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Archive for the ‘gioia di vivere’ Category

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Sesto Capitolo

 

La pressione

 

È già passato più di un mese e mezzo da quando Livia ha cominciato a star male. Nessuno fino a questo momento ha voluto credere al fatto che il bigeminismo, con bradicardia ben rilevabile al polso, fosse la causa della sofferenza.

Come d’accordo, il giorno dopo, Livia e Claudio si presentano nella farmacia sotto casa e chiedono la misurazione della pressione.

Siamo ormai arrivati in pieno nel mese di luglio; la temperatura è piuttosto calda, ma non dà fastidio più di quel tanto. La farmacista è molto gentile, s’informa circa i precedenti e misura un paio di volte la pressione a Livia. Si rende conto che la pressione non è alta; è il polso che non va bene!… sempre quel benedetto polso che “bradicardico” (cioè troppo lento) produce continue sofferenze.

In ogni caso è sabato e non è possibile consultare alcun medico a meno che non si voglia affrontare le terribili “trafile” dei Pronto Soccorso che, salvo rari momenti, hanno tutto ad eccezione del “pronto”.

Claudio sa per certo che finire al Pronto Soccorso è pericoloso.

“Perché?” chiederebbe qualcuno “perché sono cattivi?”

“No, non sono cattivi; sono pochi, e, dato che sono pochi, se una persona non sta terribilmente male, o non sta per morire o non arriva in ambulanza, può dover aspettare ore e ore.”

“Ma come mai sono pochi?”

“Perché anche in ambiente ospedaliero bisogna risparmiare o si è incapaci di considerare l’argomento in modo statistico.” Risponderebbe Claudio.

Se di questi tempi si va in un ufficio di una certa “importanza”, come un semplice ufficio postale perché si desidera riscuotere dei soldi, per prima cosa verrà richiesto il Codice Fiscale. In Svizzera verrà facilmente richiesto il numero AVS o altro numero che identificherà l’utente. In poche parole siamo tutti dei numeri, magari con qualche lettera dell’alfabeto. Se si va al Pronto Soccorso, ad identificare la gravità, sarà un colore: dal bianco al rosso passando dal giallo al verde. Al sofferente verrà appioppato un colore e, se non riuscirà ad essere abbastanza isterico, l’attesa potrà essere lunga; molto lunga. Claudio lo sa benissimo; e lo sa per esperienza personale, perché Claudio è stato anche paziente, e, se sente parlare di pronto soccorso gli viene la pelle d’oca. Intendiamoci, Pronto Soccorso entro i confini della Confederazione Elvetica, non della Repubblica Italiana.

Ormai si riesce a sopravvivere e, continuando Livia a prendere le gocce consigliate da Claudio, si può, e in un certo senso si deve sperare in un miglioramento.

Arriva il fatidico lunedì, arriva quello che potrebbe essere il giorno della verità, quello in cui si pensa che il Medico, quello con la emme maiuscola consideri chi soffre in modo non solo tecnologico.

Grave errore! Purtroppo l’ottimismo, cioè la speranza di veder alleviate le proprie pene, finalmente dopo tanti giorni… va, come si suol dire, a farsi friggere.

Può accadere lo stesso iter, ma con modalità diverse, quando, dopo una lunga e sofferente attesa al Pronto Soccorso, si viene finalmente introdotti in un asettico loculo a ricominciare l’attesa di chi dovrà stimolare o aiutare la parola fine alla sofferenza. Chi soffre, magari per un sub-ileo (blocco intestinale praticamente completo), ha freddo anche se la temperatura esterna è più che gradevole. Per farla breve, chi soffre ha freddo, ovvero veramente freddo e sente l’aria condizionata come un vento gelido e malsano. Il massimo che può fare il personale di passaggio sollecitato a gran voce è: “un lenzuolo piegato e pesante molto caldo estratto da un armadio tipo termosifone.” La grande speranza di veder alleviata la sofferenza, una volta essere stati introdotti nel loculo da visita, dovrà durare ancora un po’.

 

Il Dr. Bardelli è fissato sull’ipertensione. Secondo lui Livia è ipertesa e, come tale va curata. Che fa? Semplicemente fa applicare un cosiddetto esame Remler, che non è altro che un’apparecchiatura abbastanza noiosa, da tenersi per 24 ore, che misura la pressione arteriosa massima e minima ogni 15 minuti di giorno e ogni 30 minuti di notte, e la registra.

Livia sperava in una terapia, non in un supplemento di diagnosi.

Ma ecco che si comincia a vedere un altro spiraglio. Arrivano finalmente da Bellinzona le gocce di produzione svizzera che Claudio aveva ordinato prima di partire per Merano. Ma cosa sono? Sono gocce che parlano francese dato che vengono prodotte nella Svizzera Romanda; si chiamano Serum Equi Coeur-vaisseaux e hanno un’azione positiva sul cuore e sui vasi sanguigni. Sono gocce omeopatiche ricavate da anticorpi anti organo prodotti dal cavallo. In poche parole “funzionano” come immunomodulatori. Claudio conosce molto bene questi prodotti, sa che sono innocui, nel senso che non fanno male se usati nel modo giusto. Non è come quando si usa un prodotto della chimica farmaceutica che, secondo Claudio, fa sempre male e, qualche volta fa bene. Livia fu testata prima di partire per la vacanza e si vide che avrebbe dovuto prenderne 15 gocce 2 volte al giorno. Da oggi lunedì si “succhierà” la misurazione della pressione con regolarità e, con altrettanta regolarità prenderà le gocce. Intanto ricomincerà l’attesa… la speranza di sapere come quando si aspettava il responso dell’Holter.

Arriva. Arriva la risposta. Arriva in modo burocratico. Una lettera al medico curante e, per conoscenza e cortesia a Claudio che, oltre ad essere il marito di Livia è anche medico.

La lettera inviata alla Dottoressa Canapa parla con dovizie di particolari di una tendenza ipertensiva sia diurna che soprattutto notturna. Consiglia di aumentare il medicamento contro l’ipertensione (Atacand) e prevede di riprendere il discorso dopo l’esame “Risonanza Magnetica”.

Claudio non è per niente soddisfatto. Non è convinto circa la diagnosi di ipertensione e, prima di approdare al Centro Cardiologico per far sottoporre Livia alla Risonanza Magnetica, vuole parlare ancora una volta col Dr. Bardelli. Bisogna dire che è molto gentile, accetta di parlare e non sembra aver fretta. È convinto più che mai che Livia sia un’ipertesa. Claudio che, in fondo in fondo come cardiologo è un ignorante, gli dice tutto di sì e anche che avrebbe fatto prendere a Livia un Atacand in più… senza dirgli che non l’ha mai preso.

Quando Livia ha a che fare con un medico non fa pedestremente tutto quello che le viene chiesto o imposto di fare.

Facendo un piccolo passo indietro di qualche anno quando un luminare della pneumologia le disse: “Lei signora deve mettere in conto che dovrà sopportare un paio di bronchiti o broncopolmoniti all’anno”, Livia, che aveva ancora abbastanza fiducia nelle istituzioni accademiche della medicina, si rifiutò di fare l’ennesima “spirometria”. Aveva capito che non serviva a niente e che faceva solo bene all’ospedale perché in quel modo poteva ammortizzare prima le apparecchiature.

Le istituzioni mediche, attraverso la Classe Medica, desiderano arrivare a una diagnosi, e, per arrivarci seguono degli schemi. E, sempre con un occhio agli schemi, vengono somministrati i medicamenti.

Ora a Livia viene proposto un medicamento per una “tendenza” ipertensiva. Ma Livia, anziché “buttarsi” sul medicamento, preferisce analizzarlo interrogando internet e capisce che esistono delle controindicazioni in presenza di antecedenti problemi a carico del sistema respiratorio.

“Io quell’affare non lo prendo.” dice Livia a Claudio “non vorrei stare ancora peggio.” E poi, e questo sarà di difficile o impossibile comprensione, dopo test kinesiologico, il muscolo dice NO per quel medicamento.

Nella vita di ognuno di noi, ci sono giorni che potremmo definire illuminanti, giorni cioè in cui accade quel qualcosa quasi impercettibile ai più che necessita di essere compreso e cambia la vita. Quei giorni, sono giorni della svolta o, con termini regatanti, del giro di boa. Se si piazzano bene le vele perché s’è interpretato bene il vento si può vincere la regata.

Cosa succede di così particolare?

Accadono due cose importanti, la prima apparentemente di ordinaria amministrazione, la seconda, di tale importanza e talmente speciale la sua interpretazione, per cui diventa impossibile non pensare che il benessere di Livia non possa dipendere proprio da quel momento particolare; sì, proprio così: un momento particolare.

Quel “momento particolare” che Claudio ha saputo captare, avrebbe potuto essere elaborato e compreso da qualunque medico capace di “ascoltare” le parole del paziente, solo se consapevole che le parole di chi, sofferente, cerca di raccontarsi, sono importantissime oltre che genuine. E questo non possono farlo le macchine; lo può fare solo l’orecchio empatico del medico che non ha fretta.

Da quasi due mesi, i medici che hanno visto Livia, pretendono di “vederla” quasi solo attraverso le macchine, dimenticandosi che Livia è lì e può anche essere toccata e interrogata.

 

 

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Ma insomma!
L’Italia non ha bisogno di eliminare quello che chiamano il “Bicameralismo perfetto” (che poi se è perfetto che bisogno c’è di eliminarlo…), ha bisogno di dare un po’ di benessere e un po’ di tranquillità alla popolazione.
Che palle!… ma proprio “che palle!”.
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Che male ci sarebbe ad abbattere la deleteria burocrazia che non permette al cittadino di muoversi agevolmente?
Che male ci sarebbe a snellire la Giustizia e giudicare una buona volta il giudice che sbaglia?
Che male ci sarebbe a prendere seriamente in considerazione il “dissesto idrogeologico? Bastano 4 gocce di pioggia in più perché ci scappi il morto.
Che male ci sarebbe a far viaggiare bene il popolo italico anche al di fuori dell’Asse Torino-Milano-Firenze-Roma-Napoli?
Che male ci sarebbe a dare a certi pensionati una pensione equa?
Che male ci sarebbe se il cittadino sofferente non dovesse attendere mesi e mesi per poter accedere ad esami diagnostici importanti?
E così via… senza parlare dei problemi collegati ai flussi migratori, gli esodati, i creditori dallo Stato, ecc.
Con tutto il tempo consumato nei vari dibattiti che siamo costretti ad ascoltare, l’Italia avrebbe potuto muoversi nella direzione giusta.
E poi, smettiamola di tirare in ballo l’Europa e il PIL… che non sempre, o raramente, danno benessere.
Il benessere, la serenità e la gioia di vivere possono arrivare se prendiamo in considerazione il “DISCORSO SULLA DECRESCITA” secondo Maurizio Pallante.
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Premetto che non ci sono mai stato… so però dove sono… e anche perché sono famose.

Perché nella capitale George Town che avrebbe circa 21000 abitanti ci sarebbe una quantità esagerata di banche: più di 600.

Come mai tutto questo? Perché è questo un paradiso fiscale per chi ha tanti soldi e non vuole pagare le tasse. Proprio così! Certi ricconi o certe multinazionali che non si sa di chi siano, ma lo si sa, ma, anche se lo si sapesse sarebbe come se non lo si sapesse, portano su quell’isola armi e bagagli e tornano alla vita di tutti i giorni come se niente fosse… ma vivono bene.

Grazie alla gentilezza di una crocerista… che non conosco, son riuscito ad avere questa fotografia: una buca delle lettere delle Isole Cayman (Cayman Islands).

Dall'isola Grand Cayman.

Dall’isola Grand Cayman.

Si capisce perfettamente che si tratta di una Colonia Inglese, ovvero un possedimento della Gran Bretagna… uno dei tanti.

Lo si capisce dalla scritta EIIR (che sta per Elisabetta seconda regina) sormontata dalla corona.

So poco di quelle isole… che sono tre e stanno nel Mar dei Caraibi un pochino sotto l’isola di Cuba… quella che diede molto filo da torcere agli americani degli Stati Uniti ai tempi di Kennedy e che proprio nel 2016 è ritornata ad essere amica degli statunitensi… almeno così sembra; al punto che Obama è andato a trovarli… i cubani.

Le navi da crociera, quelle che si muovono nei Caraibi, fanno spesso tappa nelle Isole Cayman… che oltre alle banche hanno anche delle spiagge favolose.

Per chi non ha voglia di andarle a cercare, queste piccole isole sono su questa cartina:

Iles-Caimans

I francobolli delle Isole Cayman fanno parte della collezione delle Colonie Inglesi… che ora si chiamano meglio Possedimenti.

Francobollo delle Isole Cayman

Francobollo delle Isole Cayman

Non so come siano i telefoni e gli uffici postali. Ho solo un francobollo che commemora l’incoronazione di Elisabetta II regina.

Quando mi trovo di fronte a un lembo di terra che riesce ad accumulare i soldi degli altri e diventare un “paradiso fiscale”, mi vengono da fare due considerazioni. La prima riguarda coloro che disonestamente sottraggono soldi al Paese d’origine aiutando o incrementando l’impoverimento della Nazione che s’affatica a tirare avanti senza quelle entrate fiscali. La seconda considerazione riguarda la politica della Nazione che si vede sottrarre certe entrate fiscali e che considera dei malfattori tutti coloro che trasferiscono altrove ingenti somme di denaro. Ebbene sì, quelli sono dei malfattori, ma anche certi Governi lo sono, perché non utilizzano le entrate fiscali per il bene dei cittadini dando loro i giusti e necessari Servizi. Uno Stato, per poter progredire, deve promuovere dei buoni servizi utilizzando le entrate che arrivano dai cittadini. Se non lo fa è tanto colpevole quanto l’evasore.

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LA VITA

Anche se Diemme ha smesso di stimarmi, non posso fare a meno di riportare questo articolo:

http://donnaemadre.wordpress.com/2013/11/21/movimento-per-la-vita/

non tanto per il contenuto dell’articolo stesso quanto per il contenuto “bellissimo” dei due commenti che lei stessa ha scritto.

Come medico considero l’aborto… provocato un insulto al miracolo misterioso della vita e della gioia di vivere.

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Per puro caso se il caso esiste, sono arrivato a questo blog:

http://aereoplanini.wordpress.com/il-caso-islanda-libera-nos-a-malo/comment-page-1/#comment-631

Non sono riuscito a capire quando fu scritto, però, fra l’altro ho riconosciuto la bellissima chiesetta da me fotografata quando ebbi la fortuna di andare in Islanda. L’ho cercata e l’ho trovata. Era pieno inverno ma non c’era neve. La luce è splendida:

ISLANDA

ISLANDA

Credo sia interessante ascoltare tutto il filmato del blog che vi propongo. Non credo che noi si debba fare la rivoluzione. Credo però che se qualcuno ha portato l’Italia in questa situazione non debbano essere tutti gli italiani a pagare. In ogni caso i colpevoli, e fra questi ci metterei anche Bersani che fu Ministro e fa finta di voler salvare l’Italia, dovrebbero subirne le conseguenze.

Dicono tutti di amare la Patria. Hanno ragione! Hanno succhiato il latte (sangue) della Patria… e hanno tolto agli italiani la gioia di vivere.

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È passato quasi un anno da quando scrissi questo:
https://quarchedundepegi.wordpress.com/2010/12/01/che-bella-la-vita/

Che bella la vita!

Era, lo ricordo troppo bene, il 23 novembre dell’anno scorso. Il mio intestino, dopo tanti mesi, ma meno di un anno, ricominciò a fare i capricci. Pensavo di poter provvedere con un po’ di “chimica” ed evitare l’Ospedale.
Non solo non fu così ma, a causa delle mie condizioni, per cui facevo fatica a reggermi, e temevo il peggio, chiesi l’ausilio di un’autoambulanza.
Giunsi in Ospedale in ambulanza. “Che onore!” passare davanti a tutti; non dover fare la fila. Quasi quasi il sentirti un “privilegiato” ti farebbe pensare:”Cento di questi giorni!”
Poco fa ho riletto CHE BELLA LA VITA. Ho rivissuto in modo vivido quel momento meraviglioso della dimissione dall’ospedale. L’avevo dimenticato; avevo dimenticato quel fuggevole senso di colpa verso chi doveva rimanere. Era finita la sofferenza! Era finita quella sofferenza che arriva di colpo e non lascia spazio a dubbi e neppure a ripensamenti; quella sofferenza che non si può procrastinare.

Te la devi sorbire… e basta!

Ho vissuto molti anni in Ospedale. Ho visto pazienti “programmati” che, anche se a malincuore, decidevano o accettavano la degenza e l’intervento. E ho visto anche persone che arrivavano, loro malgrado, in ospedale da situazioni di apparente benessere. Di colpo era cambiata la vita; di colpo bisognava affidarsi a degli sconosciuti in camice bianco, bisognava raccontare la propria vita e, di lì a pochi minuti ritrovarsi alla mercé di droghe potentissime.

da "UNIVERSITANDO.COM"

Quella sera, saranno state le 22, ero uno di quelli. Non avevo il camice bianco e neppure quel fonendoscopio (non stetoscopio) che nei filmati viene sfoggiato “abbondantemente” per far comprendere allo spettatore il livello del personaggio inquadrato. Quella sera dovevo, per l’ennesima volta, raccontare per quale ragione il mio intestino aveva deciso di tradirmi. Per l’ennesima volta dovevo dire quanto era il dolore da 1 a 10. Per l’ennesima volta dovevo pregare un consistente “intervento” che mi permettesse di “respirare” dopo ore di dolore. Il dolore era cominciato molte ore prima; “loro” lo sapevano ma dovevano prima fare tante domande. È la prassi!.. e bisogna accettarla.
Perché ritorno oggi sull’argomento. Perché il rivivere quei momenti mi fa capire quanto il nostro vivere sia appeso a un filo. Quanti personaggi riescano a vivere in modo perverso senza mai chiedersi la possibilità dell’esistenza di un repentino cambiamento!
Oggi è in me ancora la stessa gioia e la consapevolezza che il poter respirare a pieni polmoni con la mia famiglia (e i miei nipotini) è un dono inestimabile che non ha prezzo. Queste semplici considerazioni mi fanno pensare che, se certi personaggi vivessero alcuni minuti nel Pronto Soccorso di un Ospedale, la vita avrebbe dei risvolti migliori. Non auguro loro né l’incidente e neppure la malattia acuta; basterebbe che “vedessero” le sofferenze e le gioie della libertà riacquistata.
L’onestà, il rispetto e l’educazione diventerebbero importanti e positivi per tutti noi. Dovremmo sicuramente subire meno sofferenze “gratuite”.
C’è ancora una considerazione da fare; e la faccio ora che, dopo 2 anni, constato sul mio blog 20.000 visite. Non sono assolutamente molte.
Ciò che mi stupisce è come quello menzionato all’inizio abbia ricevuto solo 43 visite e IL SALVADANAIO 1341 per non parlare dell’ARTICOLETTO 17 che ne ha ricevute ben 2321.

https://quarchedundepegi.wordpress.com/2010/09/02/articoletto-17/

Non scrivo per ricevere molti commenti. Scrissi per il gusto di mettere a fuoco la mia gioia di quel momento quasi unico, non per mettere in guardia la possibilità di improvviso cambiamento nella vita di ognuno di noi.

Se ricevo dei commenti, mi rendo conto sempre di più di ricevere commenti oculati e intelligenti; non frivoli e insignificanti come quelli che si leggono nella maggior parte dei blog.

GRAZIE!

In ogni situazione sarà sempre positivo trovare il modo di sorridere. Se qualcuno dovesse arrivare in ospedale, sarà bene se, prima di un intervento si informi sulle competenze dell’anestesista.

Da "LA SETTIMANA ENIGMISTICA"

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GIOIA, MODERAZIONE E QUIETE CHIUDONO LA PORTA IN FACCIA AL DOTTORE.

Chi ha scritto queste parole? Qualcuno che ce l’aveva a morte coi medici? Non credo. A scriverlo fu Henry Wadsworth Longfellow

LONGFELLOW

Questo simpatico barbuto signore morto nel 1882 era un poeta Statunitense.

Fu, tra l’altro, promotore del “Circolo Dante” atto a promuovere la conoscenza della DIVINA COMMEDIA negli Stati Uniti.

Quest’uomo, con questa bella barba bianca, famoso anche in Europa, ebbe alcuni momenti della vita difficili e tristi. La moglie morì dopo essersi paurosamente ustionata. Anche lui si ustionò particolarmente in faccia dopo che tentò di spegnere le fiamme che avevano avvolto la moglie.

In seguito a quelle ustioni sul viso, non gli fu più possible radersi. Questa è la ragione per cui è conosciuto con quella fluente barba.

Analizziamo ora queste tre parole da lui scritte: Gioia, moderazione e quiete.

Francobollo degli Stati Uniti dedicato a LONGFELLOW

Non vi sembra di leggere quanto scriveva la Scuola Salernitana?

O ha copiato o, molto probabilmente, dopo aver constatato le difficoltà della vita, si è reso conto di questa possibilità.

La possibilità cioè di non dover chiedere aiuto alla medicina.

La GIOIA dovrebbe essere in noi predominante… anche nel lavoro. 

Questo del lavoro collegato alla gioia potrebbe essere lo spunto per molte righe. Quante persone fanno un lavoro che piace? O sono di più le persone che si sentono obbligate a fare un lavoro che non piace? O addirittura manca la voglia di “fare” e, per giunta si deve fare ciò che assolutamente non piace?

Se poi prendiamo in considerazione il modo di dire:

“IL LAVORO NOBILITA L’UOMO E LO RENDE SIMILE ALLA SCIMMIA”

risulta allora chiarissimo che la gioia va a farsi friggere e il medico si ritrova pronto a suonare il campanello di casa.

Non prendo qui in considerazione altre “penurie” di gioia frequentissime in molte economie domestiche e… altrove.

La MODERAZIONE dovrebbe far parte delle regole di vita di ogni giorno. Moderazione nel mangiare, nel bere,

Moderato nel bere? (da Biffivarese)

nel fare sport, nel fare il tifo alla squadra del cuore, nell’andare a letto tardi, ecc. Sarebbe, a dir poco, meraviglioso se anche i nostri politici fossero “moderati” nell’insultarsi e gli scontenti della popolazione fossero altrettanto moderati nell’insultare il politico che considerano colpevole.

È inutile dirlo, la mancanza di moderazione apre lentamente la porta al medico.

La QUIETE è una fantastica componente del nostro “vivere”. Appunto! Se vogliamo vivere, ogni tanto, almeno ogni tanto, abbiamo bisogno di quiete.

LA QUIETE

Eppure, nell’arco della giornata la vera quiete è diventata un miraggio. Dobbiamo sempre correre; dobbiamo sempre confrontarci con problemi di ogni genere; dobbiamo “arrivare alla fine del mese”; dobbiamo, dobbiamo, dobbiamo…

L’assurdo è che, quando finalmente crediamo di essere immersi nella quiete, siamo letteralmente attraversati e “violentati” da infinità di onde più o meno elettromagnetiche (radio, televisione, telefonini, radar, autovelox e odio) o addirittura “onde” nucleari.

Noi non ce ne accorgiamo. Siamo nel silenzio più assoluto ma una quantità inimmaginabile di “telefonini” attraversano l’aere e infestano il nostro sistema energetico. Perché, ogni tanto, non spegniamo questo benedetto telefonino e passiamo solo 24 ore senza inviare SMS?. Sarebbe possibile ugualmente continuare a vivere? Vogliamo proprio, a tutti i costi che il medico trovi spalancata la porta di casa nostra?

E perché non “stimolare e inquinare” l’atmosfera con sentimenti d’amore?

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