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Archive for aprile 2019

 

https://genovaquotidiana.com/2019/04/25/bimba-di-16-mesi-azzannata-al-volto-dal-cane-geloso/

Invito tutti i proprietari di cani a leggere quanto accaduto leggendo le poche righe di questo articolo.

Nel sito “Razze di cani” ho trovato questa foto:

da”Razze di cani”

da”Razze di cani”

e questo scritto:

Il Labrador Retriever non è assolutamente aggressivo e questo lo rende perfetto per vivere in famiglia, di cui vorrà assolutamente sentirsi parte integrante. Non chiedetegli però di vivere una vita sedentaria o solitaria perché ne risentirebbe tantissimo. Dietro al suo aspetto docile e buono si nasconde l’animo di uno sportivo nato, di un cane che sprizza energia da tutti i pori.

Se leggete tutto il breve articolo di GenovaQuotidianapotrà venirvi la pelle d’oca pensando al comportamento di un cane perfetto per vivere in famiglia.

La faccia della bambina era tra le fauci dell’animale.

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Ogni tanto prendo il trenino e… faccio un salto in Italia.

IL TRENINO… sullo sfondo LUGANO

Poco più di venti minuti nel trenino… s’arriva a pochi passi dalla frontiera. Un ponte sul fiume Tresa e, sembra di respirare un’aria diversa.

Di qua la Svizzera, di là l’Italia.

A DESTRA LA SVIZZERA; A SINISTRA L’ITALIA

Faccio una piccola spesa e altre necessità… mi bevo naturalmente un caffè e, dopo aver riattraversato la frontiera mi aspetta nuovamente il trenino. È simpatico e, nei giorni feriali c’è ogni 15 minuti… puntuale… come puntuale è quasi sempre la Svizzera.

Normalmente mi porto un libro e la macchina fotografica. Ormai conosco a memoria il tragitto, e, se leggo, i venti minuti passano in un lampo.

Pochi giorni fa, come ogni volta, ad ogni fermata sale qualcuno. Questa volta però, ho visto una scena, almeno secondo me, stupenda. Una signora col cagnetto… l’ha preso in braccio… lui s’è messo a guardar fuori dal finestrino apparentemente molto interessato al panorama che passava davanti ai suoi occhi.

Ho chiesto alla padrona se potevo fotografarlo… mi ha detto di sì.

IL CANE

 

Non credo che quel cane abbia un pedigree. Penso sia il classico bastardino che si fa voler bene… fedele e affettuoso.

 

Ebbi a suo tempo un cane al quale ero ben affezionato… un pastore scozzese.

Poi non più; troppo impegnativo.

 

Ho un grande rispetto per i cani… meno per certe categorie di padroni… ancora meno per certe categorie di padroni che mantengono e ostentano cani pericolosi… senza museruola e, qualche volta, senza guinzaglio.

Non sopporto il proprietario di cane di un certo tipo che dice: “Non fa nulla” e non rispetta chi ha paura dei cani.

Chi ha paura dei cani, già si spaventa se sente un cane abbaiare; se poi sente due cani che litigano, o ancor peggio ringhiano…

Quelli che dicono: “NON FA…o… NON FANNO NULLA”, dovrebbero imparare che con qualunque animale tutto è possibile.

Quand’ero ancora veramente giovane fui spettatore della classica padrona di cani che, con tre cani NON al guinzaglio era convinta che non facessero NULLA. Incontra l’amica col bimbo; quei tre cani che NON FANNO NULLA, forse per gelosia, ma, sicuramente per maleducazione e ignoranza della padrona, azzannarono l’amica e il bimbo e, non fu facile farli desistere.

Caso unico?

NO.

Infatti la cronaca ci racconta spesso di avvenimenti di cani che NON FANNO NULLA, ma azzannano come niente fosse.

 

Anche in questo caso possiamo dire che certo Genere Umano è guasto?

Ho voluto prendere in considerazione l’interesse di Poste Italiane per quanto riguarda i cani. Stampano francobolli proprio per tutto, ma cani… pochissimi.

Questo ho trovato:

FRANCOBOLLO DEL 1994 di Poste Italiane

Nella serie ci sono altri tre francobolli con cani. Questo ho scelto perché mi piace molto il cane dalmata… e se ne vedono pochi.

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LA RIPRODUZIONE DELL’ARTICOLO È VIETATA

 

Registrazione dell’19 Aprile 2019

Personaggi:

L’Albero, Alessandro, Panchina Ingenua e Panchina Petulante.

 

 

L’Albero : « BUONGIORNO Alessandro… è tanto che non ci vediamo ».

 

Alessandro : « Certamente. Tu hai dormito molto. Ora sei così bello con le tue foglioline nuove ».

L’ALBERO E LE FOGLIOLINE DI PRIMAVERA

L’Albero : « Sì, hai ragione ; ho dormito. Ora mi sento carico di vitalità. Sono pronto ad affrontare Primavera ed Estate… e spero di vederti molto spesso ».

 

Alessandro : « Mi fa piacere incontrare un saggio come te. Coi tempi che corrono, credo che sia sempre più difficile trovare della saggezza ».

 

L’Albero : « Ho l’impressione che tu abbia ragione. Hai notato un qualche ammanco particolare di saggezza ? »

 

Alessandro : « Sì, proprio oggi… ».

 

Panchina Ingenua : « Chi sono io che neppure saluti ? Ti aspettavo. Aspettavo le tue chiappe sui miei legni… e tu, ti metti a chiacchierare con L’Albero senza neppure salutare. Vieni a sederti qui ».

 

Alessandro : « Scusami carissima. Hai ragione, sono un maleducato. Sai, ero piuttosto arrabbiato per quello che ho visto sul pieghevole pubblicitario della Coop ».

 

Ingenua : « Sei scusato… perché ti voglio bene. Cosa hai trovato di così sconvolgente ? »

 

Alessandro : « Non è sconvolgente, ma, mi sembra che cozzi contro quel minimo di sensato che dovrebbe aiutare le nostre azioni ».

 

L’Albero : « Scusiamo Ingenua che ci ha interrotto. Cos’hai trovato ? »

 

Alessandro : « Le offerte speciali, quelle che qui chiamano « AZIONI », vendono l’uva, ora fuori stagione che, arriva, indovina un po’ da dove ? »

 

L’Albero : « Non saprei ».

 

Alessandro : « Dall’India ».

 

Panchina Petulante : « Buongiorno Alessandro. Comunque l’India è dietro l’angolo ; solo un po’ di ore di volo e l’uva è in tavola sul tuo piatto. Scherzo. Hai ragione ; prima di tutto dicono da sempre che voi Umani dovreste cibarvi con quello che offre la natura del luogo… oggi lo chiamano chilometri zero… in secondo luogo, non capisco perché si debba portare della semplice uva da così lontano ».

 

L’Albero : « Appunto… da così lontano. Sicuramente coll’aereo. Ma è assurdo dover usare l’aereo per trasportare l’uva. L’aereo inquina… consuma carburante e consuma un mucchio di energie. Ma voi Umani siete così « sballati » che non potete aspettare la fine dell’Estate per mangiare l’uva ? Vabbè che ci siamo noi alberi a ripulire l’aria… »

 

Ingenua : « Ma gli aerei inquinano anche dal punto di vista fonico. Poveretti quelli che abitano vicino agli aeroporti ».

 

Alessandro : « Vi faccio vedere quello che ho detto ; ma non basta ».

UVA DALL’INDIA

Petulante : »Come non basta ».

 

Alessandro : « Guardate questo. I meloni, oltre che dal Marocco e dal Senegal, li fanno arrivare addirittura dall’Honduras… dal Centro America ».

MELONI DALL’HONDURAS

L’Albero : « È inaudito. Ma voi Umani non potete aspettare un paio di mesi ? Dovete proprio avere i meloni adesso ? Ma, scusami Alessandro, a me sembra quasi delinquenziale. Far venire i meloni da così lontano… ».

 

Ingenua : « La componente peggiore del discorso è che la Coop svizzera col suo Naturaplan sembra che voglia a tutti i costi tutelare la natura. Ma come si fa ad essere così ipocriti… forse ho detto una corbelleria, ma a me sembra di trovarmi di fronte a un’Ipocrisia colla « I » maiuscola ».

 

L’Albero : « Io ho le orecchie lunghe. Naturaplan scrive : « Il principio fondante di Naturaplan è un approccio responsabile nei confronti della natura e delle sue risorse, da una dimensione globale fin al più piccolo dettaglio » Belle parole… che fanno tenerezza ».

 

Alessandro : « Ma, non è finita. Quello che posso farvi vedere ora, secondo me, è addirittura molto negativo anche dal punto di vista politico ».

 

Petulante : « Cosa intendi per politico ? »

 

Alessandro: « Cosa intendo? Intendo che, dopo aver analizzato questa chicca del commercio di alimentari da un continente a un altro, si potrebbe intravvedere un oltraggio verso certe popolazioni».

 

L’Albero : « Facci vedere ».

 

Alessandro : «Questo ».

 

L’Albero : « Capisco quello che vuoi dire ».

PATATE DA ISRAELE

Ingenua : « Io non capisco. Mi sembra che il problema sia come gli altri. Possibile che qui in Europa voi Umani non siate capaci di coltivare delle buone patate novelle ? »

 

L’Albero : « Sì, caro Alessandro, hai perfettamente ragione. Trovo assurdo quello che stanno facendo… specialmente ora che Netanyahu, dopo aver vinto le elezioni, metterà in atto quello che aveva promesso, e cioè di annettere in Israele alcuni territori della Cisgiordania. Se consideriamo il particolare che gli israeliani hanno bisogno di terreno coltivabile per sopravvivere, è chiaro che, se vanno a vendere all’Europa i loro prodotti assolutamente non pregiati, peccano di ipocrisia. Che poi, dal 1948 ad oggi, malgrado tutto, non si può proprio dire che siano stati troppo gentili verso chi abitava da quelle parti… e cioè i palestinesi. Io non faccio il tifo per nessuno e non sento odio verso nessuno, penso però, che se si vuol veramente essere oggettivi, di fronte a queste patate novelle si possa essere solo perplessi ».

 

Ingenua : « Ora ho capito anch’io. Prima hanno messo da parte chi già abitava lì, ora gli prendono il terreno per vendere le patate agli svizzeri ».

 

Alessandro : «Beh sì… più o meno hai capito ».

 

L’Albero : « Non mi sembra che questo sia il modo migliore per agire in favore della natura ».

Francobolli italiani del 1970

Alessandro : « Vedete, è un po’ una moda… da sempre. Pensate un po’ che già nel 1970 le Poste Italiane hanno emesso dei francobolli quasi europei per la Savaguardia della Natura… Ve li posso mostrare. Ancora non esisteva la plastica, e, se esisteva era agli albori. Oggi ci sono tanti organirmi che reclamano il rispetto per la natura, ma i capodogli muoiono per aver ingurgitato chili e chili di plastica. Che dire ? Forse ha tanta ragione la nostra Ingenua. L’ipocrisia la fa da padrone !».

 

Ingenua : « Grazie Alessandro. Sì, a me sembra proprio di poter dire che il Genere Umano, oltre ad essere « guasto » è anche veramente ipocrita ».

 

Alessandro : « Non essere così drastica. Comunque sia, vi devo lasciare. Noi Umani dobbiamo prepararci alla Pasqua. Vi abbraccio ».

 

L’Albero, Ingenua e Petulante : « Buona Pasqua… anche ai tuoi amici lettori e ai tuoi familiari ».

 

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In poche ore cambia il panorama. La vedete questa casa ? Sta cominciando ad essere distrutta.

GLIENE HANNO ROSICCHIATO UN PEZZETTO.

Era lì da chissà quanto tempo. Ormai ci avevamo fatto l’abitudine… al punto tale per cui non veniva più degnata neppure di uno sguardo. Era lì ; non si sapeva esattamente quanto e come fosse abitata.

Poi, un bel giorno, fra una nuvola e l’altra, con maggiore o minore disturbo al flusso automobilistico, inizia la prima « rosicchiata »… verso la distruzione totale.

 

Quando si porta a distruzione un vecchio immobile, è d’uso, per evitare inutili polveroni, bagnare continuativamente l’oggetto che sta per sparire agli occhi dei passanti… e dei curiosi.

Forse la dizione « curiosi » potrebbe essere sbagliata. Chi va a controllare come procedono i lavori d’abbattimento di uno stabile come questo, possono essere in prima linea gli abitanti del luogo… quelli che, vedendo lì, e sempre lì quel casone, vedendolo di colpo aggredito da ruspe e affini, si sentono un po’ come derubati di un oggetto che avevano sempre visto… e che magari avevano anche considerato brutto.

Questi « vicini di casa » non sono dei curiosi, ma degli interessati in prima persona.

I curiosi sono quelli che devono poter dire « c’ero anch’io » o arrivano a farsi il selfie davanti a un ponte crollato o nei pressi di una nave da crociera naufragata.

LA SECONDA ROSICCHIATURA

Il caso volle che, dopo la prima giornata, arrivasse la seconda con copiosa pioggia… quella pioggia che molti attendevano con ansia. Ebbene, la pioggia si dimostrò benefica anche per chi stava demolendo lo stabile.

Il cielo mandò molta acqua e permise alle ruspe di impolverare poco o niente gli abitanti del vicinato.

Il giorno dopo cessano le pioggie e un cielo azzurro ci dimostra che un po’ più in alto non ha piovuto proprio niente… ha nevicato…e anche molto.

Anche se siamo già in Aprile non dobbiamo assolutamente meravigliarci se ci possono essere delle benefiche nevicate.

Mi vien da pensare alla Valle Padana… a quel povero Po che langue per troppo poca acqua. Ebbene, anche se non sarà sufficiente, qualcosa farà. Certo, questa pioggia dovrà prima arrivare nel Lago di Lugano, poi grazie al Tresa giungere nel Lago Maggiore, da lì nel Ticino e… finalmente nel nostro Grande Fiume.

Che poi, evviva la neve lassù in alto, che quando si scioglierà continuerà ad alimentare i nostri fiumi.

LA NEVE

Il ritorno del sole dice chiaramente che siamo davvero in Primavera. Alberi fioriti e camelie allietano la nostra vista… anche il nostro vedere un po’ più in qua dove le ruspe hanno lavorato…

SI CHIAMA ALBERETTO

Non è simpatico ? È giovane… ha la sua personalità ma ancora fa fatica a comunicare. Con le prime foglie ci fa gioire per la Primavera benarrivata. Non solo queste foglioline dell’ « Alberetto » parlano di luce nuova e azzurro forse più caldo, ma, a dare letizia ai nostri occhi hanno pensato anche loro… ammirateli :

SEMBRANO AMICI

Sì, sembrano amici e, coi loro colori possono solo lasciarci a bocca aperta.

A me è accaduto di poter ammirare questi « amici » passando proprio da qui, vicino al lago e… vederli. Ero sul bus e stavo tornando a casa. Non so in quanti hanno potuto ammirarli… perché ?

Perché , da qualche anno, chi va in bus, anche se non trova la possibilità di sedersi, « sfodera » lo smartphone e « lavora » velocemente con dita e occhi… sposta foto, scrive messaggi, attende messaggi, sorride, fa delle smorfie digita a velocità sempre maggiore… ma non si guarda intorno. Capisce quando è il momento di scendere perché un sesto senso lo fa dirigere verso la porta d’uscita del mezzo.

Altre volte, lo smartphone ha l’effettiva funzione del telefonino portatile ; l’umano in questione sale sul bus parlando, si siede se può… sempre parlando senza degnare neppure di un’occhiata i compagni di viaggio… continua a parlare ed eventualmente sorridere con gli occhi immersi nell’infinito… arrivato a destinazione, sempre con lo smartphone appiccicato all’orecchio, scende… e continua a parlare, sorridere e… qualche volta gesticolare.

 Intanto la casa grossa non c’è più !

LA CASA NON C’È PIÙ

Tempo 48 ore la casa non c’è più. Chissà cosa faranno ora e… con che tempi.

Certo che i tempi non saranno brevissimi, ma, chi di dovere, cercherà di ottenere il massimo rendimento. Oggi è il « rendimento » ciò che conta… solo il rendimento… non certo quello degli Istituti Bancari verso i propri clienti.

Dobbiamo tornare un poco indietro nel tempo.

« Cosa significa ? »

Significa che, se osserviamo attentamente quella casa prima della demolizione, possiamo vedere cosa verrà costruito.

La prossima costruzione.

Vista così potrebbe essere bella da vedere.

Vi piace ? Ho ingrandito la prima foto ; per darle un tocco di vitalità ci ho piazzazo davanti un’utilitaria di passaggio e così tutti possono prendere atto di cosa potrà succedere dopo.

 

La casa non c’è più… e verrà presto dimenticata.

Anche noi la dimenticheremo !

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La morte di un capodoglio a causa di un malloppo di plastica mi sembra terribilmnte importante.

Da un qualche giornale

La plastica assassina ? No noi Umani.

 

E noi continuiamo a produrre e a usare la plastica come niente fosse.

 

È sempre più importante il PIL.

Il benessere del pianeta e dei suoi abitanti passano in secondo ordine.

 

Oltre al PIL, a mettere in movimento la sostanza cerebrale degli Umani è l’amianto.

Trovi da qualche parte un po’ di amianto… FERMI TUTTI !

Non sto dicendo che sia necessario sottovalutare i danni dell’amianto… no… proprio no.

 

Ma vi rendete conto che la PLASTICA ci sta uccidendo tutti ?

 

Abbiamo al Governo due personaggi favolosi… uno si chiama DI MAIO e l’altro SALVINI…

Litigano sempre ; sembra che da un momento all’altro debbano sfidarsi a duello sulla pubblica piazza… ma poi ricominciano ad amarsi.

 

Loro lavorano per il bene del popolo… lo dicono sempre.

PERCHÉ NON SI DANNO DA FARE PER IL BENE DEL PIANETA ?

Credo che se mangiamo un pesce, ingurgitiamo anche delle frazioni infinitesimali di plastica. D’accordo… calorie 0… ma, se andiamo avanti così facciamo la fine del capodoglio.

 

Mi sovviene che, ai tempi dei tempi, quando ero ancora veramente giovane, e mi piaceva remare, mi trovai a remare su una barca in compagnia di una fanciulla… la padrona della barca.

Era a Genova… a QUINTO AL MARE.

Mentre serenamente remavo e chiacchieravo con la fanciulla tranquillamente seduta a poppa, vidi una piccola barca staccarsi dalla riva, dirigersi col suo rematore a pochi metri da riva… non più di cento… fermarsi.

Quell’uomo, prese un secchio pieno d’immondizia, lo scaricò in mare e ritornò tranquillamente a riva.

Oggi non si fa più così… ma allora non esisteva ancora la plastica, però, oggi, sembrerebbe che di plastica ne venga buttata molta in mare, altrimenti non esisterebbero le enormi isole di plastica.

ISOLA DI PLASTICA NEL TIRRENO… da SCIENZE NOTIZIE

Come si può constatare di isole di plastica non ce n’è solo nell’Oceano Pacifico, ma anche qui da noi.

 

Eppure, se andate a comprare qualcosa continuano a offrirvi il sacchetto di plastica ; d’accordo, ora un po’ meno, però, non sarebbe il caso di essere drastici ?

 

Mi sembra che se il PIL che cresce fa bene ai Governanti  e l’amianto fa male a chi lo respira, la plastica ci ucciderà tutti… indirettamente.

 

CHE GODURIA !

 

Penso che potrebbe essere buona cosa se, in modo capillare si cominciasse TUTTI a rifiutare quella plastica che verrebbe inesorabilmente gettata… anche l’acqua minerale.

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PER FAVORE NON SCRIVERE “MI PIACE” SE NON L’HAI LETTO TUTTO.

LA RIPRODUZIONE DELL’ARTICOLO È VIETATA

 

Sono tranquillo in casa… in casa mia… in quella casa che è semplicemente un appartamento riattato in una costruzione degli anni ’20. Ora sono in ferie, anche se, per essere sinceri, io sono sempre in ferie dato che non lavoro; non lavoro più perché ho avuto la fortuna di diventare vecchio.

Ora sono in ferie perché non abito più qui… in Riviera… nella Riviera dei Fiori dove il clima è meraviglioso e quelli che ci abitano da sempre non l’hanno ancora capito. Io ci sono arrivato per caso un po’ di anni fa, e, in un certo senso, l’essere arrivato qui ha cambiato la mia vita… in meglio naturalmente.

Ora, come dicevo, sono in casa e sento una sirena… la sirena di un’ambulanza che passa proprio sotto casa; non è bello quel suono, anche se a me è piuttosto familiare. Quando sono per la strada e mi passa vicino un’ambulanza con la sirena a tutto volume, mi tappo le orecchie. È forte quel rumore, e, anche se, come dicevo mi è familiare, mi dà fastidio e, fra l’altro, mi obbliga a ricordare.

Sì, è proprio così, mi obbliga a ricordare… non posso farne a meno.

Ma è sempre necessario ricordare?” mi si potrebbe chiedere.

Io sono convinto che sia giusto lasciare spazio ai ricordi; quando uno dei nostri sensi, di solito 5, ci stimola al ricordo, è terribilmente sbagliato ostacolarne l’effetto. Ricordare è umano… disumano pretendere di dimenticare… anche perché non tutti i ricordi sono negativi.

La vita è fatta di bicchieri mezzi pieni e di bicchieri mezzi vuoti.

Certi ricordi possono essere altamente positivi… anche perché collegati al lavoro che s’è cercato di portare avanti con coscienza… oltre che con quella “scienza” che dovrebbe essere semprepresente.

Prima di arrivare in questa ridente cittadina della Riviera dei Fiori facevo l’anestesista all’Università… in quella Facoltà di Medicina e Chirurgia che si pensa sia sempre al top… l’importante crederlo.

Qui in Riviera trovai un ospedale desideroso di lavorare con coscienza per il bene della popolazione… almeno questa sembrava l’intenzione del corpo medico. Purtroppo, a far funzionare un ospedale, non c’è solo la Manovalanza fatta da medici, corpo infermieristico e tecnici; ci sono anche i “tecnici amministrativi” fiancheggiati dai politici che capiscono tutto se si parla di corpo elettorale, ma capiscono ben poco se si parla di medicina; per loro la medicina non è importante, nello stesso modo come non è importante il termine “sofferenza”… finché non la subiscono.

 

Non è qui il caso di polemizzare… anche se, stando alla mia decennale esperienza, non sarebbe sbagliato parlar male di chi amministra la Sanità.

 

Si parlava della sirena dell’ambulanza. Ora è quasi sempre bitonale, non so se l’hanno imparata dai tedeschi o dai francesi; un tempo era un sibilo quasi continuo… a me piaceva di più.

Quando si sente una sirena, si pensa a qualcuno che sta male. Un tempo, quando la sirena si faceva sentire e la gente doveva correre nei rifugi per non farsi colpire da qualche bomba, preannunciava la possibilità quasi garantita che qualcuno avrebbe potuto arrivare a star male o addirittura cessare di vivere.

Bisogna parlare dei bombardamenti… quei bombardamenti che sembrano oggi, qui da noi in disuso, ma che, mica poi tanti anni fa, hanno fatto piangere molto… anzi moltissimo.

L’ultima guerra mondiale… la Seconda Guerra Mondiale ha prodotto danni ingentissimi… e tanti morti. Sono morti in tanti, ma non per colpa proprio delle battaglie che ci sono in guerra, cioè non solo sul fronte dove gli opposti eserciti cercavano di superarsi, ma anche e soprattutto nelle città. È nelle città che risuonavano le sirene quando arrivavano gli aerei carichi di esplosivo… arrivavano di giorno e di notte. Oggi si possono sentire in qualche film, ma io le ho sentite davvero, e, se era di notte bisognava saltar fuori dal letto e precipitarsi nei rifugi. Per noi bimbi era normale, non conoscevamo altro; sapevamo che la guerra avrebbe fatto grande la nostra Patria. Lo sapevamo perché ce l’avevano detto… perché in Italia c’erano tanti Balilla e tanti Figli della Lupa, e anch’io avevo la mia bella divisa di Figlio della lupa con nel mezzo una bella M di Mussolini.

Per aiutare la Patria, mio Nonno donò il suo anello d’oro, quello del matrimonio… gli diedero un anello di vile metallo… sembrava latta. Non saprò mai se lo fece perché ci credeva o perché fu obbligato a farlo; so solo che aveva un anello che faceva ridere. Comunque sia, noi bimbi eravamo abituati alle sirene, ai bombardamenti e allo straziante rumore di tanti aerei che insieme trasportavano le bombe.

Che ne sapevamo noi della pace e della possibilità di arrivare a muoversi tranquillamente e liberamente e andare un po’ dappertutto a visitare Paesi nuovi? La nostra libertà era quella di imitare le sirene… le sirene degli allarmi… quelle che facevano mettere tutti in movimento.

Proprio così, assieme ai miei fratelli, eravamo in tre, prima di dormire, quando eravamo già a letto, imitammo le sirene dell’allarme, e le imitammo così bene che si mise in movimento tutto il condominio e tutti si misero a scendere le scale per raggiungere il rifugio della casa.

Per fortuna furono fermati dai nostri genitori, e la paura generale finì in risate per loro, ma non per noi che fummo sonoramente sgridati.

Che poi, le sirene dell’allarme bombardamento, avvertivano solo… non salvavano la vita.

Come dicevo, ai tempi era per noi normale, e sembrava pure che la guerra fosse qualcosa di normale; ma è e sarà sempre normale? Come si può infatti pensare che non si “picchino” fra Nazioni quando in una normale riunione condominiale s’azzuffano… magari solo a parole?

Quando ero bimbo, e pensavo, ovvero mi avevano abituato a pensare che Mussolini ci avrebbe dato la gloria, gli aerei, ma anche le navi, bombardavano le città… e morivano i civili.

La propaganda era importante. VINCEREMO era scritto dappertutto sui muri… e molti italiani, forse troppi, erano convinti che sarebbe accaduto.

Pure i francobolli che cominciavo ad apprezzare la raccontavano in quel modo… e parlavano di morte… perché per vincere bisogna ammazzare.

I FRANCOBOLLI CHE INNEGGIANO ALL’AMMAZZARE… per la gloria.

“Ma perché, malgrado le sirene, morivano i civili?” potrebbe chiedersi un cittadino qualunque.

Semplicissimamente perché il Genere cosiddetto Umano non ha alcun rispetto per la vita… degli altri.

Non posso prendere in considerazione tutti i bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale. Sembrava un bel gioco o una lotteria prendere un po’ di aerei, caricarli di tritolo e spedirli tutti insieme su una qualche città ad alleggerirsi della morte che trasportavano. I bombardamenti che mi hanno particolarmente colpito sono quelli di Lubecca e di Dresda in Germania, quelli di Zara in Dalmazia e, naturalmente quelli di Voltri alla periferia di Genova.

UN PANORAMA DI LUBECCA

Lubecca fu bombardata nel 1942, esattamente il 28 marzo. Fu un “bel bombardamento” perché riuscì a distruggere quanto architettonicamente oggi ricostruito è “Patrimonio dell’Umanità”. Secondo i britannici, che programmarono ed eseguirono il bombardamento, anche con molte bombe incendiarie, era necessario agire contro il morale dei tedeschi… e quindi bisognava distruggere ed ammazzare. Sì perché Hitler aveva detto loro che sarebbero diventati i padroni del mondo… o magari solo dell’Europa.

L’Europa lo lasciò fare quando si prese quel pezzetto di Cecoslovacchia abitato per buona parte da umani di etnia tedesca… intendo il territorio dei Sudeti.

Detto per inciso mi sovviene il fatto che qualche anno fa, la Russia di Putin si prese la Crimea che faceva parte dell’Ucraina… e lo lasciarono fare.

E lui, Hitler, andò avanti, e i suoi sudditi, almeno una gran parte l’osannò. Sì, perché cominciarono a credere che la loro Nazione stava di nuovo diventando una Grande Nazione: avevano un capo prestigioso che ci sapeva fare. E allora, per cercare di abbassare il morale di una certa popolazione che ci credeva, fu necessario ammazzarne un po’… con un po’ di bombe?

A me sembra strano, però lo fecero… e sicuramente con soddisfazione.

UNA STRADA DI LUBECCA

Ci fu poi un altro bombardamento… che passò veramente alla storia: quello di Dresda. Assieme ai britannici ci pensarono anche gli americani degli Stati Uniti… tutti insieme a scaricar bombe tra il 13 e il 15 febbraio del 1945… quando la guerra era ormai agli sgoccioli. Non so se era proprio necessario dimostrare di essere forti o se c’era nei magazzini un surplus di tritolo da consumare.

2001 – Dresda Italienisches Dörfchen

È un fatto che quel bombardamento fu micidiale e, per giunta su una città che non aveva nulla di strategico al punto che proprio in quella bella città c’erano molti sfollati di altre zone della Germania a rischio bombardamenti.

2001 – Dresda Semperoper (Teatro dell’Opera di Sassonia)

Non si saprà mai quanti furono i morti di quei bombardamenti; si sa che le bombe che furono sganciate furono migliaia di tonnellate, che la città fu rasa al suolo e che il fenomeno terribile denominato “tempesta di fuoco” trascinò, a causa del forte vento conseguenza del caldo delle esplosioni, gli esseri umani dentro le fiamme. Fu una tragedia, malgrado la guerra, considerata criminale… proprio come un crimine di guerra… ma ai vincitori non lo si doveva e non lo si poteva dire.

Si parlò molto di questo bombardamento. Ora Dresda fu in parte ricostruita com’era prima… ma non abbastanza… e non sarà mai come prima.

S’è parlato, almeno secondo me, troppo poco dei bombardamenti di Zara… oggi Zadar (Croazia).

Dal 2 novembre 1943 fino alla fine di ottobre del 1944, la città di Zara subì da parte delle forze angloamericane ben 54 incursioni aeree con relativi bombardamenti.

Zara fu per moltissimi anni una delle città più importanti della Repubblica di Venezia. Dopo la Prima Guerra Mondiale, esattamente dopo il Trattato di Rapallo, divenne ufficialmente territorio del Regno d’Italia… era anche capoluogo di provincia e contava circa 25.000 abitanti.

Dopo l’armistizio del famoso o famigerato 8 settembre del 1943, la città fu occupata dalle truppe naziste. La città rimase però sotto la giurisdizione della Repubblica Sociale Italiana. Può essere interessante notare che i francobolli usati in quel periodo erano italiani soprastampati DEUTSCHE BESETZUNG ZARA.

Perché 54 bombardamenti e tanti morti fra i civili per una città strategicamente non importante? Pare che questo micidiale e, secondo me, criminale accanimento, fosse dettato, o richiesto, da TITO, futuro dittatore della Jugoslavia. Pare che fosse necessario uccidere la maggior quantità possibile di italiani, distruggere il più possibile della città per far fuggire gli italiani “non ancora ammazzati”. Solo in questo modo le slave truppe partigiane poterono entrare nella città e renderla parte integrante della futura Federazione Jugoslava.

Non riesco a comprendere questo accanimento degli Anglo Americani.

Neppure riesco a comprendere l’odio che sprigiona il poeta Vladimir Nazor:

Spazzeremo dal nostro territorio le pietre della torre nemica distrutta e le getteremo nel mare profondo dell’oblio. Al posto di Zara distrutta sorgerà una nuova Zara, che sarà la nostra vedetta sull’Adriatico.

Comprendo invece Enzo Bettiza, noto giornalista italiano, studente a Zara, che vide nell’accanimento che distrusse Zara, la stessa ferocia che portò la distruzione di Dresda.

 

Si parlò ancora meno dei bombardamenti di Voltri, alla periferia di Genova.

Perché scrivo dei bombardamenti di Voltri quando la città di Genova ne subì per così di incursioni aeree? Semplicemente perché le bombe caddero molto vicino a dove eravamo noi (io bimbo coi miei fratelli e coi miei genitori) e mio papà, malgrado tutto, ne uscì vivo.

Ne ho parlato in un capitolo del mio libro TUTTO VERO Istantanee di vita. In poche parole, fu un bombardamento che fece solo dei morti fra i civili ma non distrusse neppure un ponte… quando le incursioni erano per distruggere i ponti.

Non avevo ancora 10 anni, ma ricordo benissimo l’ansia di mia mamma che non sapeva se il suo uomo, il padre dei suoi tre bimbi era ancora vivo o se giaceva sotto delle macerie provocate da quelle inutili distruzioni. Non eravamo per niente lontani; avevamo visto gli aerei, li avevamo sentiti in picchiata, avevamo sentito le mitragliatrici e sapevamo che  quell’uomo era là… proprio là dove le bombe seminavano morte.

Mio papà ne uscì vivo… ma se fosse morto sarebbe stato solo un morto in più… nel numero dei resoconti di guerra. Un numero… ma quale dramma per chi rimaneva? Anche questa è guerra… quella che i Grandi si divertono a “giocare”. Noi lo facevamo coi “soldatini”, loro, dato che sono GRANDI lo fanno coi “soldati veri”.

Sarebbe utile parlare anche dei bombardamenti “moderni” con bombe intelligenti… alla ricerca di armi di distruzione di massa. Potrebbe anche essere utile, di fronte a certi crimini, non dimenticare che esiste il Tribunale dell’Aja contro i crimini di guerra.

 

Dobbiamo parlare di sirene. Non ci sono solo le sirene delle auto che passano davanti a tutti, ci sono anche quelle belle… con la coda di pesce… che non dovrebbero far male a nessuno… anzi è bello considerare la loro leggiadria.

Il personaggio che più avrebbe potuto essere danneggiato dal melodioso canto delle sirene fu Ulisse… che però fu previdente, si fece legare all’albero maestro della nave e fece tappare le orecchie dei suoi marinai.

Bella l’illustrazione di Herbert James Draper.

Noi abbiamo le sirene delle fontane. È famosa quella di Napoli, bella quella di Cattolica, spettacolare quella di Mondello e simpatica quella di Bordighera.

Non a tutti è accaduto di poter vedere La Fontana delle Sirene di Bordighera, ma tutti hanno avuto l’occasione di sentire la sirena di un’ambulanza.

La Fontana delle Sirene a Bordighera.

Mi soffermo un momento con piacere sulla Fontana di Bordighera, anche se non tutti sanno dov’è quella cittadina; non importa, dato che tutti sanno dov’è Sanremo e dato che tutti hanno, più o meno, subìto il tormentone del Festival, possono sapere che la Francia è vicina. Ebbene Bordighera è dopo Sanremo, se da quella città si vuole andare in Francia. La fontana che vi presento, anni fa fu restaurata e recentemente munita di una sovrastruttura di dubbio gusto. Ve la presento:

Fontana delle Sirene… oggi.

Fontana delle Sirene… oggi… particolare.

Tornando alle sirene delle auto che viaggiano sulle nostre strade con targa di Croce Rossa Italiana, Pubblica Assistenza con croci di vario colore, Polizia, Vigili del Fuoco e auto di personaggi importanti…che magari hanno fretta di andare a comprare il prosciutto per un buon panino imbottito, posso dire che a me personalmente accadde più volte di dovermi fare un viaggio in ambulanza targata CRI per accompagnare malati gravi, per lo più traumatizzati cranici, in un ospedale maggiormente attrezzato. Furono viaggi lunghi, il più delle volte notturni e spesso con autisti cosiddetti “volontari”… che certamente guidavano molto bene, ma che… quello non era il loro lavoro; erano “volontari”…

Nei viaggi di andata, quando col mio infermiere o infermiera dovevamo occuparci del paziente… sempre gravissimo, potevamo al massimo sentire l’apprensione quasi insopportabile; infatti con un occhio e mezzo ci occupavamo di quel povero disgraziato, più di là che di qua, che “sopportava” i nostri sforzi terapeutici, col mezzo occhio ancora libero osservavamo la strada e la tecnica di guida del “volontario”.

Se non ricordo male, era la prassi di quei tempi, affidare a “volontari” la guida notturna di ambulanze.

Fu appunto in una di quelle occasioni, attorno alle 3 di notte, che, per evitare il “nostro panico (mio e dell’infermiera che mi accompagnava)”, guidai l’ambulanza durante il viaggio di ritorno… dopo aver consegnato il paziente a chi di dovere.

Fui aspramente redarguito dai dirigenti locali della Croce Rossa… dato che non avevo il patentino che mi avrebbe autorizzato a guidare certi mezzi. Quel ricordo mi spinge però a fare una considerazione… amara.

“Perché, anche se corredati dei necessari burocratici papiri, si permette a “volontari”, non pagati o sottopagati, di mettere a repentaglio la vita di chi, e qui siamo nell’assurdo, lavora con professionalità per salvare la vita di qualcuno un po’ sfortunato o incosciente nel proprio comportamento?

Le sirene di queste ambulanze mi obbligano ad “uscire un poco dal seminato” e ricordare ancora una volta una frase scritta sul mio libro, secondo me, importantissima:

Una Nazione che non paga, o permette che non venga pagato chi lavora, non dovrebbe essere degna di rimanere al cospetto della civiltà.

 

Questa frase che suona anche come una denuncia di furto (sì perché chi non paga ruba) verso certi datori di lavoro, era scaturita in me dalla necessità di espatriare appena laureato. Infatti non è che cercai in Svizzera la scienza e la precisione di alto livello, ma qualcuno disposto a corrispondere la “giusta mercede” ai miei sforzi lavorativi.

 

Questa digressione vuol dire chiaramente anche che ogni autista di ogni mezzo pubblico deve essere “di qualità” e deve essere pagato nel modo giusto… e, a maggior ragione, se il datore di lavoro è un Ente come la Croce Rossa Italiana che, se può avere dei mezzi con una targa così particolare, dovrebbe poter avere anche i mezzi per remunerare chi lavora per lei.

 

C’è un’altra sirena molto importante… almeno per i danesi, ed è “La Sirenetta”, simbolo di Copenhagen. Quando la vidi per la prima volta, devo dire la verità, rimasi un po’ deluso. Credevo fosse più grande.

È bella però, e anche un po’ sfortunata. Fu decapitata due volte, fu maldestramente verniciata e le fu pure amputato un braccio… ma esiste ancora e, ha addirittura compiuto cento anni, ed è stata festeggiata con un francobollo.

IL FRANCOBOLLO DANESE

 

Qui in Svizzera, ogni tanto, con preavviso, si possono sentire delle prove di sirene che eccheggiano di casa in casa. Sono potenti e noiose, ma, potrebbero essere utili in caso d’emergenza… anche se una diga di un qualche lago artificiale dovesse ritrovarsi danneggiata.

 

Dopo tutte queste sirene, c’è qualcosa che potremmo augurarci?

 

La risposta è: “Sì, che il Genere Umano si renda conto che potremmo vivere tutti bene senza la necessità di prevaricazioni e di ammazzamenti in modo più o meno dichiarato… Potremmo anche augurarci di dover sentire sempre meno le sirene delle ambulanze… segno che chi guida lo fa in modo sempre più responsabile.

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Dopo aver visto questo che Vikibaum (che ringrazio) ha messo in onda :

Da “La Verità”

Che può far sorridere; avrei voluto scrivere un articolo per analizzare il gusto di ingigantire ciò che potrebbe avere la sua modestia. Avrei voluto scrivere che non è il caso di fare tanto can can per un Congresso sulla famiglia. C’è chi la vuole in un modo… chi in un altro. C’è in Italia ancora un po’ di libertà ?

Ho deciso di non scrivere… ma poi, vedendo le illustrazioni dell’autostrada « tarpata »… quasi come un uccello che non può volare, ho pensato di scrivere qualcosa che avrebbe dovuto far arrossire quei mentecatti che hanno iniziato un’opera e non l’hanno finita… sfruttando i soldi dei contribuenti… quindi non solo mentecatti, ma forse anche un pochino ladri.

AUTOSTRADA TARPATA.

Questa è solo una cartina, ma se guardiamo la fotografia, potrebbe venirci la pelle d’oca.

La foto.

Perché si sono fermati bruscamente ?… o… perché hanno cominciato i lavori ? Avrei voluto approfondire il problema di quest’opera incompiuta, ma, dopo aver letto e commentato l’articolo di Saimon :

https://arrighisimone.wordpress.com/2019/03/31/9004/

mi sono accorto di non essere più uno spettatore, ma un oggetto di quanto accade giornalmente con accanimento sempre più spietato.

Così ho commentato l’articolo di Saimon :

Ora che sono diventato vecchio davvero, anche in questa Svizzera (non parliamo dell’Italia), sta pendendo sempre di più il sopravvento… la follia della burocrazia.
I giovani… quelli che lavorano… quelli che “fanno”… non permettono al vecchio di vivere decentemente il suo gran finale.
La società, non solo ha fallito, ma ci porta a perdizione.

 

Potrebbe sembrare ch’io abbia esagerato; da vecchio, malgrado l’aterosclerosi più o meno galoppante, riesco ancora a ricordare quello che avveniva…

Ho menzionato la Svizzera, ma in Italia è ancora peggio.

Due cosine sono sufficienti per dimostrare come la vita del vecchio, e per quello che lo diventerà, è diventata difficile.

1 – Un tempo, non molto lontano, se il “diventato vecchio” aveva risparmiato poteva comperare delle semplici obbligazioni. Andava in banca, le pagava e gliele consegnavano con i cedolini da tagliare per il rimborso degli interessi ogni 6 mesi. Questo significava che lui, dopo aver pagato l’obbligazione, non aveva altre spese. Ogni sei mesi si presentava allo sportello bancario coi suoi cedolini ben ritagliati e ritirava i soldini degli interessi.

Oggi, non solo gli interessi delle obbligazioni, se ci sono, sono bassissimi, ma, non si possono più comperare le obbligazioni come una volta; non si possono ricevere le obbligazioni cartacee e bisogna avere (e pagare) un “deposito bancario” nel quale verranno immesse virtualmentele obbligazioni acquistate.

Quindi, oggi le obbligazioni rendono poco o iente, ma bisogna pagare alla banca l’onore di averle acquistate e il piacere dell’incasso degli interessi.

Un tempo, si poteva possedere l’obbligazione, ma non era necessario avere un conto in banca. Oggi, se si hanno delle obbligazioni è obbligatorio un conto in banca (che costa) e un deposito titoli (che costapure lui).

Gli eventuali risparmi verranno delicatamentefagocitati dalla banca.

Indipendentemente dalle obbligazioni e dall’età, oggi le banche non danno più interessi ai clienti che depositano il denaro su un conto più o meno corrente. Dicono che è la congiuntura. Sembra infatti che le banche stiano male e facciano fatica a tirare avanti.

Non so in Italia; qui in Svizzera, pare che il Grande Capo dell’UBS abbia intascato un bonus annuale di 14 milioni di franchi svizzeri. Dico… e ripeto… pare. Vuol dire che le banche non stanno così male… solo che i guadagni se li tengono tutti loro.

 

2 – Le tasse… o le imposte… o cioè ciò che si dovrebbe versare allo Stato in cambio di Servizi.

Qui in Svizzera i Servizi ci sono. I treni non sono male e viaggiano puntualmente; gli ospedali lavorano ben bene e, per esempio, per una colonscopia non si deve attendere mesi e mesi.

C’è un però, e cioè che la burocrazia è sempre più invadente e, oltre a pretendere di sapere tutto, pretende anche le imposte su quel poco che si riceve di pensione, e, guarda caso, sull’affitto che non si paga se si abita in un alloggio di proprietà.

Mi spiego meglio. Per le Imposte, non solo in Svizzera, ma anche in Italia, bisogna pagare il balzello sulla pensione come se fosse un guadagno. Se è vero che i soldi che ricevo come pensione, sono semplicemente soldi miei che, versati a una specie di assicurazione, mi vengono “restituiti” scaglionati nel tempo, perché devono essere tassati come se fosse un guadagno? Per un vecchietto che vive della pensione, è o non è un furto legalizzatopretendere che paghi ancora le imposte su quanto gli vien restituito?

Che poi, se il vecchietto ha risparmiato un po’ di soldi ed è riuscito a comperarsi un appartamentino per non dover pagare l’affitto, non solo pagherà le giuste imposte per il fatto che lo possiede, ma dovrà pagare le tasse, in questo caso secondo me non giuste, sulla cifra che riceverebbe se affittasse l’alloggio nel quale abita come proprietario. In poche parole, l’ipotetica cifra che potrebbe incassare se affittasse l’alloggio, sarà considerata un guadagno. Proprio così. La pensione è un guadagno e l’ipotetico affitto anche, per cui, sommati e dichiarati come salario renderanno abbastanza al fisco… a mio parere ingiustamente.

Quel povero vecchio che ha cercato di barcamenarsi nel modo migliore e che ha risparmiato per la vecchiaia, se avrà ancora qualche soldino da parte da rosicchiare, riuscirà a diventare ancora più vecchio, altrimenti… lo attenderà un finale di vecchiaia fatto di stenti.

Non si dimentichi che per curarsi ed essere curato, dovrà regolarmente pagare a una cosiddetta Cassa Malati, che non è altro che un’assicurazione, delle cifre annuali non indifferenti.

 

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