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Archive for the ‘Fumatori’ Category

8 OTTOBRE 2004

 

Questo è per me un giorno d’importanza capitale.

Quel giorno era il 732230° dall’anno 0 ed era un venerdì. Tutto questo è sicuramente irrilevante per la maggior parte, o tutti i miei rari, ma affezionati lettori.

 

Ebbene, quel giorno fu per me importantissimo, per due cose… che, in un certo senso mi cambiarono la vita.

 

Pochi giorni prima mi diagnosticarono un cancro… e, con immensa « gioia » mi resi conto che avrei potuto « finalmente » sperimentare il tavolo operatorio… proprio quel tavolo operatorio sul quale per 20 lunghi anni anestetizzai, in vari ospedali d’Italia e Svizzera, tanti Umani di ogni età… di giorno e di notte.

La mia « gioia » fu tale per cui, ogni volta che ci pensavo, mi veniva il nodo alla gola. Si piange anche per la gioia ?… certamente.

Non ho mai pianto e non mi sono mai lasciato andare a disperazioni varie… semplicemente non seppi reagire a dovere di fronte al comportamento « grossolano » di quel mio collega che mi diagnosticò il disturbo visivamente… o in modo ineluttabile.

Per un anestesista incallito è abbastanza terribile doversi rendere conto che potrà dover cedere all’arma taglientissima del bisturi e alle droghe potenti e violente, ma indispensabili del collega anestesista.

Un bisturi

Oggi, proprio oggi, nel 2004, in un momento pomeridiano di quel giorno, mi hanno fatto raggiungere quella sala operatoria che ben conoscevo come operatore sanitario, mi hanno salutato con affetto, mi hanno spedito in quel mondo farmacologico particolare e… mi hanno permesso, dolorante, di ritornare al punto di partenza.

Non ero più quello di prima, con « un pezzo » in meno e un poco di speranza in più.

 

In poche parole, dopo molti anni col coltello dalla parte del manico, volente o nolente, cominciai a conoscere i miei colleghi stando dall’altra parte… e non fu poco.

 

Se però vogliamo essere un pochino precisi, un intervento chirurgico non è la fine del mondo, nello stesso modo come è abbastanza quasi normaleun cancro. Quanta gente l’ha avuto ! Quanta gente è morta a causa di un cancro !… e, quanta gente s’è ritrovata con la pelle d’oca dopo la sentenza diagnostica di un medico ?

Tanta gente ! A meno gente la recidiva… ma questa è un’altra storia.

 

La componente interessante che coinvolse in un modo non indifferente anche la psiche fu il fatto che quell’otto ottobre duemilaquattro, attorno alle 10 del mattino, in un angolo dell’ospedale da me ben conosciuto, poche ore prima del fatidico taglio, fumai la mia ultima sigaretta.

 

Ebbene sì. Proprio oggi, 15 anni fa, fumai la mia ultima sigaretta.

DUE SIGARETTE

Qualcuno potrebbe pensare che le sigarette fossero state la causa del mio cancro. Non è così. Fumare non mi danneggiava particolarmente… danneggiava la mia psiche perché per un vero fumatore il problema più grande è quello di poter rischiare di rimanere senza sigarette… potersi trovare ad infilare la mano in « quella » tasca e non trovare la sigaretta. L’intervento mi offrì l’occasione di mettere la parola fine a questa noiosa necessità.

Oggi mi considero un fumatore che non fuma.

Fumai le prime sigarette all’età di 14 anni… anche rubate al Nonno… che aveva la provvista di sigarette di contrabbando.

Le teneva sotto chiave nella scrivania. Noi, mio fratello ed io, avevamo trovato il modo di « scivolare » in quell’angolo della scrivania… senza colpo ferire e senza lasciare tracce. Quando mancava il tabacco fumavamo camomilla o corteccia di vigna con delle pipette da noi confezionate con le canne ; alle volte potevamo usare il tabacco che rimaneva nei mozziconi che si potevano trovare per terra… più facilmente all’altezza delle fermate del tram o sul tram stesso… la gente fumava anche se c’era scritto VIETATO FUMARE… le sigarette di allora erano senza filtro, quindi rimaneva sempre un po’ di tabacco… naturalmente ben carico di nicotina e catrame e… ben calpestato.

Quando qualche adulto ci vedeva fumare ci diceva che non saremmo cresciuti.

Smisi di fumare una sola volta… per 6 mesi.

Questa volta, dopo fumata l’ultima sigaretta, decisi che avrei smesso definitivamente… e così fu. Devo però dire che la mia decisione fu molto sofferta… per mesi e mesi, dopo le dimissioni dall’ospedale, la sofferenza del non fumare fu grande… veramente grande. Così avevo deciso !

Solo un vero fumatore può comprendere il logorio interno dei primi « molti » mesi.

1950 – QUANDO IL TABACCO FACEVA ANCORA BENE A TUTTI !!!

Il tabacco non fa male. Quando Cristoforo Colombo lo vide fumare per la prima volta, chi fumava lo faceva a scopo terapeutico… poi entrò in azione la « Civiltà » che pensò bene di guadagnarci… e anche tanto.

Il business del fumo fu tale e di tali proporzioni, per cui riuscirono a crearne un altro, quello del NON FUMO.

Furono necessari svariati secoli prima che « Qualcuno » sentenziasse che il fumo fa venire il cancro.

Un business dopo l’altro… e noi tutti, o quasi tutti, crediamo a quello che ci propinano. E a propinarcelo furono e sono le industrie delle sigarette che, non si sa cosa riescono a mettere nel tabacco per produrre assuefazione… e danno… e morte.

 

Comunque sia, oggi sono molto contento ; ricordo con grande piacere che da quindici anni non rifornisco più le industrie del tabacco. Con questa mia gioia punto il dito contro l’industria dei dolcificanti e del « senza zucchero »…

 

AI POSTERI L’ARDUA SENTENZA

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IL FUMO FA MALE?

Da “Tages Anzeiger” di Zurigo.

In Lituania vedono così la situazione… almeno l’autore lituano della vignetta… nel senso che così vede l’Europa… la nostra Europa.

Come siamo bravi noi in Europa, non fumiamo né sui treni e neppure nei ristoranti… ed ora abbiamo pure i portacenere per la strada… forse non dappertutto.

E non abbiamo più neppure le fabbriche e le ciminiere… perché abbiamo spostato tutto in un altro Continente… dove si può fumare.

PER DIVENTARE PIÙ RICCHI?

 

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Quand’ero piuttosto giovane si diceva Canadà coll’accento sull’ultima a; oggi non si mette più l’accento. Chissà in futuro.

Il Canada è uno stato molto vasto, uno dei più vasti del globo. È bagnato da più mari ed è molto legato alla Gran Bretagna ; in ogni caso lo era.

Fui in Canada nel 1999 quando ancora non si sapeva come sarebbe andata a finire coll’elettronica nel passaggio dal 1999 al 2000. Andò tutto bene.

Sì, mi sarebbe piaciuto andare in Canada, ma non avrei mai considerato molto potabile affrontare un certo numero di ore di volo stipato su un aereo.

Fu così che mia figlia, ormai grandicella e studentessa universitaria, andò, grazie a uno scambio coll’università di Toronto, alcuni mesi in quella bella città. Ci andò col suo ragazzo, e noi, suoi genitori non potemmo fare a meno di andarla a trovare. L’autunno era già inoltrato e, se a Zurigo si stava ancora quasi bene, quando arrivammo a Montreal nevicava ; poco, ma nevicava.

Il nostro volo diretta da Zurigo era stato cancellato. Ci mandarono a Bruxelles ; arrivati a Bruxelles, ci stiparono su un aereo delle SABENA.

La SABENA non esiste più, è fallita nel 2001 nello stesso modo come non esiste più la SWISSAIR, che aveva una grossa influenza sulla Sabena; in poche parole, del pacchetto azionario, ne possedeva il 49%. Ora sono sparite tutt’e due. Dalle ceneri della Swissair è sorta la SWISS, ma gli azionisti… sono rimasti per terra e chi possedeva obbligazioni… anche, quasi del tutto. Questo è quello che succede se si ha ingiustamente fiducia in qualcuno (leggi Swissair).

I « nostri ragazzi » ci vennero incontro con una macchina a noleggio, ci prenotarono un bel B&B e ci fu possibile vedere quella città sull’estuario del San Lorenzo. La lingua ufficiale di Montreal è il francese, però è un francese così « strano » per cui, col mio francese era difficile capirsi. Coll’inglese, che non so, ancora peggio.

Fu molto interessante, e lo ricordo benissimo, scoprire una vera e propria città sotterranea con tutti iservizi possibili e immaginabili. Questo permetteva di poter vivere tranquillamente anche durante i rigidissimi inverni canadesi. Il freddo non era ancora intenso; acquistai ugualmente un comodo colbacco, che conservo ancora gelosamente e che mi serve ogni volta che il freddo è veramente freddo. Dopo 2 notti partimmo alla volta di Toronto.

FOTO POSTA IN UN NEGOZIO DI COSMETICI

FOTO POSTA IN UN NEGOZIO DI COSMETICI

Conobbi, dopo una sosta in un autogrill, i bicchieroni di cartone con coperchio che ogni buon americano si porta elegantemente dietro, in macchina e per la strada con quella bevanda calda, color marrone chiaro chiamata caffè.

Non sapevo ancora che mi sarei interessato alle buche delle lettere. Amavo sì i francobolli e tutto ciò che girava attorno al servizio postale, ma sempre legato alla funzione dei francobolli. Imparai, per la prima volta, quello che oggi fanno anche qui in Europa, e cioè il risparmio esagerato a discapito dell’utente: vengono chiusi quegli uffici postali che non rendono abbastanza e si colloca il minimo del servizio all’interno di un negozio o di un supermercato.

Per me era tutto nuovo e, anche se non sapevo ancora che avrei fotografato quelle vere, acquistai una « buca salvadanaio »… che custodisco gioiosamente e che lascerò a un qualche nipotino.

Il soggiorno a Toronto, malgrado il freddo, ci permise di godere alcuni interessanti angoli della città, nonché la presenza nei parchi di molti scoiattoli.

LA BUCA SALVADANAIO

LA BUCA SALVADANAIO

Ci fu anche possibile andare a visitare una Casa particolare diventata museo : La « CASA LOMA », e godere lo spettacolo SWINGSTEP con ritorno in tram. Sì, perché a Toronto c’è anche il tram.

L’inverno è molto rigido con temperature abbondantemente sotto lo zero, per cui la vita è molto movimentata nell’immensa città sotterranea, direttamente collegata alla metropolitana e all’ingresso dei grattacieli. Non mancano i ristoranti e le zone per fumatori… sempre più ghettizzati come se fossero degli assassini.

E pensare che il tabacco fu, per la prima volta, conosciuto da Cristoforo Colombo ed era usato a scopo terapeutico. Chissà che ingredienti vengono oggi miscelati al tabacco per dare ai fumatori la dipendenza.

L’ORSACCHIOTTO

L’ORSACCHIOTTO

Durante un nostro girovagare, acquistammo un simpaticissimo orsacchiotto, che è tutt’ora sulla scrivania di mia moglie ; ricordo cosa disse la commessa quando seppe che l’avremmo portato in Europa : « Ma che bello ! Mi commuove l’idea che questo orsacchiotto vada in Europa. »

Tornammo in Europa col bus fino a Buffalo negli Stati Uniti dopo aver visto le cascate del Niagara; dormimmo lì e, la mattina dopo, con un’auto a noleggio, attraversammo una buona parte dello stato di New York e raggiungemmo Boston da dove un aereo della Swissair ci portò a Zurigo.

A Niagara, anche se il freddo era abbastanza pungente ed eravamo praticamente gli unici turisti, trovai ugualmente l’ufficio postale che, gentilmente mi timbrò una busta… che viaggiò regolarmente fino a Lugano.

LA BUSTA COL TIMBRO NIAGARA FALLS

LA BUSTA COL TIMBRO NIAGARA FALLS

Fu probabilmente a causa del freddo, se le cascate più famose del Canada e degli Stati Uniti non ci entusiasmarono.

IL TIMBRO D'ARRIVO

IL TIMBRO D’ARRIVO

Ricordo che trovammo a fatica un ristorante dove poter mangiare. Ricordo che mangiammo Pan-cakes con succo d’acero… non c’era quasi nessuno.

Con un altro bus ripartimmo alla volta di Buffalo negli Stati Uniti. Pensavo che i doganieri salissero sul bus come accade in treno da noi ; no ; fu necessario scendere, portare le valigie in dogana, compilare un formulario, pagare qualche dollaro… senza ricevuta e risalire coi bagagli sul bus.

Tornammo un’altra volta in Canada, e già avevo il pallino delle buche delle lettere. Prima di allora però, un parente mi procurò alcune foto di buche canadesi, proprio di Montreal.

BUCA DI MONTREAL DI FRONTE

BUCA DI MONTREAL DI FRONTE

Sono buche che ricalcano la buca salvadanaio che acquistai durante il primo viaggio… e furono fotografate senza nessun « risparmio ».

BUCA DI MONTREAL DA DESTRA

BUCA DI MONTREAL DA DESTRA

Sono molto belle e, probabilmente tutte uguali in tutta la nazione.

Il ricordo di Montreal è, grazie anche a queste buche, molto grande, dato che quella fu la prima volta che misi piede in terra americana. Prima di allora non avevo mai sentito un interesse particolare per quel continente nord americano. Avevo sempre avuto l’impressione che gli americani soffrissero un po’ di « complesso di superiorità », che come tale è sempre patologico. Ho sempre sentito la necessità di ringraziare gli Stati Uniti, in particolare, che hanno avuto molti morti per venire in nostro aiuto e salvarci dalle dittature di Hitler e Mussolini. Oggi non so più se l’hanno fatto per essere « gentili » o perché avevano i loro interessi. È un fatto che, se non fossero arrivati loro, sarebbe stato per noi molto difficile scrollarci di dosso il nazifascismo.

(continua)

 

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Premetto che non sono mai stato in Indonesia. Conosco molte persone che ci sono state, anche per lungo tempo… ma non avevo ancora il tarlo delle buche delle lettere.

È l’Indonesia un grandissimo arcipelago del sud est asiatico con più di 250 milioni di abitanti… la maggioranza musulmani.

Francobolli del 2009

Francobolli del 2009

Sembra essere l’Indonesia il quinto mercato al mondo per l’industria del tabacco dove anche i bambini (non tutti) fumano fino a 40 sigarette al giorno.

Pare che fumare faccia male.

Pare che fumare faccia male.

Non possiedo francobolli dell’Indonesia, se non quelli che ho trovato su una cartolina spedita a mia moglie nel 2009. In collegamento agli affari che fanno le industrie del tabacco, ho trovato questo che mi sembra piuttosto significativo… dove tutti fumano e “fioriscono” quelli che sono considerati seminatori di morte.

È interessante ricordare che, fra le tante isole indonesiane, ci sia Bali, dove molti europei… e non solo vanno a vivere; dove con l’importo da fame delle nostre pensioni sembra si possa vivere più che bene. Inoltre il clima, sembra anche lui, essere invidiabile.

È proprio di Bali l’unica Buca che possiedo. Mi è stata inviata da un parente di mia moglie che ha dovuto recarvisi per lavoro. In considerazione del fatto che è unica, la considero bellissima.

Indonesia - Bali

Indonesia – Bali

Dato che si parla dell’Indonesia, può essere interessante ricordare che fra tutte quelle isole, fino al 1949 possedimento olandese, c’è l’isola di Timor. A riconoscere l’indi pendenza dell’Indonesia fu la regina Giuliana d’Olanda.

TIMOR EST

TIMOR EST

Relativamente a Timor, la metà di quest’isola era una colonia portoghese; fu invasa dagli indonesiani nel 1975, ebbe un referendum indipendentista nel 1999 e, solo dal 2002 è indipendente come TIMOR EST . Come conseguenza del cattolicesimo “importato” dai portoghesi, è oggi una delle pochissime nazioni cattoliche in Asia. È una vera isola cattolica in un mare di isole di stampo islamico.

Non possiedo né francobolli e neppure buche di quella Nazione.

Naturalmente, se qualcuno potesse farmene avere… EVVIVA!

Lettera da Dino (CH) a Dili (Timor)

Lettera da Dino (CH) a Dili (Timor)

Possiedo però una busta spedita a Dili, la capitale di Timor Est, nell’agosto del 1982 e ritornata nel mese di novembre col francobollo intatto. Nel 1982, era ancora “invasa” dalle truppe indonesiane.

Timbro di DILI.

Timbro di DILI.

Non aveva ancora raggiunto l’indipendenza. Interessante notare che prima di raggiungere l’indipendenza, fu amministrato dall’ONU dal 1999 al 2002.

Questo timbro, purtroppo non completo, è tutto quanto possiedo, postalmente parlando di quell’interessante porzione di isola.

 

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Svariati anni fa, quando ero ancora “giovane”, ero impegnato come anestesista in un piccolo ospedale della Liguria. La zona era piuttosto turistica per cui il lavoro era sufficiente per poter dire che era molto.
L’ospedale si occupava dei locali e, naturalmente anche di chi, di passaggio o meno, arrivava nel tentativo di veder alleviate certe previste o impreviste sofferenze.

Una mattina mi trovavo nel reparto di Medicina e stavo parlando col Vice Primario. Non ricordo quale fosse l’argomento. In quel frangente entrò un ricoverato non più giovanissimo che disse al medico: “Dottore io oggi sarò dimesso.”

“Bene” rispose il collega “sta bene ora?”.

“Certo dottore. Volevo chiederle, posso bere vino?”

“No” rispose l’uomo in camice bianco.

“Posso fumare una sigaretta, ogni tanto?”

“No”.

“Posso bere caffè?”

“No” di rimando.

“Posso bere birra?”; “mangiare paste, dolci, torte?”

“No, no, no” la risposta del Vice Primario fu sempre no.

Dopo qualche altro no, quello che stava per diventare un ex ricoverato uscì dalla stanza e andò a prepararsi nell’attesa del parente.

Io, che ero rimasto zitto in disparte, nell’attesa di riprendere il discorso interrotto, chiesi al collega: “Hai curato tu quel signore?”

“Sì” mi rispose.

Ed io, di rimando: “Cosa l’hai curato a fare?”

“Stava male, ora sta bene.”

“Ma l’hai curato perché possa continuare a vivere?”

“Certo che sì” fu la risposta.

“Ma” gli chiesi “se gli hai proibito tutto quello che piace e che, qualche volta fa bene, gli hai proibito di vivere… per continuare a vivere… come se non vivesse!”.

Il collega non mi diede torto… e me ne andai anch’io per raggiungere il reparto a me più congeniale.

Questo colloquio ricostruito ma perfettamente vero mi sovvenne un paio di giorni fa dopo aver trovato questa figura in francese su questo sito  (http://www.maidermaider.com/bazar/envois/env2013/env2013-04.html):

VIVERE UCCIDE

VIVERE UCCIDE

Deve essere proprio così? Perché vivere deve ucciderci? Ma se non posso prendermi qualche soddisfazione che gusto c’è vivere?

Non posso fare a meno di ricordare al lettore che, se ne ha voglia, può leggere quanto scrissi a proposito del “Businness anti fumo”.

https://quarchedundepegi.wordpress.com/2010/04/18/appendice-n°1-allarticoletto-5/

Devo, o posso, anche ricordarmi di una paziente di mezza età che arrivò a morire a causa di un’asma terribile.

Un paio d’anni prima mi avevano presentato la signora ricoverata da qualche giorno. Era piaciuto, durante un Seminario, il mio “spettacolo” di ipnosi medica. Avevo cercato di stimolare la miope mente dei tenutari della Medicina Accademica; avevo cercato di dimostrare che non potevano essere i depositari della medicina, ma che c’erano anche altri confini valicabili per arrivare a sperare di conoscere la Verità.

Questa signora era asmatica da alcuni anni. Prima che la conoscessi aveva una storia con un’asma “potabile”. Riusciva a vivere quasi normalmente pur avendo bisogno di cure. Aveva il vizio del fumo. Le piaceva fumare; non moltissimo; fumava con piacere; il fumo le dava distensione, la rilassava, le permetteva di sentire con meno preoccupazione i piccoli e meno piccoli drammi della vita di tutti i giorni.

Si sa che i medici curano sempre meno il malato e… sempre di più la malattia. La medicina Accademica (o moderna, o quella di tutti i giorni) usa gli schemi e quello che vuole (o pretende) la statistica. La Medicina Moderna trova 500 persone “uguali”, le studia, le compara, le colma di capsule, supposte, fiale, pomate, cataplasmi ed esprime degli enunciati. In questo caso esprime: “IL FUMO FA MALE!“… e basta. Non si discute; non si considera chi fuma, cosa fuma, quante sigarette al giorno, se le fuma alla mattina presto o dopo mangiato, se le aspira o no. “IL FUMO FA MALE”… e va eliminato.

Quella povera donna fu bombardata ignominiosamente dai miei colleghi: “Smetta di fumare. Fumare fa male. Vuole morire?”.

La signora stava relativamente bene. Non stava per morire e riusciva a godersi le sigarette che fumava. I bombardamenti dei medici furono tali per cui questa signora eliminò dalle proprie piacevoli abitudini l’accendersi ogni tanto una sigaretta. Ricordo che mi disse: “Da quando smisi di fumare la mia asma peggiorò moltissimo e non mi diede più tregua”.

Nel caso di questa signora il fumo era quasi terapeutico; in ogni caso non aveva la negatività che la propaganda pretende.

Non bisogna generalizzare e bisogna tener presente che tutto è relativo.

PENSATE CHE FACCIA PEGGIO UNA SIGARETTA OGNI TANTO O IL COMPORTAMENTO DI CHI STA A ROMA NELLA STANZA DEI BOTTONI?

LA SIGARETTA FA MALE A UNA PERSONA E BENE AL MONOPOLIO. “QUELLI” FANNO DEL MALE A MILIONI DI ITALIANI. 

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Oggi i miei nipotini sono venuti a pranzo da noi.
Mia moglie (la Nonna) ha fatto un ottimo polpettone condito con un altrettanto ottimo purea di patate.

I MIEI NIPOTINI CON LA NONNA - SI INTRAVVEDE LA COSTA TURCA

Nell’attesa di metterci a tavola, ho letto ai nipotini un paio di favole. Fino qui non c’è nulla di strano. Quale nonno non ha letto favole ai nipotini? Quasi tutti.
Quale nonna non ha invitato i nipotini a pranzo? Quasi tutte.

Come già ebbi occasione di scrivere, questi meravigliosi nipotini più volte mi hanno fatto ricordare avvenimenti lontani collegati alla mia infanzia.
In questo caso, a stimolare un ricordo fu il nipotino più giovane che, a un certo punto del racconto, menzionò il salvadanaio.

Il salvadanaio era sempre un piccolo protagonista della domenica.

UN MODERNO SALVADANAIO

 

In che modo? Dovete sapere che, alla domenica, mio nonno (il papà di mio padre) veniva sempre a pranzo in casa nostra. A me era molto simpatico. Non so fino a che punto gli volevo bene. Una cosa è sicura; i rapporti fra mio padre e suo padre non erano assolutamente buoni. Mio padre sarebbe stato felice se non avesse dovuto averlo a pranzo “regolarmente” tutte le domeniche. Non solo ma, il fatto che il nonno era in arrivo, lo rendeva particolarmente nervoso e di qui, il raggiungimento della severità o violenza verso gli innocenti astanti, il passo era veramente breve.

...E UN MODERNISSIMO SILVIODANAIO

Noi eravamo felici dell’arrivo del nonno. La sua presenza calmierava la severità (o nevrastenia?) di nostro padre.
Oggi mi rendo conto che, quando nostro padre ci sgridava violentemente, non era per nostra cattiveria, anche se ce lo faceva credere, ma per sua nevrastenia prodotta dall’arrivo imminente del simpatico nonnetto.
Mentre scrivo, oltre all’aneddoto del salvadanaio, che vi racconterò fra poco, mi sovviene un fatto oggi fonte di brivido; non per me ma per chi mi legge. Mio nonno era, da sempre, un accanito fumatore. Si fumava dale 40 alle 50 sigarette al giorno. C’era chi diceva che non usava mai fiammiferi dato che avrebbe acceso la nuova sigaretta col mozzicone della sigaretta precedente quasi finita. Dicevano che le sigarette non gli procuravano danni dato che non aspirava il fumo.
Smise volontariamente di fumare all’età di 84 anni. Visse in uno stato di buona salute fino a 89 anni.

E veniamo al salvadanaio che ha stimolato questo articoletto.Il sottoscritto e i miei due fratelli, avevamo ognuno un salvadanaio di legno con un coperchio che si poteva aprire con una piccola chiave. Non ricordo bene se prima di pranzo o dopo il pisolino pomeridiano, noi tre fratellini, andavamo come in una gioiosa processione nel salotto dove si trovava il nonno e, sbattendo ritmicamente i soldini presenti nel salvadanaio, attendevamo compostamente che “piacevoli spiccioli” cambiassero la loro sede dal borsellino dell’avo al nostro salvadanaio.

Era un bellissimo e sonoro rito settimanale che ci permetteva di sentirci ricchi e risparmiatori.


Eravamo infatti dei buoni risparmiatori. Avevamo fatto la “scuola” della guerra da poco terminata e sapevamo quindi che non solo non si poteva avere tutto ciò che si desiderava, ma che, per arrivare ad ottenere qualcosa in più bisognava avere tanta pazienza.

Quest’articoletto ha tre morali. Le favole solo una.

La prima morale riguarda il fumo e mi obbliga a ricordare alcuni miei scritti e alcuni scritti di miei “colleghi” blogeurs.

https://quarchedundepegi.wordpress.com/2010/04/13/articoletto-5/

https://quarchedundepegi.wordpress.com/2010/04/18/appendice-n°1-allarticoletto-5/

https://quarchedundepegi.wordpress.com/2010/04/25/appendice-n°-2-allarticoletto-5/
Siamo sicuri che il fumo faccia così male?
Se disturba il vicino è un problema di educazione e non di medicina.

DA "LA SETTIMANA ENIGMISTICA"

 

http://lorettadalola.wordpress.com/2010/08/08/fumo-di-seconda-mano-impossibile-la-convivenza/
Il fumo può far male in sincronia con altri fattori. Difficilmente da solo.
È dimostrato che il fumo dà assuefazione. Siamo sicuri che le Multinazionali produttrici di sigarette non “intruglino” le sigarette in modo tale da creare assuefazione?
Quando Cristoforo Colombo mio concittadino scoprì che gli indiani d’America fumavano, si rese conto che il loro fumare era una terapia.

DAL GIORNALE DI BORDO DELLA PINTA DI CRISTOFORO COLOMBO

Oggi certe “Erbe” proibite sono l’unica terapia palliativa ma innocua per certi sintomi di patologie come la “Sclerosi Multipla”.

La battaglia al NON FUMO, oltre ad essere un business; ci dimostra che è possibile l’isteria di massa.

https://quarchedundepegi.wordpress.com/2010/08/03/piccola-riflessione-2/


La seconda riguarda il risparmio.
L’italiano era solitamente un buon risparmiatore. Noi avevamo vissuto sulla nostra “pelle” le cattiverie e le privazioni della guerra. Quei piccoli risparmi domenicali ci avevano insegnato a pazientare e, che se si vuole raggiungere un obbiettivo è necessario essere un poco come le formichine..
Oggi, grazie alla “globalizzazione” si crede di dover poter avere tutto subito. E, per aver tutto subito, non si ha più spazio per il risparmio ma cresce l’indebitamento. E se non si riesce ad avere quello che si desidera si incrementa ogni tipo di delinquenza..
La terza riguarda la “sofferenza gratuita” dei bimbi da disaccordi fra il Padre e il Nonno (li ho messi maiuscolo dato che erano tutt’e due adulti).

Perchè fate soffrire i bimbi! Cercate un accordo. Permettete ai Nonni di essere tali.

I bimbi hanno bisogno dei Genitori ma anche dei Nonni.

Si potrebbe allargare il problema ai disaccordi fra quei Marito e Moglie che sono incapaci, per loro egoismo, di evitare inutili sofferenze ai propri figli!

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