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Archive for the ‘francobolli’ Category

Questo lessi nel blog della bravissima Luisa Zambrotta.

Oggi…  pubblico con quello che il tempo non mi ha permesso di scrivere… perché in partenza.

 

https://wordsmusicandstories.wordpress.com/2020/08/24/ricorrenze-e-coincidenze/#like-11982

 

Disse  Jorge Luis Borges:

 

“Non posso spiegarle il mio Paese, perché non lo capisco, come a volte non capisco me stesso. Se vuole una spiegazione, posso inventarne più di una. Amo l’Argentina, ma non la capisco, come non capisco l’universo.”

 

Anch’io amo follemente il mio Paese, la mia Italia… ma non riesco a capirla.

 

Non riesco a comprendere per quale folle ragione gli “intelletti” d’italica stirpe siano così cocciuti e testardi nel voler pretendere di distruggere il “BEL PAESE”… e continuare a dire che lo fanno “per il bene degli italiani”.

 

Sono nato in Italia e, quando ho cominciato a comprendere qualcosa mi son trovato a credere che la guerra fosse una cosa normale. Ho dovuto pensare con la “testa” dei Grandi e immaginare che alla guerra avrebbe potuto seguire una strana parola… “pace”. Prima i bombardamenti, poi uno strano “armistizio” che fece stare ancora peggio per cui si dovette temere i propri connazionali “brigate nere” e non farsi trovare insieme a quei connazionali che, dopo l’8 settembre 1943, smessa la divisa del regio esercito, avevano bisogno di essere aiutati. Guai dare una mano… si rischiava la pelle… perché c’erano anche i tedeschi… che comandavano e non volevano… perché si sentivano traditi.

FRANCOBOLLI CHE PARLANO DI GUERRA… e sofferenze

Con la pace e col fatto che hanno fatto finta di mettersi d’accordo sono cresciuto un poco e ho cominciato a conoscere i nuovi confini d’Italia… ho cominciato anche a credere di capire l’Italia.

I confini sono stati ridotti… non erano più con una grande Venezia Giulia e la Francia ebbe qualche paesello in più.

 

A scuola, in Prima Media mi trovai a dover svolgere il tema: “Perché amo l’Italia”.

Lo so, sembra una barzelletta. La guerra era finita da poco, le macerie dei bombardamenti erano ancora ben visibili… come facevo a sapere se amavo l’Italia?… tanto più che non la conoscevo, e, se la conoscevo, la mia era una conoscenza molto ristretta.

 

Ora, dopo 84 anni, conosco un poco l’Italia a gli italiani ma, come dice Borges, non riesco a capire i miei connazionali.

 

Come finì la guerra, dopo le prime elezioni che sembrava potessero portare all’anarchia, superata la calamità dei comunisti al governo, l’Italia dimostrò le proprie capacità; si parlò di “miracolo economico italiano” o qualcosa del genere.

da “studiarapido”

Non capisco come si possa pretendere di voler a tutti i costi affossare l’Italia solo per salvarsi la poltrona; non capisco perché non si vuol capire che solo facendo funzionare i Servizi è possibile il bene del Paese e di chi ci vive; non capisco neppure come si possa, a certi livelli, parlare di Giustizia quando certi apparati vivacchiano e sembrano remare contro.

 

Infine, per farla breve, non riesco proprio a capire come si possa accettare di essere governati da personaggi così incompetenti con un curriculum così “alieno” nei riguardi delle “cose” dello Stato.

 

Amo l’Italia… quell’Italia che ha veramente tutto e potrebbe dettar legge ad ogni livello. Non capisco perché si comporta da “pezzente” e va a chiedere l’elemosina… e poi non sa come fare a spendere i soldi.

 

ITALIANI… GOVERNANTI… SVEGLIATEVI… AVETE TUTTO… DOVETE SOLO IMPARARE AD ESSERE ONESTI E RISPETTOSI VERSO GLI ALTRI E VERSO LE COSE VOSTRE E QUELLE DEGLI ALTRI.

 

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Sì, sono in molti a sapere quali sono le incombenze di genitori responsabili. Prima ancora dell’età scolara, molti bimbi vogliono trovarsi adeguati a quanto circola intorno a loro. Ancora prima di andare a scuola, ogni bimbo che va a spasso coi genitori gradisce trovarsi sulle spalle uno zainetto.

 

Zainetti a Zurigo… Coop City.

 

Però, per arrivare ad essere genitori “responsabili”, sappiamo tutti che, oltre alla necessità di essere in due, proprio per il desiderio di essere responsabili si desidera fare le cose bene.

Prima si può arrivare a conoscersi e, proprio per questo, qualche volta ci si trova amabilmente a cena, magari, come abbiamo visto a lume di candela.

Più di una coppia ha preso la “grande decisione” durante o dopo una cena… più o meno romantica. La decisione “responsabile” prevede un matrimonio. Non è che senza matrimonio si sia meno responsabili, però, il matrimonio, quello vero con tutti i crismi della legalità, è un pochino anche come una buona polizza assicurativa… anche se non tutti sono d’accordo.

 

Comunque sia, se si convola a nozze, è quasi di rigore per lei un vestito bianco lungo, un velo e uno strascico più o meno lungo… con dei paggetti che lo reggono amorevolmente.

Lui, un tempo poteva addirittura essere con una tuba. Oggi è quasi di rigore un abito scuro… naturalmente giacca e cravatta. Lei avrà sicuramente delle scarpe bianche… che userà una volta sola… a meno che non abbia intenzione di convolare a nozze una seconda volta.

Scarpe bianche alla CARITAS di Lugano

Un tempo le spose arrivavano al giorno fatidico con un bel corredo. Non mi è dato sapere cosa avrebbe dovuto esserci esattamente. Mi sembra di sapere per certo che le lenzuola per il letto matrimoniale erano molto importanti… con le cifre però.

Oggi tutto è cambiato; non ci si sposa più, si convive, ci si divide i compiti o addirittura può succedere che “lei” vada a lavorare e “lui” facci il casalingo… a tutti gli effetti… anche così registrato all’anagrafe.

Lui fa tutto in casa… proprio come un tempo si pretendeva che facesse lei.

I tempi sono sicuramente cambiati; non si lavano più i piatti; in ogni economia domestica c’è una bella lavastoviglie nella quale si possono mettere oggetti super sporchissimi e quel fantastico “sapone” ben reclamizzato renderà brillante ogni pezzo.

Non si può però immaginare una cucina, o un angolo cottura senza teli da cucina o canovacci di ottimo lino.

Teli da cucina di puro lino a Klaipeda (Lituania)

Ce n’è di tutti i colori e per tutti i gusti…. Specialmente quando è necessario asciugare una qualche stoviglia un po’ delicata.

È quasi normale per una coppia appena sposata andare in viaggio di nozze.

Questo viaggio poteva essere molto importante, specialmente quando era decisamente “proibita” la convivenza prima del fatidico giorno. Era utile per “consumare” e per conoscersi… per imparare cosa vuol veramente dire vivere insieme. Oggi il viaggio di nozze s’è trasformato in una vacanza speciale… non sempre tale. Alcune volte è addirittura pagato da parenti e amici che, anziché regalare un oggetto, vengono sollecitati ad “offrire” denaro. L’importante è andare lontano… molto lontano; sarà perfetto potersi sorbire tante ore di aereo e mandare foto e Mail da sotto una palma vicino ad un mare bollente.

Oggi, senza conoscere la geografia, si va appunto molto lontano e non si conoscono le bellezze di “girato l’angolo”.

Potrà quindi diventare “in” andare in viaggio di nozze senza uscire dai confini della Patria e gustarsi un poco di quella gastronomia che la regione limitrofa può offrire.

Un bel posticino “colorato”, almeno per chi abita in Svizzera e non intende uscire dai confini della nazione, è questo:

APPENZELL

Quel giorno pioveva. Non ci fui come turista; ebbi però il tempo di godermi le case colorate come queste; si specchiavano nell’asfalto come se fosse un lago.

Queste erano e sono solo una piccola parte delle bellezze architettoniche che offre questa cittadina… capitale del Cantone Appenzello Interno.

Per chi ha o avrà dei bimbi, andando in giro per la città, potrà essere interessante quello che riescono a far fare ai bimbi delle scuole.

Ho trovato delle semplici panchine… di quelle che s’incontra volentieri se si cammina e si guarda… panchine colorate; frutto del “lavoro” dei bimbi delle scuole locali.

 

Come dicevo purtroppo quel giorno pioveva e non mi fu possibile sedere su una di quelle panchine.

È bello poter considerare come ogni scolaro abbia potuto colorare la propria mano a piacimento e poi lasciare la propria impronta non solo digitale su quella panchina dipinta di giallo… che poi il giallo sembra essere il colore che piace di più ai più veramente giovani.

 

 

 

 

Panchina N° 1 – MACCHIAMO DI COLORE

Panchina N° 2 – Ognuno ha scritto il proprio nome.

Non solo han voluto lasciare nome e impronta, ma hanno saputo disegnare una delle loro bellissime case con giustamente il verde della natura e, perché no… una chiesetta… forse a significare la cristianità per noi in Europa così importante.

A dirigere la pitturazione delle panchine c’erano sicuramente degli adulti… adulti intelligenti però, perché permisero un lavoro eseguito col punto di vista di un bimbo.

Come può un bimbo vedere un arcobaleno?

Molto grande se non immenso.

Panchina N° 3 – Mettiti tranquillo…

Lo scopo di una panchina è proprio questo.

Sì, perché, che ci sia davanti un bel panorama, la serenità di un lago, la maestosità di un mare che si perde all’orizzonte o un muro più o meno colorato, starsene seduti “tranquilli” su una panchina senza pensare o con pensieri sereni può solo essere positivo. Che poi, se si è su una panchina siffatta con colori gradevoli quasi come ci detta la natura, non può essere che produttivo… non solo per il corpo e i muscoli che “riprendono fiato”, quanto per la mente che pretende di rincorrere problemi e… soluzione di problemi più o meno giustificati.

Qualche volta i problemi sembra siano senza soluzione e il nostro cerebro s’arrovella in continuazione. Le meningi diventano roventi e il cranio rischia un deflagrante scoppio. Qualche volta c’è la risorsa… ce lo dicono i bimbi dell’Appenzell.

 

Panchina N° 4 – …MEDITA.

 Lo so, non è facile meditare, però, poco alla volta, lentamente, lasciarsi trasportare con lo spirito in un paesaggio idilliaco circondato dal verde equilibrante permette di liberare la mente, trovare la semplicità e arrivare alla soluzione.

Il paesaggio della panchina è proprio come quello che possiamo trovare tutto intorno a questa cittadina.

Si pensi un po’ un viaggio di nozze alla scoperta di una cittadina quasi d’altri tempi e di una natura tranquilla e rilassante senza piscine megagalattiche e serate alle ore piccole in locali altisonanti. Chissà! Ma non è di moda.

Io ci sono arrivato in treno, e in treno sono ripartito. Nel frattempo smise di piovere e, proprio dal treno mi fu possibile fotografare quel verde meraviglioso, quel cielo tendente all’azzurro e le casette modello presepe.

Così è una parte della Svizzera… molto bella e pittoresca… che molti treni riescono a farci vedere con serenità… non troppa a causa delle tariffe esagerate.

Ecco che dal finestrino ho fissato un angolo del paesaggio che si rivela molto simile a quello della panchina n° 4.

 

Dal treno… manca solo la chiesetta.

Non si può parlare di Appenzell senza rammentare un paio di pezzetti colorati chiamati comunemente francobolli.

 

Francobollo del 1968 – Chiesa di San Maurizio

Questo francobollo fa parte di una serie dedicata ai vari monumenti più o meno importanti delle varie città svizzere. Nel 1982 ci fu l’emissione dedicata allo Zodiaco. Ogni costellazione aveva un corrispettivo. Nel francobollo da 1.60 sono l’illustrate alcune delle bellissime case di Appenzell.

 

 

 

 

 

 

Francobollo svizzero del 1982

Anche il timbro merita due parole. Non è colorato, ma ben disegnato. È di un paesello sul lago di Zug… poco lontano da Zurigo.

Il ritorno a casa dopo un viaggio di nozze in tutta serenità, potrà permettere di ricordare le atmosfere semplici di giornate vissute nella calma.

Che fare per rendere oltremodo positivo quel viaggio non altisonante?

 

Mettere insieme in un bell’album le fotografie fatte… e scrivere con penne colorate… come quelle acquistabili a Lugano.

 

L’album con le fotografie e delle belle didascalie di vari colori ha due funzioni.

La prima è chiara… mettere uno o più avvenimenti in bella vista dentro un album di piacevole fattura che può essere visto da chi passa da quelle parti o da chi desidera rendersi conto quale potrebbe essere stato quel viaggio.

Un’altra funzione, ben collaudata, è ad uso dei protagonisti inseriti nell’album stesso. Qualche anno dopo, o anche molti anni dopo quel fatidico “sì” potrebbe esserci qualche momento non proprio idilliaco fra lui e lei; una terapia, se c’è buona volontà, è quella di sfogliare insieme l’album… rivivere con la mente quei momenti e ri-prendere atto che c’era un grande amore che potrà essere coltivato come se fosse un orticello. Sfogliare l’album delle vite che si sono messe insieme può rimettere in moto quel “motorino” che sembrava assopito per mancanza di lubrificante; l’album può essere come una goccia d’olio che permette agli ingranaggi di girare bene… con l’entusiasmo ritrovato.

Penne di tutti i colori a… Lugano.

I colori sono belli e, aver avuto una vita colorata è ancora più bello.

Se poi, ai colori della vita, aggiungiamo i colori indossati in giornate fredde, c’è solo l’imbarazzo della scelta… lana, lane e lana ancora.

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Registrazione del 26 Aprile 2020

 

 L’Albero : « Sì, ti sento caro Alessandro… e ti vedo pure… proprio con la mia punta fresca di foglie verdi. Mi dispiace dover prendere atto che tu non possa venire qui a trovarci… reclusione da coronavirus».

 

L’Albero a Primavera

Alessandro : «Che bello potersi comprendere così a distanza. Salutami tanto le panchine Petulante e Ingenua « 

L’Albero : « Certo che è bello. Non solo te le saluto, ma, potranno parlare con te tramite la mia punta… la mia antenna. Mi fa particolarmente piacere parlare con te, perché ho sentito quello che ha detto il 24 aprile l’Umano Vittorio Sgarbi nel Parlamento italiano ».

Alessandro : «Sì, l’ho sentito anch’io. Cosa ne pensi ?»

L’Albero : « Penso che voi Umani siete veramente interessanti ».

Alessandro : «Cosa intendi per interessanti ? »

Panchine Petulante e Ingenua all’unisono : « Buongiorno Alessandro. Grazie al nostro grande amico « l’Albero » abbiamo sentito anche noi quello che ha detto lUmano Sgarbi ».

L’Albero : «Per interessanti intendo la facilità che avete per farvi del male… o lasciare che qualcuno più potente di voi vi faccia del male. L’Umano Sgarbi dice che, secondo l’Istituto Superiore di Sanità le morti degli ultimi tempi in Italia sono state per più del 96% causate da « normali » malattie… e non da quel cosino che chiamate coronavirus o Covid19. Questo dovrebbe o potrebbe significare che voi Umani in Italia ve ne state tappati in casa da quasi 2 mesi per paura di quel 4% che potrebbe uccidervi… o, stando alle statistiche, farvi ammalare. Lo so che a voi piacerebbe uscire e so anche che molti di voi escono e prendono pure la multa e, tutto questo, perché i politici che comandano vogliono così. Ma non ti sembra un po’ da scriteriati distruggere l’economia di una nazione per un virus che uccide così poco ?

Che poi, non è la prima volta che imperversa un virus ! Ma mai gli Umani hanno reagito in questo modo ».

Alessandro : «Sì, ti ho sentito molto bene e, in un certo senso posso anche darti ragione ».

L’Albero : «Vedi caro amico Alessandro, quello che non capisco sono le tante chiacchiere che sono state fatte da così tanti Umani in Italia… e poi quell’Umano Conte sempre davanti ai teleschermi a dire quello che si deve fare e quello che si farà ; senza contare che ha promesso un mucchio di soldi… ma ne ha mollato ben pochi. Anche qui in Svizzera sono abbastanza orientati a terrorizzare la gente, ma un po’ meno… in un modo un po’ più umano ».

Panchina Petulante : «Lo sai Alessandro che da come hanno terrorizzato il popolo italiano, io, se fossi in Italia mi troverei ad aver paura anch’io… di cuccarmi il virus… magari mi farebbe diventare i legni come il formaggio dell’Emmenthal… quello famoso svizzero coi buchi ».

L’Albero : «Petulante, ti sembra che sia il caso di scherzare ? »

Petulante : «Scusami… scherzavo… ma scherzavo fino a un certo punto ».

L’Albero : «È un fatto però che sembra quasi che abbiano voluto mettere in atto il proverbio latino Divide et impera. Lo so che sembra esagerato, però di questo passo sempre di più ci sarà titubanza nell’incontrarsi e vi muoverete vedendo nel vostro prossimo il nemico, colui che potrebbe annientarvi lanciandovi addosso un bel po’ di « virus più o meno coronato ». La paura, anche del vicino, farà sì che verrà automatico accostarsi al regime che dirà sempre quello che si deve fare… per aiutare la vostra incolumità ».

Alessandro : «Ma non ti sembra di esagerare un po’ ? »

L’Albero : «Anche l’Umano Sgarbi ha menzionato il sistema dittatoriale… o no ? »

Alessandro : «Devo darti un po’ di ragione ».

L’Albero : «Che poi, quello che è successo ieri a Roma è veramente fantastico ».

 Alessandro : «A cosa alludi ? »

L’Albero : «Allo sfrecciare nei cieli di Roma delle Freccie Tricolori per onorare il 25 Aprile ».

Alessandro : «Mi sembra sia stato molto bello. Le Freccie Tricolori sono un bel simbolo della Repubblica Italiana. Esistono anche alcuni francobolli che le commemorano ».

L’Albero : «Certo caro Alessandro… si vede che ami l’Italia e puoi gioire quando senti certe cose. Io però sono dell’idea che in un’Italia disastrata spendere tutti quei soldi per far scena e permettere l’esistenza di così tanti poveri sia da criminali, se non da « disorientati »… cioè da Umani che non sanno più qual’è la direzione nella quale è necessario andare… che poi, il vostro Umano Conte ha fatto molte promesse… forse prima di fare il politico faceva il marinaio. Tu Alessandro, perché non ci fai vedere i francobolli di cui parli ? ».

Panchina Ingenua : «Sì fai vedere anche a noi i francobolli delle Frecce Tricolori. Lo sai Alessandro che sono molto triste quando penso che non puoi venire su di me. Ho una grande nostalgia delle tue chiappe… Quando qualcuno si siede su di me non gioisco… non sono contenta… penso sempre al calore delle tue chiappe ».

Alessandro : «Cara Ingenua, non ti sembra di esagerare un po’ ? Sì, vi faccio vedere tre francobolli. Il primo, questo qui è un po’ un precursore. Commemora l’Aeronautica Militare e mette in risalto i colori della bandiera italiana. Fa parte di una serie di 6 valori.

 

Francobollo del 1973

Qui la bandiera italiana la fa da padrona.

Le Frecce tricolori, meglio dette « Pattuglia Acrobatica Nazionale » si esibisce molto spesso e dimostra delle fantastiche capacità.

Se ve lo ricordate, tu Albero sicuramente l’hai vista, la pattuglia venne anche qui a Lugano… e si esibì in un modo fantastico sul lago di Lugano ».

L’Albero : «Sì, me lo ricordo benissimo. Anche voi care mie amiche panchine vi ricordate sicuramente la gioia che vi trasmisi mentre vedevo volteggiare gli aerei italiani ».

Petulante e Ingenua : « Ma certo che ce lo ricordiamo. Le tue lodi verso le magnifiche cose che sanno fare gli italiani. Sì, tu hai un debole per tutto ciò che è italiano ».

L’Albero : «È vero. Proprio per questo soffro terribilmente quando sento o mi raccontano di comportamenti sbagliati… e ancor più quando sento che certi comportamenti portano l’Italia sempre più in basso ».

 

Francobolli del 2005

Alessandro : «Questi sono due francobolli del 2005… proprio per le Frecce Tricolori con un bel timbro di Como ».

L’Albero : «Belli questi francobolli… davvero ».

Petulante e Ingenua : « Piacciono anche a noi.

Alessandro : «Mi fa piacere aver parlato con voi… e spero presto di poter venire a sedermi su Ingenua. Vi saluto e abbraccio te Albero… col pensiero ».

L’Albero : «Ciao Alessandro… anche le mie amiche panchine ti salutano ».

 

 

 

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Non sempre leggo e non sempre condivido quello che sta scritto su questo blog

 

https://ilsimplicissimus2.com/2020/05/02/i-talk-show-dei-cardinal-bellarmino/

 

Quanto riporto qui di seguito dovrebbe farci pensare:

 

“Eppure in questo 2020 abbiamo potuto sperimentare in pieno la “normalizzazione” e dogmatizzazione della scienza che divenuta nuova religione, pretende non solo di controllare una verità che peraltro non conosce e che per definizione è in divenire dialettico tra le ipotesi, ma anche di prestare anche la propria autorità alla censura delle opinioni non gradite alle elite. Insomma non incarna più  Galileo, ma il cardinal  Bellarmino con in più i media di massa e i talk show. Anzi peggio perché è diventata ancella del potere e dei poteri economici  dai quali dipende ormai strettamente in tutti i settori e in tutti segmenti e filiere in cui può essere suddivisa . E così cerca in maniera grossolana e anche attraverso la manipolazione dei dati o semplicemente attraverso la loro confusione di tenere in vita la  narrazione della pandemia che è servita alle elite per scatenare  la tempesta perfetta, ormai inevitabile, ma che provocata artificialmente e in modo controllato evita di pagarne  lo scotto e anzi manda al macero la democrazia e la libertà.  Sarebbe intollerabile anche se si trattasse di qualcosa di davvero letale e non di una sindrome influenzale pantografata fino all’inverosimile per raggiungere alcuni scopi precisi che servono per i decenni futuri: la vaccinazione universale con annessa schedatura biologica, il controllo della popolazione attraverso gli strumenti informatici e il dominio finale e incontrastato della tecnocrazia.”

Ormai i miei decenni sono talmente limitati per cui, con certezza quasi matematica, non potrò arrivare al secondo. Con certi scenari, sono però molto in crisi se penso ai miei figli, ai miei nipoti e a quella moltitudine di persone oneste, che, malgrado tutto sono state portate a credere ogni mossa di certi personaggi… loschi?

Conosco un poco la storia del Cardinale Bellarmino… per la Chiesa Cattolica santo. Ne scrissi nel 22° capitolo del mio libro, e l’introdussi con bel francobollo; faceva parte dell’Inquisizione Romana… che, fra l’altro, bruciava vivo chi la pensava in modo diverso… apparentemente sbagliato; uno di questi fu Giordano Bruno.

Francobollo italiano del 2006

 

Il bel francobollo… mi piace molto… commemora il fondatore della Compagnia di Gesù della quale faceva parte il Cardinale Bellarmino.

 

Oggi, chi la pensa in modo diverso, viene messo a tacere, ovvero, si cerca di fare in modo che possa essere ascoltato poco o… troppo poco perché possa aver successo.

 

Io ancora non so a chi devo credere. Mi basterebbe conoscere la verità: Perché veramente è morto Tizio, quanti erano i morti precedentemente veramente sani e quanti, fra i morti, non erano stati vaccinati… “contro” l’influenza.

 

So per certo che non potrò saperlo mai, e, nello stesso modo come non potrò saperlo mai io, non potrà saperlo mai neppure quella moltitudine di “benpensanti” che ora va a spasso titubante per la strada… con la mascherina e… guardando con sospettosa occhiata chi ha occasione di incontrare.

 

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La Guardia di Finanza esiste in Italia da più di 200 anni… quasi 250. Le Poste Italiane hanno dedicato loro più di un francobollo.

Nel 1974 una serie di ben 4 francobolli per commemorare i 200 anni dell’esistenza… 4 francobolli molto grandi che vorrei presentarvi uno alla volta.

 

1° Francobollo

2° francobollo

3° francobollo

4° e ultimo francobollo della serie

Considerando come sono stati concepiti con le uniformi cambiate negli anni e circondati dal tricolore credo di poterli considerare belli e simpatici… i francobolli.

 Non basta, perché nel 2006 le Poste Italiane hanno sfornato un’altra serie, questa volta di 2 francobolli sempre per commemorare la Guardia di Finanza.

La “stazza” dei francobolli è piuttosto normale nonché banale.

Il 1° francobollo del 2006

Il 2° francobollo del 2006

Perché mi diletto nel mostrarvi questi francobolli ?

Perché, stando le loro presenza fra noi si dovrebbe pensare di avere a disposizione una componente molto valida per lo Stato e per tutelare la popolazione.

Ma è proprio così ?

 Nel capitolo 23 del mio libro scrissi testualmente che « sono addestrati in modo tale per cui devono vedere nel loro prossimo, sempre e, assolutamente sempre un delinquente.”

 Recentissimamente, esattamente il 13 aprile 2020, Lunedì dell’Angelo o Pasquetta, mi son trovato a leggere un articolo di GenovaQuotidiana che mi ha fatto veramente arrabbiare… non solo, ma mi ha obbligato a ricordare il male subito a causa loro e i mesi di vita che mi sono stati rubati.

Per poter comprendere è necessario leggere :

 

https://genovaquotidiana.com/2020/04/13/pizzaiolo-da-asporto-va-a-prendere-lo-stracchino-dal-grossista-multato-per-373-euro/

 

Ho commentato  « Non sempre i finanzieri si riforniscono cerebralmente nel posto giusto”.

Non mi è possibile verificare l’autenticità di quanto ho potuto leggere. Però, se è vero, il fatto mi disturba assai, ma mi conferma l’addestramento di certa gente.

Qui però, non è più una questione di « rifornimento » per la materia grigia ; qui è un’offesa al buon senso e un furto vero e proprio perpetrato in favore dello Stato. Quando si dice che la Burocrazia non aiuta chi vuol lavorare non si sbaglia ; ma se si dice che lo Stato tramite loro « funzionari » incapaci di buon senso ruba… si sbaglia ?

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Durate il mio « silenzio » nel mio blog, in Italia e nel Mondo vi sono stati molti accadimenti che avrebbero continuato a dimostrarmi che il Genere Umano è guasto ; non è escluso quello italico che annaspa per poter arrivare chissà dove… o dove possono interessare i soldi e le poltrone.

È fantastico come le « CIME » dei nostri Governanti siano riusciti a risolvere l’annoso problema dell’ILVA e l’altrettanto annoso dell’ALITALIA. Per quanto riguarda la Compagnia di bandiera, i contribuenti d’Italia continuano a vedersi depauperare.

Intanto un altro ponte autostradale è saltato…l’Amazzonia continua a bruciare e Trump gioca coi dazi come se fosse il « Gioco dell’oca ».

Ora però arrivano le tanto agognate FESTE.

Quello che un tempo veniva chiamato Santo Natale sta arrivando davvero.

Oggi lo chiamiamo semplicemente Natale… ha perso la santa connotazione ed è diventato una festa volta ad un consumismo piuttosto sfrenato… anche per chi ne ha pochi… di soldi. Non se ne può fare a meno. A Natale bisogna fare dei regali e bisogna mangiar bene.

Già alla fine di novembre son cominciate le « luminarie »… per ricordarci che bisognerà fare dei regali… e magari riceverne qualcuno.

Quand’ero bambino credevo che a Natale fossero tutti buoni e tutti contenti. Ora che sono un po’ cresciuto, mi accorgo che non era e non è così. Pazienza !

Voglio però illudermi che così possa essere e che una maggior percentuale di « Genere Umano » riesca ed essere più… « Umano ».

 

Voglio augurarvi Buon Natale dapprima con una serie del Vaticano del 1964.

Serie natalizia del 1964

È una Natività « giapponese ». Un dipinto della pittrice Teresa Kimiko Koseki. Non è la solita Natività di un pittore italiano.

 

Oggi, a certi livelli, il Natale deve anche essere stilizzato e non di tipo religioso… chissà perché !..

 

Sembrerebbe, ripeto sembrerebbe, che in uno dei tanti Cantoni svizzeri, per certe categorie politiche, sia sconsigliato parlare di Festa del Natale, meglio Festa dell’Inverno… per non « disturbare » quegli stranieri che, vivendo in Svizzera,  non hanno niente a che fare con le nostre tradizioni.

 

BUON NATALE con francobollo svizzero recentissimo e « modernissimo ».

 

 

Francobollo della serie natalizia svizzera del 2019

Penso che, a questo punto sia necessario anche un francobollo natalizio italiano. Ho trovato questo del 1978 ; è una Natività del Giorgione. Il timbro calza a pennello per mettere a fuoco il terribile dilettantismo col quale certi personaggi riescono a non governare la nostra penisola.

Non hanno ancora capito che il benessere di un’economia dipende dal buon funzionamento delle infrastrutture e dei servizi.

Francobollo italiano del 1978

Nel centro della quartina di questo francobollo c’è un timbro speciale di Ventimiglia in provincia di Imperia.

Lo metto bene in evidenza.

Obliterazione del 29 settembre 1979

Si può osservare un ponte. È un ponte ferroviario ricostruito della linea Ventimiglia Cuneo, un tempo la linea era tutta in territorio italiano, oggi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, parzialmente in territorio francese.

Orbene, i Nazisti in ritirata, fecero saltare i ponti della ferrovia. Nel 1979, dopo la ricostruzione, fu riattivata la linea.

È una bella linea… è panoramica e suggestiva… potrebbe essere sfruttata turisticamente… ma fu dismessa. Oggi, stando all’orario TRENITALIA, viaggiano su quella linea solo 4 treni al giorno… 2 verso Cuneo e 2 verso Ventimiglia.

È questa l’ennesima dimostrazione che non si vuole sfruttare le risorse che sono a disposizione… o non se ne ha la capacità.

 

Credo che « Loro » non ne abbiano la capacità… e che il loro QI non riesca a raggiungere il livello minimo indispensabile.

In questo, come in molti altri casi non li si può considerare colpevoli, quanto colpevole potrebbe essere il popolo che li ha messi su quelle poltrone. Nel caso, da dimostrare, che manchi la volontà, allora dovrebbero essere considerati dei criminali… alla stessa stregua di chi uccide deliberatamente o guida senza patente o senza assicurazione.

 

Tutto questo non lo si dovrebbe pensare… dato che sta arrivando il Santo Natale.

 

Un mio GRAZIE particolare a chi mi ha dimostrato amicizia… quasi affetto.

 

BUON NATALE A TUTTI I MIEI LETTORI… INDISTINTAMENTE

 

 

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CRESCITA?… MEGLIO ZERO? 2

 

S’era detto che spedire una lettera da Lugano a Lugano significa far viaggiare un oggetto per almeno 60 chilometri quando la distanza fra l’impostazione e il punto di recapito è qualche centinaio di metri; troppo?

 

Ebbene, l’altro giorno, mi recai in Italia, in Provincia di Varese (esistono ancora le Province?) a Lavena Ponte Tresa. La cittadina confina con la Svizzera, col comune di Ponte Tresa. Ad un paio di centinaia di metri dalla frontiera c’è l’Ufficio Postale di Poste Italiane.

UFFICIO POSTALE DI LAVENA PONTE TRESA.

Dovevo inviare un paio di raccomandate; ne approfittai per spedirmene una e verificare con garanzia matematica con quale ecologico entusiasmo si comportano tanto le Poste d’Italia quanto quelle di Svizzera.

Detto fra parentesi, la posta svizzera si fregia di una scritta “PRO CLIMA” per sventolare a tutti l’interesse verso il Pianeta Terra.

La raccomandata fu spedita il 2 ottobre 2019 e arrivò a Lugano il 5 ottobre.

Abbastanza veloce… 3 giorni, se si pensa che da Lavena Ponte Tresa a Lugano… in linea d’aria ci sono 8 chilometri.

Da Lavena Ponte Tresa (Italia) a Lugano (Svizzera)… 8 chilometri.

È necessario però prendere in considerazione il “grande viaggio” che fece questa lettera… turisticamente parlando… quasi impagabile.

LA LETTERA RACCOMANDATA da LAVENA PONTE TRESA (VA) a LUGANO.

Per prima cosa la lettera fu spedita a Milano… primi 62 chilometri (in linea d’aria).

 

LA LETTERA RACCOMANDATA da LAVENA PONTE TRESA (VA) a LUGANO.

 

Da Milano fu spedita a Zurigo… 217 chilometri (sempre in linea d’aria).

Da Milano a Zurigo (Svizzera))

Infina… Da Zurigo finalmente a Lugano… 154 chilometri.

 

Da ZURIGO A LUGANO

 

In totale, questa lettera, per essere recapitata all’ufficio postale di Lugano fece ben 433 chilometri… in linea d’aria.

Quindi, per compiere gli 8 chilometri, ne ha compiuti ben 425 in più… evviva il PRO CLIMA delle Poste Svizzere.

 

Non credo però di poter dire “Brave” alle Poste Italiane. Se infatti io imbuco una lettera nella buca dell’ufficio postale di Lavena Ponte Tresa… indirizzata a Lugano, la lettera andrà prima a Milano (62 chilometri), e da Milano, non so se viene spedita direttamente a Lugano, o se va addirittura fino a Zurigo per essere poi dirottata a Lugano.

Se viene dirottata direttamente a Lugano, la lettera viaggia per 125 chilometri anziché 8… e non mi sembra ecologicamente da virtuosi.

 

Naturalmente, per far le cose bene, e cioè comportarsi ecologicamente, ci vuole un po’ più di personale… ne varrebbe la pena? È giusto diminuire sempre di più il personale per fare sempre di più utili?

Questa è “LA CRESCITA?”

Quanto ho scritto e documentato sembra banale o addirittura stupido.

“Per una lettera è il caso di fare tanto rumore e consumare così tanta energia?” mi si potrebbe chiedere.

“Risponderei: “Ma non è con le piccole cose che si possono fare le grandi cose?”

 

Ma perché la crescita deve essere una maledizione per il Genere Umano?

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COLORI 5

 

Ho menzionato le scarpe di cioccolato…

Non sono scarpe vere da mettere ai piedi… no… altrimenti si scioglierebbero, però, sembrano scarpe vere. Le vidi in vetrina anni fa alla Rinascente di Milano.

MILANO – LE SCARPE DI CIOCCOLATO

Sono solo scarpe femminili… e sono di tutti i colori con fiocchetti vari e tanta fantasia.

Non so perché hanno attirato la mia attenzione ; non m’è neppure venuto il desiderio di acquistarne una.

Ho trovato interessanti i colori e il fatto che si potrebbe « mangiare una scarpa »… mangiare una scarpa che, per antonomasia è sporca… sempre sporca. Raramente una scarpa è pulita… solo quando è proprio nuova… anzi nuovissima.

Mi sovviene un quasi modo di dire che ebbi occasione di sentire un certo numero di anni fa… e cioè che in fatto di prestito, tutto si può prestare ad eccezione della moglie e delle scarpe… Ebbene, in questo caso si vuol mettere sullo stesso livello la moglie e le scarpe, o vuol significare che le scarpe sono così personali e preziose come la consorte ?

Ho voluto fotografarle ancor più da vicino… e ve le presento :

SCARPE DI CIOCCOLATO… ingrandite.

Probabilmente non mangerei una scarpa così, ma… una bella torta

LUGANO Al Porto– UNA VETRINA DI TORTE. QUANTI BEI COLORI !

È di grande interesse, almeno per me, il prendere in considerazione il fatto che più persone si fermano davanti a una vetrina così succulenta e… consumano con gli occhi le dolci bontà messe in mostra dietro a quel vetro.

Rimanendo nell’argomento torte, si può ricordare che, nella vita di tutti i giorni, quando un lavoro è quasi finito, ma non finito del tutto, si suol dire che sarebbe perfetto, o quasi perfetto e che… « manca la ciliegina sulla torta ».

LA TORTA CON LA CILIEGINA

La trovai anni fa e… la misi da parte. È anche lei di Lugano.

Siamo in un argomento caro a tante persone… il cibo. C’è chi mangia per vivere, chi vive per mangiare e chi non ha da mangiare in modo sufficiente… e, purtroppo, c’è anche chi muore di fame… anche a causa di una malnutrizione…

Che poi, anche l’obeso, che di cibo ne ha a sufficienza, anche lui è un caso che andrebbe analizzato fra quelli della « malnutrizione ».

Nel mondo in cui viviamo sembra che sia sempre tutto organizzato… I GRANDIdella terra si riuniscono un po’ qua e un po’ là per rendere tutto sempre migliore ; dalla pace, o dalla meno guerra, alla necessità di conservare i nostri, di ieri soprattutto, beni culturali (UNESCO), nonché la possibilità di pianificare un minimo di nutrimento per ogni popolo e per ogni umano che ha raggiunto, per nascita, la faccia della terra.

Ad occuparsi di cibo e di nutrizione, fra i GRANDIc’è, e ha sede a ROMA, la FAO.

Francobollo italiano del 1995 dedicato alla FAO.

Dalle nostre parti c’è solo l’imbarazzo della scelta e la necessità di avere un borsellino pieno o una buona carta di credito… anche per il mercato.

QUANTI BEI COLORI AL MERCATO DI SAN NICOLA A GENOVA !!!

C’è solo l’imbarazzo della scelta… i colori e le qualità… cereali e spezie… per ogni palato e per ogni casalinga desiderosa di stare dietro ai fornelli.

Oggi stare dietro ai fornelli sembra controproducente… si perde tempo, e poi, i familiari commensali raramente lodano la cuoca… è tutto dovuto. Sembra meglio cibarsi di alimenti precotti… e risparmiare quel tempo per azioni più « intelligenti ».

Le Poste Italiane s’erano già occupate di cibo nel 1994 con 2 francobolli.

Francobollo italiano del 1994

In questo francobollo si parla di pane… più precisamente di pagnotte. Ce ne sono alcuni tipi. C’è anche il sacco di farina con la paletta di legno.

Il pane non è solo uno degli alimenti più importanti degli italiani, ma è anche al centro di alcuni modi di dire altamente significativi.

Mi tolgo il pane di bocca” o similari è molto conosciuto; molto più interessante “Guadagnarsi il pane col sudore della fronte”.

È in questo contesto che mi viene automatico ricordare un momento della storia della mia beneamata Italia… momento che, coi tempi che corrono, non dovrebbe essere ricordato… perché oggi è di moda l’antifascismo. Io però mi rifaccio a uno storico molto importante e, penso come tale, obiettivo: Arrigo Petacco.

Scrisse una specie di biografia di Benito Mussolini “L’UOMO DELLA PROVVIDENZA”.

Comunque sia, il pane, come importante alimento per il popolo italiano, mi ha fatto ricordare “La battaglia del grano” di Mussolini. Pare che l’efficienza di questa “battaglia” abbia portato l’Italia, in soli 6 anni, all’autosufficienza in fatto di cereali.

1932 – Francobollo Decennale – PERCHÉ L’ITALIA ABBIA PANE PER TUTTI I SUOI FIGLI

Non ero ancora nato. Questo francobollo sembra abbia voluto mettere l’accento sulla necessità che ogni italiano avesse la possibilità di vivere con un certo benessere alimentare.

È probabile che, con questi riferimenti, io possa ricevere gli strali di qualche mio lettore. Non è assolutamente mia intenzione fare dell’apologia al fascismo… che ho un poco conosciuto… e che mi ha fatto soffrire non poco.

Molti di quelli che oggi parlano, hanno solo sentito parlare del fascismo, e hanno pure letto del fascismo, hanno voluto documentarsi sul fascismo, e, probabilmente hanno militato nel comunismo e hanno magari pure osannato Stalin e Togliatti. Io, da parte mia, so cosa sono le bombe che possono caderti sulla testa come conseguenza di una guerra terribile, e so pure, anche se marginalmente, cosa vuol dire quel “paradiso comunista” che fu da molti auspicato anche in Italia.

Qui, in questa sede, mi piace, coll’ausilio dei colori che aiutano l’introduzione di riflessioni, essere oggettivo. Il pane del francobollo della FAO e quello col pane in bella vista non poteva evitarmi certe digressioni.

Ci fu un altro francobollo che parlava di cibo… sempre nel 1994.

Francobollo italiano del 1994.

Non mi sembra particolarmente bello. Esalta la pastasciutta, non solo tanto amata dagli italiani, ma indispensabile, almeno credo, nella dieta mediterranea.

Con gli alimenti ci si può sbizzarrire finché si vuole. Ci sono anche gli alimenti che, in abbondanza, causa zucchero, non vanno bene… senza parlare di quelli “senza zucchero” e coi dolcificanti che sono ancora peggio… come le caramelle.

Valencia… CHE ESPOSIZIONE DI CARAMELLE… E SIMILI!

Che poi, in fondo in fondo, le caramelle diventerebbero la fortuna dei dentisti.

Lasciamo perdere e consideriamo il particolare che se vogliamo andare a cena… una buona cena, abbiamo bisogno di vestirci un po’ bene.

Per Lei, se Lei va a cena con Lui o, anche se va a cena con una Lei, o con delle Lei o con più Lui, desidera sempre avere una borsetta.

Ci sono delle donne che, come borsetta, hanno una specie di valigia nella quale puoi trovare assolutamente di tutto. Che poi, se, sul bus, o sul tram o per la strada le vedi affannosamente “ravanare” in questa “valigia”, è semplicemente che si rendono conto che il cellulare, non sempre nel posto giusto, ha cominciato a squillare… o a fare dei rumori o delle musiche strane. Sì, perché oggi il telefono, non è più un telefono, e quindi squillararamente. È un piccolo computer che fa musica, imita il verso degli animali e conserva album di famiglia e filmati più o meno confidenziali.

Torniamo alla borsetta per una buona cena… non alla valigia.

Normalmente è di piccole dimensioni e dovrebbe essere strettamente abbinata agli altri indumenti… sì, perché la borsetta è una specie di indumento.

MILANO LINATE

Queste di Linate sono poche. Non ci sono molti colori. Una borsetta così potrebbe essere sufficiente per quando s’arriva dopo un viaggio in aereo; però, non dimentichiamolo, la borsetta è importante e l’abbinamento importantissimo… come per le scarpe.

Sì, la scarpa, il colore e la “fattezza” della scarpa è troppo importante. Oggi si entra in un negozio di scarpe e si sceglie e si prova e si va a pagare… alla cassa.

Ma un tempo non era così… o forse è ancora così nei negozi come si deve… Il cliente entrava, spiegava che tipo di calzatura desiderava, veniva fatto accomodare e cominciava a provare un certo numero di scarpe che il commesso o la commessa portava e aiutava a infilare nel piede. Un paio di passi, un passaggio davanti allo specchio e… un altro giro. Il primo gruppo di scatole, con le scarpe rifiutate, vien messo in un angolo e si riparte con un’altra mandata; un continuo susseguirsi di prove, controprove, passaggi davanti allo specchio e… “forse quel paio là che avevamo eliminato potrebbe andare”… e così via.

La pazienza di quei commessi era unica e irripetibile o al passo coi tempi. Sì, perché non bisogna credere che, alla fine, quella signora uscirà dal negozio col pacco del paio di scarpe acquistato… no, no. Quella signora potrebbe non aver trovato quello che desiderava, pronta a continuare la ricerca in un altro negozio.

Da parte mia, devo dire la verità, ho sempre acquistato un paio di scarpe in una manciata di minuti.

Torniamo alla borsetta per la cena… o anche per andare a spasso.

La nostra Lei troverà il colore che desidera:

A MENDRISIO… AL FOXTOWN

Se poi Lei andrà con Lui, sarà necessario che anche Lui si vesta bene…

Per vestirsi bene, oggi sembra siano sufficienti un paio di jeans, una camicia e magari una giacchetta, dipendentemente dalla temperatura.

In questo caso però, sarà bene che Lui eviti di vestirsi in modo troppo casual… magari coi pantaloni bucati e le ginocchia al vento.

Per una bella cena, magari Lui solo con Lei, secondo me Lui potrà vestirsi con un bell’abito e terminare il look con una bella cravatta.

Lo so, sembra che le cravatte siano un po’ in disuso; una bella cravatta però, con un nodo fatto bene, è un pochino come quella torta con la ciliegina. Temo però, che oggi, molti uomini non siano capaci di fare un bel nodo alla cravatta.

MILANO – GALLERIA VITTORIO – Ma non sono belle?

E allora… ipotizziamo una bella cenetta. Sì? Vogliamo metterci una bella candela?

MERANO – ALLA CONAD

Per trovare una candela non è necessario andare in un negozio specializzato. Esistono sì delle candele molto belle, e, in questo caso, per avere quella che piace, potrebbe essere necessario fare delle ricerche.

A me son sempre piaciute le candele e, ne ho ricevute molte in regalo… sono però candele che non si accendono… almeno normalmente.

S’è potuto sicuramente comprendere che apprezzo i colori; mi piacciono quando sono tanti insieme, ma anche il singolo colore.

Molte persone, forse moltissime, lavorano o devono lavorare. Molte volte il lavoro piace, altre volte non piace per niente e viene atteso con ansia il venerdì per poter godere 2 giorni di festa.

Anche sul lavoro ci possono essere i colori… ad aiutarci… e, perché no, essere più sereni.

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8 OTTOBRE 2004

 

Questo è per me un giorno d’importanza capitale.

Quel giorno era il 732230° dall’anno 0 ed era un venerdì. Tutto questo è sicuramente irrilevante per la maggior parte, o tutti i miei rari, ma affezionati lettori.

 

Ebbene, quel giorno fu per me importantissimo, per due cose… che, in un certo senso mi cambiarono la vita.

 

Pochi giorni prima mi diagnosticarono un cancro… e, con immensa « gioia » mi resi conto che avrei potuto « finalmente » sperimentare il tavolo operatorio… proprio quel tavolo operatorio sul quale per 20 lunghi anni anestetizzai, in vari ospedali d’Italia e Svizzera, tanti Umani di ogni età… di giorno e di notte.

La mia « gioia » fu tale per cui, ogni volta che ci pensavo, mi veniva il nodo alla gola. Si piange anche per la gioia ?… certamente.

Non ho mai pianto e non mi sono mai lasciato andare a disperazioni varie… semplicemente non seppi reagire a dovere di fronte al comportamento « grossolano » di quel mio collega che mi diagnosticò il disturbo visivamente… o in modo ineluttabile.

Per un anestesista incallito è abbastanza terribile doversi rendere conto che potrà dover cedere all’arma taglientissima del bisturi e alle droghe potenti e violente, ma indispensabili del collega anestesista.

Un bisturi

Oggi, proprio oggi, nel 2004, in un momento pomeridiano di quel giorno, mi hanno fatto raggiungere quella sala operatoria che ben conoscevo come operatore sanitario, mi hanno salutato con affetto, mi hanno spedito in quel mondo farmacologico particolare e… mi hanno permesso, dolorante, di ritornare al punto di partenza.

Non ero più quello di prima, con « un pezzo » in meno e un poco di speranza in più.

 

In poche parole, dopo molti anni col coltello dalla parte del manico, volente o nolente, cominciai a conoscere i miei colleghi stando dall’altra parte… e non fu poco.

 

Se però vogliamo essere un pochino precisi, un intervento chirurgico non è la fine del mondo, nello stesso modo come è abbastanza quasi normaleun cancro. Quanta gente l’ha avuto ! Quanta gente è morta a causa di un cancro !… e, quanta gente s’è ritrovata con la pelle d’oca dopo la sentenza diagnostica di un medico ?

Tanta gente ! A meno gente la recidiva… ma questa è un’altra storia.

 

La componente interessante che coinvolse in un modo non indifferente anche la psiche fu il fatto che quell’otto ottobre duemilaquattro, attorno alle 10 del mattino, in un angolo dell’ospedale da me ben conosciuto, poche ore prima del fatidico taglio, fumai la mia ultima sigaretta.

 

Ebbene sì. Proprio oggi, 15 anni fa, fumai la mia ultima sigaretta.

DUE SIGARETTE

Qualcuno potrebbe pensare che le sigarette fossero state la causa del mio cancro. Non è così. Fumare non mi danneggiava particolarmente… danneggiava la mia psiche perché per un vero fumatore il problema più grande è quello di poter rischiare di rimanere senza sigarette… potersi trovare ad infilare la mano in « quella » tasca e non trovare la sigaretta. L’intervento mi offrì l’occasione di mettere la parola fine a questa noiosa necessità.

Oggi mi considero un fumatore che non fuma.

Fumai le prime sigarette all’età di 14 anni… anche rubate al Nonno… che aveva la provvista di sigarette di contrabbando.

Le teneva sotto chiave nella scrivania. Noi, mio fratello ed io, avevamo trovato il modo di « scivolare » in quell’angolo della scrivania… senza colpo ferire e senza lasciare tracce. Quando mancava il tabacco fumavamo camomilla o corteccia di vigna con delle pipette da noi confezionate con le canne ; alle volte potevamo usare il tabacco che rimaneva nei mozziconi che si potevano trovare per terra… più facilmente all’altezza delle fermate del tram o sul tram stesso… la gente fumava anche se c’era scritto VIETATO FUMARE… le sigarette di allora erano senza filtro, quindi rimaneva sempre un po’ di tabacco… naturalmente ben carico di nicotina e catrame e… ben calpestato.

Quando qualche adulto ci vedeva fumare ci diceva che non saremmo cresciuti.

Smisi di fumare una sola volta… per 6 mesi.

Questa volta, dopo fumata l’ultima sigaretta, decisi che avrei smesso definitivamente… e così fu. Devo però dire che la mia decisione fu molto sofferta… per mesi e mesi, dopo le dimissioni dall’ospedale, la sofferenza del non fumare fu grande… veramente grande. Così avevo deciso !

Solo un vero fumatore può comprendere il logorio interno dei primi « molti » mesi.

1950 – QUANDO IL TABACCO FACEVA ANCORA BENE A TUTTI !!!

Il tabacco non fa male. Quando Cristoforo Colombo lo vide fumare per la prima volta, chi fumava lo faceva a scopo terapeutico… poi entrò in azione la « Civiltà » che pensò bene di guadagnarci… e anche tanto.

Il business del fumo fu tale e di tali proporzioni, per cui riuscirono a crearne un altro, quello del NON FUMO.

Furono necessari svariati secoli prima che « Qualcuno » sentenziasse che il fumo fa venire il cancro.

Un business dopo l’altro… e noi tutti, o quasi tutti, crediamo a quello che ci propinano. E a propinarcelo furono e sono le industrie delle sigarette che, non si sa cosa riescono a mettere nel tabacco per produrre assuefazione… e danno… e morte.

 

Comunque sia, oggi sono molto contento ; ricordo con grande piacere che da quindici anni non rifornisco più le industrie del tabacco. Con questa mia gioia punto il dito contro l’industria dei dolcificanti e del « senza zucchero »…

 

AI POSTERI L’ARDUA SENTENZA

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Siamo all’inizio di una estinzione di massa, e tutto ciò di cui potete discutere sono i soldi, e le favole di una eterna crescita economica. 

Se è vero che Greta Thunberg s’è espressa in questo modo all’ONU davanti ai “GRANDI” della Terra, devo dire che è stata grande… molto grande.

Io l’avevo sempre sottovalutata, ma oggi devo rendermi conto che ha detto a “Quella gente” qualcosa di sacrosantamente vero.

È alla parola crescita che bisognerebbe mettere l’accento.

Non ho mai sopportato la parola “crescita” dei nostri Governanti… e neppure degli altri. Sembra che si debba crescere in eterno a discapito della popolazione e del benessere.

Non credo che abbia servito molto… quel discorso. Penso che sia riuscito a dare un po’ di leggero prurito alle orecchie dei “GRANDI” della Terra… ammesso che siano “GRANDI”… ma con una materia grigia piuttosto scadente?

Credo, penso utopisticamente e ipotizzo che di fronte a certi discorsi, i GRANDi e le GRANDI ORGANIZZAZIONI potrebbero cercare di “crescere” un po’ meno e pensare un pochino anche al benessere della popolazione. Credo che sia chiaro a tutti che “crescita” non va di pari passo con “serenità”. E poi, a soffrire di più sembra che sia il Pianeta.

 

UN GHIACCIAIO IN GROENLANDIA

Ho detto “sembra” dato che c’è chi asserisce che i ghiacci si scioglierebbero lo stesso anche senza la CO2 in più.

 

Se è vero che nel Matrimonio (oggi in disuso o quasi obsoleto) e nelle Convivenze (oggi in auge) è grazie alle Piccole Cose che il rapporto funziona… se è ugualmente vero che le Piccole Cose sommate diventano Grandi Cose, penso che i GRANDI e le GRANDI ORGANIZZAZIONI potrebbero cominciare dalle Piccole Cose.

Questo Supermercato è una GRANDE ORGANIZZAZIONE svizzera con filiali in tutta la Confederazione.

Non faccio nomi perché non voglio parlar male di qualcuno, ma vorrei, anche poco poco, aiutare a trovare una strada per evitare il soffocamento della nostra beneamata Terra.

Si osservi attentamente questa pubblicità divulgata attraverso un giornaletto che arriva regolarmente nelle case di moltissime famiglie:

MIRTILLI DAL PERÙ

Oggi si vendono molto i mirtilli… e li si trovano abbastanza facilmente… o sono diventati “di moda” o, credo, hanno imparato a coltivarli.

Ai miei tempi, cioè quando ero giovane…  cioè qualcosa come 65 anni fa, quando d’Estate mi trovavo in Val d’Aosta, s’andava nel bosco, con dei “pettini” particolari, a raccoglierli. Noi sapevamo dov’erano, e, in un pomeriggio ne raccoglievamo un po’, ma non delle quantità industriali. Non solo non erano dietro l’angolo, e, in più, bisognava fare attenzione alle vipere.

Probabilmente hanno imparato a coltivarli anche in Perù, ma, dico io, è proprio necessario trasportarli in Europa? Probabilmente in aereo.

Ma l’aereo inquina o no?

Ma certo che inquina… e consuma un mucchio di energia.

Ho mangiato mirtilli polacchi, svizzeri e piemontesi… ma la Polonia è vicina rispetto al Perù… il Piemonte vicinissimo… e poi, un po’ di mirtilli possono essere trasportati col treno.

Lo stesso discorso vale per questo pollo dal Brasile:

POLLO DAL BRASILE

Ma anche il Brasile non è girato l’angolo, e, anche in Europa ci sono moltissimi allevamenti di polli, e anche di ottima qualità.

Questo, almeno secondo me, è un esempio recentissimo e chiarissimo di osceno consumo di energia con disinteresse nei riguardi dell’ecologia. Chi vende in questo modo non ha rispetto per tutti noi, e, chi compra questi prodotti, o non pensa o non legge o… se ne straffffotte di tutto quello che ci raccontano.

Il discorso non è valido se l’acquisto di prodotti che vengono da lontano, è per prodotti unici… come ad esempio il Parmigiano Reggiano.

Un altro osceno consumo di energia è quello di far viaggiare inutilmente oggetti di corrispondenza o pacchi.

In questo caso, siamo sempre in Svizzera, è la POSTA che, con la scusa della razionalizzazione, fa viaggiare chilometri e chilometri la corrispondenza… anche quando potrebbe non essere necessario.

Lettera da Lugano a Lugano

Questa lettera fu imbucata a poche centinaia di metri dal luogo di recapito. Essendo stato, il francobollo, obliterato a CADENAZZO, che dovrebbe essere un Centro Logistico, questo oggetto di corrispondenza ha compiuto più di 60 chilometri.

A me non sembra ecologicamente valido…

Certamente più oggetti consumano maggiore energia… inutilmente… inquinando.

Non so cosa accada in altre Nazioni. Penso però che la “zuppa” sia la stessa… a discapito della nostra salute? O per un maggior profitto?

Non so esattamente cosa accada con Poste Italiane. Penso che potrebbe essere peggio.

 

È giusto il profitto di una GRANDE ORGANIZZAZIONE (POSTA SVIZZERA)… che lede, anche se molto indirettamente, la salute della popolazione?

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