Il tarlo delle buche delle lettere è in me da… relativamente poco tempo.
Fui in Germania per la prima volta, se non vado errando, nel 1948. In quell’anno ero da mia nonna, in Svizzera, e, con una cugina di mia mamma, andai da Romanshorn a Friedrichshafen (col vaporetto… naturalmente!).
La cugina andò a trovare un’amica, mentre per me affittò una barca e remai tranquillamente sottocosta in acque tedesche. Ricordo poco di quella visita. Mi rimase impresso lo squallore di una Germania appena uscita da una guerra catastrofica.
Andai molte altre volte in Germania, prima e dopo la caduta del muro di Berlino. In due situazioni particolari ho potuto verificare l’efficienza dei sudditi della Merkel, in una terza occasione mi fu possibile dare spazio all’acquisizione di un’istantanea a favore delle mie famose buche.
Anche la Germania, almeno quella dell’ovest, aveva il proprio miracolo e lo dimostrava in modo abbastanza palese, ogni volta che qualcuno la raggiungeva come turista. Già c’ero andato da studente pernottando negli Ostelli della Gioventù. Non ero andato oltre il lago di Costanza, ma avevo notato il desiderio tedesco indirizzato all’efficienza e alla gentilezza.
Lo constatai quando per studio, andai in un paesello della Foresta Nera o, da quelle parti.
Fu un avvenimento incredibile che val la pena di essere raccontato. Ripeto, dovevo andare in un paesello di poca importanza strategica a nord di Friburgo in Breisgau.
Presi tranquillamente il treno sapendo che a Basilea avrei dovuto cambiare. Dopo essere salito sul treno tedesco, dopo la partenza arrivò gentilissimo e puntuale il controllore. In Germania non chiedono al viaggiatore se ha il biglietto come si fa in Italia o in Svizzera, no, là chiedono la “carta di viaggio” che è la traduzione letterale di Fahrkarte. Mostro tranquillamente il mio biglietto e chiedo al controllore se questo treno si sarebbe fermato al “Paesello”. Il controllore, guarda l’orario e risponde: “Sì, si ferma.”
Sono tranquillo.
Dopo Friburgo e, dopo la partenza del treno arriva un altro controllore al quale chiedo: “A che ora arriviamo al Paesello?”
“Ma questo treno non ferma al Paesello. Lei deve scendere alla fermata prima o a quella dopo.”
“Perbacco. Per fortuna che gliel’ho chiesto. Peccato! Il suo collega in partenza da Basilea mi disse che si sarebbe fermato.”
Di rimando il controllore: “Mi dispiace molto. Aspetti un momento. Ora c’è la fermata e devo scendere. Torno fra poco.”
Il treno si ferma, e poco dopo riparte.
Il controllore torna da me e: “Il mio collega si è sbagliato. Avrebbe dovuto stare un po’ più attento. Dato che a lei è stata data un’informazione sbagliata e lei si è organizzato in modo conseguente, durante la fermata ho fatto un paio di telefonate e ho fatto in modo che il treno fermi al Paesello.”
Si prenda atto che non era ancora l’era dei telefonini. Quel controllore usò il telefono “fisso” della stazione durante la fermata.
E il treno si fermò in quella stazioncina sperduta in mezzo alla campagna semplicemente per far scendere me. Un’informazione sbagliata? Non importa, bisogna essere gentili e, nel limite del possibile riparare. Era questa l’efficienza, la gentilezza e l’educazione delle ferrovie tedesche? Sembrava di sì.
Dopo essere sceso dal treno, nel buio della sera invernale, trovai fortunatamente un impiegato, l’unico della stazione. che mi chiamò un taxi. Mi fu possibile raggiungere l’albergo, darmi una sistematina, andare a cena e, dopo aver passato una notte nel letto d’albergo, essere pronto, l’indomani per il corso di specializzazione.
Quel Paesello si trova proprio sulla linea che, qualche anno dopo mi permetterà un’altra interessante situazione… degna della gentilezza di un personale efficiente.
Ero ad Amburgo… su un ICE che parte in perfetto orario verso sud. In meno di 8 ore avrei dovuto essere a Berna.
Avevo programmato, intorno a mezzogiorno, di andare a mangiare nel vagone ristorante. Non era un self service e sufficientemente buono con servizio gentile e prezzi abbordabili. D’altra parte ero in vacanza e pensai fosse giusto e necessario prendersi qualche piccola soddisfazione.
Il viaggio procede spedito e senza intoppi finché l’altoparlante del treno chiede l’intervento di un medico. Non conosco troppo bene la lingua tedesca, però non posso star fermo. L’Avrei fatto volentieri dato che non avevo alcuna attrezzatura medica o medicamenti di sorta e non potevo immaginare cosa avrei potuto trovare.
Raggiungo il vagone dove qualcuno sta male e ha bisogno di un medico. Trovo un uomo anziano coricato nel punto dove finisce il vagone, vicino alla porta d’uscita. È dolorante.
Era caduto e si era fratturato, probabilmente il collo del femore. A causa del mio tedesco imperfetto, non l’avevo capito. Credevo che avesse male da qualche parte, e per questa ragione l’avessero coricato perché fosse il più comodo possibile. Per fortuna, pochissimo dopo, arrivò un medico “vero” che parlava il loro buon tedesco e l’enigma fu risolto.
Quando il treno arrivò alla prima fermata, sul marciapiede era ad attenderlo un’ambulanza e, con le dovute moderne cautele (analgesici, cuscini d’aria, ecc.) e coll’ausilio di un medico, l’anziano fu “issato” sull’ambulanza e il treno poté ripartire.
Ripartì con un’ora circa di ritardo.
A questo punto iniziò l’efficienza delle ferrovie tedesche. La consapevolezza del ritardo causato da una situazione particolare nella quale non c’era, da parte delle ferrovie, colpa alcuna, spinse il personale a minimizzare il disagio ai viaggiatori che avrebbero perso le previste coincidenze.
Per questa ragione, l’altoparlante del treno cominciò a consigliare le fermate per la varie destinazioni e le eventuali variazioni di percorso.
Per me il viaggio continuò in parte nel vagone ristorante. Ricordo ancora cosa mangiai: Spezzatino con contorno di patatine. E, da bere, naturalmente una birra tedesca.
Quanto accadde in quel vagone ristorante ha dell’inverosimile se vogliamo fare un paragone col modo di considerare la clientela da parte dei Dirigenti o “Addetti ai Lavori” di Trenitalia.
Presi posto nel vagone ristorante e, dopo aver dato un’occhiata al menu, ordinai lo spezzatino; la signorina che prese l’ordinazione mi disse: “Lei ha diritto a una bevanda gratuita non alcoolica.” Pensai di non aver capito bene e chiesi: “Per quale ragione?”.
La risposta: “Dato che lei si è offerto di aiutare quell’uomo infortunato, le Ferrovie Tedesche le offrono una bevanda per ringraziarla.”
Risposi: “Ma io non ho fatto nulla di speciale, anzi, a causa del mio tedesco imperfetto non sono stato di alcun aiuto.”
“Non ha alcuna importanza” rispose la signorina “Lei si è scomodato dal suo posto e le Ferrovie vogliono dirle grazie.”
“Bene, grazie. Dato che la birra è alcoolica, alla fine prenderò volentieri un caffè.”
Questi sono i tedeschi degli anni 2000? Ma questi sono gli stessi tedeschi che hanno votato l’Angela Merkel?
La prima volta che fotografai una buca delle lettere tedesca, fu nel 2008 a Kiel, nel nord.
Sempre a Kiel, ma durante un’altra occasione, cercai un ufficio postale per spedire una cartolina ai miei nipotini. Trovai una specie di cartoleria che fungeva da ufficio postale e aveva solo francobolli brutti, o per lo meno, non commemorativi.
È interessante notare come in Germania non si sa dove viene timbrato il francobollo. Semplicemente BRIEFZENTRUM (Centro delle lettere).
Ora sul francobollo c’è scritto Deutschland (Germania). Un tempo però, prima della guerra, c’era scritto Deutsches Reich.
Non ho mai collezionato i francobolli tedeschi. Semplicemente li ho tenuti quando me li regalavano.
Quando finì la Seconda Guerra Mondiale, la Germania fu fatta “a fettine” più o meno grandi. La stessa sorte toccò alla città di Berlino.
Postalmente parlando ci fu una certa rivoluzione che ricalcò la situazione delle “fettine”.
FINE SECONDA PARTE
è sempre un piacere leggere le tue storie di viaggio…buonanotte e buona domenica Quuarc
Cara Mi,
Ti ringrazio per la tua gentilezza.
Buona notte anche a te e… sublime domenica.
Quarc
Buona Domenica Quarc con UN ABBRACCIO!
Altrettanto cara Simona.
Un grande abbraccio anche a te.
Quarc
Bellissimo e incredibile racconto. Per me che viaggio quotidianamente sui treni italiani, mi pare fantascienza
Cara “Pendolante”,
Quello che ho scritto è sacrosantamente vero e a me accaduto qualche anno fa.
Ti ringrazio del commento e del fatto che hai letto l’articolo. Purtroppo viene scritto sovente “mi piace” senza aver letto niente. Scrivo l’articolo per me e per chi vuole leggerlo e sono molto contento quando qualcuno mi dimostra di averlo letto veramente.
Buona Domenica.
Quarc
Oddio, mettere un “mi piace” senza aver letto è pericoloso, oltre che onsensato. Puoi avvallare teorie o pensieri che non condividi. Se metto un “mi piace” senza commentare è solo perchè non ho altro da aggiungere allo scritto
Cara Pendolante,
Grazie per quello che hai scritto.
Quarc
Bella serie di aneddoti che bene illustra la teutonica efficienza.
Eh sì, sono diversi da noi!
Io ricordo che mi colpirono le stelline sul display con l’orario del treno, due o tre, corrispondevano ai minuti di ritardo.
E riguardo alle buche delle lettere ad Amburgo ho visto le buche per la posta in partenza la domenica, da non credere eh? Buona serata a te!
Grazie Miss,
Hai ragione, sono diversi da noi!
Noi avevamo a Principe le buche con le destinazioni Torino, Milano e Roma che venivano aperte un certo periodo prima della partenza del treno. Si era sicuri che la lettera sarebbe stata caricata su “quel treno”.
Ora le poste vogliono solo guadagnar soldi.
Buona Domenica.
Quarc
Dal 1970 al 1981 sono stata ogni anno in Germania, nel Baden-Wuertenberg, nel Nord Rhein Westfalen e nel Palatinato. Ci restavo da un massimo di due mesi a un minimo di tre settimane, viaggiando sempre da sola. Ci sono tornata ancora tre volte dopo sposata, l’ultima volta nel 1991. Intrattengo ancora corrispondenza con alcuni amici tedeschi e, da quello che mi raccontano, non sento più il desiderio di tornarci.
A proposito di francobolli, io ho una collezione di bolli staccati dalle buste della corrispondenza che ricevevo. Per quanto riguarda la Germania ne ho anch’io di quelli vecchi, detti “della Braune Band” o dell’inizio del novecento. I più belli sono quelli raccolti nei libricini commemorativi ” Die Sonderpostwertzeichen der Deutschen Bundespost” dal 1978 al 1985, regalatemi per i miei compleanni da cari amici, dove venivano raccolti tutti i francobolli speciali di un anno con l’aggiunta anche di quelli di Berlino.
A proposito di poste italiane, se dal mio paesello della bassa bresciana invio una lettera a una famiglia dello stesso paesello, questa viene inviata a Verona per lo smistamento e poi ritorna qui, naturalmente ci passano un bel po’ di giorni quando non si perde. Allora faccio una passeggiata e la ficco io nella cassetta delle lettere e ci risparmio il francobollo. Rileggevo le lettere che mia madre e mio padre, fidanzati nel 1946, si scrivevano, lui da Bressanone e lei dal paese del mantovano dove poi io nacqui. Dai francobolli e dai timbri sulle buste, le lettere partivano al mattino e venivano consegnate la sera stessa, al massimo il giorno dopo. Povera Italia, che bello il progresso che abbiamo avuto, e, ormai, povera Europa!
Brava! Conosci bene la Germania.
Poi un bel giorno mi dirai che tipo di lavoro facevi.
Sai, io facevo il medico, e, il medico se vuol curare deve essere curioso.
Durante la guerra, una cartolina dalla Svizzera a Genova impiegò un giorno!
Poveri noi.
Quarc
Ero segretaria d’albergo ed interprete, lavoro stagionale, più o meno sedici, diciassette ore al giorno, tutti i sacrosanti giorni della settimana per otto mesi l’anno, poi ci licenziavano e assumevano l’anno successivo. Non avrò mai la pensione nonostante fossi assicurata. Dopo 15 anni ho scelto di fare la casalinga e, per aiutare mio marito ho fatto un po’ di interprete “volante” per alcune ditte del mio paese, per qualche anno, poi ho smesso perché i miei genitori avevano bisogno di essere assistiti nella loro vecchiaia. Sono felice di avere fatto queste scelte, mi è piaciuto quello che ho fatto ed è stato molto istruttivo. Ora ho in mente di fare la mia prima e ultima mostra personale di pittura, per festeggiare i miei prossimi 70 anni nel 2018. Esporrò in una piccola galleria del mio paesello e mi divertirò a osservare la faccia di chi verrà a vedere le mie opere.
Cara Neda,
Trovo che quello che hai fatto ha lasciato in te sicuramente dei ricordi indelebili.
La cosa più bella è che sei soddisfatta delle tue scelte… s’impara sempre qualcosa.
Ora, buona fortuna nella preparazione della mostra.
Ciao.
Quarc