arte… e, come tali, possono essere anche di grandissimo valore.
Qui non m’interessano le opere d’arte… anche perché non sono un intenditore, nel senso che so solo se un’opera mi piace o no ; non sono come quelli che guardando un quadro, eventualmente un’opera d’arte, cominciano a raccontarlo e non si fermano più.
I colori esistono anche se non c’è la luce; se non li vediamo a causa di cecità, possono essere ugualmente percepiti… e possono “operare” ugualmente.
La luce c’è per noi di giorno e di notte ; di giorno grazie al sole, di notte, nei nostri tempi moderni, grazie al fatto che qualcuno inventò le lampadine e qualcun’altro inventò la pila… oggi terribilmente di moda… guai se non ci fosse.

ANNO INTERNAZIONALE DELLA LUCE
Tanto per cambiare… un francobollo, uno dei tantissimi francobolli che vengono stampati nel mondo… e che le poste vogliono vendere solo a chi li mette da parte. Quanti di voi hanno visto questo francobollo ? Forse nessuno… ma quanti di voi se l’avessero visto si sarebbero soffermati a guardarlo e a leggere quello che c’è scritto ? Sicuramente pochi. Ma se vosse stato visto e letto, si sarebbe reso conto che quell’anno, il 2015 era diventato « L’ANNO DELLA LUCE ». Sì, la luce… proprio la luce che ci permette di vedere e godere e « comprendere » i colori.
Ce ne accorgiamo troppo poco… perché siamo ormai troppo abituati a vedere i colori… che sono dappertutto… che sono per noi di vitale importanza.

ROTTERDAM – SECCHIELLI DI TUTTI I COLORI
Chi non ha usato un secchio o un secchiello ? Quando non esisteva la « famigerata » plastica, i secchielli erano di metallo… metallo zincato se non sbaglio, ed erano tutti dello stesso colore… cambiava la grandezza.
C’erano anche quelli smaltati, e allora potevano essere anche di vario colore, però, erano anche piuttosto delicati perché se prendevano colpi poteva saltare lo smalto.
È interessante notare come oggi certi secchi sono diventati oggetto di collezione e che, secchi come quelli di un tempo vengono venduti « galvanizzati » da Amazon.

Da Amazon costa € 12.33
Ho scritto, riferendomi alla plastica : « famigerata ». Ho sbagliato. Non è la plastica famigerata, lo sono i pessimi suoi consmatori che la considerano con troppa faciloneria, come è esagerata l’abitudine d’oggigiorno : « USA E GETTA ». Da anni ormai porto sempre con me ben ripiegati in tasca un paio di sacchetti di plastica che uso ogni volta che vado a fare acquisti. Ogni sacchetto mi serve egregiamente per almeno 4 – 6 mesi a seconda del tipo e della robustezza . Ogni sacchetto fa risparmiare a Madrenatura almeno 48 sacchetti ogni sei mesi. Se la maggior parte degli Umani facesse in questo modo, immaginate un po’ quanti sacchetti in meno sarebbero stati trovati nello stomaco di quel povero capodoglio morto nelle acque indonesiane. Ma non sono solo i sacchetti a far male alla Natura. È infatti interressantissimo e da pelle d’oca la balena messa in mostra a Bruges fatta tutta di pezzi di oggetti di plastica trovati in mare.

LA BALENA A BRUGES.
Ho trovato questa fotografia che permette di riconoscere i vari pezzi… tutti buttati e non riciclati o distrutti come si deve. Oggi, in molti comuni italiani viene raccolto e separato ogni tipo di plastica, e non solo PET ; non capisco come mai, siamo nel 2018, qui in Ticino, per lo meno a Lugano, non viene fatta la raccolta differenziata per tutti gli oggetti di plastica. E pensare che Lugano si considera abbastanza all’avanguardia a molti livelli. Lo fu sicuramente a livello bancario.
Sarà difficile pensare a un futuro migliore ; sarà però importante, se non indispensabile, diminuire l’uso della plastica… a tutti i livelli.
Presto sarà Natale, ma, anche se non sarà Natale è sempre piacevole accendere una candela ; ancora più bello se ha il colore che preferiamo.

ZURIGO – Coop City – Bellevue
Ce n’è per quasi tutti i gusti.
Sì, mi piacciono molto le candele accese, ma, specialmente se sono bianche, mi ricordano gli anni della guerra e quelli subito dopo.
Bisognava avere sempre un paio di candele a portata di mano per quando mancava la luce, cosa che succedeva piuttosto frequentemente. Che poi, il fatto che possa mancare la luce, non è la fine del mondo ; se però la luce manca alla sera e, alla mattina ancora non è ritornata… può dar un po’ di più fastidio. Certi momenti duraturi di mancanza d’elettricità si sono verificati un paio di volte negli ultimi anni a causa di consumi esagerati per i condizionatori d’aria. Già, da un po’ di anni la gente non sopporta più il caldo ; lo soffre e lo odia. Io lo preferisco al freddo… quel freddo che un tempo faceva sì che all’inizio della stagione invernale o nell’imminenza del Natale si regalava un paio di guanti… ora piuttosto in disuso… come la cravatta.
Ricordo che, stando a quanto ci diceva mia madre, se s’incontrava qualcuno e si doveva dare la mano, noi giovani, e anche meno giovani, di sesso maschile, dovevamo toglierci il guanto… quello della mano destra soltanto. Le donne no… le donne quando salutavano qualcuno e davano la mano non dovevano togliersi il guanto. Sì, m’era sembrato strano. Quando davo la mano a una signora o signorina, oggi sono tutte signora, sentivo la morbidezza del cuoio del guanto… non la mano… la pelle.
Chissà se oggi è ancora così. Io dovevo sempre lasciare il passo a persone meno giovani o anziane; ora che son diventato vecchio davvero, i giovani di tutte le età… non mi lasciano il passo.

MERANO
Tornando al guanto c’è ancora qualcuno che ne vende… per fortuna. Ricordo che a Genova c’era un negozio, in Centro naturalmente, che vendeva solo guanti. Non so se c’è ancora. Ricordo che da bambino soffrivo molto il freddo alle mani. Anche coi guanti avevo freddo. Quella volta che c’era la neve e quasi piangevo per il freddo alle mani, mi consigliarono, ovvero mi obbligarono a togliere i guanti e strofinare le mani nella neve… con la neve. Certamente poteva essere saggio, ma ricordo che soffrii davvero. Alle volte la saggezza dei “grandi” fa piangere i piccoli.
Ora io faccio parte dei grandi o, addirizzura dei grandissimi… faccio parte di quella categoria che, il più delle volte non serve a niente, pesa alla gestione delle assicurazioni previdenziali come l’INPS che gioisce ogni volta che non deve più aprire il borsellino, ma qualche volta diventa anche interessante perché ha vissuto l’inimmaginabile… e può raccontarlo e ottenere di fissarlo nella memoria di quei “piccoli” che diventeranno grandi. Quanto oggi si stenta a credere che nei tempi passati, assolutamente non molto lontani, ma per certa gioventù lontanissimi, se un vestito diventava vecchio non veniva buttato o affidato a organi assistenziali, ma, grazie all’arte di un sarto veniva “smontato”, rivoltato e, con fodera nuova, “ricostruito” come nuovo. C’erano i negozi di stoffe… che vendevano anche gli “scampoli”.

LISBONA – NEGOZIO DI STOFFE
Non è facile trovare un negozio di stoffe… così bello e così multicolore!
Sì, si andava con la stoffa dallo stesso sarto e si integrava o si creava dal nulla… ma il vestito durava qualche anno. Oggi… inimmaginabile usare lo stesso vestito da un anno all’altro. Meglio acquistare per quattro soldi nei Grandissimi Magazzini e buttare alla prima occasione. L’importante è apparire.
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