PER FAVORE NON SCRIVERE “MI PIACE” SE NON L’HAI LETTO TUTTO.
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Sono tranquillo in casa… in casa mia… in quella casa che è semplicemente un appartamento riattato in una costruzione degli anni ’20. Ora sono in ferie, anche se, per essere sinceri, io sono sempre in ferie dato che non lavoro; non lavoro più perché ho avuto la fortuna di diventare vecchio.
Ora sono in ferie perché non abito più qui… in Riviera… nella Riviera dei Fiori dove il clima è meraviglioso e quelli che ci abitano da sempre non l’hanno ancora capito. Io ci sono arrivato per caso un po’ di anni fa, e, in un certo senso, l’essere arrivato qui ha cambiato la mia vita… in meglio naturalmente.
Ora, come dicevo, sono in casa e sento una sirena… la sirena di un’ambulanza che passa proprio sotto casa; non è bello quel suono, anche se a me è piuttosto familiare. Quando sono per la strada e mi passa vicino un’ambulanza con la sirena a tutto volume, mi tappo le orecchie. È forte quel rumore, e, anche se, come dicevo mi è familiare, mi dà fastidio e, fra l’altro, mi obbliga a ricordare.
Sì, è proprio così, mi obbliga a ricordare… non posso farne a meno.
“Ma è sempre necessario ricordare?” mi si potrebbe chiedere.
Io sono convinto che sia giusto lasciare spazio ai ricordi; quando uno dei nostri sensi, di solito 5, ci stimola al ricordo, è terribilmente sbagliato ostacolarne l’effetto. Ricordare è umano… disumano pretendere di dimenticare… anche perché non tutti i ricordi sono negativi.
La vita è fatta di bicchieri mezzi pieni e di bicchieri mezzi vuoti.
Certi ricordi possono essere altamente positivi… anche perché collegati al lavoro che s’è cercato di portare avanti con coscienza… oltre che con quella “scienza” che dovrebbe essere semprepresente.
Prima di arrivare in questa ridente cittadina della Riviera dei Fiori facevo l’anestesista all’Università… in quella Facoltà di Medicina e Chirurgia che si pensa sia sempre al top… l’importante crederlo.
Qui in Riviera trovai un ospedale desideroso di lavorare con coscienza per il bene della popolazione… almeno questa sembrava l’intenzione del corpo medico. Purtroppo, a far funzionare un ospedale, non c’è solo la Manovalanza fatta da medici, corpo infermieristico e tecnici; ci sono anche i “tecnici amministrativi” fiancheggiati dai politici che capiscono tutto se si parla di corpo elettorale, ma capiscono ben poco se si parla di medicina; per loro la medicina non è importante, nello stesso modo come non è importante il termine “sofferenza”… finché non la subiscono.
Non è qui il caso di polemizzare… anche se, stando alla mia decennale esperienza, non sarebbe sbagliato parlar male di chi amministra la Sanità.
Si parlava della sirena dell’ambulanza. Ora è quasi sempre bitonale, non so se l’hanno imparata dai tedeschi o dai francesi; un tempo era un sibilo quasi continuo… a me piaceva di più.
Quando si sente una sirena, si pensa a qualcuno che sta male. Un tempo, quando la sirena si faceva sentire e la gente doveva correre nei rifugi per non farsi colpire da qualche bomba, preannunciava la possibilità quasi garantita che qualcuno avrebbe potuto arrivare a star male o addirittura cessare di vivere.
Bisogna parlare dei bombardamenti… quei bombardamenti che sembrano oggi, qui da noi in disuso, ma che, mica poi tanti anni fa, hanno fatto piangere molto… anzi moltissimo.
L’ultima guerra mondiale… la Seconda Guerra Mondiale ha prodotto danni ingentissimi… e tanti morti. Sono morti in tanti, ma non per colpa proprio delle battaglie che ci sono in guerra, cioè non solo sul fronte dove gli opposti eserciti cercavano di superarsi, ma anche e soprattutto nelle città. È nelle città che risuonavano le sirene quando arrivavano gli aerei carichi di esplosivo… arrivavano di giorno e di notte. Oggi si possono sentire in qualche film, ma io le ho sentite davvero, e, se era di notte bisognava saltar fuori dal letto e precipitarsi nei rifugi. Per noi bimbi era normale, non conoscevamo altro; sapevamo che la guerra avrebbe fatto grande la nostra Patria. Lo sapevamo perché ce l’avevano detto… perché in Italia c’erano tanti Balilla e tanti Figli della Lupa, e anch’io avevo la mia bella divisa di Figlio della lupa con nel mezzo una bella M di Mussolini.
Per aiutare la Patria, mio Nonno donò il suo anello d’oro, quello del matrimonio… gli diedero un anello di vile metallo… sembrava latta. Non saprò mai se lo fece perché ci credeva o perché fu obbligato a farlo; so solo che aveva un anello che faceva ridere. Comunque sia, noi bimbi eravamo abituati alle sirene, ai bombardamenti e allo straziante rumore di tanti aerei che insieme trasportavano le bombe.
Che ne sapevamo noi della pace e della possibilità di arrivare a muoversi tranquillamente e liberamente e andare un po’ dappertutto a visitare Paesi nuovi? La nostra libertà era quella di imitare le sirene… le sirene degli allarmi… quelle che facevano mettere tutti in movimento.
Proprio così, assieme ai miei fratelli, eravamo in tre, prima di dormire, quando eravamo già a letto, imitammo le sirene dell’allarme, e le imitammo così bene che si mise in movimento tutto il condominio e tutti si misero a scendere le scale per raggiungere il rifugio della casa.
Per fortuna furono fermati dai nostri genitori, e la paura generale finì in risate per loro, ma non per noi che fummo sonoramente sgridati.
Che poi, le sirene dell’allarme bombardamento, avvertivano solo… non salvavano la vita.
Come dicevo, ai tempi era per noi normale, e sembrava pure che la guerra fosse qualcosa di normale; ma è e sarà sempre normale? Come si può infatti pensare che non si “picchino” fra Nazioni quando in una normale riunione condominiale s’azzuffano… magari solo a parole?
Quando ero bimbo, e pensavo, ovvero mi avevano abituato a pensare che Mussolini ci avrebbe dato la gloria, gli aerei, ma anche le navi, bombardavano le città… e morivano i civili.
La propaganda era importante. VINCEREMO era scritto dappertutto sui muri… e molti italiani, forse troppi, erano convinti che sarebbe accaduto.
Pure i francobolli che cominciavo ad apprezzare la raccontavano in quel modo… e parlavano di morte… perché per vincere bisogna ammazzare.

I FRANCOBOLLI CHE INNEGGIANO ALL’AMMAZZARE… per la gloria.
“Ma perché, malgrado le sirene, morivano i civili?” potrebbe chiedersi un cittadino qualunque.
Semplicissimamente perché il Genere cosiddetto Umano non ha alcun rispetto per la vita… degli altri.
Non posso prendere in considerazione tutti i bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale. Sembrava un bel gioco o una lotteria prendere un po’ di aerei, caricarli di tritolo e spedirli tutti insieme su una qualche città ad alleggerirsi della morte che trasportavano. I bombardamenti che mi hanno particolarmente colpito sono quelli di Lubecca e di Dresda in Germania, quelli di Zara in Dalmazia e, naturalmente quelli di Voltri alla periferia di Genova.

UN PANORAMA DI LUBECCA
Lubecca fu bombardata nel 1942, esattamente il 28 marzo. Fu un “bel bombardamento” perché riuscì a distruggere quanto architettonicamente oggi ricostruito è “Patrimonio dell’Umanità”. Secondo i britannici, che programmarono ed eseguirono il bombardamento, anche con molte bombe incendiarie, era necessario agire contro il morale dei tedeschi… e quindi bisognava distruggere ed ammazzare. Sì perché Hitler aveva detto loro che sarebbero diventati i padroni del mondo… o magari solo dell’Europa.
L’Europa lo lasciò fare quando si prese quel pezzetto di Cecoslovacchia abitato per buona parte da umani di etnia tedesca… intendo il territorio dei Sudeti.
Detto per inciso mi sovviene il fatto che qualche anno fa, la Russia di Putin si prese la Crimea che faceva parte dell’Ucraina… e lo lasciarono fare.
E lui, Hitler, andò avanti, e i suoi sudditi, almeno una gran parte l’osannò. Sì, perché cominciarono a credere che la loro Nazione stava di nuovo diventando una Grande Nazione: avevano un capo prestigioso che ci sapeva fare. E allora, per cercare di abbassare il morale di una certa popolazione che ci credeva, fu necessario ammazzarne un po’… con un po’ di bombe?
A me sembra strano, però lo fecero… e sicuramente con soddisfazione.

UNA STRADA DI LUBECCA
Ci fu poi un altro bombardamento… che passò veramente alla storia: quello di Dresda. Assieme ai britannici ci pensarono anche gli americani degli Stati Uniti… tutti insieme a scaricar bombe tra il 13 e il 15 febbraio del 1945… quando la guerra era ormai agli sgoccioli. Non so se era proprio necessario dimostrare di essere forti o se c’era nei magazzini un surplus di tritolo da consumare.

2001 – Dresda Italienisches Dörfchen
È un fatto che quel bombardamento fu micidiale e, per giunta su una città che non aveva nulla di strategico al punto che proprio in quella bella città c’erano molti sfollati di altre zone della Germania a rischio bombardamenti.

2001 – Dresda Semperoper (Teatro dell’Opera di Sassonia)
Non si saprà mai quanti furono i morti di quei bombardamenti; si sa che le bombe che furono sganciate furono migliaia di tonnellate, che la città fu rasa al suolo e che il fenomeno terribile denominato “tempesta di fuoco” trascinò, a causa del forte vento conseguenza del caldo delle esplosioni, gli esseri umani dentro le fiamme. Fu una tragedia, malgrado la guerra, considerata criminale… proprio come un crimine di guerra… ma ai vincitori non lo si doveva e non lo si poteva dire.
Si parlò molto di questo bombardamento. Ora Dresda fu in parte ricostruita com’era prima… ma non abbastanza… e non sarà mai come prima.
S’è parlato, almeno secondo me, troppo poco dei bombardamenti di Zara… oggi Zadar (Croazia).
Dal 2 novembre 1943 fino alla fine di ottobre del 1944, la città di Zara subì da parte delle forze angloamericane ben 54 incursioni aeree con relativi bombardamenti.
Zara fu per moltissimi anni una delle città più importanti della Repubblica di Venezia. Dopo la Prima Guerra Mondiale, esattamente dopo il Trattato di Rapallo, divenne ufficialmente territorio del Regno d’Italia… era anche capoluogo di provincia e contava circa 25.000 abitanti.
Dopo l’armistizio del famoso o famigerato 8 settembre del 1943, la città fu occupata dalle truppe naziste. La città rimase però sotto la giurisdizione della Repubblica Sociale Italiana. Può essere interessante notare che i francobolli usati in quel periodo erano italiani soprastampati DEUTSCHE BESETZUNG ZARA.
Perché 54 bombardamenti e tanti morti fra i civili per una città strategicamente non importante? Pare che questo micidiale e, secondo me, criminale accanimento, fosse dettato, o richiesto, da TITO, futuro dittatore della Jugoslavia. Pare che fosse necessario uccidere la maggior quantità possibile di italiani, distruggere il più possibile della città per far fuggire gli italiani “non ancora ammazzati”. Solo in questo modo le slave truppe partigiane poterono entrare nella città e renderla parte integrante della futura Federazione Jugoslava.
Non riesco a comprendere questo accanimento degli Anglo Americani.
Neppure riesco a comprendere l’odio che sprigiona il poeta Vladimir Nazor:
“Spazzeremo dal nostro territorio le pietre della torre nemica distrutta e le getteremo nel mare profondo dell’oblio. Al posto di Zara distrutta sorgerà una nuova Zara, che sarà la nostra vedetta sull’Adriatico.”
Comprendo invece Enzo Bettiza, noto giornalista italiano, studente a Zara, che vide nell’accanimento che distrusse Zara, la stessa ferocia che portò la distruzione di Dresda.
Si parlò ancora meno dei bombardamenti di Voltri, alla periferia di Genova.
Perché scrivo dei bombardamenti di Voltri quando la città di Genova ne subì per così di incursioni aeree? Semplicemente perché le bombe caddero molto vicino a dove eravamo noi (io bimbo coi miei fratelli e coi miei genitori) e mio papà, malgrado tutto, ne uscì vivo.
Ne ho parlato in un capitolo del mio libro TUTTO VERO Istantanee di vita. In poche parole, fu un bombardamento che fece solo dei morti fra i civili ma non distrusse neppure un ponte… quando le incursioni erano per distruggere i ponti.
Non avevo ancora 10 anni, ma ricordo benissimo l’ansia di mia mamma che non sapeva se il suo uomo, il padre dei suoi tre bimbi era ancora vivo o se giaceva sotto delle macerie provocate da quelle inutili distruzioni. Non eravamo per niente lontani; avevamo visto gli aerei, li avevamo sentiti in picchiata, avevamo sentito le mitragliatrici e sapevamo che quell’uomo era là… proprio là dove le bombe seminavano morte.
Mio papà ne uscì vivo… ma se fosse morto sarebbe stato solo un morto in più… nel numero dei resoconti di guerra. Un numero… ma quale dramma per chi rimaneva? Anche questa è guerra… quella che i Grandi si divertono a “giocare”. Noi lo facevamo coi “soldatini”, loro, dato che sono GRANDI lo fanno coi “soldati veri”.
Sarebbe utile parlare anche dei bombardamenti “moderni” con bombe intelligenti… alla ricerca di armi di distruzione di massa. Potrebbe anche essere utile, di fronte a certi crimini, non dimenticare che esiste il Tribunale dell’Aja contro i crimini di guerra.
Dobbiamo parlare di sirene. Non ci sono solo le sirene delle auto che passano davanti a tutti, ci sono anche quelle belle… con la coda di pesce… che non dovrebbero far male a nessuno… anzi è bello considerare la loro leggiadria.
Il personaggio che più avrebbe potuto essere danneggiato dal melodioso canto delle sirene fu Ulisse… che però fu previdente, si fece legare all’albero maestro della nave e fece tappare le orecchie dei suoi marinai.

Bella l’illustrazione di Herbert James Draper.
Noi abbiamo le sirene delle fontane. È famosa quella di Napoli, bella quella di Cattolica, spettacolare quella di Mondello e simpatica quella di Bordighera.
Non a tutti è accaduto di poter vedere La Fontana delle Sirene di Bordighera, ma tutti hanno avuto l’occasione di sentire la sirena di un’ambulanza.

La Fontana delle Sirene a Bordighera.
Mi soffermo un momento con piacere sulla Fontana di Bordighera, anche se non tutti sanno dov’è quella cittadina; non importa, dato che tutti sanno dov’è Sanremo e dato che tutti hanno, più o meno, subìto il tormentone del Festival, possono sapere che la Francia è vicina. Ebbene Bordighera è dopo Sanremo, se da quella città si vuole andare in Francia. La fontana che vi presento, anni fa fu restaurata e recentemente munita di una sovrastruttura di dubbio gusto. Ve la presento:

Fontana delle Sirene… oggi.

Fontana delle Sirene… oggi… particolare.
Tornando alle sirene delle auto che viaggiano sulle nostre strade con targa di Croce Rossa Italiana, Pubblica Assistenza con croci di vario colore, Polizia, Vigili del Fuoco e auto di personaggi importanti…che magari hanno fretta di andare a comprare il prosciutto per un buon panino imbottito, posso dire che a me personalmente accadde più volte di dovermi fare un viaggio in ambulanza targata CRI per accompagnare malati gravi, per lo più traumatizzati cranici, in un ospedale maggiormente attrezzato. Furono viaggi lunghi, il più delle volte notturni e spesso con autisti cosiddetti “volontari”… che certamente guidavano molto bene, ma che… quello non era il loro lavoro; erano “volontari”…
Nei viaggi di andata, quando col mio infermiere o infermiera dovevamo occuparci del paziente… sempre gravissimo, potevamo al massimo sentire l’apprensione quasi insopportabile; infatti con un occhio e mezzo ci occupavamo di quel povero disgraziato, più di là che di qua, che “sopportava” i nostri sforzi terapeutici, col mezzo occhio ancora libero osservavamo la strada e la tecnica di guida del “volontario”.
Se non ricordo male, era la prassi di quei tempi, affidare a “volontari” la guida notturna di ambulanze.
Fu appunto in una di quelle occasioni, attorno alle 3 di notte, che, per evitare il “nostro panico (mio e dell’infermiera che mi accompagnava)”, guidai l’ambulanza durante il viaggio di ritorno… dopo aver consegnato il paziente a chi di dovere.
Fui aspramente redarguito dai dirigenti locali della Croce Rossa… dato che non avevo il patentino che mi avrebbe autorizzato a guidare certi mezzi. Quel ricordo mi spinge però a fare una considerazione… amara.
“Perché, anche se corredati dei necessari burocratici papiri, si permette a “volontari”, non pagati o sottopagati, di mettere a repentaglio la vita di chi, e qui siamo nell’assurdo, lavora con professionalità per salvare la vita di qualcuno un po’ sfortunato o incosciente nel proprio comportamento?
Le sirene di queste ambulanze mi obbligano ad “uscire un poco dal seminato” e ricordare ancora una volta una frase scritta sul mio libro, secondo me, importantissima:
Una Nazione che non paga, o permette che non venga pagato chi lavora, non dovrebbe essere degna di rimanere al cospetto della civiltà.
Questa frase che suona anche come una denuncia di furto (sì perché chi non paga ruba) verso certi datori di lavoro, era scaturita in me dalla necessità di espatriare appena laureato. Infatti non è che cercai in Svizzera la scienza e la precisione di alto livello, ma qualcuno disposto a corrispondere la “giusta mercede” ai miei sforzi lavorativi.
Questa digressione vuol dire chiaramente anche che ogni autista di ogni mezzo pubblico deve essere “di qualità” e deve essere pagato nel modo giusto… e, a maggior ragione, se il datore di lavoro è un Ente come la Croce Rossa Italiana che, se può avere dei mezzi con una targa così particolare, dovrebbe poter avere anche i mezzi per remunerare chi lavora per lei.
C’è un’altra sirena molto importante… almeno per i danesi, ed è “La Sirenetta”, simbolo di Copenhagen. Quando la vidi per la prima volta, devo dire la verità, rimasi un po’ deluso. Credevo fosse più grande.
È bella però, e anche un po’ sfortunata. Fu decapitata due volte, fu maldestramente verniciata e le fu pure amputato un braccio… ma esiste ancora e, ha addirittura compiuto cento anni, ed è stata festeggiata con un francobollo.

IL FRANCOBOLLO DANESE
Qui in Svizzera, ogni tanto, con preavviso, si possono sentire delle prove di sirene che eccheggiano di casa in casa. Sono potenti e noiose, ma, potrebbero essere utili in caso d’emergenza… anche se una diga di un qualche lago artificiale dovesse ritrovarsi danneggiata.
Dopo tutte queste sirene, c’è qualcosa che potremmo augurarci?
La risposta è: “Sì, che il Genere Umano si renda conto che potremmo vivere tutti bene senza la necessità di prevaricazioni e di ammazzamenti in modo più o meno dichiarato… Potremmo anche augurarci di dover sentire sempre meno le sirene delle ambulanze… segno che chi guida lo fa in modo sempre più responsabile.
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