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Nel TREDICI pubblicato 15 giorni fa devo rammaricarmi per il fatto che ho ricevuto ben 14 « Mi Piace », ma nessuno s’è scandalizzato per il fatto che le poste abbiano impiegato ben 24 giorni per recapitare la cartolina delle elezioni…quella cartolina che avrebbe potuto far ottenere delle agevolazioni (sconti) di viaggio andando a votare (diritto dovere).

Se nessuno s’è scandalizzato può significare 2 cose… o che nessuno è arrivato a leggere quanto ho scritto, e quindi il « Mi piace » suona come un « mi piace » fasullo, o che all’italiano va bene così e non si meraviglia più se qualcuno ruba… infatti, recapitare un oggetto così importante (chissà quanti ne sono stati spediti! Quello per me è arrivato insieme a quello per mia moglie), con cotale ritardo è l’equivalente del rubare.

Se nessuno s’è scandalizzato e pensa che intanto in Italia è così e non si può far niente, forse non si è reso conto che è sempre peggio o… diventa legale rubare ?

Le lettere che scrissi a Genova, mai arrivate, secondo il lessico delle nostre poste… si sono smarrite ; in realtà sono state rubate.

Non credo assolutamente di poter cambiare nulla, non foss’altro che per il fatto che non abito in Italia, credo però che, se l’italiano non si sveglia… come si potrà pensare a un futuro nel quale la parola rispetto arriverà ad essere considerata obsoleta ?

Certo che qualche partita di calcio calma ogni animo verso gli Amministratori della nostra Repubblica… e i Benpensanti si troveranno ghettizzati come i fumatori negli Stati Uniti.

Proprio così. Negli Stati Uniti i fumatori sono ghettizzati. Così li vidi quella volta che misi piede da quelle parti.

Eppure, qualche anno prima si fumava alla grande… anche al cinema e nei film. Basta pensare al grande Humphrey Bogart… sempre con la sigaretta in mano o in bocca.

Anche i francobolli parlavano chiaro con una serie di 3 francobolli del 1950

2 dei 3 francobolli del 1950… c’è amore per il tabacco.

Cos’è poi successo ? Come in tantissime situazioni s’è passati da un estremo all’altro. Quando qualcuno s’è reso conto che il fumo può, ripeto può far venire il cancro al polmone… APRITI CIELO… guai fumare !

Allora Poste Italiane buttano fuori questo francobollo che, in quartina ha ben viaggiato da Villadoro in provincia di Enna a Valsolda… sul Lago di Lugano (Ceresio).

Busta viaggiata con francobolli del 1982

Appunto proprio a Valsolda… quella località che molti ricorderanno con più o meno piacere per aver studiato, o semplicemente letto, il libro del Fogazzaro. Quel libro molto bello ambientato proprio sul Lago di Lugano, in Italia, a pochissimi chilometri dal confine con la Svizzera… PICCOLO MONDO ANTICO.

Il timbro d’arrivo sul retro della busta

Ricordo, abbastanza anni fa, di aver visto alla televisione lo sceneggiato del romanzo con scene dei tempi antichi e, naturalmente Ombretta. Ricordo che a scuola fu obbligatorio leggere il libro… per questa ragione non posso dire di averlo gustato nello stesso modo come potrei apprezzarlo oggi.

Fu un grande romanzo che coinvolse anche i moti che portarono alle Guerre d’indipendenza e all’Egemonia di Torino sul resto dell’Italia. Lo sceneggiato aveva come protagonista Alida Valli… grande cittadina di Pola… oggi Croazia.

Francobollo del 2021 commemorante l’attrice Alida Valli 

Anche Alida Valli ha avuto giustamente il suo francobollo. Non è speciale, ma è sufficiente per farci capire che è stata una delle grandi del cinema italiano.

Dopo la digressione su Valsolda e Piccolo Mondo Antico vale la pena di vedere bene il francobollo del 1982 che ci ha portato a ricordare il Romanzo del Fogazzaro :

INSOMMA… SE FUMI SEI MORTO !!!

L’interessante è che oggi sono moltissimi quelli che ci credono.

Anch’io sono convinto che il fumare possa far male… o anche molto male, ma sono anche convinto che non c’è sufficiente oggettività quando si fanno certe asserzioni… per due semplici ragioni :

La prima è che non ci sarebbe niente di male se si analizzasse psicologicamente il fumatore e si arrivasse a comprendere… PERCHÉ FUMA ?

La seconda è che, la vita sempre più stressante (BISOGNA FAR TUTTO SEMPRE PIÙ PRESTO E FAR GUADAGNARE TANTI SOLDI), oltre a poter stimolare il fumatore, produce oggi molte malattie di tipo psico-neurologico terribilmente destabilizzanti. Quindi, bisognerebbe educare il Genere Umano ad essere un po’ più « rilassato » e rispettoso del prossimo.

Una terza ragione? : « Cosa ci mettono nelle sigarette i trafficanti del tabacco ? Qualcosa che dà assuefazione ?».

Sarei convinto che sarebbe molto meglio permettere al lavoratore, e per lavoratore intendo chi lavora, di avere una vita un po’ più serena senza che si senta in continuazione obbligato a fare sempre di più e in tempi sempre più brevi. È risaputo che non fa bene, ma non si fa nulla per cercare di spostare l’ago della bilancia.

Ebbi occasione di scrivere che mi piacque far sì che i francobolli facessero il loro dovere, e, cioè, trasportassero oggetti di corrispondenza… anche molto lontano.

Feci un invio in una Nazione molto lontana… che sicuramente suona come sconosciuta nelle orecchie di molte persone… PAPUA NUOVA GUINEA.

L’inviai utilizzando una quartina da 400 lire della serie Siracusana.

Busta indirizzata ad AITAPE.

L’oggetto di corrispondenza rimase in circolazione ben 298 giorni, e, per questa ragione si presenta piuttosto logoro.

Devo però dire che mi diverte poter dire che possiedo il timbro di quella località piuttosto agli antipodi.

Timbro, unico ed irripetibile di Aitape.

È interessante poter asserire che dopo solo 6 giorni la missiva era già arrivata da quelle parti… praticamente agli antipodi. Forse perché eravamo negli anni ’76 ?

Io credo che oggi la tecnologia abbia fatto troppi passi da gigante e… giganteggiando rischia di farci annegare tutti.

È comunque interessante come quella busta ritornò in mie mani con tanti… tanti timbri.

Retro della busta… tanti timbri di Papua New Guinea.

Ebbene sì ritornò a me dopo 298 giorni… quasi un anno. La busta era un po’… consumata… ma integra e felice di aver girato il mondo. Quei 4 francobolli da 400 lire avevano fatto il loro dovere. Ecco perché mi piacciono i francobolli timbrati… perché hanno fatto il loro dovere.

Molti considerano il francobollo solo come bene rifugio e pensano quanto potrebbe valere. Esistono appunto dei francobolli che, se hanno fatto il loro dovere, non valgono più nulla… se invece sono integri possono valere anche un bel po’ di Euro.

Un esempio è il 30 lire della prima serie ordinaria repubblicana.

Francobollo del 1947… timbrato.

Questo francobollo, nuovo, con gomma integra valeva nel 2008 € 550. Oggi non lo so… oggi che Poste Italiane hanno distrutto, e stanno continuando a distruggere il gusto di collezionare francobolli rendendoli quasi inesistenti negli uffici postali. Che poi, coll’introduzione sui francobolli delle lettere A e B, Zona 1, 2 e 3 e i vari 50 g, gli stessi addetti alla spedizione di Raccomandate e Assicurate non conoscono il valore del singolo francobollo… e non hanno neppure un prontuario che possa aiutarli a dipanare elegantemente la matassa. Questa realtà potrà far sorridere in uno dei prossimi capitoli.

(Probabilmente continua)

Leggo questo titolo su GENOVAQuotidiana :

Pare sia successo in città… su una strada che ho percorso migliaia di volte per andare all’Università prima e in Ospedale al lavoro anni dopo.

Mi chiedo se è necessario che l’Italia debba essere invasa da orsi, lupi, cinghiali, nutrie e altri animali.

Quand’ero giovane non c’erano, si viveva decentemente e sono diventato vecchio (87). Di questo passo, come dovranno andare in giro le nuove generazioni ?

Sono d’accordo sul fatto che gli animali non debbano essere maltrattati…

Perché permettiamo che si maltrattino gli Umani ?

Nell’UNDICI abbiamo accennato ai nostri Grandi connazionali… Marconi e Meucci.

Tutto cominciò grazie a loro… 

Oggi possiamo vederci e parlare a distanza; allora sembrava impossibile, o già fantastico, poter comunicare a distanza… senza vedersi… ma sentirsi.

Francobollo del 1965

Tutti sanno tutto di Guglielmo Marconi… molto meno di Antonio Meucci. Fu lui ad inventare il telefono e, quasi quasi gli rubò la gloria Alexander Graham Bell.  Il Meucci, dopo una vita travagliata in Toscana, passò ben 15 anni a Cuba, poi si trasferì negli Stati Uniti; pare non navigasse in ottime acque e non gli fosse possibile rinnovare il brevetto del suo telefono… che chiamò Telettrofono. La paternità del telefono fu piuttosto travagliata, tant’è vero che fu definitivamente e ufficialmente attribuita al Meucci solo nel recente 2002. È un fatto che un certo Alexander Graham Bell scozzese di origine, brevettò, a quei tempi in America, il suo brevetto del telefono… pare però dopo l’invenzione del Meucci. Naturalmente il Meucci, anche lui in America, era già famoso prima del 2002 e per questo fu immortalato su un francobollo nel 1965 insieme a Guglielmo Marconi. Ricevette un altro francobollo nel 1978 assieme ad altri 5 personaggi illustri… un blocco di 6 francobolli, tutti da 170 lire… ognuno con l’effige di un personaggio illustre. Potrebbe essere interessante analizzare ognuno di questi 6 illustri.

Sestina del 1978 con 6 personaggi illustri.

Questi illustri, 5 uomini e una donna, sono abbastanza conosciuti… molto meno dalla nostra moderna gioventù che passa interminabili ore a sfiorare coi polpastrelli lo smathphone, mandando e ricevendo messaggi e fotografie d’ogni tipo. Raramente c’è un collegamento con la cultura e con la storia. Forse, rivolgendo loro una domanda potranno dirmi chi era Vittorio Emanuele II, difficilmente cosa faceva Matilde Serao. Ebbene, questo semplice blocco di francobolli potrebbe stimolare ad andare a ricercare cosa fecero queste persone quando erano ancora in vita. Un tempo sarebbe stato necessario consultare l’enciclopedia coi suoi volumoni… sempre a disposizione per essere sfogliati; oggi internet può aiutare moltissimo… si direbbe: “Basta un clic”. Oggi i clic dobbiamo utilizzarli in continuazione per dare seguito ad una burocrazia sempre più farraginosa, ma apparentemente sempre più snella… snella per chi è cresciuto assieme alla tecnologia… catastrofica per chi è cresciuto con “carta, penna e calamaio”. Chi è cresciuto con la tecnologia, sa cos’è un calamaio? Non si può fermare o rallentare la tecnologia e il progresso.

Francobollo del 1978 dedicato ad Antonio Meucci.

E, dato che non si può fermare il progresso, neppure quello della medicina che, con buona probabilità ha dimenticato, per la maggior parte delle malattie la funzione del cerebro e dell’anima e, prima o dopo, si cimenterà col trapianto di cervello umano o artificiale dotato di intelligenza superiore, torno volentieri a quell’uomo che, inventando il telefono ci permette di passare ore e ore a stritolare gli organi dell’orecchio.

Rispetto a Guglielmo Marconi, Antonio Meucci ebbe pochi riconoscimenti filatelici. Nel 2003, forse per il fatto che nel 2002 fu riconosciuto come inventore del telefono, Poste Italiane gli dedicò un francobollo con un foglietto… che trovo essere molto simpatico. uò destare interesse il particolare che in America BELL può essere sinonimo di TELEFONO. Ne ho preso ben atto quel giorno che ad Halifax fotografai un telefono pubblico… anche piuttosto storto e senza cabina.

Un telefono canadese della Compagnia Aliant.

Forse, ai tempi, i contendenti dell’invenzione non potevano immaginare quanto avrebbe potuto essere importante la loro invenzione e quanto avrebbe potuto essere determinante nella vita dell’Essere Umano.

Se prima si telefonava ogni tanto stando in piedi accanto a un telefono attaccato al muro, oggi lo si fa ad ogni pié sospinto. Non è infrequente il telefonino come droga… che sicuramente produce danni ai tessuti nervosi dei più giovani. 

Se il telefonino è “droga” per molte persone, anche quelle meno giovani, i soldi, ovvero la necessità di guadagnarne molti, sembra sia “droga” per l’Amministrazione Postale svizzera. Probabilmente anche per Poste Italiane che trascurano in modo ignominioso proprio il Servizio Postale. È di questi giorni quanto val la pena di raccontare a dimostrazione che Poste Italiane, non solo trascurano il Servizio Postale, ma potrebbero anche essere considerati dei ladri o dei truffatori.

Francobollo Foglietto del 2003 in onore di Antonio Meucci.

Come forse si sa, sono nativo di Genova, ma, la mia ultima residenza italiana è in un Comune della Liguria nel quale il 14 e il 15 maggio si vota. Essendo io residente AIRE (Anagrafe Italiana Residenti all’Estero) ho diritto di votare in quel comune e di avere le agevolazioni di viaggio per recarmi a votare. 

Il Comune spediva e spedisce la cartolina… che, fra l’altro, serve per avere lo sconto sul treno.

Ebbene, Il Comune, ligio al proprio dovere, spedisce per tempo la cartolina, e lo dimostra la seguente stampigliatura…

Spedisce esattamente il 18 aprile scorso e deve pagare la normale tassa di € 1.25…

Quando arriva la cartolina?

La cartolina arriva il 12 maggio 2023… 24 giorni dopo… troppo tardi per organizzarsi. Non è colpa delle poste svizzere… sempre ligie al dovere… anche se, a certi livelli, piuttosto care.

È infatti dimostrativo dell’interesse ad incassare quanto recentemente a me accaduto e degno di sberleffo.

Ho un regolare rapporto epistolare con un mio quasi coetaneo di Trieste che, fra l’altro, apprezza i francobolli. Recentemente ho dovuto mandargli una missiva piuttosto pesante e, affrancando con francobolli belli, per evitare ai ladri delle poste di intervenire, ho spedito Raccomandata spendendo 10 franchi svizzeri fino a 100 grammi. La missiva ha impiegato 15 giorni ad arrivare; ho pensato trattarsi di un caso.

Una lettera inviata a Genova con un francobollo come questo non è stata mai consegnata. Risulta tutt’ora smarrita… ovvero rubata. 

Pochi giorni fa preparai una la busta da spedire a Trieste raccomandata… e la pesai. La mia bilancia mi comunicò un peso di 100 gr. puliti. Non l’affrancai pensando che i francobolli avrebbero fatto superare il peso. L’impiegata delle poste svizzere, una fanciulla belloccia, mi disse che, secondo la loro bilancia il peso era di grammi 101, per cui il prezzo della raccomandata sarebbe arrivata a ben 16 franchi svizzeri… quando oggi il franco svizzero vale di più dell’Euro. Faccio capire che mi sembra assurdo, per un grammo, dover spendere 6 franchi in più. Niente da fare; o 16 franchi o nulla. Ho preferito il “nulla” e, due giorni dopo, dovendo attraversare il confine e andare in Italia, pensai di spedirla prioritaria dall’Italia… e con un bel francobollo… come questo del 2009 che commemorava il Festival Internazionale della Filatelia: 

Anche la bilancia di Poste Italiane non si trovò d’accordo con la mia bilancia, però avevo già incollato il francobollo e, riuscii a convincere l’addetto allo sportello che si trattava del peso del francobollo. In questo caso avrei dovuto spendere quasi il doppio, per cui, il buon senso fece la sua parte e la missiva partì per Trieste… impiegò 2 giorni. Quanto mi costò? € 2.80… anziché 16 franchi svizzeri pari a più di 16 Euro.

VICISSITUDINI POSTALI?… al di qua e al di là della Frontiera!!!

(Probabilmente continua)

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È proprio come dicevo. Ho potuto approfittare dell’esistenza delle Crociere per visitare, anche superficialmente, angoli di mondo dove molto probabilmente non sarei mai andato.

Così, dopo aver analizzato un timbro della Cornovaglia, non può non venirmi in mente di essere stato in Scozia… nel nord della Scozia. Avevo bisogno di un timbro di quella località… perché m’era piaciuta e potevo, in questo modo, arrivare a ricordarla.

Non fu difficile prendere una busta e mettergli sopra questo francobollo.

Affrancatura del 2018

Solo Elisabetta II può dirci che questo è un francobollo britannico. Una volta appiccicato il francobollo nel punto giusto e indirizzata la busta Fermo Posta, per poter verificare il tempo del viaggio, non mi rimase che andare nell’ufficio postale di quella località.

Ufficio Postale di INVERGORDON.

Questo l’ufficio postale con la caratteristica che si trova in un angolo protetto del supermercato SPAR. Molto piacevoli le finestre affrescate al primo piano.

Chiedo gentilente un timbro della località sulla busta… lo chiedo con un mio pessimo inglese.

Timbro  di Invergorgon

 L’addetta, non più giovanissima, mi fa capire che non usa fare quello che io chiedo e che, non si può fare. A fatica riesco a convincerla e a farmi mettere, molto nitido, un bel timbro.

La busta, partì e arrivò in 5 giorni.

Oltre il nord della Scozia ci sono le ISOLE ORCADI con capitale Kirkwall.

Le Isole Orcadi

Lassù ci portò una crociera e, fu appunto fra quelle isole che mi fu possibile fotografare, oltre all’Ufficio Postale, anche l’auto della posta… della ROYAL MAIL. La guida del posto, un’italiana trasferita per amore su quelle ventose isole, ci disse che fra quelle isole non ci sono malfattori e che la popolazione locale è sempre pronta ad aiutare. Al nostro stupore circa la “mancanza” di malfattori, ci disse che, ai tempi, chi si comportava male veniva “scaricato” su un’isoletta disabitata. Se qualcuno, malgrado l’inclemenza del clima, voleva portargli generi di consumo, poteva farlo a proprio rischio e pericolo. Se nessuno portava ristoro al malfattore, cosa che accadeva molto raramente, quello, finiva sicuramente in malo modo i suoi giorni.

Il Furgone della Royal Mail

Su quelle isole non trovai una di quelle buche caratteristiche delle poste britanniche. Mi fu possibile fotografarla, sempre in Scozia, a Glagow… addirittura doppia.

Buca delle lettere doppia a Glasgow

Nelle Orcadi trovai invece una coppia di quelle tipiche cabine telefoniche.

Non mi è dato sapere se le cabine telefoniche sono ancora là o, come succede qui in Svizzera… spariscono. È un fatto che, oggigiorno se non possiedi un cellulare valido e ben carico, se dovessi trovarti in difficoltà non potrai fare come si faceva un tempo e cioè utilizzare una cabina telefonica o il classico posto telefono pubblico. A me è successo, proprio recentemente; il mio cellulare un po’ antiquato non captava; dovevo comunicare con mia moglie… ma mi è stato impossibile… addio cabine telefoniche. Certo che avrei potuto fermare qualcuno e chiedergli aiuto.

Due cabine telefoniche a Kirkwall (Isole Orcadi).

Per rimanere ancora un poco a livello dei britannici, ecco un francobollo di Malta a noi molto vicina.

Francobollo di Malta

L’arcipelago maltese è molto vicino alla Sicilia. Fu un possedimento britannico; dal 1964 è uno stato indipendente… ora Repubblica di Malta. Fa parte dell’UE e ha adottato l’Euro.

Malta, oltre ad essere una meta turistica, riceve frequentemente ospiti che si recano sulle isole maltesi per imparare la lingua inglese. Questo dimostrerebbe che l’influsso britannico è ancora ben presente… anche se prendiamo in considerazione le buche delle lettere… come questa da me fotografata a La Valletta:

Sembra quasi di essere a Londra!

Buca delle lettere a La Valletta capitale dell’isola di Malta

Non so se questa buca maltese è stata rimossa dato che altre buche da me fotografate a Malta erano completamente diverse. È un fatto però che i britannici hanno lasciato le loro impronte postali anche in territori molto lontani, non più britannici, come Hong Kong.

Penso che potrò tornare sull’argomento.

Ora però desidero tornare in Italia… in quell’Italia che non aveva ancora adottato l’Euro… ma era lì lì per farlo. C’era ancora la Lira e, l’italiano s’era abituato a maneggiare il biglietto da Mille lire come se fossero noccioline. Mi piace dare spazio a questo blocco di francobolli da 1000 lire… naturalmente per un invio piuttosto pesante.

Blocco di 10 francobolli del 1000 lire della serie la Donna nell’Arte.

Più volte abbiamo visto questo francobollo. Quante volte ci siamo chiesti chi sia questa donna e, dove sia stata ritratta?

È il busto di Costanza Bonarelli ritratta da Gianlorenzo Bernini… già amante del famoso scultore.

Busto di Costanza Bonarelli (da Wikipedia)

Da quando ho iniziato a “divertirmi” scrivendo di questioni postali, mi sono reso conto di non aver approfondito in passato il significato più interessante del francobollo. Anch’io ho visto molte volte il francobollo da 1000 lire, e lo stesso francobollo in lire e Euro e poi solo Euro, ma non mi sono mai documentato in modo sufficiente. Trovo ora quasi “succulento” l’andare in profondità per fare emergere un po’ di storia… e non solo.

Si pensi che, prima di questa, l’Italia emise una serie molto “corposa” cosiddetta dei Castelli d’Italia… e in Italia ce ne sono molti… da vedere e da visitare. Questo potrà essere un esempio per il futuro.

Serie del 1980. Valore da 150 lire

Con questa serie son stati presi in considerazione più di 30 castelli sparsi sul territorio nazionale. Penso che in futuro potrò divertirmi andando ad analizzarli. 

Questo di Miramare è abbastanza famoso e ha una storia interessante… non tutti sono così. La storia di questo castello cominciò quando Trieste faceva parte dell’Impero Austro-ungarico. Oggi il castello è un museo della città di Trieste.

(Probabilmente continua)

S’è accennato a Portoferraio… grazie a Napoleone Bonaparte che vi soggiornò. Ebbene, come tutti sanno Portoferraio fa parte di una delle isole, fra le piccole, più belle del Mediterraneo.

Il timbro di Portoferraio può non essere bello, ma viene proprio di là… e poi, non solo è unico con quella data, ma, come già scrissi, oggi è molto difficile ottenere il timbro postale di una determinata località.

Timbro di Portoferraio in provincia di Livorno.

Che poi, esistono situazioni bellissime accadute in una determinata località, o cartoline ricevute da “quella” località che vengono conservate anche grazie al timbro.

Il timbro postale collegato alla località sul francobollo fa parte del collezionismo da lunga data. Anche il timbro che pubblicizza una determinata località o un determinato evento o addirittura un prodotto.

Corre l’anno 1950, la guerra è finita da solo 5 anni e gli italiani desiderano vivere nel modo migliore. A Natale, specialmente a Milano, si mangiava il panettone; quale panettone era il più conosciuto? Il panettone Motta.

Timbro di Milano del 1950.

Anche il francobollo è del 1950 e commemorava il Salone torinese dell’automobile.

Francobollo del 1950 per il Salone dell’automobile di Torino.

Il timbro è piuttosto “invadente”… però si riesce a vedere il francobollo. Erano in tanti ad andare a Torino a vedere le auto…e a sognare di possederne una. Torino era FIAT e a Torino arrivava il Treno del Sole da Siracusa e da Palermo. Oggi a Torino c’è ancora la FIAT… ma non è più come allora. Oggi, dopo che fu inventata la “globalizzazione” è tutto dappertutto o da nessuna parte… e, qualche volta, non si sa da dove viene quel determinato prodotto.

Timbro di Catania del 1951

Il timbro dice:            I TEGRAMMI

URGENTISSIMI

HANNO CORSO

RAPIDISSIMO

Può sembrare una banalità, però, oggi, quale giovane potrebbe pensare di inviare un telegramma per comunicare una notizia più o meno importante? Per fare gli auguri a un matrimonio? Per fare le condoglianze alla famiglia del defunto?

Ai tempi, era questo il modo più veloce per comunicare per iscritto. Certo, si poteva anche telefonare, ma non esisteva la teleselezione e neppure tutte le famiglie possedevano un telefono. Nei paesi esisteva il Posto Telefono Pubblico; lì si andava quando si voleva telefonare… il più delle volte passando attraverso un Centralino che smistava le telefonate.

Centralino del 1922 delle poste svizzere

Nessuno non attempato crederebbe che per telefonare da Gressoney Saint Jean a Genova bisognava raggiungere il Centralino in Paese e attendere delle mezz’ore. A richiedere la telefonata al Centralino di Ivrea era una addetta davanti ad una apparecchiatura simile a questa.

Quando l’attesa diventava troppo lunga, si chiedeva all’addetta, per favore, di sollecitare la chiamata… che, prima o poi arrivava. Si poteva entrare in una cabina e si poteva parlare… ma dopo 3 minuti interveniva una vocina che chiedeva: “Continua?”. In poche parole, le chiamate cosiddette interurbane erano di 3 minuti in 3 minuti.

Oggi si comunica coi cellulari; chi non ha un cellulare? Forse il neonato… dico forse. Ogni bimbo ha un cellulare… perché non si sa mai. Oggi basta un “clic” e si può comunicare con tutto il mondo, però, nessuno sa cosa fanno tutte quelle onde che ci attraversano giornalmente il fisico… tutte quelle onde che partono da ogni apparecchiatura tecnologica… anche il “semplice” telecomando.

In questo caso anche il francobollo potrebbe essere interessante.

Francobollo italiano del 1951.

Il bassorilievo è romano di Domizio Enobarbo conservato a Parigi… al Louvre.

Anche gli inglesi usavano i timbri meccanici per dire qualcosa.

Timbro e francobollo della Gran Bretagna del 1979.

In questo caso è degna di nota l’utilizzazione del timbro per ricordare l’uso del codice postale. Ma ciò che più è ancor più degno d’interesse è proprio questo francobollo; se non ci fosse in alto a sinistra l’”impronta” della Regina, non potremmo sapere che questo francobollo è della Gran Bretagna.

Uno dei 4 francobolli raffiguranti cani della Gran Bretagna.

Ho scritto: “nessuno sa cosa fanno tutte quelle onde che ci attraversano giornalmente”. Ma, a chi dobbiamo l’inizio di questa tecnologia? Tutto poté cominciare grazie a un nostro connazionale, Guglielmo Marconi. Quanti, dei milioni che giornalmente usano lo smartphone, si trovano a pensare a chi ideò e sperimentò le onde radio? E poi, perché dimenticare l’altro grande italiano che ci permise di comunicare con la nostra voce a grande distanza?

Uno dei 3 francobolli del 1938

Ci fu una serie di 3 francobolli nel 1938… poi molti di più da parte di varie Amministrazioni Postali… inclusa la Gran Bretagna.

Non è ch’io ami particolarmente i sudditi già della Regina Elisabetta II… ora di Carlo III, gli è che fui da quelle parti grazie al fantastico metodo delle crociere… l’albergo che ti porta a spasso e ti fa vedere qualcosa del mondo che ti circonda. Cogli acciacchi è difficile viaggiare; con la crociera, non te n’accorgi ma… viaggi… eccome se viaggi.

(Probabilmente continua)

LA RIPRODUZIONE DELL’ARTICOLO È VIETATA

Questo leggo su GenovaQuotidiana :

Il PCI che risponde al Dr. Plinio dice testualmente :

Nonostante lei sia dotto, necessita, su nostro consiglio, di un ripasso della storia, Palmiro Togliatti fu un membro dell’Assemblea Costituente, che consente anche a lei, sfortunatamente, di avere il diritto di parola in uno stato democratico. Così come fu l’artefice del l’amnistia che frenò la fucilazione di coloro che dal 1925 al 1945 commisero ignobili massacri, torture e genocidi a danno dei loro connazionali, e non.” E termina dicendo: “Togliatti non si tocca!”.

Il PCI non ricorda che Palmiro Togliatti durante il suo discorso al XVI Congresso del PCUS disse:

 “ È motivo di particolare orgoglio per me l’aver abbandonato la cittadinanza italiana per quella sovietica. Io non mi sento legato all’Italia come alla mia Patria, mi considero cittadino del mondo, di quel mondo che noi vogliamo vedere unito attorno a Mosca agli ordini del compagno Stalin.

È motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere 10mila volte più del migliore cittadino italiano ”.

Quindi lui stesso disse di aver “abbandonato” la cittadinanza italiana… chi ebbe il coraggio di restituirgliela dopo quanto si permise di dire? O entrò a far parte del Parlamento del Regno d’Italia del Sud come cittadino dell’Unione Sovietica? 

Come fu possibile che facesse parte di un Governo Badoglio e addirittura giurasse nelle mani del re ?

Pare che glielo avesse ordinato Stalin il giorno prima della sua partenza da Mosca.

Qualcuno riesce a rispondermi ? Mi farebbe immenso piacere.

Gli ESPRESSI come tali e la POSTA AEREA come supplemento non esistono più, ma, ne è rimasta una bellissima traccia all’esterno dell’Ufficio Postale di Como.

Buche obsolete a Como

Sono particolarmente dimostrative come nei tempi passati c’era l’interesse di servire l’utente nel modo migliore. Oggi, con la scusa che la gente usa molto internet vengono serviti bene solo gli utenti che pagano bene.

Che poi, la posta dovrebbe essere un servizio pubblico e non un servizio da parte del cliente che deve spesso aspettare troppo tempo il proprio turno. 

Lasciamo perdere e torniamo alle componenti postali… che sono molte… anzi moltissime.

Ho sempre avuto un interesse particolare per i francobolli delle Colonie Inglesi. Ricordo che, assieme a mio fratello, scrivemmo al Consolato Italiano di Cipro e di Malta chiedendo francobolli locali. Ricordo che ce ne mandarono. Malta e Cipro erano ancora colonie britanniche. Non so che fine fecero quei francobolli; è un fatto che il mio interesse crebbe nel tempo… ma fino a un certo punto. Malgrado i traslochi, ho ancora alcuni di quei francobolli, quasi tutti coll’effige di Giorgio VI.

Ai tempi di Giorgio VI la colonie inglesi erano innumerevoli. Si pensi che Giorgio VI fu addirittura ancora e anche Imperatore dell’India!

In ogni angolo del Globo Terracqueo c’era una colonia o un possedimento della Gran Bretagna… forse non c’era nell’Antartide. L’effige del regnante britannico, grazie ai francobolli, era quindi dappertutto.

Andando per ordine alfabetico, credo che la prima colonia inglese che ci si presenta sia proprio Aden.

Senza il bisogno di consultare libri particolari, mi è sufficiente contare il numero di stati che portano l’effige di Elisabetta II per il giorno dell’incoronazione, il 2 giugno 1953. Mi piacque far mio, con grande sacrificio economico, considerata la giovane età, il “giro” di tutti i francobolli. Il primo è proprio Aden e il numero degli Stati ben 81… salvo errori ed omissioni.

Proprio di Aden sono questi francobolli.

Francobolli di Aden… 1° Anniversario della vittoria

Ora Aden non esiste più come colonia inglese. Dovrebbe far parte della Repubblica Democratica Popolare dello Yemen… anche se scontri armati fra varie fazioni sono all’ordine del giorno.

Questo angolo di mondo fa parte di quelle località geografiche dove la guerra e la guerriglia sono persistenti. In un certo senso, quelle popolazioni non sanno cosa sia il quieto vivere o la vera pace. Le ingerenze di Stati vicini o lontani peggiorano la situazione.

È un fatto che, come s’è detto, l’effige del regnante al di là della Manica, lo si trova un po’ ovunque… grazie ai francobolli; che poi, i francobolli del Regno Unito, credo siano gli unici al mondo che non hanno scritto sui francobolli a che Stato appartengono. Basta l’effige del Regnante… e null’altro… al massimo Postage e Revenue che potrebbe significare “Spese postali” e “Entrate”.

Non ho mai capito se questo particolare fa parte di un’intollerabile presunzione o di una infinita umile modestia. 

Nei francobolli coloniali, naturalmente, non può non esserci il nome della località… infatti, in alcuni casi si tratta solo di una località o di un’isola.

Qui un francobollo, sempre di Aden, ma con l’effige di Elisabetta II.

Francobollo di Aden con Elisabetta II

Molti francobolli delle Colonie Inglesi sono di piccole località o di un’isola sperduta in mezzo all’Oceano. 

Ora la situazione è cambiata molto, se si pensa che, ancora ai tempi dell’incoronazione di Elisabetta II le isole nel Mediterraneo di Cipro e Malta erano ancora britanniche, ora fanno parte dell’UE e hanno anche adottato l’Euro.

Non è così per la rocca di Gibilterra, quella piccola porzione di Penisola Iberica che controlla le famose Colonne d’Ercole di tempi molto lontani. Sarebbe interessante il particolare che esiste tutt’ora a Gibilterra un influsso del passato dei genovesi.

Due simpatici francobolli di Gibilterra.

Esistono, celebrativi dell’incoronazione di Elisabetta II, 62 francobolli praticamente uguali; si differenziano per il colore e per il nominativo della località. 62 colonie della corona britannica sparse in mezzo mondo.

Fra questi, mi è stato possibile estrapolare quelli che si riferiscono a 3 isole sperdute nell’Oceano Atlantico a sud dell’Equatore. Sono 3 isole distanti una dall’altra senza una storia particolare. Una di queste però, fu molto importante in un preciso periodo storico perché permise agli inglesi di rendere inoffensivo quel grande corso che fece parlare di sé un po’ tutta l’Europa. Si tratta di Napoleone Bonaparte che passò i suoi ultimi anni a Sant’Elena.

I francobolli delle 3 isole atlantiche.

Queste tre isole si trovano al di sotto dell’Equatore fra l’America del Sud e l’Africa. Quella che può maggiormente interessare noi europei è appunto l’isola di St. Helen (in inglese) perché fu su quest’isola che fu sbarcato da una nave britannica il 15 ottobre 1815… e là rimase fino alla sua morte… il 5 maggio 1821.

Il 5 maggio è l’ode che Alessandro Manzoni dedicò all’ex Imperatore.

Non era la prima volta che Napoleone si trovò ad essere relegato in un’isola. Fu nel 1814 all’isola d’Elba… troppo vicina al Continente.

Dalla residenza dell’isola d’Elba riuscì ad “evadere” e raggiungere la Francia. La sua residenza, che visitai nel lontano 1966, quando per qualche mese Piombino mi accolse come anestesista, era proprio nel territorio di Portoferraio. Non ero mai stato all’Elba e, trovandomi proprio nella località da dove partono le navi e gli aliscafi, fu quasi imperativo consumare una giornata per andare a Portoferraio e visitare l’isola. Fra l’altro, visitai appunto la villa nella quale soggiornò Napoleone. In una cartolina dell’epoca si può vedere il letto nel quale dormiva il Bonaparte.

Letto di Napoleone a Portoferraio

Anni dopo… molti anni dopo, esattamente nel 2019, Poste Italiane, nella serie turistica del 2019 si ricorda di Portoferraio.

Francobollo del 2019: Portoferraio.

Purtroppo chi ha timbrato il francobollo ha utilizzato male l’inchiostro… e non è la prima volta che l’obliterazione “disturba” la bellezza o la peculiarità del francobollo. 

Non importa… verrebbe da dover dire… oppure importa moltissimo perché manca sempre di più il rispetto… non tanto verso gli Umani, quanto anche verso “le cose” degli altri o le cose di tutti, della collettività, nonché di ciò che fa parte della storia dell’Umanità.

da Wikipedia. Le tre isole nell’Oceano Atlantico a sud dell’Equatore.

In questo spaccato dell’Oceano Atlantico si immagini l’Africa a destra e il Sud America a sinistra. Si pensi che se ad Ascensione e a Sant’Elena c’è un aeroporto, per Tristan da Cunha niente aeroporto; si può arrivare solo con la nave.

Sicuramente si tratta di isole importanti dal punto di vista strategico… e, di questi tempi, la strategia sembra piuttosto indispensabile… coll’aria di guerra che ci fanno respirare unitamente alla malvagità che dimostrano ad ogni livello.

Pare che sia così… da che mondo è mondo. Io però, sentirei terribile e prepotente il desiderio di ribellarmi. 

Perché certe guerre? Perché l’Umano si diverte ad ammazzare innocenti?

Vissi l’infanzia con la guerra; sono ancora vivo e sembra che voglia incombere una brutta guerra… quando, piuttosto vecchio mi avvicino inesorabilmente e naturalmente verso la fine dei miei giorni. Perché i miei figli e i miei nipoti debbono soffrire certa terribile malvagità umana. Anche la Posta ha la sua malvagità… corre dietro al dio soldo invece d’interpretare il suo giusto ruolo al servizio del cittadino… non solo in Italia, ma prepotentemente anche in Svizzera.

(Probabilmente continua)

Ho precedentemente accennato alla posta ESPRESSO.

Veniva recapitata subito, non tramite il normale postino, ma, era munita di un apposito francobollo, in un certo senso “supplementare”… e aveva la scritta ESPRESSO.

Recapito per Espresso

Da notare la scritta in francese; perché la lingua della posta è il francese.

Il francobollo per il recapito Espresso esisteva ai tempi del Regno d’Italia e anche dopo. Ne è un esempio la lettera del Capitolo CINQUE.

In considerazione del fatto che tutto cambia, le Poste si sono sentite in dovere di cambiare la targhetta… rendendola forse più bella.

Recapito per Espresso… cambiato.

Oltre ai francobolli ESPRESSO erano in uso i francobolli di Posta Aerea. S’è detto infatti che l’invio per Posta Aerea aveva dei costi maggiorati. In più venivano usate delle buste più leggere e… anche della carta più leggera. Gli scaglioni di peso per l’invio aereo erano di 5 grammi. Le buste normalmente usate erano di un colore azzurrino e il bordo sullo stile del francobollo da 90 lire del capitolo OTTO.

Ne utilizzai per far viaggiare alcuni francobolli in Sud America assieme al Presidente Gronchi. Fu quando arrivò ad esistere il famoso “Gronchi rosa” che fece parlare molto di sé.

Quelle buste, un tempo erano abbastanza una normalità; oggi esistono buste sempre più grandi… inutilmente grandi per un semplice foglio di carta… quasi come la automobili. Oggi il Genere Umano che sbandiera la necessità di risparmiare energia ad ogni livello ha bisogno di automobili sempre più grandi… magari per portare i figli a scuola. Ma noi a scuola ci andavamo a piedi… per conto nostro… o col tram. Oggi i figli devono essere sempre talmente tutelati per cui, a scuola, addirittura viene contestato l’operato degli insegnanti… nello stesso modo come viene violentemente contestato l’operato dei medici e degli infermieri ospedalieri e si dimentica che se la sanità è in deficit è colpa dei molti Governi che hanno preteso di risparmiare a livello sanitario. Oggi un paziente grave non riesce ad arrivare al Pronto Soccorso perché mancano i letti, perché molti ospedali sono stati chiusi? Con lo stesso criterio scellerato sono stati chiusi, specialmente qui in Svizzera, molti uffici postali… che dovrebbero essere al servizio del cittadino.

Non importa… la politica è politica ed è quella che si dimentica del cittadino e appunto fa finta di muoversi ed agire per il bene del popolo. 

Questa è la busta di posta aerea… leggerissima… probabilmente “curiosità” come lo diventerà la cabina telefonica.

Normalissima busta di posta aerea

Tornando alla posta Espresso, dopo il Regno, anche la Repubblica Sociale Italiana ha avuto il suo francobollo Espresso.

Francobollo ESPRESSO della RSI.

Coll’avvento della Repubblica è iniziata una nuova era anche per quanto riguardò i francobolli. L’inflazione galoppante prodotta particolarmente dall’emissione delle AMLire americane obbligò a stampare francobolli con un facciale fino a 100 lire. Ricordo appunto come sul tram, da un giorno all’altro, il prezzo del biglietto raddoppiò.

Alcuni francobolli ESPRESSO della Repubblica Italiana

Quartina di un francobollo commemorante la famosa attrice del secolo scorso Dina Galli.

Se l’affrancatura era sufficiente, era possibile spedire la posta per Espresso anche senza il francobollo speciale… come in questo caso nel quale una lettera impiegò 2 giorni per essere recapitata a Zurigo. 

Se si pensa che durante la Seconda Guerra Mondiale una semplice cartolina postale impiegò da Zurigo a Genova un solo giorno, due giorni da CAMPOROSSO MARE (IM) a Zurigo, con tanto di sopratassa è troppo. Naturalmente, a quei tempi non c’era la tecnologia ad aiutare… c’era solo la volontà di fare bene il proprio lavoro… quasi come oggi?

Timbro d’arrivo sul retro della busta dell’Espresso di Zurigo.

Ho accennato alla Posta Aerea, oggi quasi sinonimo di Posta A… per le grandi distanze. Ebbene, anche se non sembra possibile la posta ESPRESSO ha qualcosa in comune con la POSTA AEREA d’altri tempi.

In un certo senso è questa la ragione per cui le ho un poco accomunate anche se sono molto differenti. Certo, con l’aereo si arriva prima… ma con l’ESPRESSO si riceve prima.

Due francobolli di Posta Aerea

La posta ESPRESSO e la Posta Aerea hanno in comune il fatto che tutt’e due andarono furi corso il 13 maggio 1992.

Può essere interessante vedere come funzionavano le poste quando gli “addetti ai lavori” usavano ancora regolarmente i francobolli. 

Correva l’anno 1973, esattamente 50 anni fa, una ditta in provincia di Alessandria deve spedire a Genova una Raccomandata Espresso… che deve essere recapitata il più presto possibile. 

Si reca nell’Ufficio postale di Tortona, esibisce il modulo ricevuta ben compilato per la spedizione. L’impiegato della posta esamina la busta, il modulo compilato, mette sulla busta due francobolli, quel pezzetto di carta con la R maiuscola, incassa la somma necessaria per la spedizione di 330 lire e consegna la ricevuta dimostrativa dell’avvenuta consegna.

Porzione di busta raccomandata Espresso

Così si presenta la busta al destinatario. Solitamente i francobolli non venivano incollati in modo elegante e, il più delle volte veniva usata una colla semiliquida spalmata sulla busta con un pennellino… non veniva usata la colla del francobollo. Sempre col pennellino veniva appiccicata la R di raccomandata col timbrino dell’ufficio postale che spediva.

Tutto veniva fatto a mano senza l’ausilio delle macchine che si possono vedere al di là dello sportello… che poi, i tempi d’attesa erano inferiori… senza le macchine e la tecnologia.

Veniva appiccicato un francobollo da 180 lire della serie siracusana relativo alla tassa della raccomandazione e uno da 150 lire che rappresentava la soprattassa ESPRESSO.

Francobollo della normale serie detta “siracusana”.

A questo punto il lettore potrebbe chiedersi: “quando la lettera arrivò a destinazione?” 

Considerato il particolare che la presa a carico fu delle ore 12, ben visibile sul timbro, se si guarda il retro della busta è chiaro il fatto che alle 8 del mattino del giorno dopo la lettera fosse già pronta per essere recapitata… non con la posta normale ma con un fattorino apposta… fu già un buon risultato. Probabilmente, in meno di 24 ore una lettera fu recapitata da Tortona a Genova.

Timbro d’arrivo sul retro della busta 

Tutto questo accadeva nel 1973; le Poste si sentivano ancora in dovere di dare valore a quello che scrivevano coi timbri che apponevano sugli oggetti di corrispondenza. 

Se si vuole considerare il prezzo speso di 330 lire in Euro, per questa missiva, arriviamo al cambio di € 0.17.

Oggi la Raccomandata veloce, l’equivalente di questa Raccomandata Espresso, è nientepopodimeno che € 7.30 pari a lire 14.134,77 !!!!! Il che equivale a 83145 volte tanto. Questo calcolo significherebbe che coll’importo che mi permetterebbe oggi di inviare una raccomandata veloce, nel 1973 avrei potuto spedire ben 83.145 Raccomandate Espresso. 

Possibile che il potere d’acquisto della moneta corrente in Italia sia sceso così in basso?… o a Poste Italiane hanno perso la bussola?

(Continua?)

Mi sto veramente divertendo ad analizzare quanto posso aver collezionato ed acquisito in tanti anni. Se penso che quando cominciai a mettere da parte i francobolli non ero proprio interessato al funzionamento delle “cose postali”, oggi come oggi, in un certo senso mi dispiace. Quante cose sono cambiate da allora!

Un tempo, almeno in Italia, se si andava alla posta e c’era molta gente si creava la coda… ma non era una coda ben fatta… uno dietro l’altro come in certi paesi un po’ più a nord dell’Italia… era una coda a fungo e, c’era sempre il “furbetto” che cercava di passare avanti. Ora, in molti uffici postali ci sono i “numerini”… come questo di Poste Italiane.

Numerino dell’Ufficio Postale di Lavena Ponte Tresa in Provincia di Varese

L’interessante del numerino è che se rimane in tasca, sarà possibile conoscere esattamente non solo la data nella quale Pinco Pallino fu in quell’ufficio postale, ma anche l’ora esatta in cui ha preso il numerino.

Per fare il numerino, c’è una bella macchina di un bel giallo, colore della posta. Chi deve usarlo per la prima volta riesce a trovarsi leggermente imbarazzato… poi impara. Anche qui potrebbe averci messo lo zampino l’inventore della micidiale burocrazia italiana.

La macchinetta che eroga i numerini

Inutile dire che, da quando hanno “inventato” l’elettronica o la tecnologia che dir si voglia, per un utente è sempre lavoro in più. In questo caso infatti bisogna scegliere quello si vuole, e, sulle prime si può anche essere imbarazzati. C’è però sempre qualcuno pronto a dare una mano. Da quando esistono i numerini, gli uffici postali si sono dotati di comode sedie… per attendere il proprio numero da seduti anziché in coda.

Anche in Svizzera ci sono i numerini… ma anche altrove in località apparentemente sperdute in mezzo ai ghiacci.

Quello di Svizzera, questo almeno di Viganello è veramente gentile.

Numerino dell’Ufficio Postale di Viganello

Bellissimo perché ringrazia per la pazienza. 

Succede qualche volta, che vi ringraziano per la pazienza, quando telefonate a qualche ufficio e sanno che dovrete aspettare il vostro turno per svariati minuti. Oltre a farvi ascoltare musica, che poi è sempre la stessa e per giunta brutta, tirano in ballo la pazienza… già perduta da tempo. È quasi una presa per i fondelli!

Quello in mezzo ai ghiacci, sicuramente non l’unico, è in Groenlandia a Qaqortoq

È già passato qualche anno da quando fui, grazie a una bellissima crociera, in quel villaggio. Ricordo che era una giornata bellissima con la temperatura attorno ai 5 gradi sotto lo zero.

Era però molto piacevole camminare alla scoperta del villaggio, e… dell’ufficio postale dal quale mi fu possibile spedire alcune cartoline dopo, naturalmente aver acquistato i francobolli. Prima della partenza avevamo acquistato delle Corone Danesi; sì, perché in Groenlandia la moneta corrente è la Corona Danese.

Numerino dell’Ufficio postale di Qaqortoq

 Ciò che però mi stupì in modo particolare è che, senza aver chiesto nulla, dopo aver ritirato i francobolli e averli pagati, l’impiegato ci diede il resto e la ricevuta… ben circostanziata.

La ricevuta dei francobolli acquistati a Qaqortoq

Non credo sia il caso di andare in qualsivoglia ufficio postale italiano, comperare dei francobolli e chiedere la ricevuta. Penso però che potrebbe essere interessante farlo. In Svizzera, quasi regolarmente la ricevuta viene consegnata… se la si desidera.

I francobolli ho potuto usarli per mandare un paio di cartoline ad amici e parenti e… naturalmente… ne ho mandato una anche a me con la speranza di poter acquisire un bel timbro di quell’angolino di mondo lontano… così bello e interessante.

Francobollo e timbro della Groenlandia

La cartolina arrivò e il timbro risultò quasi ben leggibile. Timbro, anche questo, unico e irripetibile… anche perché, molto difficilmente potrò ritornare a visitare quella località.

Certo non dimenticherò Qaqortoq anche perché, dopo la partenza fummo diretti in Canada e la navigazione fu piuttosto particolare… con onde fino a dieci metri per quattro giorni e quattro notti.

Arrivare ad Halifax ed entrare in acque calme fu piuttosto piacevole, nello stesso modo come fu piacevole e scendere a terra e potersi rendere conto che era ancora possibile camminare senza doversi tenere o sperare di non cadere.

Era una giornata festiva e sembrava non ci fosse in giro quasi nessuno. Impossibile quindi spedirmi una cartolina… per l’impossibilità di acquistare il francobollo. Trovai però una delle bellissime buche per le lettere canadesi… belle colorate e molto grandi… forse per quando la gente scriveva molte lettere.

Buca delle lettere ad Halifax

Come sicuramente tutti sanno, tanto la Groenlandia quanto il Canada fanno parte dell’America. Ebbi occasione di dire che, per quanto riguarda i francobolli, mi piacciono se hanno fatto il loro lavoro… quello per cui furono inventati. Inoltre, può essere interessante fare in modo che lavorino andando in giro per il mondo… anche molto lontano.

Questa quartina della Repubblica di San Marino è andata in Brasile… in America appunto… quella del sud.

Busta maltrattata con una quartina del 200 lire del francobollo EUROPA della Repubblica di San Marino del 1976.

Questa busta aperta e richiusa ritornò al mittente dopo 122 giorni dopo essere stata in Brasile.

Retro della busta

Il retro della busta è interessante anche per il fatto che non ci sono solo dei timbri ma anche molto scritto a mano con inchiostro rosso.

Questa povera busta martoriata ma anche abbondantemente timbrata è rimasta in circolazione ben 122 giorni. C’è però da dire una cosa importante che risalta in modo chiaro ed efficace che, la missiva, dopo essere partita dall’Ufficio Postale di BORGO della Repubblica di San Marino, è arrivata in Brasile solo dopo 4 giorni. Lo dimostra questo timbro brasiliano.

Timbro d’arrivo del Brasile

La lettera fu spedita per VIA AEREA perché a quei tempi, se si voleva, si poteva anche spedire oltre Oceano anche via mare, cioè con la sola tariffa per l’estero. Attualmente, negli anni 2000 viaggia tutto, moltissimo per via aerea. Attualmente è tutto più vicino. Grazie agli aerei e ai satelliti, non solo possiamo muoverci più facilmente, ma possiamo vivere alla televisione quello che accade, in tempo reale, sotto i nostri piedi… cioè agli Antipodi. E possiamo anche “vivere” la guerra, come quella in Ucraina, quasi in tempo reale e, quasi quasi possiamo interloquire con gli artefici della guerra… seduti comodamente in poltrona.

Già nel 2003 avevamo potuto vedere in diretta le “bombe intelligenti” invadere l’Iraq e distruggere le inesistenti armi di distruzione di massa… in ogni caso Saddam Hussein fu eliminato… il tutto “grazie” agli Stati Uniti d’America.

Tornando agli aerei che uniscono sempre più i popoli del nostro Globo Terracqueo, non posso dimenticare gli aerei delle nostre poste nobilitati nel 1965. Infatti, in quell’anno viene commemorata la Rete Aerea Postale Notturna.

Francobollo da 40 lire.

Francobollo da 90 lire

Questi francobolli possono significare che la corrispondenza di quei tempi veniva nottetempo trasportata con questa Rete Aerea. Prima, e forse ancora oggi (?), la corrispondenza viene trasportata, almeno in parte, col treno. 

Ricordo che negli anni 50, all’ingresso della stazione ferroviaria di Genova Principe c’erano delle buche con l’indicazione dei alcune città italiane fra cui Milano, Torino e Roma. La buca veniva aperta un po’ prima della partenza di quel determinato treno; la corrispondenza veniva prelevata e portata direttamente a quel treno. Ricordo perfettamente che nella tarda serata imbucai più di una volta una lettera per il treno della notte per Roma… e alla mattina dopo la lettera veniva recapitata. La spedivo ESPRESSO. Ora l’ESPRESSO esiste solo nei Bar, almeno in Italia. In Ssvizzera esiste ancora, ma, è carissima… la tassa per il recapito Espresso. Non esistono più i vagoni postali e i bagagliai…ogni treno ne aveva uno.

Da un libro illustrato per bambini, di quando io ero bambino, che parla di treni ho estrapolato questa illustrazione.

IL VAGONE POSTALE E BAGAGLIAIO

Bello il vagone Bagagliaio, il Capostazione e l’uomo che corre trafelato portando una lettera da spedire. È interessante notare sul vagone vicino che c’è ancora la terza classe.

(Continua)

Nel capitolo precedente ho mostrato una buca delle lettere posizionata a pochi metri dal confine svizzero. S’è detto che la lettera colà imbucata impiega una media di 12 15 giorni per essere recapitata.

Non si deve dire che, a suo tempo Poste Italiane non si siano date da fare con la Posta Prioritaria… anzi… dopo averla istituita l’hanno ben pubblicizzata.

Anche se la prima Posta Prioritaria fu istituita con un francobollo da 1200 lire nel 1999, è nel 2002 che Poste Italiane comincia a fare pubblicità alla Posta Prioritaria con un pieghevole di tutto rispetto.

Copertina del pieghevole di Poste Italiane del 2002

Con la scusa dell’Euro vengono propagandati i nuovi francobolli di Posta Prioritaria. Poco prima dell’Euro le nostre poste hanno inventato la Posta Prioritaria… dapprima con un unico francobollo che, se non ricordo male era utilizzabile, da solo o più di uno, solo per gli invii di Posta Prioritaria. Ricordo infatti che volevo utilizzarlo, assieme ad altri francobolli, per una Raccomandata, ma non mi fu accettato. Non so se era giusto o no. È un fatto che gli impiegati delle nostre poste, qualche volta possono essere strani, presuntuosi o semplicemente ignoranti.

Ricordo quella volta a Como quando presentai allo sportello una lettera affrancata con una quartina da spedire raccomandata. Chiesi all’impiegato se poteva mettermi un timbro nel centro della quartina. Mi rispose: “So io come devo timbrare”.

Un’altra volta, a Imperia presentai una lettera da spedire raccomandata in Nuova Zelanda. La giovane impiegata, dovendo calcolare la tariffa, non sapendo dov’era la Nuova Zelanda mi disse: “Dev’essere come l’Italia”. Le risposi: “È qui sotto”.

Sempre a Como, questa volta alla Posta Centrale, presentai una lettera da spedire raccomandata con uno dei “moderni” francobolli tipo BZona3 che vale € 3.10. L’impiegata al di là dello sportello, dopo aver guardato pensierosa il francobollo mi chiese cosa valeva… glielo dissi e lei di rimando: “Lei mi garantisce che vale 3 Euro e 10 centesimi?” Sorrisi e, pensando che avrebbe dovuto avere una tabella da consultare… le risposi di sì.

Francobollo del 1999

Indipendentemente dalla saggezza o preparazione degli impiegati delle poste, il primo francobollo italiano di Posta Prioritaria si presentava così. Da notare che inizia ad essere previsto l’Euro. Infatti l’importo è in lire e in Euro.

Il pieghevole è veramente esauriente e aiuta il cittadino per ogni spedizione. Per prima cosa ci mostra in modo molto chiaro quali sono i francobolli offerti… con tutti i vari colori usati.

Spiega anche in modo semplice ed esauriente l’uso di ogni francobollo… per tutto il mondo.

Dove acquistarli.

Sempre nello stesso pieghevole le nostre poste ci dicono anche dove è possibile acquistare i francobolli: “presso tutti gli Uffici Postali”. Son passati più di 20 anni da quando POSTE ITALIANE ci comunicavano che era possibile trovare i francobolli in Euro in tutti gli Uffici Postali. Oggi, sembra quasi che i francobolli siano scomparsi dagli uffici postali… Poste Italiane, che si fanno pure la pubblicità alla televisione, dicono pure le bugie quando asseriscono “testualmente” che negli uffici postali si può avere:

TUTTO QUELLO DI CUI HAI BISOGNO

Non importa. Ormai è dimostrato che Poste Italiane vuole emulare le grandi banche e stampa un fotio di francobolli solo per quelli che vogliono collezonarli e, sembra quasi che “li sopporti” (i francobolli) quando li trova su una busta.

Questi sono i sei francobolli offerti dalle Poste nel 2002

Questi francobolli, così disegnati con tutti quei colori sfumati, fecero un pochino epoca. Infatti, non ne furono emessi solo alcuni, ma addirittura 10 emissioni dal 1999 al 2007.

Fu molto simpatico il pieghevole dell’anno dopo. Questa volta si consiglia di fare la “provvista” di francobolli per quando si dovrà effettuare un invio. Cosa consiglia Poste Italiane?… un libretto di 4 francobolli da € 0.62… questa la tariffa per una lettera prioritaria fino a 20 grammi… per tutta Europa.

Pieghevole del 2003

Sono passati esattamente 20 anni e questa tariffa stracciata è piuttosto aumentata. Oggi, per l’Italia bisogna affrancare con la cifra di € 2.80 e per l’Europa bisogna sborsare ben € 3.40… più di 5 volte tanto.

Mi viene però voglia di chiedermi fino a che punto era necessaria la posta prioritaria? La posta funzionava relativamente bene. Ho voluto prendere in considerazione alcune missive del 1995… quattro anni prima del primo PostaPrioritaria. Ho trovato alcune lettere recapitate veramente in tempi brevi… naturalmente, le mie segnalazioni sono relative a lettere partite dall’Italia e recapitate in Italia… a quei tempi era ancora uso, nella nostra Repubblica, almeno nella Liguria dove io abitavo, mettere sul retro della busta il timbro meccanico d’arrivo; unico modo per poter documentare i tempi dal momento in cui l’oggetto parte al momento in cui arriva a destinazione. Potremmo dire che Poste Italiane si sentiva ancora responsabilizzata nel suo lavoro primario… quello cioè postale… quello di “trattare la corrispondenza in modo trasparente”.

Francobollo e timbro del 1995

La lettera trasportata da questo francobollo commemorante “Le Forze Armate” ha impiegato 3 giorni.

Bella quartina natalizia timbrata in provincia di Frosinone

Anche in questo caso la busta con questa quartina timbrata in modo impeccabile e ben leggibile a LA FORMA è stata recapitata in 3 giorni.

Francobollo del 1995 “Agenzia ANSA”

Questo francobollo ha fatto viaggiare una busta nel 1996; è stata recapitata nello spazio di soli 2 giorni. Questo timbro di Vado Ligure non è assolutamente bello… apposto male… però ancora facilmente leggibile. Purtroppo molti addetti degli uffici postali, non solo non apprezzano chi s’interessa ai francobolli, ma, molto probabilmente li considerano dei “fissati”. In ogni caso non comprendono che chi colleziona francobolli e li acquista senza utilizzarli postalmente, aiuta le casse delle poste comperando a caro prezzo dei semplicissimi pezzetti di carta.

Francobollo del 1995

Questo francobollo, che commemora l’esistenza della Villa Durazzo Pallavicini di Pegli, mi è particolarmente caro. Trasportò una lettera da Gabicce Mare in Liguria in 8 giorni… un po’ troppi per la media di quei tempi. Mi è particolarmente caro perché è a Pegli che oggi fa parte di Genova. È a Pegli che nacqui, e ricordo di aver visitato la villa, una delle più belle d’Italia in assoluto, quando ero giovincello. Lasciai definitivamente Pegli nel 1952, ma rimase sempre nel mio cuore. Mi fu possibile tornare a Pegli, e lo feci con mia sorella molto più giovane di me, nel 2013 e, andammo a visitare la Villa. Feci qualche fotografia… anche questa:

Villa Pallavicini… Il tempietto del francobollo.

Sono passati esattamente 10 anni… ma a me sembra ieri.

Tornando all’”invenzione” del francobollo di Posta Prioritaria, oggi che la normale corrispondenza impiega una vita per essere recapitata… se viene recapitata… mi domando se le varie Poste che hanno inventato quella Prioritaria l’abbiano fatto per spillar quattrini. Prima la posta arrivava bene… e allora? La facciamo arrivare meglio e facciamo arrivare male quella che arrivava bene?

Comunque sia, la Posta Prioritaria non fu inventata dagli italiani; in Svizzera esisteva già nel 1993.

(Probabilmente continua)