PER FAVORE NON SCRIVERE MI PIACE SE NON L’HAI LETTO TUTTO.
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I MONFALCONESI
Registrazione del 2 marzo 2018
Personaggi:
Albero Tasso, Alessandro, I Fratelli di Tasso, Panchina Rotonda e Alberone.
Albero Tasso: “Buon Giorno Alessandro… come stai?”
Alessandro: “Ho un po’ freddo… sai io preferisco il caldo. Ho voluto salutarti e poterti vedere in abito invernale tutto spruzzato ni neve.”
Tasso: “Ti piaccio? A me piace un po’ di vero fresco che mi lascia quell’umidità a noi vegetali piuttosto importante. Cosa racconti d’interessante?”
Alessandro: “Nulla di particolare. Ti ricordi che, quando parlammo della città di Fiume, che accennammo al dramma dei Monfalconesi? Avevo letto qualcosa a riguardo. La prima volta che lessi dei Monfalconesi, fu nel libro di STEFANO ZECCHI Rose Bianche a Fiume. Certo che quello è un romanzo, ma, quando ho continuato a documentarmi mi sono reso conto che quello, per molte persone fu un vero dramma e, per il partito di Togliatti una grande sconfitta, nonché un comportamento similcriminale.”
Tasso: “Chissà perché, da quello che so, penso che potresti anche aver ragione. Il comportamento del PCI fu veramente criminale perché abbandonò molte persone, con mogli e figli, alle malvagità del regime di Tito.”
I Fratelli di Tasso: “Prima di tutto… Buon Giorno Alessandro; in secondo luogo, non potreste fare un po’ di ordine? Raccontate le cose come se leggeste un libro giallo cominciando dall’ultima pagina. Avete parlato di questi Monfalconesi senza spiegare se si tratta di Umani o di cioccolatini… potrebbero anche essere dei biscotti provenienti da Monfalcone. Noi sappiamo che a Monfalcone ci sono dei Cantieri Navali molto importanti da dove sono state varate delle navi che hanno lasciato un’impronta nella marineria mondiale, ma non abbiamo capito, se la dizione “Monfalconesi” riguarda Umani di Monfalcone o cioccolatini.”
Alessandro: “Avete ragione… anche voi spruzzati di neve. I Monfalconesi non sono né biscotti e neppure cioccolatini. Ai tempi, 1947, furono menzionati come tali, e piuttosto genericamente, i tecnici e le maestranze italiane che con le loro famiglie e in gran segreto, emigrarono nella novella Jugoslavia di Tito per rimpiazzare chi era stato ammazzato o era fuggito in Italia. Non venivano tutti da Monfalcone, ma credevano tutti nel socialismo dettato dall’Unione Sovietica e nella fratellanza italo-slava. Fu un’emigrazione contro corrente stimolata dalla consapevolezza che il loro contributo avrebbe potuto aiutare la nascita di un socialismo puro a tutto vantaggio non tanto del popolo jugoslavo che consideravano come un loro fratello, quanto di tutta la collettività socialista.”
I Fratelli di Tasso: “Ora cominciamo a comprendere. Ma, sono partiti dall’Italia spontaneamente, o c’è stata un’organizzazione particolare?”
Tasso: “Naturalmente ci fu una “Mente” che organizzò tutto. Sì, perché nella Jugoslavia di Tito, dopo lo stallo della guerra, non solo bisognava ricostruire, ma, anche dopo aver eventualmente ricostruito, le industrie senza mano d’opera specializzata rimanevano paralizzate. Questo accadeva non solo per le Industrie di Fiume e i Cantieri Navali di Pola, ma anche per altre industrie in altre zone del Paese.”
I Fratelli di Tasso: “Chi era la Mente a cui alludi? Un Umano d’Italia o un Umano di Jugoslavia?”
Tasso: “In Italia, a tessere le fila con le autorità Jugoslave pare fosse il Partito Comunista Italiano nella persona dell’Umano Pietro Secchia, vice nel partito. Il trasferimento dei Monfalconesi avvenne nel massimo segreto; quelli trasferiti in Jugoslavia furono circa 2000, e tutti volontari, tutti iscritti al PCI e buona parte ex combattenti partigiani nelle file italo-slovene. La loro fede incrollabile vedeva nell’URSS un faro per il futuro del proletariato. E poi, non dimentichiamolo, non si trasferirono solo gli Umani uomini, ma anche molte famiglie.”
Panchina Rotonda: “Vi ho ascoltato e mi sono chiesta dov’è il dramma di cui parla Alessandro; e poi, Alessandro, potresti anche venire a sederti su di me invece di stare lì in piedi. Ti faccio schifo?”
Alessandro: “Hai ragione. Mi siedo, mi siedo e ti ringrazio… sto bene qui.”
Rotonda: “Come dicevo, non ho capito qual’è il dramma. Loro, quelli che chiamate i Monfalconesi sono andati là e sicuramente, se gli slavi avevano bisogno di loro avranno sicuramente ricevuto anche vitto e alloggio. Dov’è il problema?“
Tasso: Il problema viene dopo, non molto tempo dopo. Cercherò, anche coll’aiuto di Alessandro di fare un po’ di chiarezza. La mano d’opera specializzata di cui il regime comunista di Tito aveva urgente bisogno sarebbe stata “spedita” clandestinamente da accordi fra il PCI e i dirigenti Jugoslavi. Circa 2000 Monfalconesi emigrarono oltre confine, anche con famiglia, e, sempre fedelissimi del PCI, furono alloggiati in confortevoli alloggi e iniziarono di buona lena a lavorare anche per la costruzione di un buon socialismo.”
I Fratelli di Tasso: “Quindi va tutto bene… e sono tutti contenti.”
Tasso: “Sono tutti contenti fino al 1948 quando Tito, il Capo della Federazione Jugoslava decide di non più obbedire ai dettami comunisti di Stalin… dettami ai quali sempre obbedì Togliatti. Fu significativa la Riunione di Bucarest, dal 20 al 22 giugno 1948 dei massimi partiti comunisti europei; c’erano anche Togliatti e Secchia. Cosa accadde in quella riunione? Semplicemente fu decretata l’espulsione di Tito e della Federazione Jugoslava dal Cominform. La notizia diventò di dominio pubblico tramite Radio Praga il 28 giugno dello stesso anno. Pare che Togliatti ebbe una posizione di primo piano… e con lui quel Pietro Secchia che aveva ottenuto la clandestina fuoruscita dall’Italia dei Monfalconesi.”
I Fratelli di Tasso: “Cos’è il Cominform?”
Alessandro: “Il Cominform, fondato nel 1947 era un’organizzazione internazionale che riuniva i partiti comunisti dei vari paesi europei… fra cui l’Italia.”
I Fratelli di Tasso: “Ora cominciamo a capire cosa potrebbe essere accaduto ai Monfalconesi. Essendo loro fedeli al PCI di Togliatti e all’Unione Sovietica, potrebbero essere stati cacciati… mandati via dalla Jugoslavia?”
Tasso: “No, le cose andarono diversamente, ed è per quello che si può parlare proprio di tragedia. I Monfalconesi erano in tanti e credevano ciecamente nella politica di Stalin. Di fronte al voltafaccia di Tito che rinnegò i dettami dell’Unione Sovietica, i Monfalconesi si sentirono offesi e reagirono con determinazione. In varie riunioni di partito si misero contro Tito inneggiando a Stalin e al PCI… che pensavano li proteggesse e li aiutasse.”
Rotonda: “ Cosa fece il PCI? Li aiutò?”
I Fratelli di Tasso: “Secondo noi, dopo quello che ci hai raccontato, non avrebbe potuto aiutarli, dato che fra Tito e Togliatti venne a crearsi una frattura. Crediamo di aver capito bene, e cioè che Togliatti faceva tutto quello che gli ordinava Stalin.”
Rotonda: “Neanche quell’Umano Secchia fece qualcosa per aiutarli?”
Tasso: “Immaginiamoci se un Umano come Secchia sarebbe stato capace di dare una mano a chi aveva mandato oltre confine! Pensate un po’ che, proprio lui, qualche anno dopo, nel 1956, quando i carri armati sovietici repressero nel sangue il desiderio di libertà degli ungheresi, si trovò ad esultare… quando seppe dell’intervento sovietico.”
I Fratelli di Tasso: “Allora, volete dirci come andò a finire?”
Alessandro: “Andò a finire molto male perché molti di quei personaggi che credevano nel comunismo di Stalin furono prelevati e una buona parte portati in un “Centro di rieducazione”. È raccontato molto bene, in modo romanzato, sul libro di Stefano Zecchi.”
Rotonda: “Cosa intendi per “Centri di Rieducazione?”
Alessandro: “È un modo di dire “generoso” per menzionare i Gulag jugoslavi dell’interno o di certe isole. A tener d’occhio gli italiani che non avevano voluto accettare il “socialismo di Tito”, c’era l’OZNA, la famigerata polizia politica del regime… che per un po’ lasciò correre, ma che, a un certo punto reagì violentemente. Dopo averli sequestrati, portò una parte dei dissidenti su un’isola, di nome ISOLA CALVA (Goli Otok), nella quale il soggetto da rieducare, dal momento in cui metteva piede sull’isola veniva preso generosamente a bastonate, aveva ben poco da mangiare, e, l’occupazione maggiore che aveva era quella di spaccare pietre usando altre pietre.”
Rotonda: “Come sarebbe a dire? Quei poveretti avevano lasciato le loro terre per andare ad aiutare la crescita del socialismo puro in nome della fratellanza fra i popoli e, a causa di divergenze fra l’Umano Stalin e l’Umano Tito furono massacrati di botte perché fedeli all’ideologia del dittatore dell’URSS?”
Tasso: “Proprio così. Non tutti finirono sull’Isola Calva, ma anche, con famiglia, in Campi di concentramento in regioni più lontane; e non tutti ebbero la fortuna di poterlo raccontare… perché alcuni non riuscirono a sopravvivere.”
Alessandro: “Caro Tasso devo correggerti, perché la fortuna di poterlo raccontare, che significa che non morirono, è giusto, ma quello che è sbagliato riguarda il particolare che “non poterono raccontarlo”.”
I Fratelli di Tasso: “Come sarebbe a dire? Non comprendiamo.”
Alessandro: “Sarebbe a dire che, chi è riuscito a ritornare e l’avrebbe voluto raccontare non l’ha potuto fare perché il PCI non gliel’ha permesso… per non rovinare il “buon nome” del Comunismo.”
I Fratelli di Tasso: “Ma se il PCI li ha abbandonati… non è così?
Tasso: “Ma sì cari fratelli, avete capito benissimo. Non bisogna dimenticare che molti Umani, oltre ad essere malvagi possono avere un Quoziente Intellettivo molto basso, e, oltre a questo particolare piuttosto importante, non sono capaci di cambiare le proprie idee neppure di fronte all’evidenza… diciamo più evidente. Io non riesco a capacitarmi, forse perché sono un albero che ha vissuto molto, ma com’è possibile ch’io dica bravo a chi mi ha dato delle botte?”
I Fratelli di Tasso: “Forse per paura di ritorsioni.”
Tasso: “Non ci avevo pensato. Avete ragione, può darsi che così fosse. D’altra parte, chi tirava le fila del Comunismo Italiano era l’Umano Togliatti; lui aveva ben conosciuto uno degli Umani più malvagi di quei tempi, l’Umano Stalin, e da lui prendeva ordini… e sicuramente non gli mancava la malvagità… sicuramente aveva imparato bene la lezione.”
Rotonda: “I miei legni rabbrividiscono al pensiero che gli Umani possano e soprattutto riescano ad essere così malvagi. Penso però che dopo la morte di Stalin e la normalizzazione dei rapporti fra Jugoslavia e URSS, abbiano lasciato liberi quei Monfalconesi che erano ancora vivi… o no?”
Tasso: “Pensi in modo sbagliato. Pare che gli ultimi Monfalconesi ancora detenuti abbiano riacquistato la libertà solo nel 1956.”
Rotonda: “Allora chissà cosa avranno raccontato.”
Tasso: “No, no… non bisognava, pare, danneggiare il partito. ”
Rotonda: “Che rabbia mi fai caro Tasso. Se potessi farlo, d’ora in avanti, bucherei le chiappe degli Umani che vengono a sedersi su di me. Ma ce ne sono ancora Umani così malvagi?… ma anche cretini.”
Alessandro: “Non devi accanirti contro noi Umani. Ce ne sono tanti bravissimi… anche se, ho sentito recentemente l’Umano Orlando dire: “Io sono uno degli ultimi togliattiani”, che visto così sembra pure un bravo ragazzo.
Rotonda: “Vuol dire che o è ignorante perché non ha studiato la storia, o è cattivo e non si vergogna di dirlo.”
I Fratelli di Tasso: “Che paura! Un Umano così fa il Ministro della Giustizia? Poveretti voi Umani d’Italia… le nostre cortecce vibrano di inquietudine al pensiero che la stupenda Italia abbia certi ministri.”
Alessandro: “Avete ragione. Sapete cosa vi dico? M’è venuto tardi e… vi saluto, tanto più che, prima di andare a casa mi ero ripromesso di andare a salutare, qui vicino, il vostro collega ALBERONE.”
Tasso: “Anche noi ti salutiamo e lo salutiamo… a presto… Ricordati Alessandro che dovremo parlare di Trieste e dell’Istria.”
I Fratelli di Tasso e Rotonda: “A presto Alessandro.”
100 metri più in là.
Alessandro: “Ciao Alberone. È tanto che non vengo a trovarti… volevo farti un salutino.”
Alberone: “Vi ho sentito mentre parlavi con Tasso e i suoi fratelli. È molto interessante quello che vi dicevate. Scusa se parlo lentamente, sono mezzo addormentato. Mi piace tanto questa fresca neve, però, se devo proprio dirti la verità, sto aspettando la Primavera. Circa quello che vi stavate dicendo, non so se il problema possa interessare molto gli Umani. A loro non interessa quello che è successo… non interessa la storia, quella vera, quella importante… quella che, in un certo senso, accade tutt’ora, perché gli Umani malvagi passano sovente anche qui vicino a me e vicino all’”Esercito del Lungolago” dei miei colleghi. Oggi interessano i soldi, che ce n’è sempre meno, e il calcio… ah quello sì che interessa. È un’industria che appassiona! E poi, avere possibilmente una bella macchina… ma grossa… di quelle grosse.”
Alessandro: “Che delusione! Però, penso che non ci sarebbe niente di male nel sapere che certi “cattivi” potrebbero di nuovo arrivare.”
Alberone: “Hai ragione caro Alessandro. Ci sono quelli che ti mettono in guardia e ti dicono che i cattivi possono di nuovo ritornare… basta prendere in considerazione la propaganda elettorale degli Umani italiani che vogliono avvertire gli elettori che potrebbero venire di nuovo i Fascisti… ma loro potrebbero essere peggio… o ignoranti… sì, quelli che ci credono. Io li sento qualche volta quando se ne stanno seduti su queste panchine… Sai, io non sono cattivo, ma, mi piacerebbe far cadere loro sulla testa un mio bel ramo… bello pesante.”
Alessandro: “Lasciamo perdere. Più in là verrò a trovarvi. Continua a dormire. Ti abbraccio.”
Alberone: “Stammi bene.”