In un blog propagandistico-turistico frivoletto anzichéno ho trovato e “rubato” questa foto da webcam. Mi è piaciuta moltissimo. Particolarmente perché si vedono stupendamente le montagne dal Weisshorn al Liskamm (Gruppo del Monte Rosa), e poi perché, poco più che bambino fui proprio sul Castor (la terza montagna da destra).
Erano decisamente altri tempi. Guardando queste montagne non ho potuto fare altro che, al solito, ricordare quei momenti unici in cui, dopo qualche ora di marcia sul ghiacciaio, raggiunta la vetta ci si trova a godere uno spettacolo unico.
Per essere più precisi la marcia era iniziata il giorno prima da Gressoney St. Jean con tappa e pernottamento alla Capanna Quintino Sella. Non ricordo se da Gressoney St. Jean a Gressoney la Trinité andammo con la corriera. Sicuramente fu una bellissima camminata di almeno 7 ore.
Oggi esistono funivie che vanno oltre metà percorso. Cioè fino al Colle della Bettaforca. Già arrivare alla Capanna Sella fu molto bello. Ad una altezza di circa 3600 metri l’aria è veramente diversa. Fu lassù che mi resi veramente conto quanto la pressione sia importante per la bollitura e la cottura degli alimenti. Ricordo appunto che mangiammo una minestrina con delle patate bollite. Sembrava non fossero cotte; erano ancora durette, e questo a causa dell’altezza. Infatti l’acqua bolle ad una temperatura inferiore rispetto al livello del mare.
Questa capanna fu costruita la prima volta nel 1885. Di quei momenti non ricordo moltissimo. Naturalmente passammo la notte in quella capanna e alla mattina, sveglia molto presto, si partì verso la vetta del Castor. Tutto sul ghiacciaio, con la guida e… in cordata.
Come tutti noi sappiamo, nello stesso modo come il numero di sciatori è molto aumentato, anche il numero di chi va per montagne, anche se in proporzione minore, è considerevolmente cresciuto. Non si dimentichi che le funivie portano in alto dove si andava prima a piedi. La Capanna diventò Rifugio Quintino Sella, molto più grande e sicuramente molto più confortevole.
Ricordo perfettamente che quella notte, a causa dell’altezza, dormii piuttosto poco; inoltre si dormiva vestiti e naturalmente i servizi erano molto spartani. Una buona parte dei ricordi, correva penso l’anno 1949, mi è stata stimolata da un paio di fotografie scattate sulla vetta della montagna. Ho trovato interessantissimo l’abbigliamento che rivela i cambiamenti. Ad eccezione della guida (in basso a sinistra), siamo tutti senza una vera e propria giacca a vento oggi credo indispensabile se si vuole salire a 4200 metri di altezza.
Come si può ben notare dalla fotografia, siamo tutti legati. La corda passava da uno all’altro e, nei punti un po’ più difficili ci si doveva muovere uno alla volta, altrimenti un eventuale scivolone avrebbe potuto trascinare tutti gli altri. La guida, durante la salita era sempre il primo; in discesa era invece l’ultimo. Era infatti la guida che, grazie alla corda, avrebbe trattenuto chi sarebbe scivolato.
Ricordo quella giornata come unica. In questa fotografia ci sono anch’io. Sono il primo da sinistra in alto.
E questo è una parte, solo una parte, dello spettacolo che i miei occhi di ragazzino ebbero la possibilità e la fortuna di godere. Questa foto l’ho trovata su internet.
Ho scritto questo articolo stimolato dalla foto della webcam e dal piacere di diventare sempre più giovane.