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Archive for the ‘Servizi pubblici’ Category

 

Mi sarebbe piaciuto aver girato l’Italia solo per poter fotografare le buche delle lettere.  Sarebbe stato un esercizio semplicemente inutile.

Ho fotografato, o hanno fotografato per me, buche delle lettere di 74 Nazioni.

È molto interessante dover prendere atto che esistono nazioni che tengono molto al decoro delle buche nelle quali viene affidata la corrispondenza. Altre non considerano affatto la necessità di concedere al passante la possibilità di “imbucare”… sembra che in certe nazioni non esistano buche delle lettere, in altre ancora, come l’Italia, si potrebbe pensare che le buche facciano parte di un Ente derelitto.

L’Italia è grande e bellissima… come le buche che possiamo trovare un po’ dappertutto.

Ho fotografato nel 2016, nel centro di una città ligure questa buca:

Fotografia del 2016

Vista così è abbastanza brutta… desiderosa di un po’ di pulizia; qualche adesivo è stato strappato.

 

La rifrotografai 2 anni dopo:

Fotografia del 2018

Non sembra sia cambiato molto. Dalla feritoia di sinistra è stata asportata la placchetta con la scritta “per la città”.

Ho sempre pensato e sperato che un giorno o l’altro anche le Poste Italiane della Liguria si rendessero conto che la pulizia e il decoro potrebbero essere fondamentali… come il rispetto e l’onestà.

Fotografia del 2019

Guardando questa foto del 2019 devo prendere atto che a certi livelli non bisogna sperare… la speranza è fuori luogo.

I nostri progenitori latini dicevano SPES ULTIMA DEA e, bisogna ammettere che erano in gamba… arrivarono fino al Vallo Adriano… e non è poco.

Chissà se nel 2020, dopo 4 anni ci sarà una buca decorosa.

Ecco la stessa buca fotografata nel 2020:

Fotografia del 2020

A questo punto, considerata l’incuria, ovvero la mancanza di decoro che le poste permettono alle loro appendici, mi sovviene quanto disse Ermete Trismegisto:

Quello che succede in grande, si riflette in piccolo

Il “piccolo” delle Poste Italiane potrebbe essere la moltitudine di buche delle lettere sparse sul territorio nazionale.

Non so se a eliminare questa incuria, sinonimo di grezza sporcizia, sia il dirigente dell’Ufficio postale locale o la dirigenza provinciale; è un fatto che, se stiamo coll’ Ermete Trismegisto per cui dal piccolo possiamo comprendere com’è il grande, si dovrebbe acquisire che i dirigenti locali, provinciali e probabilmente anche nazionali di Poste Italiane siano il massimo del trasandato e dello sporco.

Con altre parole: conoscere il basso ci permette di conoscere l’alto… cioè quelle Alte Sfere altisonanti che difficilmente riescono a comprendere che il loro “lavoro” dovrebbe essere in favore della collettività… esclusivamente in favore della collettività.

Che poi si potrebbe pensare sia un caso, e cioè che per combinazione quella potrebbe essere l’unica e “dimenticata” buca sporca di tutta la cittadina.

Ebbene, non è così, dato che, sempre centralissima, possiamo “gioire” nel trovare questo esempio di decoro postale:

2020 – BUCA RUGGINOSA IN APPARENTE ABBANDONO… ma funzionante!

Non credo sia il caso di infierire sulla pochezza di certi dirigenti; è un fatto però che le POSTE ITALIANE sono le “nostre” poste e possono anche assurgere a “Biglietto da visita” di fronte a quegli stranieri che vengono regolarmente in Italia a bearsi di quanto la natura ci ha elargito e la cultura ci ha lasciato… per i posteri.

 

Sempre per non voler infierire sulla pochezza di certi dirigenti può essere folcloristico mettere l’accento su un “piccolo” particolare caratteristico della stessa cittadina… e cioè sul fatto che, dopo aver “inaugurato” un nuovo ufficio postale, l’esterno dell’ufficio è sprovvisto di buca delle lettere.

So per certo che ci sono ancora Umani che, turisticamente parlando, amano scrivere cartoline… che, dopo essere state affrancate, vengono affidate alla Poste. Se l’Umano che ha scritto le cartoline non trova una buca, anche nottetempo, chiede dove si trova l’Ufficio Postale più vicino e… va a imbucare.

In questo caso troverà l’Ufficio… abbastanza chiuso ma nessuna buca… Nessuna… all’esterno dell’Ufficio Postale non c’è la consueta buca.

Non credo che sia il caso di scandalizzarsi. È normale… deve essere così. Poste Italiane sono diventate di tutto e… un pochino anche Poste, ovvero sempre meno Poste.

 

Ma le Poste non dovrebbero essere un servizio pubblico di primaria importanza?

 

Qualcuno potrebbe dire che anche altrove le buche sono maltrattate e brutte.

È vero, ma molto raramente.

Che poi, è meglio prendere esempio da chi fa meglio o consolarsi con chi fa peggio?

 

Ho fotografie di buche di molte nazioni. Alcune brutte mi sono arrivate dalla Grecia… e ve le presento:

Una buca da Corfù

Questa buca è un po’ maltrattata, ma non è terribile; trattasi di una foto del 2018.

Chissà, potrebbe darsi che a distanza di 2 anni i gestori delle poste elleniche si siano dati da fare e l’abbiano ripulita o sostituita.

 

La foto dell’altra un po’ maltrattata mi è stata inviata dall’isola di Kos. Qualcuno non sapeva che farne del suo pennarello o di una bomboletta spray… più un paio di adesivi.

 

Una buca dall’isola di Kos

La maggior parte delle buche da me fotografate al di fuori dell’Italia erano belle e pulite… ognuna con le sue caratteristiche; ognuna con l’influsso di una eventuale precedente dominazione.

Per rimanere in Europa alla ricerca di belle e pulite buche, ma con una piccola digressione verso il continente americano, può essere piacevole partire dal Portogallo e navigare… navigare in mare aperto… andare incontro a quell’anticiclone che normalmente ci porta il bel tempo.

L’anticiclone delle Azzorre è una realtà assieme alle isole portoghesi.

 

Proprio dalle Azzorre, in particolare da Ponta Delgada, ebbi il piacere di ricevere questa bella fotografia.

Una buca dovrebbe essere per la corrispondenza ordinaria, l’altra per la corrispondenza prioritaria… in parole povere quella più veloce.

Portogallo, Azzorre… Ponta Delgada

Sarò grato a chi mi invierà foto di buche delle lettere… quelle nelle quali s’imbuca la corrispondenza che s’affida all’organizzazione postale locale… dall’Italia e dall’estero… con l’indicazione precisa della località e della nazione.

Sarò felice di ricevere anche foto di uffici postali, veicoli postali e cabine telefoniche o telefoni pubblici… sempre con l’indicazione precisa della località e della nazione.

 

quarchedundepegi@gmail.com

 

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LA RIPRODUZIONE DELL’ARTICOLO È VIETATA

 

Registrazione del 1° Luglio 2019

Personaggi:

Ulivo il Saggio, Alessandro, Panchina Ulivetta, Panchina Ingenua, Panchina Ulivina e L’Albero, .

 

IL PIATTO PIANGE… calde lacrime.

 

Che il « piatto pianga » l’ha sentito dire più volte il giocatore di poker… e, il giocatore di poker, quello bravo, sa anche come si fa a bluffare.

In Italia ci sono alcuni politici, abbondantemente votati da molti strati di italica popolazione, che sembra si trovino davanti al piatto del poker.

Mancano i soldi, non si può più batter moneta…

 

Ho trovato Ulivo il saggio che mi ha chiesto :« Ma perché mancano i soldi ? » così potrebbe chiedersi un qualunque privato cittadino che ha sempre vissuto onestamente e ha sempre pagato le tasse fino all’ultimo centesimo ».

Alessandro : « Caro Ulivo, non è che manchino i soldi , è che vengono sperperati o finiscono nelle tasche sbagliate ».

ULIVETTA

Panchina Ulivetta : « Ciao Alessandro, non vieni più da noi. Vai sempre dalla tua amica Ingenua… che ti coccola ».

Alessandro : « Ma cosa dici… guarda che, come tu ben sai, Ingenua non è lontana e ti sente ».

Ulivetta : « Non m’importa. Siediti e continuiamo il discorso. Dici che in Italia i soldi ci sono… è così ? »

Alessandro : « Certamente… e si potrebbero anche far arrivare dall’estero grazie al lavoro degli italiani… sì, perché « l’italiano » sa lavorare bene, ma non lo lasciano lavorare ».

Ulivo il saggio : « Come sarebbe a dire ? »

Alessandro : « Che se un imprenditore italiano che lavora e dà lavoro deve versare allo Stato, sotto forma di contributi, una cifra superiore a quella che mette nella busta paga del suo dipendente… ».

Panchina Ingenua : « Vi ho sentito sapete ? State dicendo qualcosa di assurdo… impossibile… stento a credere quello che dici caro Alessandro ».

Alessandro : « Eppure è così. D’altra parte lo Stato ha bisogno di « consumare » un mucchio di soldi in un modo veramente assurdo ».

Ulivo il Saggio : « Per esempio ? »

Da Corriere o Stampa

Alessandro : « Per l’Alitalia. Guarda un po’ cosa ho trovato un po’ di giorni fa su un quotidiano italiano :

Sembra impossibile… eppure sembra vero. Io non so se è colpa della Burocrazia o dei Sindacati o della incapacità di affrontare i problemi, ma, alla fine i soldi se ne vanno… nel senso che vanno dalla parte sbagliata ».

Ulivo il saggio : « Beh, io però credo che riescano a buttare i soldi anche in molti altri modi ».

Alessandro : « Ma certo. Per esempio, guardate un po’ questa notizia… sempre da giornali :

Da Corriere o Stampa

Penso che sia giusto remunerare bene chi fa bene il suo lavoro, specialmente se è eccezionale, ma, non mi sembra che sia il caso di questo personaggio. ».

Ulivetta : « Ho sentito… che a qualcuno è antipatico ».

Alessandro : « È vero… però sa fare bene il suo lavoro e riesce a intervistare dei personaggi molto importanti ».

Ulivetta : « Sì, però se a molta gente è antipatico, anche se sa far bene il lavoro e molti non lo ascoltano… ».

Ulivo il Saggio : «Non importa se l’ascoltano o no. Chissà con chi è ammanigliato quell’uomo ! Comunque, ho sentito dire che lo Stato italiano, per poter finalmente pagare i tanti soldi che deve ai creditori, ha ideato la « furbata » di stampare dei pezzi di carta di valore scalare dando loro il nome di Minibot ».

Ingenua : «Vi sento… cosa sarebbero questi minibot ? »

Ulivo il Saggio : «Sarebbero piccoli BOT… una specie di piccoli Buoni del tesoro… in poche parole una specie di obbligazione ma di piccolo taglio ».

Ingenua : « Perché di piccolo taglio ? »

Ulivo il Saggio : «Perché così finirebbero coll’essere utilizzati come se fossero soldi veri… questo almeno ipotizzo sia il pensiero degli ideatori di questa “furbata” ».

Panchina Ulivina : « Perché dici furbata ? A me sembra intelligente e giusto trovare il modo di pagare i creditori ».

ULIVETTA e ULIVINA.

 Ulivo il Saggio : «Perché, in ultima analisi, sarebbe come battere moneta. Gli Stati aderenti all’Euro non possono battere moneta quanto e come vogliono ».

Ulivina : « Capisco. Ma allora i creditori dovranno continuare a piangere ? »

Ulivo il Saggio : «Non credo proprio. Penso infatti che questa furbata finiranno col farla nello stesso modo come negli anni settanta riempirono lo stivale di miniassegni ».

Ingenua : « Cosa cavolo dici Ulivo ? Dov’è la tua saggezza ? Che stivale riempirono ? »

Ulivo il Saggio : «Cara Amica, per stivale s’intende l’Italia… che ha la forma di uno stivale. I miniassegni sono assegni circolari di piccolo taglio « sfornati » dalle banche italiane quando in Italia sembrava che non ci fossero più monete. Sicuramente Alessandro potrà farcene vedere qualcuno».

Alessandro : « Certamente. Guardate questo del Banco Ambrosiano.

MINIASSEGNO DEL BANCO AMBROSIANO

Vi piace ? Valeva Cento lire. Se io, a suo tempo non me lo fossi tenuto e fossi andato in banca ad incassarlo, mi avrebbero dato 100 lire ».

Ulivetta : « Quanti Euro sarebbero ? »

Alessandro : « Poco più di 5 centesimi di Euro ».

Ulivetta : «E franchi svizzeri ? »

Alessandro : Un pochino di più dei 5 centesimi di Euro ».

Ingenua : « Tu ti sei tenuto questo miniassegno. Vuol dire che la banca ha guadagnato, con quel pezzo di carta 100 lire. Ne ha stampato sicuramente tanti… immagino ».

Alessandro : « Ma certo. Io ne ho collezionato qualcuno di questi miniassegni. Devi pensare che, a quei tempi, erano in tanti a collezionarli, al punto che stamparono addirittura dei cataloghi, e che certi miniassegni acquistarono, essendo rari, molto valore ».

Ulivo il Saggio : «Penso che ci furono anche quelli che andarono perduti ».

Alessandro : « E quelli un po’ consumati… come questo del Banco di Sicilia :

MINIASSEGNO DEL BANCO DI SICILIA

Si vede in basso a sinistra una macchia marrone che potrebbe anche essere la bruciatura di un mozzicone di sigaretta ; in più c’è una piegatura. Certamente molti miniassegni andarono perduti o distrutti dall’usura… a tutto vantaggio delle banche ».

Ulivo il Saggio : «Ma, questa dei miniassegni, fu, indirettamente, un battere moneta… o no ? ».

Alessandro : « Certamente. Come la storia dei gettoni telefonici o delle schede telefoniche ».

Ulivetta : « Sì, conosciamo bene le schede telefoniche… forse esistono ancora. Com’è la storia dei gettoni telefonici ? »

Alessandro : «In Italia, per telefonare si usavano dei « gettoni » che avevano delle scanalature particolari e andavano bene solo per i telefoni pubblici. Quando s’andava in viaggio ci si premuniva di avere un numero sufficiente di gettoni per poter avvertire di essere ben arrivati. I telefonini non c’erano ancora ».

Ulivetta : « Quindi, i tanti gettoni in circolazione erano come tante monete coniate da chi non era lo Stato ».

Alessandro : « Proprio così. Quella delle banche italiane fu però una « furbata » veramente colossale che permise agli istituti di credito di arricchirsi senza violare alcuna legge. L’importante fu… far sparire dalla circolazione le monete. Bisogna dire che, di miniassegni, ne facevano anche di quelli carini. Guardate un po’ questo :

MINIASSEGNO DA 200 lire delle PROVINCE LOMBARDE

Si osservi la donna che sembra l’Italia Turrita dei francobolli e tutti i disegnini».

Ulivo il Saggio : «Credo di poter dire che gli italiani sono geniali. Sicuramente riusciranno a far funzionare anche i Minibot e lo Stato ci guadagnerà un mucchio di soldi… come fecero le banche negli anni settanta ».

L’Albero : « Ho sentito tutti i vostri discorsi e m’intrometto. Credo di poter dire che gli Umani italiani, quando vogliono, riescono a far le cose più che bene ; lo dimostra le recente perfezione dimostrata nel far « brillare » quello che rimaneva del Ponte Morandi di Genova ».

Ulivo il Saggio : «Carissimo e bellissimo collega… hai ragione da vendere. L’Italia può essere eccezionale a molti livelli. Non si capisce però come sia possibile che si sia ridotta ad essere uno degli ultimi Paesi dell’Europa Unita ».

L’Albero : « Io non riesco proprio a capirlo. L’Italia che aveva e ha capacità motoristiche all’avanguardia e produce quelle che potrebbero essere considerate le auto più belle e più potenti come le Ferrari, finisce col non essere capace di costruire un po’ di autobus « come si deve ».

Alessandro : « Cosa ti spinge a dire questo ? »

L’Albero : « Non mi dire che tu genovese… non lo sai ».

Alessandro : « So a cosa alludi ».

L’Albero : « Appunto. Dimmi tu se i genovesi per avere dei Bus « come si deve » devono rivolgersi alla Germania. È inaudito che un’Italia che costruiva motori per camion e bus e che possiede i migliori stilisti e carrozzieri, debba rivolgersi a un altro Stato ».

Ulivo il Saggio : «Stento a crederlo ».

 

L’Albero : « Con le onde speciali che ci collegano, anche a grande distanza, ti mando questa foto. Guarda un po’ :

NUOVI BUS MERCEDES PER LA CITTÀ DI GENOVA

Ulivo il Saggio : «Perbacco ! È così bello vedere dei Bus nuovi… nello stesso modo come rattrista moltissimo dover prendere atto che ogni tanto un Bus di Roma prende fuoco. So per certo che gli italiani, quando vogliono, ma soprattutto quando lo decidono, riescono a lavorare in modo fantastico. Perché non si fanno i Bus cittadini « in casa » ? Mi hanno raccontato, non più di due anni fa che a Lucerna, qui in Svizzera, circolano, o circolavano degli IRISBUSche, se non sbaglio, erano costruiti in Italia. Fa veramente dispiacere dover prendere atto che una Nazione così bella debba essere così maltrattata dai suoi Governanti. Cosa ne pensi Alessandro ? ».

Alessandro : « Penso che gli italiani hanno i Governanti che si meritano… da loro votati… e con questo triste pensiero vi saluto e… arrivederci alla fine del mese ».

Ingenua : « Vai via Alessandro ? E non vieni neppure a salutarmi ?»

Alessandro : « Passerò e verrò a sedermi un momento su di te ».

Ulivo il Saggio, L’Albero, Ulivetta e Ulivina : «Buona Fortuna Alessandro… torna a trovarci ».

Ingenua : «Preparo i miei legni… per accogliere le tue chiappe ».

 

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Dopo aver visto questo che Vikibaum (che ringrazio) ha messo in onda :

Da “La Verità”

Che può far sorridere; avrei voluto scrivere un articolo per analizzare il gusto di ingigantire ciò che potrebbe avere la sua modestia. Avrei voluto scrivere che non è il caso di fare tanto can can per un Congresso sulla famiglia. C’è chi la vuole in un modo… chi in un altro. C’è in Italia ancora un po’ di libertà ?

Ho deciso di non scrivere… ma poi, vedendo le illustrazioni dell’autostrada « tarpata »… quasi come un uccello che non può volare, ho pensato di scrivere qualcosa che avrebbe dovuto far arrossire quei mentecatti che hanno iniziato un’opera e non l’hanno finita… sfruttando i soldi dei contribuenti… quindi non solo mentecatti, ma forse anche un pochino ladri.

AUTOSTRADA TARPATA.

Questa è solo una cartina, ma se guardiamo la fotografia, potrebbe venirci la pelle d’oca.

La foto.

Perché si sono fermati bruscamente ?… o… perché hanno cominciato i lavori ? Avrei voluto approfondire il problema di quest’opera incompiuta, ma, dopo aver letto e commentato l’articolo di Saimon :

https://arrighisimone.wordpress.com/2019/03/31/9004/

mi sono accorto di non essere più uno spettatore, ma un oggetto di quanto accade giornalmente con accanimento sempre più spietato.

Così ho commentato l’articolo di Saimon :

Ora che sono diventato vecchio davvero, anche in questa Svizzera (non parliamo dell’Italia), sta pendendo sempre di più il sopravvento… la follia della burocrazia.
I giovani… quelli che lavorano… quelli che “fanno”… non permettono al vecchio di vivere decentemente il suo gran finale.
La società, non solo ha fallito, ma ci porta a perdizione.

 

Potrebbe sembrare ch’io abbia esagerato; da vecchio, malgrado l’aterosclerosi più o meno galoppante, riesco ancora a ricordare quello che avveniva…

Ho menzionato la Svizzera, ma in Italia è ancora peggio.

Due cosine sono sufficienti per dimostrare come la vita del vecchio, e per quello che lo diventerà, è diventata difficile.

1 – Un tempo, non molto lontano, se il “diventato vecchio” aveva risparmiato poteva comperare delle semplici obbligazioni. Andava in banca, le pagava e gliele consegnavano con i cedolini da tagliare per il rimborso degli interessi ogni 6 mesi. Questo significava che lui, dopo aver pagato l’obbligazione, non aveva altre spese. Ogni sei mesi si presentava allo sportello bancario coi suoi cedolini ben ritagliati e ritirava i soldini degli interessi.

Oggi, non solo gli interessi delle obbligazioni, se ci sono, sono bassissimi, ma, non si possono più comperare le obbligazioni come una volta; non si possono ricevere le obbligazioni cartacee e bisogna avere (e pagare) un “deposito bancario” nel quale verranno immesse virtualmentele obbligazioni acquistate.

Quindi, oggi le obbligazioni rendono poco o iente, ma bisogna pagare alla banca l’onore di averle acquistate e il piacere dell’incasso degli interessi.

Un tempo, si poteva possedere l’obbligazione, ma non era necessario avere un conto in banca. Oggi, se si hanno delle obbligazioni è obbligatorio un conto in banca (che costa) e un deposito titoli (che costapure lui).

Gli eventuali risparmi verranno delicatamentefagocitati dalla banca.

Indipendentemente dalle obbligazioni e dall’età, oggi le banche non danno più interessi ai clienti che depositano il denaro su un conto più o meno corrente. Dicono che è la congiuntura. Sembra infatti che le banche stiano male e facciano fatica a tirare avanti.

Non so in Italia; qui in Svizzera, pare che il Grande Capo dell’UBS abbia intascato un bonus annuale di 14 milioni di franchi svizzeri. Dico… e ripeto… pare. Vuol dire che le banche non stanno così male… solo che i guadagni se li tengono tutti loro.

 

2 – Le tasse… o le imposte… o cioè ciò che si dovrebbe versare allo Stato in cambio di Servizi.

Qui in Svizzera i Servizi ci sono. I treni non sono male e viaggiano puntualmente; gli ospedali lavorano ben bene e, per esempio, per una colonscopia non si deve attendere mesi e mesi.

C’è un però, e cioè che la burocrazia è sempre più invadente e, oltre a pretendere di sapere tutto, pretende anche le imposte su quel poco che si riceve di pensione, e, guarda caso, sull’affitto che non si paga se si abita in un alloggio di proprietà.

Mi spiego meglio. Per le Imposte, non solo in Svizzera, ma anche in Italia, bisogna pagare il balzello sulla pensione come se fosse un guadagno. Se è vero che i soldi che ricevo come pensione, sono semplicemente soldi miei che, versati a una specie di assicurazione, mi vengono “restituiti” scaglionati nel tempo, perché devono essere tassati come se fosse un guadagno? Per un vecchietto che vive della pensione, è o non è un furto legalizzatopretendere che paghi ancora le imposte su quanto gli vien restituito?

Che poi, se il vecchietto ha risparmiato un po’ di soldi ed è riuscito a comperarsi un appartamentino per non dover pagare l’affitto, non solo pagherà le giuste imposte per il fatto che lo possiede, ma dovrà pagare le tasse, in questo caso secondo me non giuste, sulla cifra che riceverebbe se affittasse l’alloggio nel quale abita come proprietario. In poche parole, l’ipotetica cifra che potrebbe incassare se affittasse l’alloggio, sarà considerata un guadagno. Proprio così. La pensione è un guadagno e l’ipotetico affitto anche, per cui, sommati e dichiarati come salario renderanno abbastanza al fisco… a mio parere ingiustamente.

Quel povero vecchio che ha cercato di barcamenarsi nel modo migliore e che ha risparmiato per la vecchiaia, se avrà ancora qualche soldino da parte da rosicchiare, riuscirà a diventare ancora più vecchio, altrimenti… lo attenderà un finale di vecchiaia fatto di stenti.

Non si dimentichi che per curarsi ed essere curato, dovrà regolarmente pagare a una cosiddetta Cassa Malati, che non è altro che un’assicurazione, delle cifre annuali non indifferenti.

 

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Avete mai sentito parlare del “BIGLIETTO POSTALE”.
È un pochino come l’AEROGRAMMA… solo che dovrebbe essere ad uso interno. Fanno parte tutt’e due dei cosiddetti Interi Postali assieme alle Cartoline Postali che tutti conoscono.

UN AEROGRAMMA DELLE POSTE SVEDESI

Sono tutti oggetti preaffrancati. Salvo eccezioni, la maggior parte dei Biglietti Postali, almeno in Italia, sono affrancati per l’interno.

Ero in Liguria e ne ho trovato uno abbastanza mal messo, ma non viaggiato. Ho deciso di spedirmelo in Svizzera, tanto per fargli fare il suo lavoro… viaggiare.

L’affrancatura non era però sufficiente per l’estero. Infatti 700 delle vecchie lire andavano bene nel 1992 ma solo per l’Italia. Oggi, per la Svizzera ci vuole 1 Euro, e, se 700 lire sono pari a € 0.36, avrei dovuto aggiungere francobolli per € 0.64.

Le poste però non vendono più francobolli, e, se li vendono, non vi daranno mai francobolli per un tale importo… perché non li hanno più di tutti i tagli.

Decido quindi di imbucarlo così com’è. Dove l’imbuco?

L’imbuco a Sanremo. Sì, perché mi trovo per caso a Sanremo, proprio il giorno di San Valentino, ma non per incontrare un qualche amore, e neppure per “incontrare” il Festival… sì, perché grazie al Festival tutti sanno che esiste Sanremo… qualche settimana all’anno… ma non sanno che è quasi alla fine della Liguria e che per arrivarci, o si pagano molti soldi sull’Autostrada dei Fiori, o si prende il treno… che sicuramente negli anni trenta era più puntuale e confortevole… ma anche negli anni settanta.

Andiamo con ordine.

Questo è l’oggetto che ho spedito… mal fotografato, ma senza timbro a cui ho tolto l’indirizzo altrimenti chi lo legge viene preso dal desiderio di scrivermi:

BIGLIETTO POSTALE DELLE POSTE ITALIANE

L’OGGETTO POSTALE È STATO INTRODOTTO IN QUESTA BUCA.

Questo oggetto che vorrebbe commemorare Galileo Galilei è stato imbucato in questa oscena buca. Oscena perché, quasi quasi, nell’andare a introdurre l’oggetto nell’apposita feritoia dove sta scritto PER TUTTE LE ALTRE DESTINAZIONI, s’ha paura di sporcarsi e si viene assaliti dal dubbio se qualcuno lo raccoglierà. Infatti, se la guardiamo proprio bene, anche se è nella media delle buche della Repubblica, ci accorgiamo che è sporca e che sembra diventato il ricettacolo di tutto ciò che di piccole dimensioni può essere appiccicato.

Prima d’imbucarlo l’ho fotografato… perché poco convinto del recapito.

Ma dov’era la Buca che vi ho mostrato? All’esterno della vecchia stazione ferroviaria di Sanremo.

LA VECCHIA STAZIONE FERROVIARIA DI SANREMO IN UNA FOTO DEL 2013.

Vecchia perché dal 2001 la stazione ferroviaria di Sanremo è in galleria. Due semplici binari, uno, quello che va verso Genova e che sbuca dalla galleria a Taggia, e l’altro che va verso Ventimiglia e che sbuca a Ospedaletti. Prima la ferrovia attraversava il centro cittadino ed era a binario unico e passava vicino al mare. Il raddoppio giunse dapprima fino ad Imperia Porto Maurizio, recentemente c’è stato un prolungamento verso Genova oltre Diano Marina.

La vecchia stazione è rimasta, e, al posto dei binari hanno trovato posto le automobili posteggiate e una pista ciclabile.

È interessante come sull’altro lato, diciamo sul lato dove prima c’erano i binari e passavano i treni, è rimasto tutto abbastanza come prima. Naturalmente non ci sono più i binari, ma c’è l’asfalto con la segnaletica orizzontale per le auto; c’è ancora, almeno nel 2013, dopo dodici anni senza treni, il cartello delle ferrovie SANREMO.

Sembra quasi che debba arrivare un treno da un momento all’altro.

LA STAZIONE DI SANREMO LATO BINARI IN UNA FOTO DEL 2013.

Torniamo al Biglietto postale imbucato il 14 febbraio. È arrivato, tranquillamente come l’attuale posta ordinaria delle Poste Italiane; è giunto in casa mia il 26 febbraio 2018; ha impiegato solo 12 giorni.

COSÌ È ARRIVATO IL BIGLIETTO POSTALE

Diciamo che avrebbe potuto arrivare un po’ prima… ma l’ho avuto in mie mani dopo averlo spedito con un’affrancatura insufficiente, per cui, secondo le regole internazionali, le poste italiane avrebbero dovuto segnalarlo ed io avrei dovuto pagare al postino, il doppio di quello che mancava. Inoltre, il timbro è piuttosto brutto e, a mala pena si legge la data e, stranamente, è stato obliterato a Genova e non a Torino… come fanno ultimamente le poste.

PARTICOLARE DEL FRANCOBOLLO E DEL TIMBRO

Si riesce a vedere che è stato timbrato il giorno dopo… e dispiace il fatto che le poste non abbiano alcuna considerazione per chi colleziona francobolli… che fra l’altro vengono pagati (i francobolli)… e rimangono sempre di proprietà del mittente e, in un secondo tempo, del destinatario.

Contemporaneamente al biglietto postale, imbucai una lettera affrancata con un foglietto… chiaramente filatelico, e quindi degno di rispetto:

FOGLIETTO DEL 2017 – 70° ANNIVERSARIO DELLA COSTITUZIONE

Me l’inviai FERMO POSTA a Lugano perché il timbro d’arrivo sul retro della busta avrebbe potuto documentare i tempi del “viaggio”. Arrivò il 23 febbraio.

TIMBRO D’ARRIVO DELLA LETTERA.

TIMBRO D’ARRIVO DELLA LETTERA.

Contrariamente a quanto accaduto al BIGLIETTO POSTALE, la lettera fu timbrata a TORINO… anche se in modo, oserei dire pedestre, o meglio con somma maleducazione essendo il francobollo chiaramente filatelico. Non si riesce neppure a leggere la data dell’obliterazione. Ho ingrandito il timbro per provare a leggere la data… impossibile:

 

IL TIMBRO INGRANDITO

 

 Le Poste sono un servizio pubblico che, come tale, dovrebbe essere al servizio del cittadino. La prima cosa che si potrebbe pretendere dovrebbe essere il rispetto. Se pocanzi ho utilizzato il termine maleducazione, mi sembra che possa andare bene nei riguardi del singolo individuo che tratta più o meno pedestremente un oggetto di corrispondenza, ma se trovo il termine mancanza di rispetto, posso intenderlo nei riguardi di chi organizza il servizio e permette che un oggetto privato e riservato come una lettera possa impiegare un tempo così lungo per essere consegnato al destinatario. E poi bisogna anche considerare che il costo del francobollo è una tassa che sottintende la consegna dell’oggetto in tempi ragionevoli… cosa che, da un po’ di tempo, non accade più con le Poste Italiane. Nove giorni sono un po’ tanti e dimostrano un pessimo servizio. Ma non è un caso isolato, perché, negli ultimi mesi ho raccolto alcune lettere partite dall’Italia e arrivate più o meno rispettando gli stessi “miserabili” tempi.

Siamo a Sanremo, la città del Festival, del Casinò (uno dei 4 italiani) e… dei fiori. Sì proprio i fiori; quei fiori che permisero di nominare quella zona costiera d’Italia Riviera dei Fiori… così bene per cui il famoso treno BASILEA – NIZZA si chiamava “RIVIERA DEI FIORI”. Si potrebbe continuare all’infinito a parlare di Sanremo e dei fiori. Sanremo e dintorni rifornivano di fiori mezza Europa; le serre fiorite dell’estrema Riviera di Ponente rifornivano di colori, fra l’altro, la sala del Concerto di Capodanno di Vienna…

Oggi, se venite un po’ in Ticino, quella parte di Svizzera dove sono in molti a parlare il vero dialetto lombardo, potrete vedere frequentemente il Camion olandese che rifornisce di fiori tutti i rivenditori. I fiori di Sanremo dove sono andati a finire? Sanremo rimane però forse, un tempo lo era, la città italiana con la maggior densità di veicoli a due ruote… sembra essere l’unico mezzo utile per spostarsi celermente.

UNA STRADA DI SANREMO CON VEICOLI A DUE RUOTE

Una missiva ricevuta recentemente, sempre dalla Liguria di Ponente, impiegò 9 giorni per essere consegnata.

OBLITERATA A TORINO… ha impiegato 9 giorni ad arrivare!

Questa lettera era commerciale e conteneva delle notizie di una certa importanza. Ora, mi sembra logico poter arrivare a chiedersi: “Perché le Poste Italiane accantonano la corrispondenza e la distribuiscono così lentamente e così in ritardo?” La risposta potrebbe essere semplice: “Perché non utilizzi la Posta Prioritaria?

Giusto; usiamo la posta prioritaria… ma a prezzi ragionevoli.

Infatti, mi sembra che, spendere € 2.80 per spedire una lettera non urgente sia sbagliato… ma la lettera non urgente non arriva più in tempi ragionevoli.

Nel 1939 la mia Famiglia ricevette una cartolina, combinazione da Lugano. Dato che a quei tempi le poste avevano il desiderio di essere oneste (almeno nel loro lavoro), e mettevano il timbro d’arrivo, mi è stato possibile verificare che da Lugano a Pegli la cartolina impiegò un giorno.

1939 CARTOLINA DA LUGANO A PEGLI (GENOVA) (1 giorno)

Peccato che il francobollo dell’ESPOSIZIONE NAZIONALE SVIZZERA sia sta appiccicato alla rovescia e quello da 10 centesimi un po’ storto, però i timbri sono ben leggibili e chiaramente dimostrano la durata del viaggio della cartolina.

Ma perché oggi che hanno inventato di tutto non è possibile collegare le invenzioni all’onestà? Non credo che NOVE GIORNI dalla Riviera di Ponente a Lugano sia onesto… specialmente quando è una norma. “Loro”… quelli che non sono riusciti a collegare le invenzioni all’onestà, potrebbero dirmi che, dato che oggi c’è poca corrispondenza, viaggiamo più lentamente e per noi è più difficile essere ragionevoli.

2018 LETTERA DA MONTE CARLO A LUGANO (2 giorni)

Ma, allora perché, sempre rimanendo nell’oggi, una lettera dal Principato di Monaco arriva in DUE giorni? Perché la corrispondenza da Monaco a Lugano è più numerosa?

“No, perché passa dalla Francia e, probabilmente i francesi sono riusciti a fare quel famoso collegamento… almeno in parte.”

Credo che, a questo punto, si possa dedurre che se manca quell’importante collegamento manca quell’onestà che dovrebbe farci pensare a un lavoro serio al servizio della collettività. Non so se si può dire che se le Poste Italiane non fanno bene il loro lavoro rubano… è però a noi consentito pensarlo?

 

POTRÒ IN FUTURO CONTINUARE… E LO FARÒ… SPERO.

Nel frattempo, nell’attesa della Pasqua, dobbiamo continuare a lottare con la presunzione che l’onestà possa avere il sopravvento sull’arroganza di certe autorità. In ogni caso, se pensiamo che valga la pena di essere un poco ottimisti, possiamo andare a Lugano-Viganello… dove?

Che domande!

IN VIA SPERANZA.

 

BUONA PASQUA A TUTTI

 

 

 

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Questi francobolli del 1965 non sono bellissimi… ma raccontano qualcosa di interessante.

Francobolli italiani del 1965

Francobolli italiani del 1965

Per prima cosa che nel 1965 le nostre poste avevano deciso di portarci la posta in modo sempre più veloce creando appunto una rete aerea postale notturna… trasportando la nostra corrispondenza non più solo col treno.

Guardando il francobollo da 90 lire, ci rammentiamo le buste di posta aerea… leggerissime. Gli scaglioni di peso per la posta aerea erano di 5 grammi e le tariffe diverse da stato a stato.

C’è una terza simpatica considerazione: la tariffa interna era di 40 lire e il servizio non era male.

Oggi la tariffa, sempre per l’interno, è aumentata di quasi 46 volte… ma il servizio è peggiorato assai.

La Raccomandata, nel 1966 (50 anni fa) costava 170 lire, oggi € 4.50. È aumentato il prezzo di 51 volte, impiega circa una settimana ad arrivare e vogliono ancora aumentare il prezzo.

MA LA POSTA NON DOVREBBE ESSERE UN SERVIZIO PUBBLICO?

 

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Premetto che non ci sono mai stato… so però dove sono… e anche perché sono famose.

Perché nella capitale George Town che avrebbe circa 21000 abitanti ci sarebbe una quantità esagerata di banche: più di 600.

Come mai tutto questo? Perché è questo un paradiso fiscale per chi ha tanti soldi e non vuole pagare le tasse. Proprio così! Certi ricconi o certe multinazionali che non si sa di chi siano, ma lo si sa, ma, anche se lo si sapesse sarebbe come se non lo si sapesse, portano su quell’isola armi e bagagli e tornano alla vita di tutti i giorni come se niente fosse… ma vivono bene.

Grazie alla gentilezza di una crocerista… che non conosco, son riuscito ad avere questa fotografia: una buca delle lettere delle Isole Cayman (Cayman Islands).

Dall'isola Grand Cayman.

Dall’isola Grand Cayman.

Si capisce perfettamente che si tratta di una Colonia Inglese, ovvero un possedimento della Gran Bretagna… uno dei tanti.

Lo si capisce dalla scritta EIIR (che sta per Elisabetta seconda regina) sormontata dalla corona.

So poco di quelle isole… che sono tre e stanno nel Mar dei Caraibi un pochino sotto l’isola di Cuba… quella che diede molto filo da torcere agli americani degli Stati Uniti ai tempi di Kennedy e che proprio nel 2016 è ritornata ad essere amica degli statunitensi… almeno così sembra; al punto che Obama è andato a trovarli… i cubani.

Le navi da crociera, quelle che si muovono nei Caraibi, fanno spesso tappa nelle Isole Cayman… che oltre alle banche hanno anche delle spiagge favolose.

Per chi non ha voglia di andarle a cercare, queste piccole isole sono su questa cartina:

Iles-Caimans

I francobolli delle Isole Cayman fanno parte della collezione delle Colonie Inglesi… che ora si chiamano meglio Possedimenti.

Francobollo delle Isole Cayman

Francobollo delle Isole Cayman

Non so come siano i telefoni e gli uffici postali. Ho solo un francobollo che commemora l’incoronazione di Elisabetta II regina.

Quando mi trovo di fronte a un lembo di terra che riesce ad accumulare i soldi degli altri e diventare un “paradiso fiscale”, mi vengono da fare due considerazioni. La prima riguarda coloro che disonestamente sottraggono soldi al Paese d’origine aiutando o incrementando l’impoverimento della Nazione che s’affatica a tirare avanti senza quelle entrate fiscali. La seconda considerazione riguarda la politica della Nazione che si vede sottrarre certe entrate fiscali e che considera dei malfattori tutti coloro che trasferiscono altrove ingenti somme di denaro. Ebbene sì, quelli sono dei malfattori, ma anche certi Governi lo sono, perché non utilizzano le entrate fiscali per il bene dei cittadini dando loro i giusti e necessari Servizi. Uno Stato, per poter progredire, deve promuovere dei buoni servizi utilizzando le entrate che arrivano dai cittadini. Se non lo fa è tanto colpevole quanto l’evasore.

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Colgo l’occasione da questo articolo che inneggia ai nostri Parlamentari… di ieri e di oggi:

https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2016/02/03/la-maledizione-di-arezzo/

Sorrido pensando che anche il Frecciarossa arriva in ritardo… il “Fiore all’occhiello” delle nostre Ferrovie… quello che va sempre bene.

Infatti questa è “LA LINEA”: TORINO – MILANO – ROMA – NAPOLI… poi l’Italia finisce. C’è solo qualcosa per VENEZIA.

E poi?

Ma, già da qualche settimana ci stanno mettendo nelle orecchie e nella retina la città di SANREMO. Tutti, proprio tutti gli italiani sanno e sapranno dov’è la città dei fiori. Se dovessimo chiedere dov’è Ospedaletti o Diano Marina o Bordighera penserebbero magari alle Marche o a un paese del bresciano. Tutti però sanno dov’è Sanremo. Quanti hanno provato ad arrivarci in treno o in macchina?

In macchina ci si arriva bene, ma si paga il pedaggio più alto d’Italia e si deve fare imagesuna specie di gimcana in mezzo ai TIR (con tutte le targhe immaginabili di un’Europa Unita e disunita).

In treno? Si provi a consultare l’orario e a salire sul treno. Non si arriva più. Da Genova a Sanremo ci sono circa 150 chilometri… solo 150 chilometri… da Genova ci vogliono quasi due ore… da Milano più di 3 ore e mezza; se poi si deve cambiare a Genova… più di 4 ore.

Volete invece andare da Milano a Roma (Caput Mundi!)? Ebbene potete avere 2 treni all’ora e impiegherete circa 3 ore!

Ma non sarebbe il caso di accorgersi che l’Italia non finisce a Napoli o a Venezia e che la Riviera dei Fiori fu la prima o una delle prime linee elettrificate d’Italia e che, ai tempi in cui ci si spostava col treno c’era un treno che da Calais portava direttamente a Roma passando da Ventimiglia?

Perché Calais? Perché a Calais arrivavano i londinesi e i britannici. Loro non disprezzavano la Riviera dei Fiori. Loro no… Noi sì.

Da un dépliant di Bordighera

DA UN DÉPLIANT DI BORDIGHERA

Monet amava particolarmente la “luce” di Bordighera e questo quadro riportato dal dépliant è esposto al GAM di Torino.

La stazione di Sanremo è oggi sotterranea.

Quella vecchia? Ve la presento:

Quarchedundepegi

Davanti.

Dove c'erano i binari.

Dove c’erano i binari.

L'interno.

L’interno.

Se andate a Sanremo… godetevela, ma ricordatevi che siete in Liguria… e che la Liguria ha bisogno d’essere amata… Anche dai Liguri!

 

 

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Al servizio dei cittadini dovrebbero esserci le Poste Italiane… naturalmente per i cittadini d’Italia.

Analogamente le Poste Svizzere dovrebbero essere al servizio dei cittadini di Svizzera.

Questo accadde recentemente. Dato che a Berna, il “Controllore dei prezzi” protestò per l’esagerato aumento delle tariffe postali, le poste svizzere chiesero scusa ai cittadini inviando in regalo a ogni famiglia quattro francobolli da un franco tipo questo e con vignette differenti.

Bollo svizzeroLa tariffa di un franco serve per spedire una lettera fino a 100 grammi in Svizzera; posta A che corrisponde alla posta prioritaria.

Bisogna dire che, quasi sempre, le missive prioritarie arrivano il giorno dopo.

…PROPRIO COME IN ITALIA?

 

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Caro Matteo Renzi,

Ti scrissi un po’ di tempo fa senza naturalmente aspettarmi una risposta:

https://quarchedundepegi.wordpress.com/2014/05/06/caro-matteo/

Infatti non arrivò alcuna risposta ma il funzionamento delle poste verso gli italiani è peggiorato.

Sai ora le poste ti permettono di monitorare le raccomandate. Prima, una raccomandata ci metteva due giorni ad arrivare, ora, normalmente tre.

Però succede anche che tu spedisci una raccomandata con qualcosa di importante e spendi € 6.00. Speri tanto che la raccomandata arrivi presto. Controlli ogni giorno e, sul più bello, vedi che la raccomandata viene rispedita al mittente; cioè ritorna a me… al mio indirizzo in Italia dal quale nel frattempo sono andato via… cioè sono ritornato in Svizzera.

Pazienza. Telefono a una conoscente, telefono all’ufficio postale, scrivo un fax e riesco a far raccattare la mia raccomandata per la quale avevo speso 6 Euro (11617,62 lire!).

Questa:

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E questo è il particolare:

Il postino ha scritto SCONOSCIUTO!

Il postino ha scritto SCONOSCIUTO!

Il postino ha visto le persiane dell’abitazione chiuse e, senza lasciare nessun avviso, come da regolamento, ha respinto l’invio.

Il destinatario non era per nulla sconosciuto; ha reclamato, gli hanno detto che non c’è niente da fare e ha rischiato di essere maltrattato.

Caro Matteo, posso essere d’accordo che ci possa essere qualche disfunzione, ma se il cliente ti chiede di rimediare, mi sembra giusto cercare di farlo.

Il più bello è che le Tue e le Nostre Poste hanno deciso di aumentare le tariffe. L’ho trovato sul sito delle Poste:

Dal sito di POSTE ITALIANE

Dal sito di POSTE ITALIANE

Pensa un po’ che dal 1° dicembre 2014 se voglio spedire una lettera di 25 grammi o di formato usuale ma non da bustometro dovrò versare alle poste ben € 2,15 (fino al 30 novembre solo € 1.90!).

Caro Matteo, come puoi pensare di far decollare l’Italia se, a rubare impunemente e a non rispettare i patti (se una missiva arriva in ritardo esiste il furto o la mancanza di rispetto verso i patti) sono le Poste Italiane che dovrebbero invece essere fautrici di ripresa economica?

Non so se tu ami la Patria, non so neppure se sarebbe necessario che i dirigenti delle poste portino amore per la Patria, so per certo che se i Servizi non funzionano o prendono in giro il cittadino, l’Italia andrà sempre peggio e tu finirai col fare una brutta figura.

Sono un cittadino italiano emigrato in Svizzera.

In bocca al lupo.

Quarchedundepegi

 

P.S.: Il destinatario della missiva non desidera essere riconosciuto; per questa ragione ho cancellato i dati che potrebbero riconoscerlo.

Ultimissimamente ero a Messina. Volevo spedire due cartoline. Il tabacchino non aveva francobolli da € 0.85 per l’estero. Neppure l’ufficio postale aveva francobolli!!!

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Desidero sottoporvi questo articolo tratto da un giornale “IL CAFFÈ” del Canton Ticino.

In un punto dell’intervista questo signore che è, ovvero era, un giornalista molto conosciuto dice testualmente:

“Fare i conti con le tue certezze, che sino a lì ti hanno supportato e permesso di andare avanti. Significa prendere coscienza della precarietà dell’esistenza… Accettare di navigare a vista, insomma”.

E poi aggiunge che bisogna affidarsi a chi ne sa di più.

Quando lessi questo articolo, Dario Robbiani, il giornalista, era ancora fra di noi.

Trovo essere molto importante analizzare la realtà nella quale è arrivato a trovarsi questo signore. A un certo momento della sua esistenza ha visto cadere quelle che credeva fossero “certezze” e si è reso conto della precarietà dell’esistenza.

Ha quindi capito che sarebbe stato necessario “affidarsi”. Per affidarsi bisogna prima avere una quasi certezza di potersi fidare.

Se sto male, se sono ammalato, se mi hanno diagnosticato una grave malattia o se addirittura mi hanno detto:”Hai il cancro”, non ho molto tempo per tergiversare e per analizzare che cosa mi offre “il mercato” della guarigione. Senza bighellonare più di quel tanto, se conosco bene, ma molto bene, un medico che potrà consigliarmi, ho qualche probabilità in più di essere curato bene. Se non conosco nessuno molto bene, finisco in quell’ingranaggio per cui, come nella maggior parte delle situazioni terrestri, il 50 percento dipende dalla fortuna.

E allora sì che le cose possono mettersi male.

“CADE IL SENSO D’IMMORTALITA’ E TI RITROVI NELLE MANI DI ALTRI”

Questo il titolo del trafiletto giornalistico; e poi

“LA MALATTIA MUTA MOLTE DELLE TUE CERTEZZE”

e questo quanto posso leggere vicino alla foto del giornalista. In questo caso non ci sono dubbi. Se ti trovi ad essere in buona salute quasi credendo di essere immortale sarebbe bene se ti muovessi un poco per non arrivare alla malattia e annaspare o precipitare in quell’ingranaggio perverso  nel quale non potrai fare altro che finire nelle “MANI DI ALTRI”.

Termino con una grande speranza rivolgendomi a chi avrà la pazienza di leggermi:

DIVULGATE QUESTO BLOG!

SE CI SARÀ UNA BUONA DIVULGAZIONE SI POTRÀ ANCHE SPERARE DI ARRIVARE AGLI “ADDETTI AI LAVORI”.  NON SOLO AI POLITICI MA ANCHE AI SANITARI CHE, POTRANNO REAGIRE SE, DI BUONA VOLONTÀ, NON POTRANNO ESERCITARE COL DOVUTO AMORE.

Vi sottoporrò la seconda parte dell’articolo. Vi ringrazio fin d’ora per il vostro commento.


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