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Archive for marzo 2022

Ora fanno pure sciopero ! Lo leggo in questo articolo di GenovaQuotidiana.

Certo che, fare sciopero dovrebbe servire a migliorare un servizio… ma se il servizio è semplicemente pessimo per cui una lettera normale impiega dai 15 ai 41 giorni per arrivare a destinazione… …

Sì, perché si può migliorare ciò che è già buono, se è pessimo, è come se non esistesse o avesse solo delle parvenze.

Sto cercando di scrivere un libro nel quale, fra l’altro, oltre al francobollo… importante… menziono anche tutto ciò che è collegato al servizio postale e che dimostra la sua importanza. Quindi anche le poste dovrebbero essere importanti. Sono un servizio pubblico e dovrebbero funzionare in modo piuttosto regolare ed efficiente.

Quello che può facilmente interessare è il fatto che i normali uffici postali vogliono essere efficienti in tutto, tranne che nella vendita di francobolli. Se si ha la necessità di affrancare un oggetto di corrispondenza, l’addetto dello sportello che dovrebbe fornirvi l’affrancatura, non utilizzerà i normali e interessanti francobolli, ma applicherà una targhetta standard stampata al momento coll’importo necessario. Se poi l’ufficio postale è di media importanza, sarà molto difficile che possa vendervi un qualche francobollo emesso nell’anno in corso… sì, perché in Italia i francobolli bisogna andarli a comperare dal macellaio o, meglio ancora dal panettiere. Se l’ufficio postale è di una località piuttosto importante, potrete mettere in crisi l’intero personale se vi permetterete di chiedere « quel francobollo » emesso « poco tempo fa ». In questo caso il francobollo ci sarà ma si troverà ancora sigillato nell’imballaggio col quale fu spedito il giorno dell’emissione. Dovrete attendere con calma che « l’addetto ai lavori » lo porti alla luce e possa, dietro pagamento, farlo diventare tuo.

Per Poste Italiane sembra che « LA POSTA », ovvero la spedizione e il recapito di oggetti postali sia diventato un optional ; eppure dovrebbe essere un servizio essenziale per la cittadinanza… anche se viene usato meno di un tempo.

Da un capitolo del libro che sto scrivendo ho estrapolato questo passaggio :

Sembra un discorso piuttosto banale e quasi gratuito; io trovo però che le buche alle quali noi abbiamo affidato e, anche se un po’ meno, continuiamo a consegnare una parte di noi da consegnare anche molto lontano, dovrebbero avere un certo decoro… perché, in un certo senso, rappresentano una Nazione. Sono una specie di biglietto da visita.

Buca italiana  funzionante in provincia di Varese

Mi si permetterà di mostrare questa buca italiana che sembra quasi abbandonata a se stessa. Non invita ad affidarle un oggetto di corrispondenza… eppure è perfettamente funzionante. Ho infatti imbucato io personalmente una lettera che, anche se dopo 14 giorni, è perfettamente arrivata a destinazione. Chissà se il “decoro” di questa buca rispecchia il “decoro” fisico e morale degli addetti ai lavori delle Poste Italiane? Probabilmente sì, se si prendono in considerazione i tempi esageratamente lunghi nella consegna degli oggetti postali.

Ho fotografie di buche lettere di 77 nazioni. 

Poche sono le Nazioni con “biglietti da visita” così poco decorosi.

quarchedundepegi@gmail.com

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QUESTO È UN ARTICOLO MOLTO SERIO. NE È VIETATA LA RIPRODUZIONE.

Trovo questa vignetta.

Da TAGES ANZEIGER – Zurigo

La Traduzione:

L’incidentato moribondo: “Ora io appartengo a loro?”

La morte risponde: “Solo l’anima… il resto lo vuole lui.”

Sta scritto sull’uomo in verde: “Prelievo di organi.”

Questa vignetta mi stimola un mio annoso pensiero e mi fa ricordare un proverbio latino: “MORS TUA, VITA MEA”.

Il proverbio latino è chiarissimo, ma non credo che prevedesse una chirurgia così avanzata… iniziata dal chirurgo sudafricano Christiaan Barnard: Il trapianto di organi… e non ha bisogno di essere commentato.

Il mio annoso pensiero è rivolto al problema dei trapianti di organo che sta diventando molto, secondo me, invadente.

Qualcuno sa che nel passato mi sono cimentato per ben venti anni come anestesista… in vari ospedali… in Italia e in Svizzera.

Ebbene, non ho mai partecipato all’impianto di un organo… ho però dovuto partecipare “anestesiologicamente” all’espianto di organi.

Fu uno degli ultimi “interventi” prima di abbandonare definitivamente le sale operatorie e la Medicina Accademica; quell’intervento mi lasciò triste e pensieroso. Mi chiesi fino a che punto si può “depredare” il corpo di chi ci ha lasciato per far vivere chi, nel suo profondo, aveva deciso di passare a miglior vita.

Mi sovvenne l’articolo letto molti anni prima nel quale si diceva di ciechi dalla nascita che, grazie ad un particolare intervento, erano arrivati a vedere. Ebbene, lessi che una grande percentuale di quelle persone che avevano acquistato la vista diventarono preda di forte depressione.

Mi sarei convinto che “certi accanimenti” facciano più la gioia degli addetti ai lavori che dei trapiantati. È indubbio che il trapianto sia contro natura e che nell’organo trapiantato non sia soltanto del “tessuto” ma anche pensiero, sofferenza e, perché no, gioie del donatore… per cui il trapiantato non è più lui… arriva ad essere un mix di due personaggi che non si sono mai conosciuti.

Sicuramente mi sbaglio; sono però quasi sicuro che la “stoltezza” dell’Umano che vuole arrivare, non rinuncerà in futuro a trapiantare materia grigia o clonare Esseri Umani. Allora sì che, anche la tanto esaltata scienza medica, potrà far rabbrividire.

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CHE STRANA GUERRA !

Dal 9° capitolo del libro che sto cercando di scrivere e che, a causa della mia età, non so se arriverà a vedersi stampato, ho estrapolato questa realtà.

Ma dov’ero io in quel 1941 quando le truppe naziste invadevano proditoriamente il territorio sovietico? 

Credo di aver avuto 5 anni quando mi “strapparono” le tonsille. Me le strapparono da sveglio. Ricordo molto bene il terribile dolore alla gola e alla nuca. Sì, il dolore evidentemente si rifletteva alla nuca. In quel momento ebbi “odio”, un odio smisurato verso quella persona che mi teneva ben stretto e che mi aveva legato le gambe; ancor più odio per quella persona che mi piazzò un marchingegno in bocca e mi rendeva impossibile chiuderla. 

A produrmi lo “strappo” fu un professorone dell’Università nel suo studio privato… uno di quelli che oggi chiamano Barone.Anche se oggi so che a quei tempi si faceva così, la rabbia che mi creò quella circostanza, la sento ancora oggi… quel tanto che basta. Certo che l’operazione era necessaria… però… 

Subii lo strappo delle tonsille come un sopruso; chissà se fu quel “sopruso” a rendermi oggi così intollerante alle tante vessazioni che dobbiamo subire anche dalle pubbliche amministrazioni.Mio papà, che aveva conosciuto quel luminare, si trovò ad incontrarlo ad una fermata del tram… sì, perché a quei tempi, mentre infuriava la guerra e le bombe cadevano di quando in quando come noccioline, si andava in tram. Appunto, mio papà lo conosceva e si trovò a chiacchierare con lui del più e del meno, quando arrivò il tram e quel professore stava per congedarsi, mio papà gli disse: “Prenda il prossimo; di questi tempi è bello potersi scambiare un po’ di idee tranquillamente.” 

“Con piacere” fu la risposta “ha ragione… di questi terribili tempi le occasioni sono poche.”Cosa si dissero non lo so. Sicuramente l’argomento più importante fu l’andamento della guerra e le ripercussioni sulla vita dei comuni cittadini. 

Il tram dopo arrivò e i due si congedarono. 

Qualche anno dopo, per caso, mio papà lo incontrò per la strada, e, ancor prima di salutarsi, lui, il professore disse ad alta voce: “Lei mi ha salvato la vita.”Mio padre si bloccò… poi salutò, si strinsero la mano e, fu plausibile il fatto che, per tutta risposta chiedesse: “Come ho fatto a salvarle la vita?” 

La risposta fu: “Si ricorda di quella volta che ci trovammo a parlare e lei mi convinse a prendere il tram dopo? Ebbene, quel tram fu l’oggetto di una o più bombe… e se io l’avessi preso sarei sicuramente morto. Sapesse quante volte l’ho ringraziato col pensiero!” 

Sembra una storiella… è una storia vera. Una di quelle storie che possono accadere solo se i “Grandi” giocano alla guerra. 

Per chi avrà avuto voglia di leggere fin qui, ho voluto, con questa realtà passata comunicare che durante la guerra che ho potuto vivere, la vita cercava di continuare… potremmo dire fra una bomba e l’altra e fra una mitragliata e l’altra… sì perché gli aerei in picchiata sapevano anche mitragliare.

Da qualche giorno in Ucraina c’è appunto una strana guerra. La gente scappa oltre il confine, le città cercano di svuotarsi, i treni trasportano migliaia di donne e bambini oltre confine. Durante la guerra che ho vissuto io, i treni che viaggiavano di giorno venivano bombardati… ora servono per portar via la gente e permettere agli aggressori di distruggere le città e ammazzare solo i combattenti… sì, perché è doveroso uccidere i combattenti e lasciar fuggire donne e bambini. In questo caso l’omicidio non sarebbe più omicidio… ma quasi legittima difesa.

Che strana guerra ! I contendenti si danno la mano prima di discutere alla luce dell’occhio delle telecamere mentre altri contendenti della stessa « marca » si ammazzano e si disruggono « tranquillamente ».

Forse non ho capito niente della guerra… perché questa è una guerra « intelligente » come le « bombe intelligenti » di quel sant’uomo di Bush.

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Purtroppo il sistema, chissà perché, non mi permette di commentare gli articoli di « Evaporata »… allora faccio così… forse mi leggerà.

Su questo articolo si parla di pane e di pizza.

Si parla anche di mais… farina di mais, non di chicchi di mais.

Ebbene, dato che per cause spiacevoli, caduta con fratture di mia moglie, ho imparato a fare il cuoco e ad impastare la pizza, l’ho fatta con farina di mais… circa il 20%… e farina di farro. Poi, al momento buono ho aggiunto alici, olive taggiasche, capperi e carciofini.

Ottimo risultato… anche per il palato… almeno per quello mio e quello di mia moglie.

Questo il risultato :

La mia pizza

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ATTUALISSIMO?

Questo scrissi nel 2014 :

Bello vero ?

Sembra attualissimo… ma sono passati 8 anni.

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