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S’era detto, ovvero, mi ero permesso di scrivere che si può « creare » e, di conseguenza produrre in modo singolare ed esclusivo se non ci si fa « rimorchiare » o non si sente la necessità di portare avanti il proprio vivere imitando altri o oggetti altrui.
Certo che la città di Genova si sentì in dovere di imitare l’altrui operato quando permise che alcune strade del centro venissero paludate con ombrelli multicolori.
Non voglio parlar male di Genova… anche se più di una volta mi son trovato a dire che la Liguria dorme… e Genova è la capitale della Liguria… e a Genova sono nato… e a Genova ho studiato e mi sono laureato.
Oggi vivo lontano dalla mia città.
Mi sono allontanato molto presto dalla mia città… dalla mia bellissima città.
Non ero ancora laureato e già avevo trovato un posto di lavoro… all’estero… sì, all’estero. Non mi andava giù l’idea di aver studiato tanto, di aver faticato in modo esagerato per raggiungere la Maturità, aver passato ore e ore sui libri, ore e ore all’Università, ore e ore nelle varie corsie dei vari reparti universitari, e… dopo che in modo altisonante 11 Professori ti dicono che sei diventato dottore, dover elemosinare un lavoro come forse assistente volontario e non guadagnare il becco d’un quattrino.
In poche parole, ricordo la mia Genova con grande tristezza, non solo perché per poter vivere senza elemosinare sono andato via il giorno dopo la laurea, ma perché quando vi tornai per esprimere quanto avevo imparato, dovetti prendere atto che non era cambiato nulla, che i « lecchini » erano una bella quantità e che l’Università faceva pena e non avrebbe avuto il diritto di chiamarsi « degli Studi ».
Forse oggi è tutto meglio ; forse oggi nessuno lecca e chi lavora viene retribuito ; forse oggi, che si fanno anche i trapianti, funziona tutto a puntino.
Mi sembra, dopo aver pianto su quello che era la mia città, di aver fatto un bel « cappello » al mio colorato articolo.
È arrivato quindi il momento di parlare di cappelli.
Naturalmente non sono gli unici e non riuscirebbero a fare la concorrenza a quelli britannici di Elisabetta II.
In questa vetrina ben illuminata, ci sorprende l’ordine col quale son messi in buona mostra i colorati copricapo.
È tutta un’altra cosa questa vetrina di Merano. Siamo sì in Italia, ma siamo anche un poco in Tirolo… almeno per quanto riguarda la lingua parlata dai locali.
È interessante poter prendere atto che, se ci si trova in provincia di Bolzano, provincia ufficialmente bilingue, se ci si rivolge ai locali in lingua tedesca, dato che loro si rendono conto che la pronuncia non è perfetta, rispondono volentieri in italiano.
A me sembra bellissimo, per una Nazione, avere delle zone con lingua e cultura diverse… che, sempre secondo me, sono da gelosamente preservare.
Anni fa l’Alto Adige in italiano o Südtirol per loro che sono nella loro terra, era una zona dove chi parlava italiano non era gradito e chi si considerava tedesco o austriaco era inviso al resto d’Italia.
Oggi è tutto cambiato. Loro sanno di essere in Italia come italiani, ma possono utilizzare la loro lingua… che è diventata ufficiale.
Loro, i sudtirolesi, hanno sicuramente sofferto molto ai tempi di Mussolini… sì, perché quel regime pretendeva di italianizzare tutto… tutto quello che stava entro i confini del Regno.
Ho trovato molto significativa, la doppia scritta POLIZIAe POLIZEIsulle auto dei nostri poliziotti e qualche scritta come questa che sta ad indicare l’ufficio postale.
È chiaro che, di quella meravigliosa provincia ci potrebbe essere ancora molto da scrivere… però, per scrivere è necessario avere una penna… come una di queste:
Spero di poter scrivere ancora dell’Alto Adige e delle bellezze che offre quella regione.
Che bello scrivere!…ultimamente lo trovo bello e interessante… ma non da molto.
Relativamente alla mia età, potrei dire che non è molto che scrivo volentieri. Ma io lo so perché… per la stessa ragione non amo gli esami… anzi, se fosse permesso odiare qualcosa, li odierei.
Perché?
Semplicissimo; perché quando giovanissimo fui e già mi accarezzava l’idea di studiare medicina, ancora non sapevo quanto gli “esami” avrebbero potuto “tagliare” le gambe a un giovane. La guerra, la Seconda Guerra Mondiale era finita da poco, e, chi aveva dovuto andare a scuola non aveva avuto tutto facile come ora… allora si doveva fare i conti non solo coi bombardamenti ma anche con tanta precarietà… a tutti i livelli. Le mie elementari le feci presso le Suore Orsoline; non ricordo molto di quella scuola e non posso dire di averne un brutto ricordo. Ciò che trovo possa interessare il lettore, fu che era proibitissimo parlare il dialetto; se si veniva pescati a parlare in genovese, si veniva puniti. Mussolini voleva che si parlasse solo italiano.
Ora è diverso; si può parlare il dialetto, ma non lo parla quasi più nessuno… purtroppo.
Comunque sia, dopo 5 anni di scuola elementare, se ero veramente intenzionato a continuare gli studi, dovevo essere presentato a un “Esame d’amissione alle scuole medie”.
Così fu, perché le suore mi presentarono all’esame… in una scuola pubblica. Perché fu così non lo so, so solo che, in quell’occasione, alla fine della Quinta Elementare il tema che mi trovai a scrivere non piacque agli esaminatori e, semplicemente non fui ammesso agli orali e, senza tanti complimenti mi rimandarono ad ottobre (a quei tempi si diceva così). Io non so se ce l’avevano con le suore o se veramente scrissi male il tema; la realtà fu che, io ancora bimbo (mi fecero fare la Prima all’età di 6 anni) mi trovai a fare temi durante tutta l’estate e s’instaurò in me la consapevolezza del non saper scrivere. Ma, ancor peggio, mi trovai ad avere una vera e propria idiosincrasia per tutto ciò che era o sarebbe stato “esame”… e questo fino all’ultimo esame che affrontai all’Università.
Scrivere forse mi sarebbe piaciuto; il piacere arrivò quando ormai potevo essere considerato vecchio; però arrivò e fu in quel momento che mi accorsi che si può scrivere tanto per farlo, oppure per lasciare qualcosa agli altri… qualcosa di interessante o apparentemente sconosciuto.
E allora cominciai a pensare che si poteva scrivere un libro. D’altra parte, oggi tutti scrivono un libro… o se lo fanno scrivere.
L’ho fatto; ho scritto un libro… mi sembrava fosse giusto, e, in fondo in fondo, onesto raccontare di qualcosa sconosciuto ai più… ma qualcosa che può aiutare, essere utile, e, messo in pratica, perché no, permettere guarigioni… non fu un gran successo, ma a qualcuno cambiò la vita, e questo s’è dimostrato più che sufficiente.
Si scrivono anche biglietti di condoglianze per i parenti di chi passa a miglior vita… anche se si preferirebbe rimanere a peggior vita. Poi si scrivono i biglietti d’auguri e, quando non si può farne a meno o si ama o c’è affetto, assieme al biglietto d’auguri si confeziona un bel pacchettino… o lo si fa confezionare.
Piace confezionarlo, e, in questo caso sono necessari nastri o nastrini… proprio come questi bene esposti:
Io non sono proprio capace di confezionare un bel pacchetto… uno di quelli che si presentano bene.
Che poi, cosa ci mettiamo nel pacchetto?
Fare un regalo è sempre difficile… almeno per me. Mia moglie invece è veramente molto in gamba; sa captare il desiderio di quel qualcuno al quale vuol fare un regalo, lo rammenta e, al momento buono lo snocciola, ben impacchettato, con eleganza.
Un regalo sempre utile è uno o più asciugamani… magari intonati con una bella candela. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Se si regala uno o più asciugamani, bisogna essere sicuri che non accada di essere mal interpretati… sì, perché potrebbe essere un invito a lavarsi per qualcuno che normalmente puzza… o non si lava mai.
Non dimenticherò mai quell’invito a cena assieme ad altre persone… fra cui quella persona che, almeno i capelli, non li lavava mai… o troppo poco.
A un certo momento, dopo varie discussioni più o meno animate, ma sempre amichevoli, questa persona che si trovava seduta vicino al muro, per poter ridere bene, appoggiò la testa al muro bianco dell’appartamento nel quale ci trovavamo. Fu un attimo, e la strisciatina del cuoio capelluto non lavato lasciò un’impronta indelebile su quella parete. Qualche giorno dopo, il padrone di casa, me lo fece vedere… sorridendo però.
In molti scriviamo… e in molti non scriviamo… perché è molto più comodo prendere il telefono e comunicare in quel modo.
Oggi poi che ogni componente di ogni nucleo familiare possiede uno o più smartphone… Sarà bene personalizzarli dando a ogni cellulare il suo colore.
C’è qualcuno che ci pensa.
Un colore per ognuno… un colore per ogni gusto.
Oggi col telefono si fa tutto… forse in futuro ci sarà pure il cellulare che stirerà le camicie.È interessante dover prendere atto che certi uffici ai quali si scrive per ottenere delle informazioni o per reclamo, non riescono a scomodarsi e rispondere per iscritto… no, usano il telefono. Col telefono manca quello scritto con firma che rende responsabili.
Non so se è vero, ma oggi, sempre meno s’ha il coraggio di essere responsabili. E questo potrebbe essere comprensibile… perché oggi, più che un tempo, esiste un esercito di avvocati che pretendono di sempre “tagliare un capello in quattro”.
Mi considero infatti fortunato… o perché ho lavorato bene… in tanti anni di sala operatoria non sono mai stato “indagato”.
Eppure, chi lavora in campo alimentare ha delle grosse responsabilità… e sicuramente se le sa prendere… anche quando vende “scarpe di cioccolato”.
Buongiorno, ho letto il Tuo pensiero di oggi e il Mio pensiero va immediatamente alle mie nonne..
Una era medico, di giorno lavorava come sarta e di notte si nascondeva in cantina a studiare di nascosto a lume di candela. Fu mandata come “medico di condotta” in un paesino sulla Maiella e in tempo di guerra fu avvicinata a casa (Bologna) perché aveva 3 bimbi piccoli e fu assegnata a Pedaso. Quanti racconti….
Ti ringrazio per aver letto tutto il mio articolo. Tua nonna dev’essere stata una donna veramente in gamba e con una “grinta” tipicamente femminile.
Sicuro ha avuto molto da raccontare.
Buon Pomeriggio.
Quarc
Adoravo anche da grande ascoltare le sue avventure. Potrei scriverne un libro!
Quelle si che erano Donne!!!
Ci credo.
Mio nipotino, quando raccontavo qualcosa, diceva: “Belle le tue leggende”.
Ciao.
Quarc
Fantastico! 😄
L’altra nonna era modista, nel dopoguerra aveva un grande laboratorio e tante lavoranti. Poi i tempi sono cambiati ma lei ha resistito finché ha potuto (85 anni) ed è stata l’ultima modista a Bologna.
Grazie per avermi fatto pensare a loro
Un abbraccio
Già… le modiste…
Oggi non esistono più. Ricordo mia mamma che ogni tanto doveva andare dalla modista.
Penso che ritorneranno, ma, in un modo diverso.
Ciao dimensionec.
Quarc
Ormai è un mestiere che ha del fiabesco..
Buona giornata
C.
La modista?
Beh, per imparare basta andare a fare quattro chiacchiere con Elisabetta II… o no?
Quarc
Gli ombrelli li ho visti anche qui a Torino….
Benvenuta Madved nel mio blog.
Beh, vuol dire che le varie città si sono copiate.
Buon Pomeriggio… e grazie.
Quarc
Sì li chiamano Colori d’autore se non vado errata
E chi sarebbe l’Autore?
Buon Pomeriggio.
Quarc
Non lo so…..
Gli ombrelli li ho visti anni fa a Arezzo… che copioni!
In quanto all’esame di ammissione dopo la quinta, fatto anche io!
Solo che… superato con tutti dieci! Ma ero così in ansia che ricordo mi mangiucchiai un angolino delle labbra fino a sanguinare!
Poveri piccoli! Come ci stressavano!
Solo che noi, noi si studiava davvero, alle elementari, alle medie, al liceo, all’università… e anche dopo.
Adesso mi sa che non studiano tanto. Si stancano, poveri cocchi!
Povero mondo pieno di incompetenti!
Ho detto al mio medico di fiducia, che mi segue da più di quarant’anni, che quando andrà in pensione non andrò mai più da un ginecologo. Lui è ginecologo. Ha fatto nascere mio figlio e i figli di mia sorella…
(mi ha promesso che non andrà mai in pensione, per me!) Viva!
Ciao Ale… qui si sta un po’ più freschi, sai?
Cara Poetella,
Mi dici… anche ad Arezzo?
Sì, ci stressavano e, fra l’altro, non sapevano quanti danni facevano.
Che carino il tuo ginecologo!… fagli un monumento.
Buona serata.
Quarc
P.S.: T’è piaciuto l’articolo?
Certo che mi è piaciuto Quarc! Colori e ricordi… 😊
In ritardo… gioisco per quello che mi hai scritto.
Buon Pomeriggio.
Quarc
Buon pomeriggio anche a te!
https://www.google.com/url?sa=i&source=images&cd=&ved=2ahUKEwja9Kjpj7LjAhUMC-wKHeLCBjEQjRx6BAgBEAU&url=https%3A%2F%2Fwww.genova24.it%2F2019%2F05%2Fgenova-dopo-gli-ombrelli-colorati-del-2018-ecco-le-girandole-appese-217424%2F&psig=AOvVaw0bNFXwhPe5gmPyRZZ9rmg5&ust=1563115135796494 … TI LASCIO QUEST’IMMAGINE PER FARTI VEDERE OGGI COM’è COLORATA…. BUON FINE SETTIMANA QUARC – STAMMI BENE CIAO
Cara Rosa,
Ti ringrazio. Mia sorella già mi ha mandato una fotografia dell’attuale situazione.
Buon Pomeriggio.
Quarc
Hai toccato vari argomenti. Mi ricollego ai “cappelli”.
A Padova esisteva un negozio “storico” di cappelli, di quei negozi che esistono da 100 anni, e dentro trovi il cappello per ogni occasione, per lui, per lei, per i bambini, per ogni età, addirittura le “feluche” per i laureati.
Con somma tristezza ha chiuso da qualche anno, sopraffatto da un “mercato” dove la qualità cede il posto alla quantità. Rimane il negozio storico di guanti, che sopravvive oltre ogni mia aspettativa.
Caro Kikka,
Quante cose spariscono!
A Genova sono, da tempo, spariti i tram… che amavo tanto.
Mentecattismo?… o… non lo dico. Però hanno comperato i Bus della Mercedes.
Buon Pomeriggio.
Quarc
Ti ghe n’hai de couse ds cunta’.
Ti fai ben a scrive, de vote ina testimuniansa a l’è meju che in cadru, se a l’è faita ben.
A se capisce u sentimentu de chelu che u scrive e chi lexe u se lascia anda’.
Bona e grassie.
Un abbraccio
Giancarlo
Troppo bello il tuo post, quanti colori, un abbraccio caro Quarc, buona domenica!
Cara Laura,
Ti ringrazio e… contraccambio l’abbraccio.
Quarc
Grazie a te Quarc!
BUONA NOTTE Laura.
Quarc
Gli ombrelli colorati hanno sempre il loro fascino anche se già visti. .. che tripudio di colori. Mah caro Quarc, tu dico che le cose funzionano un pò meglio in quel di Genova? Io penso che il lecchinaggio esista ancora purtroppo e dappertutto. Perchè tanto laureati, menti fresche e capaci sono costretti a scappare dal nostro paese? Ci siamo dati la risposta . Un abbraccio forte
Cara Patty,
Non lo so perché non sono più all’Università. Stando così le cose, se tanto mi dà tanto… mi verrebbe da pensare… sicuramente no.
Beh, se hai letto il mio libro, sai perfettamente che anch’io sono fuggito all’estero… il giorno dopo la laurea.
Grazie per la tua presenza. Contraccambio l’abbraccio.
Quarc
Buongiorno Quarc,
bellissimi gli ombrelli della tua Genova! Poi adoro i cappelli e faccio collezione di penne 🙂
Bel post, molto colorato!
Cara Cuore…
Gioisco nel prendere atto che t’è piaciuto.
I colori sono la cosa più importante… i colori curano…
Buona serata carissima.
Quarc
Eh si, hai proprio ragione 🙂
Buona giornata caro Quarc
Buon Pomeriggio… carissima.
Quarc