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PER FAVORE NON SCRIVERE “MI PIACE” SE NON L’HAI LETTO TUTTO.

LA RIPRODUZIONE DELL’ARTICOLO È VIETATA

 

Sono tranquillo in casa… in casa mia… in quella casa che è semplicemente un appartamento riattato in una costruzione degli anni ’20. Ora sono in ferie, anche se, per essere sinceri, io sono sempre in ferie dato che non lavoro; non lavoro più perché ho avuto la fortuna di diventare vecchio.

Ora sono in ferie perché non abito più qui… in Riviera… nella Riviera dei Fiori dove il clima è meraviglioso e quelli che ci abitano da sempre non l’hanno ancora capito. Io ci sono arrivato per caso un po’ di anni fa, e, in un certo senso, l’essere arrivato qui ha cambiato la mia vita… in meglio naturalmente.

Ora, come dicevo, sono in casa e sento una sirena… la sirena di un’ambulanza che passa proprio sotto casa; non è bello quel suono, anche se a me è piuttosto familiare. Quando sono per la strada e mi passa vicino un’ambulanza con la sirena a tutto volume, mi tappo le orecchie. È forte quel rumore, e, anche se, come dicevo mi è familiare, mi dà fastidio e, fra l’altro, mi obbliga a ricordare.

Sì, è proprio così, mi obbliga a ricordare… non posso farne a meno.

Ma è sempre necessario ricordare?” mi si potrebbe chiedere.

Io sono convinto che sia giusto lasciare spazio ai ricordi; quando uno dei nostri sensi, di solito 5, ci stimola al ricordo, è terribilmente sbagliato ostacolarne l’effetto. Ricordare è umano… disumano pretendere di dimenticare… anche perché non tutti i ricordi sono negativi.

La vita è fatta di bicchieri mezzi pieni e di bicchieri mezzi vuoti.

Certi ricordi possono essere altamente positivi… anche perché collegati al lavoro che s’è cercato di portare avanti con coscienza… oltre che con quella “scienza” che dovrebbe essere semprepresente.

Prima di arrivare in questa ridente cittadina della Riviera dei Fiori facevo l’anestesista all’Università… in quella Facoltà di Medicina e Chirurgia che si pensa sia sempre al top… l’importante crederlo.

Qui in Riviera trovai un ospedale desideroso di lavorare con coscienza per il bene della popolazione… almeno questa sembrava l’intenzione del corpo medico. Purtroppo, a far funzionare un ospedale, non c’è solo la Manovalanza fatta da medici, corpo infermieristico e tecnici; ci sono anche i “tecnici amministrativi” fiancheggiati dai politici che capiscono tutto se si parla di corpo elettorale, ma capiscono ben poco se si parla di medicina; per loro la medicina non è importante, nello stesso modo come non è importante il termine “sofferenza”… finché non la subiscono.

 

Non è qui il caso di polemizzare… anche se, stando alla mia decennale esperienza, non sarebbe sbagliato parlar male di chi amministra la Sanità.

 

Si parlava della sirena dell’ambulanza. Ora è quasi sempre bitonale, non so se l’hanno imparata dai tedeschi o dai francesi; un tempo era un sibilo quasi continuo… a me piaceva di più.

Quando si sente una sirena, si pensa a qualcuno che sta male. Un tempo, quando la sirena si faceva sentire e la gente doveva correre nei rifugi per non farsi colpire da qualche bomba, preannunciava la possibilità quasi garantita che qualcuno avrebbe potuto arrivare a star male o addirittura cessare di vivere.

Bisogna parlare dei bombardamenti… quei bombardamenti che sembrano oggi, qui da noi in disuso, ma che, mica poi tanti anni fa, hanno fatto piangere molto… anzi moltissimo.

L’ultima guerra mondiale… la Seconda Guerra Mondiale ha prodotto danni ingentissimi… e tanti morti. Sono morti in tanti, ma non per colpa proprio delle battaglie che ci sono in guerra, cioè non solo sul fronte dove gli opposti eserciti cercavano di superarsi, ma anche e soprattutto nelle città. È nelle città che risuonavano le sirene quando arrivavano gli aerei carichi di esplosivo… arrivavano di giorno e di notte. Oggi si possono sentire in qualche film, ma io le ho sentite davvero, e, se era di notte bisognava saltar fuori dal letto e precipitarsi nei rifugi. Per noi bimbi era normale, non conoscevamo altro; sapevamo che la guerra avrebbe fatto grande la nostra Patria. Lo sapevamo perché ce l’avevano detto… perché in Italia c’erano tanti Balilla e tanti Figli della Lupa, e anch’io avevo la mia bella divisa di Figlio della lupa con nel mezzo una bella M di Mussolini.

Per aiutare la Patria, mio Nonno donò il suo anello d’oro, quello del matrimonio… gli diedero un anello di vile metallo… sembrava latta. Non saprò mai se lo fece perché ci credeva o perché fu obbligato a farlo; so solo che aveva un anello che faceva ridere. Comunque sia, noi bimbi eravamo abituati alle sirene, ai bombardamenti e allo straziante rumore di tanti aerei che insieme trasportavano le bombe.

Che ne sapevamo noi della pace e della possibilità di arrivare a muoversi tranquillamente e liberamente e andare un po’ dappertutto a visitare Paesi nuovi? La nostra libertà era quella di imitare le sirene… le sirene degli allarmi… quelle che facevano mettere tutti in movimento.

Proprio così, assieme ai miei fratelli, eravamo in tre, prima di dormire, quando eravamo già a letto, imitammo le sirene dell’allarme, e le imitammo così bene che si mise in movimento tutto il condominio e tutti si misero a scendere le scale per raggiungere il rifugio della casa.

Per fortuna furono fermati dai nostri genitori, e la paura generale finì in risate per loro, ma non per noi che fummo sonoramente sgridati.

Che poi, le sirene dell’allarme bombardamento, avvertivano solo… non salvavano la vita.

Come dicevo, ai tempi era per noi normale, e sembrava pure che la guerra fosse qualcosa di normale; ma è e sarà sempre normale? Come si può infatti pensare che non si “picchino” fra Nazioni quando in una normale riunione condominiale s’azzuffano… magari solo a parole?

Quando ero bimbo, e pensavo, ovvero mi avevano abituato a pensare che Mussolini ci avrebbe dato la gloria, gli aerei, ma anche le navi, bombardavano le città… e morivano i civili.

La propaganda era importante. VINCEREMO era scritto dappertutto sui muri… e molti italiani, forse troppi, erano convinti che sarebbe accaduto.

Pure i francobolli che cominciavo ad apprezzare la raccontavano in quel modo… e parlavano di morte… perché per vincere bisogna ammazzare.

I FRANCOBOLLI CHE INNEGGIANO ALL’AMMAZZARE… per la gloria.

“Ma perché, malgrado le sirene, morivano i civili?” potrebbe chiedersi un cittadino qualunque.

Semplicissimamente perché il Genere cosiddetto Umano non ha alcun rispetto per la vita… degli altri.

Non posso prendere in considerazione tutti i bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale. Sembrava un bel gioco o una lotteria prendere un po’ di aerei, caricarli di tritolo e spedirli tutti insieme su una qualche città ad alleggerirsi della morte che trasportavano. I bombardamenti che mi hanno particolarmente colpito sono quelli di Lubecca e di Dresda in Germania, quelli di Zara in Dalmazia e, naturalmente quelli di Voltri alla periferia di Genova.

UN PANORAMA DI LUBECCA

Lubecca fu bombardata nel 1942, esattamente il 28 marzo. Fu un “bel bombardamento” perché riuscì a distruggere quanto architettonicamente oggi ricostruito è “Patrimonio dell’Umanità”. Secondo i britannici, che programmarono ed eseguirono il bombardamento, anche con molte bombe incendiarie, era necessario agire contro il morale dei tedeschi… e quindi bisognava distruggere ed ammazzare. Sì perché Hitler aveva detto loro che sarebbero diventati i padroni del mondo… o magari solo dell’Europa.

L’Europa lo lasciò fare quando si prese quel pezzetto di Cecoslovacchia abitato per buona parte da umani di etnia tedesca… intendo il territorio dei Sudeti.

Detto per inciso mi sovviene il fatto che qualche anno fa, la Russia di Putin si prese la Crimea che faceva parte dell’Ucraina… e lo lasciarono fare.

E lui, Hitler, andò avanti, e i suoi sudditi, almeno una gran parte l’osannò. Sì, perché cominciarono a credere che la loro Nazione stava di nuovo diventando una Grande Nazione: avevano un capo prestigioso che ci sapeva fare. E allora, per cercare di abbassare il morale di una certa popolazione che ci credeva, fu necessario ammazzarne un po’… con un po’ di bombe?

A me sembra strano, però lo fecero… e sicuramente con soddisfazione.

UNA STRADA DI LUBECCA

Ci fu poi un altro bombardamento… che passò veramente alla storia: quello di Dresda. Assieme ai britannici ci pensarono anche gli americani degli Stati Uniti… tutti insieme a scaricar bombe tra il 13 e il 15 febbraio del 1945… quando la guerra era ormai agli sgoccioli. Non so se era proprio necessario dimostrare di essere forti o se c’era nei magazzini un surplus di tritolo da consumare.

2001 – Dresda Italienisches Dörfchen

È un fatto che quel bombardamento fu micidiale e, per giunta su una città che non aveva nulla di strategico al punto che proprio in quella bella città c’erano molti sfollati di altre zone della Germania a rischio bombardamenti.

2001 – Dresda Semperoper (Teatro dell’Opera di Sassonia)

Non si saprà mai quanti furono i morti di quei bombardamenti; si sa che le bombe che furono sganciate furono migliaia di tonnellate, che la città fu rasa al suolo e che il fenomeno terribile denominato “tempesta di fuoco” trascinò, a causa del forte vento conseguenza del caldo delle esplosioni, gli esseri umani dentro le fiamme. Fu una tragedia, malgrado la guerra, considerata criminale… proprio come un crimine di guerra… ma ai vincitori non lo si doveva e non lo si poteva dire.

Si parlò molto di questo bombardamento. Ora Dresda fu in parte ricostruita com’era prima… ma non abbastanza… e non sarà mai come prima.

S’è parlato, almeno secondo me, troppo poco dei bombardamenti di Zara… oggi Zadar (Croazia).

Dal 2 novembre 1943 fino alla fine di ottobre del 1944, la città di Zara subì da parte delle forze angloamericane ben 54 incursioni aeree con relativi bombardamenti.

Zara fu per moltissimi anni una delle città più importanti della Repubblica di Venezia. Dopo la Prima Guerra Mondiale, esattamente dopo il Trattato di Rapallo, divenne ufficialmente territorio del Regno d’Italia… era anche capoluogo di provincia e contava circa 25.000 abitanti.

Dopo l’armistizio del famoso o famigerato 8 settembre del 1943, la città fu occupata dalle truppe naziste. La città rimase però sotto la giurisdizione della Repubblica Sociale Italiana. Può essere interessante notare che i francobolli usati in quel periodo erano italiani soprastampati DEUTSCHE BESETZUNG ZARA.

Perché 54 bombardamenti e tanti morti fra i civili per una città strategicamente non importante? Pare che questo micidiale e, secondo me, criminale accanimento, fosse dettato, o richiesto, da TITO, futuro dittatore della Jugoslavia. Pare che fosse necessario uccidere la maggior quantità possibile di italiani, distruggere il più possibile della città per far fuggire gli italiani “non ancora ammazzati”. Solo in questo modo le slave truppe partigiane poterono entrare nella città e renderla parte integrante della futura Federazione Jugoslava.

Non riesco a comprendere questo accanimento degli Anglo Americani.

Neppure riesco a comprendere l’odio che sprigiona il poeta Vladimir Nazor:

Spazzeremo dal nostro territorio le pietre della torre nemica distrutta e le getteremo nel mare profondo dell’oblio. Al posto di Zara distrutta sorgerà una nuova Zara, che sarà la nostra vedetta sull’Adriatico.

Comprendo invece Enzo Bettiza, noto giornalista italiano, studente a Zara, che vide nell’accanimento che distrusse Zara, la stessa ferocia che portò la distruzione di Dresda.

 

Si parlò ancora meno dei bombardamenti di Voltri, alla periferia di Genova.

Perché scrivo dei bombardamenti di Voltri quando la città di Genova ne subì per così di incursioni aeree? Semplicemente perché le bombe caddero molto vicino a dove eravamo noi (io bimbo coi miei fratelli e coi miei genitori) e mio papà, malgrado tutto, ne uscì vivo.

Ne ho parlato in un capitolo del mio libro TUTTO VERO Istantanee di vita. In poche parole, fu un bombardamento che fece solo dei morti fra i civili ma non distrusse neppure un ponte… quando le incursioni erano per distruggere i ponti.

Non avevo ancora 10 anni, ma ricordo benissimo l’ansia di mia mamma che non sapeva se il suo uomo, il padre dei suoi tre bimbi era ancora vivo o se giaceva sotto delle macerie provocate da quelle inutili distruzioni. Non eravamo per niente lontani; avevamo visto gli aerei, li avevamo sentiti in picchiata, avevamo sentito le mitragliatrici e sapevamo che  quell’uomo era là… proprio là dove le bombe seminavano morte.

Mio papà ne uscì vivo… ma se fosse morto sarebbe stato solo un morto in più… nel numero dei resoconti di guerra. Un numero… ma quale dramma per chi rimaneva? Anche questa è guerra… quella che i Grandi si divertono a “giocare”. Noi lo facevamo coi “soldatini”, loro, dato che sono GRANDI lo fanno coi “soldati veri”.

Sarebbe utile parlare anche dei bombardamenti “moderni” con bombe intelligenti… alla ricerca di armi di distruzione di massa. Potrebbe anche essere utile, di fronte a certi crimini, non dimenticare che esiste il Tribunale dell’Aja contro i crimini di guerra.

 

Dobbiamo parlare di sirene. Non ci sono solo le sirene delle auto che passano davanti a tutti, ci sono anche quelle belle… con la coda di pesce… che non dovrebbero far male a nessuno… anzi è bello considerare la loro leggiadria.

Il personaggio che più avrebbe potuto essere danneggiato dal melodioso canto delle sirene fu Ulisse… che però fu previdente, si fece legare all’albero maestro della nave e fece tappare le orecchie dei suoi marinai.

Bella l’illustrazione di Herbert James Draper.

Noi abbiamo le sirene delle fontane. È famosa quella di Napoli, bella quella di Cattolica, spettacolare quella di Mondello e simpatica quella di Bordighera.

Non a tutti è accaduto di poter vedere La Fontana delle Sirene di Bordighera, ma tutti hanno avuto l’occasione di sentire la sirena di un’ambulanza.

La Fontana delle Sirene a Bordighera.

Mi soffermo un momento con piacere sulla Fontana di Bordighera, anche se non tutti sanno dov’è quella cittadina; non importa, dato che tutti sanno dov’è Sanremo e dato che tutti hanno, più o meno, subìto il tormentone del Festival, possono sapere che la Francia è vicina. Ebbene Bordighera è dopo Sanremo, se da quella città si vuole andare in Francia. La fontana che vi presento, anni fa fu restaurata e recentemente munita di una sovrastruttura di dubbio gusto. Ve la presento:

Fontana delle Sirene… oggi.

Fontana delle Sirene… oggi… particolare.

Tornando alle sirene delle auto che viaggiano sulle nostre strade con targa di Croce Rossa Italiana, Pubblica Assistenza con croci di vario colore, Polizia, Vigili del Fuoco e auto di personaggi importanti…che magari hanno fretta di andare a comprare il prosciutto per un buon panino imbottito, posso dire che a me personalmente accadde più volte di dovermi fare un viaggio in ambulanza targata CRI per accompagnare malati gravi, per lo più traumatizzati cranici, in un ospedale maggiormente attrezzato. Furono viaggi lunghi, il più delle volte notturni e spesso con autisti cosiddetti “volontari”… che certamente guidavano molto bene, ma che… quello non era il loro lavoro; erano “volontari”…

Nei viaggi di andata, quando col mio infermiere o infermiera dovevamo occuparci del paziente… sempre gravissimo, potevamo al massimo sentire l’apprensione quasi insopportabile; infatti con un occhio e mezzo ci occupavamo di quel povero disgraziato, più di là che di qua, che “sopportava” i nostri sforzi terapeutici, col mezzo occhio ancora libero osservavamo la strada e la tecnica di guida del “volontario”.

Se non ricordo male, era la prassi di quei tempi, affidare a “volontari” la guida notturna di ambulanze.

Fu appunto in una di quelle occasioni, attorno alle 3 di notte, che, per evitare il “nostro panico (mio e dell’infermiera che mi accompagnava)”, guidai l’ambulanza durante il viaggio di ritorno… dopo aver consegnato il paziente a chi di dovere.

Fui aspramente redarguito dai dirigenti locali della Croce Rossa… dato che non avevo il patentino che mi avrebbe autorizzato a guidare certi mezzi. Quel ricordo mi spinge però a fare una considerazione… amara.

“Perché, anche se corredati dei necessari burocratici papiri, si permette a “volontari”, non pagati o sottopagati, di mettere a repentaglio la vita di chi, e qui siamo nell’assurdo, lavora con professionalità per salvare la vita di qualcuno un po’ sfortunato o incosciente nel proprio comportamento?

Le sirene di queste ambulanze mi obbligano ad “uscire un poco dal seminato” e ricordare ancora una volta una frase scritta sul mio libro, secondo me, importantissima:

Una Nazione che non paga, o permette che non venga pagato chi lavora, non dovrebbe essere degna di rimanere al cospetto della civiltà.

 

Questa frase che suona anche come una denuncia di furto (sì perché chi non paga ruba) verso certi datori di lavoro, era scaturita in me dalla necessità di espatriare appena laureato. Infatti non è che cercai in Svizzera la scienza e la precisione di alto livello, ma qualcuno disposto a corrispondere la “giusta mercede” ai miei sforzi lavorativi.

 

Questa digressione vuol dire chiaramente anche che ogni autista di ogni mezzo pubblico deve essere “di qualità” e deve essere pagato nel modo giusto… e, a maggior ragione, se il datore di lavoro è un Ente come la Croce Rossa Italiana che, se può avere dei mezzi con una targa così particolare, dovrebbe poter avere anche i mezzi per remunerare chi lavora per lei.

 

C’è un’altra sirena molto importante… almeno per i danesi, ed è “La Sirenetta”, simbolo di Copenhagen. Quando la vidi per la prima volta, devo dire la verità, rimasi un po’ deluso. Credevo fosse più grande.

È bella però, e anche un po’ sfortunata. Fu decapitata due volte, fu maldestramente verniciata e le fu pure amputato un braccio… ma esiste ancora e, ha addirittura compiuto cento anni, ed è stata festeggiata con un francobollo.

IL FRANCOBOLLO DANESE

 

Qui in Svizzera, ogni tanto, con preavviso, si possono sentire delle prove di sirene che eccheggiano di casa in casa. Sono potenti e noiose, ma, potrebbero essere utili in caso d’emergenza… anche se una diga di un qualche lago artificiale dovesse ritrovarsi danneggiata.

 

Dopo tutte queste sirene, c’è qualcosa che potremmo augurarci?

 

La risposta è: “Sì, che il Genere Umano si renda conto che potremmo vivere tutti bene senza la necessità di prevaricazioni e di ammazzamenti in modo più o meno dichiarato… Potremmo anche augurarci di dover sentire sempre meno le sirene delle ambulanze… segno che chi guida lo fa in modo sempre più responsabile.

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Dopo aver visto questo che Vikibaum (che ringrazio) ha messo in onda :

Da “La Verità”

Che può far sorridere; avrei voluto scrivere un articolo per analizzare il gusto di ingigantire ciò che potrebbe avere la sua modestia. Avrei voluto scrivere che non è il caso di fare tanto can can per un Congresso sulla famiglia. C’è chi la vuole in un modo… chi in un altro. C’è in Italia ancora un po’ di libertà ?

Ho deciso di non scrivere… ma poi, vedendo le illustrazioni dell’autostrada « tarpata »… quasi come un uccello che non può volare, ho pensato di scrivere qualcosa che avrebbe dovuto far arrossire quei mentecatti che hanno iniziato un’opera e non l’hanno finita… sfruttando i soldi dei contribuenti… quindi non solo mentecatti, ma forse anche un pochino ladri.

AUTOSTRADA TARPATA.

Questa è solo una cartina, ma se guardiamo la fotografia, potrebbe venirci la pelle d’oca.

La foto.

Perché si sono fermati bruscamente ?… o… perché hanno cominciato i lavori ? Avrei voluto approfondire il problema di quest’opera incompiuta, ma, dopo aver letto e commentato l’articolo di Saimon :

https://arrighisimone.wordpress.com/2019/03/31/9004/

mi sono accorto di non essere più uno spettatore, ma un oggetto di quanto accade giornalmente con accanimento sempre più spietato.

Così ho commentato l’articolo di Saimon :

Ora che sono diventato vecchio davvero, anche in questa Svizzera (non parliamo dell’Italia), sta pendendo sempre di più il sopravvento… la follia della burocrazia.
I giovani… quelli che lavorano… quelli che “fanno”… non permettono al vecchio di vivere decentemente il suo gran finale.
La società, non solo ha fallito, ma ci porta a perdizione.

 

Potrebbe sembrare ch’io abbia esagerato; da vecchio, malgrado l’aterosclerosi più o meno galoppante, riesco ancora a ricordare quello che avveniva…

Ho menzionato la Svizzera, ma in Italia è ancora peggio.

Due cosine sono sufficienti per dimostrare come la vita del vecchio, e per quello che lo diventerà, è diventata difficile.

1 – Un tempo, non molto lontano, se il “diventato vecchio” aveva risparmiato poteva comperare delle semplici obbligazioni. Andava in banca, le pagava e gliele consegnavano con i cedolini da tagliare per il rimborso degli interessi ogni 6 mesi. Questo significava che lui, dopo aver pagato l’obbligazione, non aveva altre spese. Ogni sei mesi si presentava allo sportello bancario coi suoi cedolini ben ritagliati e ritirava i soldini degli interessi.

Oggi, non solo gli interessi delle obbligazioni, se ci sono, sono bassissimi, ma, non si possono più comperare le obbligazioni come una volta; non si possono ricevere le obbligazioni cartacee e bisogna avere (e pagare) un “deposito bancario” nel quale verranno immesse virtualmentele obbligazioni acquistate.

Quindi, oggi le obbligazioni rendono poco o iente, ma bisogna pagare alla banca l’onore di averle acquistate e il piacere dell’incasso degli interessi.

Un tempo, si poteva possedere l’obbligazione, ma non era necessario avere un conto in banca. Oggi, se si hanno delle obbligazioni è obbligatorio un conto in banca (che costa) e un deposito titoli (che costapure lui).

Gli eventuali risparmi verranno delicatamentefagocitati dalla banca.

Indipendentemente dalle obbligazioni e dall’età, oggi le banche non danno più interessi ai clienti che depositano il denaro su un conto più o meno corrente. Dicono che è la congiuntura. Sembra infatti che le banche stiano male e facciano fatica a tirare avanti.

Non so in Italia; qui in Svizzera, pare che il Grande Capo dell’UBS abbia intascato un bonus annuale di 14 milioni di franchi svizzeri. Dico… e ripeto… pare. Vuol dire che le banche non stanno così male… solo che i guadagni se li tengono tutti loro.

 

2 – Le tasse… o le imposte… o cioè ciò che si dovrebbe versare allo Stato in cambio di Servizi.

Qui in Svizzera i Servizi ci sono. I treni non sono male e viaggiano puntualmente; gli ospedali lavorano ben bene e, per esempio, per una colonscopia non si deve attendere mesi e mesi.

C’è un però, e cioè che la burocrazia è sempre più invadente e, oltre a pretendere di sapere tutto, pretende anche le imposte su quel poco che si riceve di pensione, e, guarda caso, sull’affitto che non si paga se si abita in un alloggio di proprietà.

Mi spiego meglio. Per le Imposte, non solo in Svizzera, ma anche in Italia, bisogna pagare il balzello sulla pensione come se fosse un guadagno. Se è vero che i soldi che ricevo come pensione, sono semplicemente soldi miei che, versati a una specie di assicurazione, mi vengono “restituiti” scaglionati nel tempo, perché devono essere tassati come se fosse un guadagno? Per un vecchietto che vive della pensione, è o non è un furto legalizzatopretendere che paghi ancora le imposte su quanto gli vien restituito?

Che poi, se il vecchietto ha risparmiato un po’ di soldi ed è riuscito a comperarsi un appartamentino per non dover pagare l’affitto, non solo pagherà le giuste imposte per il fatto che lo possiede, ma dovrà pagare le tasse, in questo caso secondo me non giuste, sulla cifra che riceverebbe se affittasse l’alloggio nel quale abita come proprietario. In poche parole, l’ipotetica cifra che potrebbe incassare se affittasse l’alloggio, sarà considerata un guadagno. Proprio così. La pensione è un guadagno e l’ipotetico affitto anche, per cui, sommati e dichiarati come salario renderanno abbastanza al fisco… a mio parere ingiustamente.

Quel povero vecchio che ha cercato di barcamenarsi nel modo migliore e che ha risparmiato per la vecchiaia, se avrà ancora qualche soldino da parte da rosicchiare, riuscirà a diventare ancora più vecchio, altrimenti… lo attenderà un finale di vecchiaia fatto di stenti.

Non si dimentichi che per curarsi ed essere curato, dovrà regolarmente pagare a una cosiddetta Cassa Malati, che non è altro che un’assicurazione, delle cifre annuali non indifferenti.

 

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E con San Silvestro arriva anche l’ultimo dell’anno… per approdare, come ogni anno…

 

ALL’ANNO NUOVO

 

Mentre l’anno finisce, chissà perché, o per far arrivare la mezzanotte… o perché dicono che con le gambe sotto la tavola non s’invecchia… si beve pure.

 

Però bisogna bere bene… e questo francobollo del 1974 ci dice, indirettamente, che bisogna bere bene… e di buona qualità.

FRANCOBOLLO ITALIANO DEL 1974

È interessante il francobollo, ma è ancor più interessante il timbro, cioè la località da dove è partita la Raccomandata: BAROLO.

Veduta di BAROLO.

Oltre ad essere una località, un paesello di tutto rispetto, è anche un tipo di vino veramente particolare; non per niente si dice che

È IL RE DEI VINI E IL VINO DEI RE.

 

Ci sono anche molti vini di ottima qualità, ricordo però che, quand’ero bimbo… o anche già ragazzo, quando a casa nostra c’era qualche invitato importante a pranzo, mio papà mi mandava a comprare del Barolo… dell’OPERA PIA BAROLO… e, proprio di quell’annata particolare.

 

BUON APPETITO E BUON 2019 A TUTTI I MIEI CARI AMICI

ma se bevete vino, vi auguro di bere vino in bottiglia di vetro e… con un tappo di sughero.

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COLORI 1

 

Non è la prima volta che leggo e commento un articolo di Pendolante; questa volta mi s’è accesa una lampadina… quella dei colori:

 

https://pendolante.wordpress.com/2018/11/16/colori-di-stazione/

 

Ormai non esercito più, ma sono ancora medico.

L’ho fatto dapprima a contatto con la medicina accademica, poi, diventando un poco critico nei riguardi dell’infallibilità della chirurgia e della chimica, sono passato a un’altra medicina… complementare; sì, complementare perché un medico deve sempre rimanere agganciato a quello che gli hanno insegnato; non può e non deve rinnegare tutto. Se lo fa è molto grave perché rischia di diventare un estremista.

Comunque sia, nella mia pratica quotidiana, son riuscito ad usare i colori, non tanto la cromopuntura che va piuttosto di moda, quanto altre metodiche che ho potuto inventarmi.

I colori, s’è potuto comprendere, sono utili e possono essere addirittura “importanti”. Proprio per questa ragione, ancor prima di smettere di fare ufficialmente il medico, ho sempre avuto piacere nell’osservare i “colori” del commercio… e di fotografarli.

UN NEGOZIO DI OCCHIALI A CUNARDO

L’articolo di Pendolante dimostra come da alcuni anni, anche gli uomini, quelli di sesso maschile, sono sempre di più alla ricerca di colori… per gli indumenti che indosseranno.

Un accessorio interessantemente colorato, è oggi la scarpa…più o meno sportiva:

NEGOZIO DI SCARPE A GLASGOW (SCOZIA)

 

La scarpa è diventato un accessorio importantissimo, tanto per gli sportivi quanto per umani di tutte le età. Sembra quasi di poter dire che, contemporaneamente allo “sparire” della cravatta, la scarpa assume tutti i colori possibilmente immaginabili con innumerevoli combinazioni.

 

Ma, i colori sembra siano molto importanti anche in gastronomia.

Sembra che ci possano essere abbinamenti interessanti coi Chakra… che molti oggi conoscono come centri o punti di energia collegati ai vari organi del nostro corpo.

 

Senza voler approfondire certi argomenti che diventerebbero troppo di carattere medico o terapeutico, è indubbio che, quando ci presentano un piatto con “oggetti” mangerecci, sembra che anche l’occhio voglia la sua parte; come è presentato un piatto, com’è l’abbinamento dei colori e come vien piazzato l’eventuale contorno inducono a più o meno piacevole attività manducatoria.

Certo che, se quello che abbiamo nel piatto, sappiamo essere buono, se non addirittura prelibato, anche se di colore grigio, automaticamente s’intaura la cosiddetta acquolina e… ci buttiamo a pesce nell’alimento.

Una voce importante dell’alimentazione è il dolce… che non è solo quello che potrebbe esserci alla fine di un pasto, ma viene desiderato e gradito anche al di fuori dei normali pasti.

Ne troviamo sempre di più… anche sul banco colorato della pasticceria.

MILANO – LA RINASCENTE

Come questo… e come quelli che si trovano ormai dappertutto. Questo mi ha attirato per i colori, e, sicuramente sarebbe il colore quello che attirerebbe il primo pasticcino di qualche lettore.

Mentre scrivo mi sovviene un particolare di quando fui con mia moglie in Sicilia in occasione di un Giro della Sicilia ben organizzato per anziani come noi.

Eravamo ad Aci Reale; avevamo la mattina libera, e, in tarda mattinata decidemmo di andare a prendere comodamente un aperitivo.

Ebbene, mentre ce ne stavamo comodamente seduti a un tavolino, vedemmo uomini, uno alla volta, entrare nella pasticceria e uscire con piccoli pacchetti di pasticcini. Non so se fu un caso, ma, ciò che maggiormente ci colpì, non fu il fatto che venivano acquistati i pasticcini, ma che a farlo erano esclusivamente uomini… nessuno accompagnato da una donna o da un bimbo.

Non posso dimenticarmi del fatto che Acireale ha i suoi francobolli.

UNO DEI DUE FRANCOBOLLI CHE LE POSTE ITALIANE HANNO DEDICATO AD ACIREALE

Ringrazio PENDOLANTE per avermi dato lo spunto per questa chiacchierata.

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PER FAVORE NON SCRIVERE MI PIACE SE NON L’HAI LETTO TUTTO.

LA RIPRODUZIONE DELL’ARTICOLO È VIETATA

 

Registrazione del 15 novembre 2017

Personaggi:
L’Albero, Alessandro, Panchina Petulante, Panchina Ingenua.

 

L’Albero: “Caro Alessandro, che bello vederti! Ti piace il mio vestito autunnale?”

Alessandro: “Sì, sei bellissimo. Molti tuoi colleghi hanno già perso tutte le foglie e stanno già dormendo… tu no… fai le cose per bene. Ti ho fotografato con immenso piacere. Ti ho fatto un primo piano con pochi rami assieme a Petulante.”

PETULANTE E L’ALBERO

Panchina Petulante: “Grazie Alessandro. Questa volta starai un po’ seduto su di me. È tanto che non sento il calore delle tue chiappe.”

Alessandro: “Va bene carissima.”

Panchina Ingenua: “Capperi come sono gelosa; cara sorella, questa non me la dovevi fare. Sono proprio triste.”

Alessandro: “Non prendertela… poi vengo da te.”

L’Albero: “Ho sentito dire che il vostro Umano Gentiloni è arrabbiato perché da Bruxelles gli hanno detto che non deve contar balle agli italiani. Avrebbe detto che l’Italia non è il fanalino di coda dell’Europa.”

Alessandro: “Ci sarebbe da ridere perché, anche se l’Italia non è l’ultima, poco ci manca… e poi, la gente non è contenta e non si sente sicura… e poi, ce l’hanno sempre col PIL, come se il PIL fosse l’indice della serenità. Basta che si creino un po’ di code in autostrada, viene consumata un po’ più di benzina, si “intossica” l’aria che respiriamo… e il PIL sale… e allora sono tutti intossicati e contenti.”

L’Albero: “Hai ragione; sbandierano sempre il PIL come se fosse il massimo del benessere e della felicità. Ma voi Umani siete proprio tutti un po’ ritardati o semplicemente avete dei capi piuttosto… mi viene da dire ipocriti?”

Alessandro: “E anche arrabbiati… anche se sorridono sempre. Mi viene da pensare al gabbiano che ho visto sul lungolago… te lo faccio vedere.

GABBIANO ARRABBIATO

Mi sembrava arrabbiato… forse con un suo simile. Ho cercato di fargli capire che non era il caso, che la giornata era bella anche se eravamo all’imbrunire o quasi, ho cercato di consigliargli un buon rilassamento e di pensare a un bel pesce. Dato che sicuramente anche loro vanno a letto presto come le galline, ho pensato di augurargli una buona notte. Gli anche ho detto che era bello… ma non come i gabbiani di mare; e forse ho sbagliato.

L’Albero: “E lui come ha reagito?”

Alessandro: “S’è offeso e se n’è andato.”

IL GABBIANO SE NE VA

Ingenua: “È andata bene che non è venuto a beccarti. Anch’io sono offesa… dato che fa freddo, volevo farti dei massaggi alle chiappe.”

 Alessandro: “Vengo da te, ma, non esagerare mentre parlo con l’Albero.”

L’Albero: “Stavo dicendo che gli Umani vostri Governanti mi sembrano un po’ ipocriti, o falsi o… piccoli delinquenti? Ricordo che un po’ di anni fa avevate un Umano che si chiamava Tremonti… o forse c’è ancora con lo stesso nome. Mi sembra che dicesse che in Italia va tutto bene e che le banche sono solide. Forse si sbagliò o non fu informato bene; è un fatto che ho sentito dire che molti clienti di un certo numero di banche piangono e hanno perso tutto… e ho anche sentito dire, forse mi sbaglio, che i Governanti hanno salvato le banche per evitare disoccupazione ma se ne sono fregati dei cittadini turlupinati. Non mi sembra molto bello. Già ebbi occasione di chiederti perché voi Umani dovete sempre combattervi e ammazzarvi, ora ti chiedo perché potete lasciare in libertà, cioè senza punizione, quei manigoldi che hanno permesso certi furti?

Alessandro: “Mi fai quasi vergognare di far parte della categoria degli Umani. Alla tua domanda non c’è risposta, ovvero se proprio un Umano fosse obbligato a rispondere, non potrebbe fare altro che dire: “E se ci fosse connivenza?”

L’Albero: “Ma ti rendi conto che depredare un Umano di ogni suo avere appellandosi alla congiuntura economica diventa l’equivalente di un omicidio? Come si fa a razziare in questo modo e rimanere, apparentemente però, con le mani pulite? Ma le mani di quegli Umani grondano sangue… e continuano a comparire in pubblico… e a dettar legge. Comunque fra non molto mi addormenterò fino a Primavera. Come puoi notare le mie foglie sono in parte ancora un po’ verdi, ma presto saranno di un giallo meraviglioso.”

L’ALBERO QUASI PRONTO PER ADDORMENTARSI.

Alessandro: “Sei molto bello… ma diventerai ancora più bello… lo so. E voi, care sorelle cosa ne pensate del vostro vicino?”

Petulante e Ingenua: “Gli vogliamo molto bene e avremo piacere di raccogliere su di noi buona parte delle sue foglie… però, ogni tanto lo sveglieremo perché parlare con lui è molto piacevole.”

Ingenua: “Come stai Alessandro? Stai ancora un attimo qui col mio calore. Volevo chiedere all’Albero se non gli sembra esagerata la parola “razziare”…  poi ti lascio andare a casa.”

L’Albero: “No cara Ingenua; la parola razziare non è esagerata perché Quei Figuri che hanno portato la povertà nelle case di chi aveva risparmiato per una vita sono l’equivalente di chi porta morte in un villaggio e vi appicca il fuoco… anzi peggio perché, subdolamente avevano promesso e garantito benessere.”

Ingenua: “Sì, ti ho capito… che Umani! Ciao Alessandro, ti lascio andare da tua moglie, ma ti aspetto presto.”

Petulante: “Ciao Alessandro.”

L’Albero: “A presto… saluti cari ai tuoi lettori.”

Alessandro: “Arrivederci.”

 

 

 

 

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PER FAVORE NON SCRIVERE MI PIACE SE NON L’HAI LETTO TUTTO.

LA RIPRODUZIONE DELL’ARTICOLO È VIETATA

 

Registrazione del 5 ottobre 2017

Personaggi:
 L’Albero, Alessandro, Panchina Petulante e Panchina Ingenua.

L’Albero: “Caro Alessandro, è un po’ che non ti vediamo: dove sei stato di bello?”

Alessandro: “Beh, ho dovuto andare a Zurigo a far controllare il mio cuore bionico… un semplice controllo di routine.”

L’Albero: “Non sapevo avessi problemi di cuore.”

Alessandro: “È solo un problema elettrico, cioè di passaggi di impulsi da una parte del cuore all’altra. Nello stesso modo come molti Umani mettono gli occhiali per riuscire a vedere… o leggere dopo una certa età, così a me, un po’ di anni fa hanno messo una macchinetta che sopperisce ai miei “cavi elettrici”. È una protesi come un’altra. Anche gli occhiali sono una protesi. Coi tempi che corrono ci sono protesi per tutto… o quasi tutto.”

Petulante e Ingenua all’unisono: “Ciao Alessandro. Ci dispiace sapere che hai dovuto andare a Zurigo per il tuo cuore.”

Alessandro: “Tranquille… tutto bene.”

Ingenua: “Sì, lo sento che va tutto bene. Le tue chiappe parlano… e sento che, anche se sei ormai un po’ vecchietto, vai bene. Sono contenta.”

Petulante: “È bella Zurigo? Certo che ora con la galleria veloce si arriva prima.”

ZURIGO DAL TRAM

Alessandro: “Giusto… i treni svizzeri non vanno per niente male, e con la nuova galleria si risparmia almeno mezz’ora. Se Zurigo è bella? Sì, è molto bella, e poi, col bel tempo è ancora più bella. Ho fatto questa foto dal tram… che spettacolo! E poi, ora che siamo in autunno si comincia a vedere i colori delle foglie degli alberi che cambiano.”

L’Albero: “Veramente. Stiamo per prepararci a dormire. Non tutti, ma in molti. Anch’io sto cominciando a prepararmi. Voi Umani vi mettete il pigiama, noi lasciamo cadere le foglie. Dicevi che ci sono protesi per quasi tutto?”

Alessandro: “Proprio così. Non hanno ancora inventato le protesi per il cervello.”

L’Albero: “Lo so, ce ne sarebbe bisogno. Specialmente per certi Governanti.”

Alessandro: “Ma sì. Forse è meglio che non trovino le protesi per i cervelli dei Governanti… altrimenti, dopo le loro malefatte darebbero la colpa alla protesi.

Vi dicevo dei colori autunnali… che a Zurigo cominciano a farsi vedere. Proprio vicino alla Clinica dove hanno controllato l’elettronica della mia protesi, è possibile vedere un bell’annuncio di autunno.”

UNA STRADA DI ZURIGO.

Petulante: “Non mi sembra speciale.”

Alessandro: “Non ho detto che è speciale. Semplicemente che a Zurigo le avvisaglie colorate dell’autunno cominciano prima che da noi in Ticino.”

Ingenua: “Perché cara Sorella ti permetti di criticare il nostro amico? Lo sai che gli voglio bene… se poi non viene più a posare le sue chiappe su di me…”

Alessandro: “Ma no, non mi ha criticato. Pensava di vedere una di quelle foto autunnali che si possono vedere in Canada… con tanti stupendi colori. Noi ci accontentiamo con quello che abbiamo.”

L’Albero: “Bravo Alessandro, hai detto giusto. Bisogna sapersi accontentare… e voi Umani proprio non sapete cosa voglia dire accontentarsi; almeno gli Umani che dirigono delle Ditte importanti… o anche meno importanti.”

Petulante: “Cosa vorresti dire? Intendi i Managers che vogliono raggiungere traguardi sempre più alti e, anche se non li raggiungono vogliono guadagnare sempre di più?”

L’Albero: “Beh sì, più o meno… qui in Svizzera e anche altrove… e anche in Italia. La “meritocrazia” è in disuso, le persone capaci vengono lasciate da parte e chi è incapace e riesce ad andare avanti guadagna cifre da capogiro. Un esempio che a mio parere è terribile, è quello delle poste, parlo delle poste svizzere dove i dipendenti sono sottoposti a turni sempre più stressanti, non solo, ma sono sempre più obbligati a “produrre”, e, per invogliarli a fare sempre meglio sono sottoposti a delle specie di “lavaggi del cervello” che fanno loro credere che le loro “produzioni” siano importantissime per evitare che i profitti diminuiscano… o per evitare che i profitti non siano più sufficienti.”

Petulante: “Non stai esagerando?”

L’Albero: “Non credo assolutamente.”

Alessandro: “Io mi accontento e mi sono trovato a gioire vedendo il trenino che va alla Forch e, dietro dei tuoi parenti di vario colore.”

LA FORCHBAHN E ALBERI COLORATI

Ingenua: “Che bella foto hai fatto. Dev’essere proprio bella Zurigo. Dovrai un po’ raccontarci dove va quel bel trenino.”

Alessandro: “Sì, Zurigo è molto bella e pulita… dove tutto è perfettamente organizzato e dove tutto costa… abbastanza. Sì cara Ingenua, ve lo racconterò.

Andando avanti, li vicino c’è un cimitero; mi sono un poco addentrato nel viale principale e ho potuto catturare coll’obiettivo della mia macchina fotografica questo albero:

LO SCONTROSO DEL CIMITERO.

Ho cercato di fare quattro chiacchiere con lui, ma, non ha voluto parlare. Chissà, magari la prossima volta che andrò da quelle parti. L’ho battezzato LO SCONTROSO e sono uscito dal cimitero, ma prima dell’uscita sono stato rapito da dei colori che non avrei assolutamente considerato autunnali.

Proprio così. Siamo abituati, almeno nelle nostre latitudini a vedere foglie gialle, stupendamente gialle come le tue, amico Albero, o tendenti addirittura al rosso con tutte le tonalità intermedie. Proprio poco prima del cancello, all’uscita dal cimitero, ho dovuto fermarmi per guardare questi colori. Non ne avevo mai visto, e ho dovuto considerare che la natura è proprio Grande, con la G maiuscola, e noi Umani non abbiamo ancora capito che, anziché combatterla e deprimerla, dovremmo agevolarla… perché lavora per noi. Per capire un po’ di più questo problema basterebbe pensare un pochino alle api… che muoiono per colpa nostra. Ne potremo riparlare.

MAGNIFICO COLORE AUTUNNALE.

Poco lontano, al di là della strada, in un giardino poco curato, questa fanciulla sembrava abbandonata. Non so mica se era un’opera d’arte e se avesse un qualche significato. Semplicemente l’ho fotografata, m’ha fatto tenerezza… così sola; nessuna scritta, nessun riferimento… e nessun calore tipo quello che chiamano umano.

LA FANCIULLA ABBANDONATA.

È la semplicità personificata. Silenziosa e senza pretese particolari. Ora che potete vederla anche voi, riuscirà sicuramente a sentirsi meno sola… non soffrirà troppo il freddo dell’inverno perché sentirà il calore dell’interessamento di chi leggerà queste righe.

Ingenua: “Ma lo sai che è proprio carina. È molto simpatica anche a me.

L’Albero: “Hai ragione Alessandro quando dici che l’interessamento di chi leggerà la farà sentire meno sola. Anche se è solo pietra o metallo, malgrado tutto ha in sé dell’”energia”. Tutto ha energia, e l’energia viaggia ad altissima velocità e raggiunge ogni angolo del Globo. Noi alberi abbiamo una grande e fantastica energia, ma anche i colori ne hanno… e ognuno di voi Umano può aver bisogno dell’energia di questo o quel colore. So per certo che voi Umani mettete a contatto della pelle degli indumenti di “quel colore” perché in quel momento sentite la necessità proprio della lunghezza d’onda di quel colore. Sembra un caso ma non lo è. D’altra parte c’è chi dice che il caso non esiste.”

Alessandro: “È quello che dico sempre anch’io… perché è così. Tornando alla “Fanciulla Abbandonata” che ha messo in moto questo discorso, come facciamo a sapere se il nostro interesse per quella statua non porterà beneficio energetico a qualcuno?”

Petulante: “È proprio così caro Alessandro. È risaputo che l’energia del pensiero di voi Umani può influenzare altri Umani… tanto nel bene come nel male. Se poi un numero maggiore di Umani “pensa” positivamente di un altro Umano o, in modo generico di quanto potrebbe avvenire, questa “collettiva energia positiva” muove la serenità e deprime le negatività. Voi Umani, che guardate sempre passivamente quello schermo chiamato televisione, non vi accorgete che state diventando sempre più pessimisti?”

L’Albero: “Non può essere che così. Loro, gli Umani, mettono in onda sempre di più, o quasi sempre programmi violenti… Loro si ammazzano sempre di più fra di loro e poi, nella realtà sembra quasi giusto, o addirittura doveroso annientare ed eliminare chi dà fastidio. Sempre armi di qualunque tipo… per regolare le controversie.”

Petulante: “Hai dimenticato i videogiochi. Sempre più ragazzini con queste competizioni… anche violente. Qualche volta si siedono su di me… come ipnotizzati. Sono veramente molto bravi, ma non riescono a usare la fantasia.”

Ingenua: “È proprio peccato! E poi ci sono quelli che si muovono “in branco” e si sentono grandi e importanti come se avessero conquistato chissà che cosa.”

Alessandro: “Non posso che essere dispiaciuto nel dover prendere atto che voi, alberi e panchine, apparentemente inanimati, percepite l’insulsaggine del comportamento di noi Umani. Quello che lascia allibiti è che, giorno dopo giorno, sempre di più, molti Umani vanno alla ricerca di “protesi” che possano dar loro forza e gioia di vivere.”

Petulante: “Intendi i vari tipi di droga?… e i traffici che arricchiscono a dismisura?”

Alessandro: “Vedo che hai ben compreso il significato di protesi. ”

Ingenua: “Non sapevo che i droghieri potessero arricchirsi così tanto.”

Petulante: “Ma no cara Sorella. I droghieri non c’entrano niente con queste droghe. Queste fanno stare apparentemente bene, ma sono proibite e, a lungo andare, possono anche uccidere.”

Ingenua: “Ho capito.”

Alessandro: “Torniamo alla bellezza e all’energia dei colori. Guardate un po’ la semplice edera, almeno penso che lo sia, che magnifici colori può donare a chi non è troppo frettoloso.”

L’EDERA… UN MURO DUE COLORI.

L’Albero: “Bellissimi colori! Hai detto giusto… la natura è grande e offre meraviglie a non finire… per chi non è troppo frettoloso. Voi Umani avete sempre fretta; non dico che dobbiate spostarvi sempre a piedi, ma volete andare sempre più veloci… e in vacanza sempre più lontani…”

Alessandro: “Che razza di argomento mi hai messo nel cervello… così interessante e così vero. Ma ora, dopo che abbiamo visto come la natura autunnale sia molto prodiga di colori, voglio abbozzarvi un argomento che mi sta un po’ a cuore; quello dei colori negli Esercizi Commerciali. Infatti, non esistono solo i colori autunnali… ma moltissimi altri. Anche se i colori primari sono solo il rosso, il blu e il giallo, la natura e noi Umani siamo riusciti a produrre un grande numero di colori e abbiamo colorato quasi tutto. A me piace moltissimo guardarmi intorno. Guardate un po’:

UN SEMPLICE NEGOZIO DI GUANTI.

Mentre si va a spasso, è possibile mettere a fuoco i colori… tanti colori… molti colori… ma noi abbiamo bisogno di colori?”

L’Albero: “Certo che voi Umani avete bisogno di colori. Senza colori non potete vivere. Ogni colore ha una lunghezza d’onda diversa… e agisce in modo diverso… e non solo sugli Umani.”

Petulante: “Anche quella dei colori è energia. Dicevamo che il pensiero è energia? Anche i colori sono energia; cosa c’è che non ha energia? Voi Umani conoscete solo l’energia elettrica e quella del petrolio… perché voi pensate solo ai soldi… e volete guadagnarne sempre di più.”

Alessandro: “Il discorso si sta facendo pesante, anche se interessante. Ne riparleremo. Vi saluto. In bocca al lupo caro Albero per il lavoro di ingiallimento delle tue bellissime foglie. Verrò ancora a trovarti prima che tu le abbia perse tutte.”

L’Albero, Petulante e Ingenua: “Ciao Alessandro. A presto.”

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LA RIPRODUZIONE DELL’ARTICOLO È VIETATA

Mi fu possibile entrare nella lunghezza d’onda di Petulante e Ingenua… poco alla volta però mi è stato concesso di poter registrare e divulgare i loro colloqui e le loro saggezze. Loro che ci guardano, ci stimano e ci criticano. La loro però è sempre una critica benevola frutto di stupore; lo stupore, anche rassegnato, verso il comportamento di noi Umani.

Registrazione del 24 novembre 2016

Personaggi:
Panchina Petulante, Panchina Ingenua e Passante Alessandro.

Panchina Petulante: “Ecco che è arrivato l’Autunno. Piango e nessuno si accorge di me. Le foglie dell’albero si uniscono alle mie lacrime… e anche il cielo con le sue lacrime.
Guardo mia sorella, un po’ più in là, la vedi?. Mi ha raccontato tutto e, in parte ho sentito tutto. Quell’umano che l’estate scorsa ha trovato serena tranquillità su mia sorella e ha usato il telefono. Uno di quegli aggeggini che si usano per parlarsi a distanza. Ho sentito tante onde attraversare l’aria vicino a me. Parlavano di amore e di promesse… anche di baci e… di stare vicini… molto vicini. Quando è andato via era molto contento.
Non è successo niente… solo speranze… speranze.”

Panchina Pèetulante

Panchina Ingenua: “Già… la vita degli umani è solo speranze?”

Passante Alessandro: “Già… purtroppo si permette di sperare quando già si sa che la speranza sarà vana. È ipocrisia?”

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PER FAVORE NON SCRIVERE MI PIACE SE NON L’HAI LETTO TUTTO.

LA RIPRODUZIONE DELL’ARTICOLO È VIETATA

 

Tutto cominciò all’inizio di novembre del 2016.
Passando distrattamente sul marciapiede, sempre distrattamente, notai un uomo adulto che parlava col suo telefonino comodamente seduto sulla Panchina N°2.
Fosse la prima volta che vedo una persona seduta su una panchina a parlare con qualcuno col cellulare.
Proseguo la mia marcia verso il supermercato da qualche anno fornitore delle nostre necessità manducatorie.
Non rimasi molto nel supermercato e, col mio fido sacchetto di plastica capace di far risparmiare sofferenze al pianeta terra… sì perché uso sempre quello per svariati mesi anziché pretenderne sempre di nuovi da buttare… quando ancora sono usabili, torno sui miei passi verso l’abitazione che, oltre ad accogliere me, accoglie anche mia moglie.
Ripassando vicino a quelle panchine, vidi che quell’uomo stava ancora parlando e, mi accorsi che la Panchina N°1 non sembrava troppo tranquilla.
Ma voi vi chiederete: “Ma come fa una panchina a non essere tranquilla?” Giusto, anzi giustissimo o troppo giusto. Eppure, ebbi l’impressione che si muovesse, che ondeggiasse appena appena, o non più di quel tanto. Sì, si muoveva. Quell’uomo continuava a parlare e la panchina N° 1 sembrava che ascoltasse e, fra sé e sé, commentasse quello che sentiva… o ascoltava le vibrazioni del parlare umano?
Tornai a casa. Pensai: “Non avrò mica bisogno dell’amico psichiatra? Speriamo di no.” Non dissi nulla a nessuno, ma, con un po’ di curiosità trovai il modo di uscire nuovamente… per andare a controllare la situazione.
Quell’uomo non c’era più e tutto sembrava perfettamente tranquillo. Andai a sedermi sulla Panchina N° 1 per sentire se qualcosa si muoveva. Nulla.
Dimenticai. Arrivò il 26, sempre di novembre e, ripassando da quelle parti, notai che sempre sulla 2 quell’uomo stava di nuovo parlando al telefono… e parlava d’amore. “Ma cosa c’è di strano? Ognuno di noi ha diritto di amare e di essere amato.” Mi misi tranquillo sulla 1 senza ascoltare quello che veniva detto… continuando a pensare ai fatti miei e, sì, al fatto che l’amore, quello vero, quando c’è non è descrivibile; c’è e basta; ognuno lo vive a modo proprio… In quel momento ebbi l’impressione di sentire sotto di me delle strane vibrazioni, e dissi a voce alta: “Il terremoto! Si muove tutto.” Guardai l’albero sopra la mia testa per prendere atto se le foglie autunnali, a causa dell’ipotetico terremoto, cadevano copiosamente. Ma no… era tutto tranquillo. In quel momento sentii una vocina femminile: “Ma no, non è il terremoto; sono io che ti sto parlando… e tu finalmente mi senti.”
“Capperi” pensai “ma da dove arriva la vocina?”
In quel momento non passava nessuno. Per un attimo ebbi paura e pensai che la cosa migliore da farsi sarebbe stata alzarsi, e andare a casa, quando: “Caro Passante,” riprese la vocina “sono io la panchina sulla quale sei seduto; stai tranquillo, finalmente riesco a farmi ascoltare da te; questa è una grande giornata; vedrai che potremo diventare amici.”
La paura stava per diventare panico. Cercai di stare tranquillo. Mi voltai leggermente verso la panchina, poi mi alzai e la ispezionai tutta per controllare che non ci fosse, sopra o sotto un qualche marchingegno elettronico. I legni erano in ordine… anche la vernice rossa. Guardai tutto intorno, feci un giro attorno al tronco dell’albero per controllare che non ci fosse nessuno nascosto, e, alla fine dovetti ammettere che poteva essere proprio la panchina.
“Ma, da quando in qua” dissi “le panchine parlano?”
“Non credere mica di essere solo tu vivo!” rispose la vocina “Anche noi abbiamo la nostra vitalità. Ogni oggetto ha le sue energie. Oggi finalmente sono riuscita a collegare le mie energie con le tue.”
“Anche la Panchina che è un po’ più in là… riesce a parlare?”
“Certamente. Ma solo se riesce a collegare le lunghezze d’onda delle energie. Vai a salutarla; vedrai che potrai sentirla. Ha una bella voce.”
“Senti, non so cosa dirti. Ci provo.”
Mi spostai di pochi metri e andai a sedermi sull’altra Panchina. Dopo alcuni istanti ebbi l’impressione di “sentirmi come accolto”, quasi come se i legni colorati di rosso si modificassero secondo i miei glutei.
“Ciao Passante” disse una bella voce, all’apparenza giovane “sono contenta. Hai fatto bene ad accettare il consiglio di mia sorella. Mi piace il tuo calore. E sono contenta di poter parlare con te.”
Naturalmente, piuttosto inebetito, cercai di scappare il più presto possibile; e scappai… tornai a casa. Però si creò in me una terribile curiosità che, piano piano mi portò a tornare a rivedere  quelle due panchine.

In primo piano PETULANTE, in secondo piano INGENUA.

Col tempo cominciai a comprendere il loro carattere. La N° 1 si chiamerà Petulante e la N° 2 Ingenua.

Cominciò così, e, da allora mi fu sempre più facile sintonizzarmi con panchine e alberi; sì, perché anche quell’albero, e non solo quello, dimostrò di poter comunicare. Si creò, in un certo senso, una strana forma di amicizia. È interessante poter sottolineare che, tanto le panchine quanto gli alberi ci vedono, ci sentono e ci osservano e si rattristano: proprio così!

Le stupidità di noi Umani sono per loro fonte di tristezza.

 

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QUESTO È UN DILEMMA

Ho letto questo articolo dell’amica Mirna:

https://mifo60.wordpress.com/2017/01/26/sono-indignata/

Mi ha fatto pensare, e, di seguito ho raggiunto questa conclusione:

Commento solo la prima parte che trovo essere particolarmente importante e fonte di commozione, cioè quella del cittadino del Gambia che s’è suicidato gettandosi nel Canal Grande.

Per prima cosa debbo dire che non mi sarei gettato nell’acqua per salvarlo perché so nuotare “quasi niente”… anche se son genovese.

In secondo luogo, se è vero che gli hanno gettato ben quattro salvagenti e lui non ne ha approfittato, vuol dire che non aveva alcuna intenzione di salvarsi.

 

Questi sono due dati di fatto… inconfutabili.

 

Ora però mi chiedo e chiedo: “Se qualcuno l’avesse salvato, contro la sua volontà, che ne sarebbe stato di lui? La Repubblica Italiana avrebbe risolto per lui tutti i suoi problemi?

Credo che si possa rispondere di no.

Sarebbe stato meglio? Credo… difficilmente.

 

Pare anche che la temperatura dell’acqua fosse di 5° e quindi sufficientemente gelida per “stordire” chiunque… anche di buona volontà.

 

Quello che non riesco a comprendere è il mentecattismo di quelli che urlavano epiteti contro quel poveretto.

E se qualcuno fosse riuscito a salvarlo e la Repubblica Italiana gli avesse dato tutto quello che desiderava, cosa sarebbe successo? Come avrebbero reagito i giornali vari che avrebbero sicuramente commentato in modo controverso?

Avrebbero detto o pensato che per ottenere qualcosa poteva essere sufficiente buttarsi nel Canal Grande?

Venezia è una città stupenda e unica. Ci sono stato poche volte, ma una volta ho fotografato proprio la Stazione e il Canal Grande… così bello!

Venezia Santa Lucia

Venezia Santa Lucia

Perché quel poveretto è partito da Milano per venire a Venezia a por termine alla propria esistenza? Forse ci sarebbe una risposta se gli Organi Preposti riuscissero ad avere delle idee un po’ più chiare e non “abbandonassero” al loro destino queste giovani vite.

Quindi? Non riesco a concludere, nel senso che forse qualcuno ha delle risposte giuste.

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21 gennaio 2017

Petulante: “Passante? E fermati un attimo.”

Passante: “Ho molta fretta. Cosa vuoi dirmi?”

Petulante: “Sei tu che devi dirmi: laggiù vicino al Gran Sasso d’Italia hanno salvato altri umani? Tu hai la possibilità di vedere su internet; l’Alberone sul Lungolago e i suoi fratelli dormono e non ci dicono niente”.

Passante: “Senti, è molto bello poterti dire che ne hanno estratto vivi da quell’albergo “invaso” dalla slavina sicuramente 9 forse 10; e, anche se c’è un ferito, stanno tutti piuttosto bene”.

Petulante: “Ma che bello! Hai sentito anche tu Ulivo?”.

Ulivo: “Certo che ho sentito… che bella notizia.”

Ingenua: “Evviva, evviva… una notizia così bella scalda i legni della mia panchina”.

Ingenua... la sorella di Petulante.

Ingenua… la sorella di Petulante.

Ulivo: “Ma tu passante, lo so che facevi il medico, che effetto ti fa sentire che in tantissimi hanno lavorato giorno e notte per sperare di salvare delle persone, quando un po’ più in là degli umani, in nome di Dio, sembra si divertano a giocare con la vita di chi non la pensa come loro e alcuni umani come te vengono decapitati?”

Petulante: “Ho pensato la stessa cosa.”

Passante: “Mi piange il cuore… anche pensando che la Comunità mondiale, che a suo tempo fondò l’ONU, rimane a guardare perché non riescono a mettersi d’accordo. Sapeste quante volte, di giorno e di notte, abbiamo lottato in ospedale per salvare una vita e quelli, e non solo quelli, oltraggiano il mistero della vita… sì perché la vita è un mistero.”

Ulivo: “Ma non credi che anche certi gradi di malvagità degli umani possa essere considerato un mistero?”

Passante: “Hai perfettamente ragione. Ne potremo riparlare; ora devo proprio andare. Ciao a tutti.”

Petulante e Ulivo: “A presto. Ci piace chiacchierare con te.”

 

 

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